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giovedì 1 settembre 2022

CONSERVE DOLCI 12: MANNA DELLE MADONIE

È una resina bianca di natura zuccherina ottenuta dall’incisione della corteccia degli alberi di frassino nella zona di Castelbuono e Pollina, all’interno del Parco delle Madonie. Per le sue caratteristiche ed il suo sapore è considerata un dolcificante naturale. Inoltre, vanta proprietà depurative e lassative, di azione fluidificante e sedativa delle vie respiratorie, emolliente della pelle, ed è un ottimo integratore alimentare per la ricchezza di sali minerali. Si conserva lontano dalle fonti di luce e di calore. Trova svariati usi nella pasticceria siciliana dove viene utilizzata per la preparazione di torroncini, panettoni, praline, biscotti, glasse e creme.La sua produzione avviene in estate, quando i tronchi vengono intagliati, secondo un’antichissima tecnica di lavorazione, con speciali coltelli per permettere la fuoriuscita della loro linfa che si solidificherà in lunghe stalattiti che successivamente saranno fatte asciugare al sole secco di agosto. La manna più pregiata è quella che non viene a contatto con la corteccia, detta “manna eletta”.Nell’area medio-orientale è conosciuta sin dall’antichità come “miele di rugiada” e “sudore delle stelle”. Per le sue proprietà era utilizzata anche dai medici dell’antica Grecia e dai Romani.



12 CONSERVE (2^ Edizione)

Conserve. In queste 230 pagine ho raccolto circa 300 schede di ricette, prodotti e consigli di degustazione pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. La dispensa delle conserve deve essere sempre ben fornita. Molto meglio se sarete voi a produrre una parte di queste delizie. Confetture, marmellate, gelatine, sottolio, sottaceto, frutta essiccata, frutta candita, ecc. Nelle stagioni in cui certi prodotti non sono disponibili, la nostra dispensa dei sapori mostra il suo tesoro.



CONSERVE DOLCI 9: COLLA DI PESCE


La colla di pesce è una gelatina essiccata in fogli, generalmente utilizzata in cucina come addensante, in particolare per la preparazione di dolci. Il nome nasce dalla procedura di produzione originaria della Russia, dove viene prodotta partendo dalla vescica natatoria dello storione e/o pesci affini e dalla cartilagine di pesce; conosciuta anche come "ittiocolla" viene fatta essiccare al sole, ma è poco usata in commercio. Essendo questa costituita in maggior parte da tessuto connettivale e quindi da collagene possiamo considerarla una fonte proteica, ma il valore biologico del tessuto connettivale è del tutto simile a quello della matrice ossea, quindi molto basso. Oggi su mercato sono presenti principalmente gelatine, impropriamente note come colla di pesce.


12 CONSERVE (2^ Edizione)

Conserve. In queste 230 pagine ho raccolto circa 300 schede di ricette, prodotti e consigli di degustazione pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. La dispensa delle conserve deve essere sempre ben fornita. Molto meglio se sarete voi a produrre una parte di queste delizie. Confetture, marmellate, gelatine, sottolio, sottaceto, frutta essiccata, frutta candita, ecc. Nelle stagioni in cui certi prodotti non sono disponibili, la nostra dispensa dei sapori mostra il suo tesoro.


CONSERVE DOLCI 13: FOLLOVIELLI SORRENTINI

I "follovielli", noti anche come "follarelli", sono involtini di foglie di agrumi ripieni di uva passita bollita nel vino e pezzetti di agrumi canditi. Erano già preparati al tempo dei romani, che usavano anche foglie di vite. Le foglie vengono riempite col composto di uva bollita e le scorze di agrumi, vengono chiuse a pacchetto e fermati con rafia, quindi si fanno asciugare in forno e possono essere consumati.
Queste dolcezze sono una specialità della Penisola Sorrentina, tipica del periodo natalizio, ma si trovano facilmente anche durante l'anno.



12 CONSERVE (2^ Edizione)

Conserve. In queste 230 pagine ho raccolto circa 300 schede di ricette, prodotti e consigli di degustazione pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. La dispensa delle conserve deve essere sempre ben fornita. Molto meglio se sarete voi a produrre una parte di queste delizie. Confetture, marmellate, gelatine, sottolio, sottaceto, frutta essiccata, frutta candita, ecc. Nelle stagioni in cui certi prodotti non sono disponibili, la nostra dispensa dei sapori mostra il suo tesoro.



CONSERVE DOLCI 14: FRUTTOSIO

Il fruttosio (o fruttoso), zucchero semplice, è un monosaccaride isomero topologico (o costituzionale) del glucosio, dal quale si differenzia in quanto chetoso anziché aldoso. Entrambi sono importanti nella nutrizione umana e animale, spesso usati come dolcificanti e nell'industria alimentare di dolci e panificati.
In natura si presenta, solido o in soluzione acquosa, nella maggior parte dei frutti zuccherini e dei loro relativi succhi, quindi nel miele, e in percentuale più bassa, in diversi vegetali, ad esempio la bieta da zucchero o la canna da zucchero, dai quali tuttavia si ricava il più noto saccarosio[2]. Il fruttosio è il più dolce tra tutti i tipi di zuccheri.
Sebbene sia spesso indicato commercialmente come “lo zucchero della frutta”, il fruttosio commerciale si ottiene principalmente convertendo il glucosio presente nell'amido di mais mediante un processo enzimatico (isomerizzazione), che dà luogo a un denso sciroppo di mais[7] ricco di fruttosio (55-60%), noto anche come HFCS (High Fructose Corn Syrup)[8], da cui può anche essere estratto e cristallizzato il fruttosio puro.
Nonostante la produzione dello sciroppo di mais sia a basso costo, il prezzo del fruttosio risulta più elevato rispetto a quello del comune zucchero raffinato che viene prodotto in scala più larga. L'uso del fruttosio commerciale è oggi quadruplicato rispetto all'inizio del '900.
Solo recentemente, dal 2012, il fruttosio naturale, estratto e cristallizzato dalla frutta (in particolare da uva e da dattero), è disponibile sul mercato, grazie allo sviluppo di una tecnologia innovativa, brevettata a livello internazionale e industrializzata dalla start-up siciliana Naturalia Ingredients[9], controllata dal Gruppo Industriale Maccaferri.
Essendo contenuto in buona quantità anche nel comune miele e nella frutta, può essere assunto in quantitativo sufficiente per il fabbisogno giornaliero anche solo consumando questi alimenti.
I benefici del fruttosio rispetto al saccarosio, sono reali sebbene di minima entità:
maggiore potere dolcificante
apporto calorico leggermente inferiore al saccarosio (3,75 kCal/g contro 4 kCal/g)
indice glicemico più basso del saccarosio (20 circa vs. 50-70 c.ca), esso veniva consigliato soprattutto ai sofferenti di iperglicemia e ai diabetici, sebbene oggi sia stato soppiantato da dolcificanti sostituitivi molto più efficaci.
Alcuni ipotizzano che l'uso di fruttosio commerciale come dolcificante sia più "sano" rispetto al consumo di zucchero raffinato industrialmente (e spesso anche rispetto a quello grezzo), poiché quest'ultimo viene lavorato ripetutamente con processi industriali chimicamente più aggressivi. Altri invece sostengono che i processi di lavorazione dello zucchero raffinato sono comunque monitorati da rigide normative imposte agli zuccherifici stessi, al fine di garantire saccarosio ad altissimo grado di purezza.
Il fruttosio inoltre, trattenendo meglio l'umidità, viene usato nell'industria alimentare dei panificati, per preservare meglio i prodotti dalle muffe e dalle fermentazioni. Con l'aggiunta di fermenti lattici, esso produce acido acetico e ATP (adenosina trifosfato), e quindi utilizzato per migliorare la conservazione di prodotti lievitati da forno, ottenendo una crosta più morbida e profumata, e il rallentamento del raffermamento del prodotto.


12 CONSERVE (2^ Edizione)

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CONSERVE DOLCI 10: Liquirizia

 
La liquirizia è una pianta molto diffusa in America e Australia. Della liquirizia, in cucina, vengono utilizzate le radici essiccate, soprattutto per la preparazione di tisane, decotti, confetti e alcolici.



12 CONSERVE (2^ Edizione)

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CONSERVE DOLCI 22: FICHI SECCHI DI COSENZA

Il fico dottato Cosentino (ficus sativa) è di media pezzatura, con buccia verde giallognola, sottile ed elastica, polpa rosata, liquescente, molle, dolcissima, aromatica con retrogusto di miele che presenta al suo interno semi (acheni) piccolissimi, inavvertibili alla masticazione. È particolarmente apprezzato per l'essiccazione tanto che potrebbe completarla quasi interamente sulla pianta, è resistente alle piogge e risulta particolarmente resistente alla Blastofaga, l'insetto che in natura lo feconda, il quale non riesce a penetrare al suo interno. Con la tipica forma a goccia allungata ed il colore dorato, i fichi secchi hanno una resa superiore rispetto ad altre varietà e si presentano pieni, carnosi, pastosi, morbidi, plastici, bianchissimi, altamente zuccherini e di facile conservazione. Tali peculiarità sono state riconosciute nel 2010 con il marchio di qualità DOP. La tipicità si riconduce alla Valle del Crati (CS), dove un ambiente collinare con un clima temperato ha creato le condizioni propizie per una vegetazione ottimale.
Il Dottato è una delle varietà più estese e più anticamente coltivate. I Latini lo conoscevano sotto il nome di Ficus Carica e Plinio lo vanta come uno dei più adatti ad essere essiccati: pare che sia stato portato da Lucio Vitellio nella sua Villa di Alba, quando era Legato in quella Provincia, negli ultimi anni dell'Imperatore Tiberio.

L'essiccazione e la trasformazione dei fichi secchi è una tradizione, tramandata al sud da padre in figlio: si sfrutta il caldo per eliminare l'umidità all'interno del frutto e ottenere un prodotto conservabile per il resto dell'anno. Se fino a qualche anno fa tale tecnica di conservazione era un rituale che si celebrava nelle famiglie, attualmente è divenuta appannaggio dei piccoli produttori che ne osservano le tecniche tradizionali. La prima fase dell'essicazione avviene per disidratazione naturale lasciando i frutti “appassire” sulla pianta (passuluni). Successivamente vengono raccolti in cesti (panari) e fatti asciugare al sole su graticci di canne (cannizzi), dove vengono rivoltati spesso durante la giornata, per favorire un'essiccazione uniforme: sono pronti per essere lavorati quando, schiacciandoli tra le dita, dalla buccia non fuoriesce più la polpa. La resa è di circa 1/3 e vengono poi destinati alla trasformazione che va distinta in due produzioni: fico essiccato e da forno.
I prodotti trasformati, sono realizzati con elevato apporto di manualità che risulta determinante ai fini della qualità e si presentano sotto diverse forme di pregevole valenza artistica: vengono commercializzati come
Fichi secchi al naturale (fichi janchi)
Una volta essiccati, possono essere commercializzati come tali e presentano pezzatura grande o media e colore beige.
O prodotti da forno, nelle seguenti tipologie:
Crocette (Crucetti)
I fichi grandi e/o medi, vengono divisi manualmente a metà, ripieni con una mandorla o con ½ gheriglio di noce, ed eventualmente con della scorza di agrumi e vi si sovrappone un altro fico aperto con le modalità sopra indicate, pressando manualmente. A questo punto altri due fichi vengono sovrapposti ortogonalmente ai primi due, formando così una croce greca e poi infornati fino a colorazione dorata.
Nocchette
La lavorazione è simile alle crocette, ma vengono preparate con due fichi.
Palloni
Rappresenta una delle lavorazioni più antiche: i fichi raccolti allo stato fresco sono lasciati al sole per 24 ore circa, lavati e gocciolanti, vengono posti nel forno a formare uno strato di 10/15 cm. Ad operazione conclusa, il forno viene chiuso ermeticamente con un coperchio in ferro e sigillato con del fango d'argilla. Dopo circa tre ore si procede ad uniformare la cottura rivoltando i fichi. L'operazione si ripete per due o tre volte ed a cottura quasi ultimata, i fichi sono tolti dal forno, amalgamati l'uno contro l'altro, prestando attenzione che tra un fico e l'altro non rimanga spazio così da formare una palla costituita da circa 25/30 fichi. Il pallone che si ottiene, è avvolto in due o tre foglie di fico verdi e legate da un sottile filo di salice.
Montagnoli
I fichi essiccati medi e/o piccoli, adagiati in teglie in unico strato, vengono fatti cuocere in forno fino a quando il prodotto non assuma una colorazione dorata. A cottura ultimata i fichi vengono lasciati raffreddare e poi amalgamati con "mielata di fichi" (prodotto ottenuto con bollitura in acqua di fichi freschi o secchi per un periodo di 2/3 ore, filtrazione e ricottura del liquido ottenuto per altre 2/3 ore a temperatura di ebollizione, evaporazione fino all'ottenimento di uno sciroppo denso e filante di colore marrone molto scuro).
Corolle
Da un arbusto di Mirto “Miurtidda”, si raccolgono i rametti giovani e sottili che hanno un particolare aroma. I fichi piccoli (minutiddra) vengono presi fra due dita della mano tra il pollice e l'indice, dalla parte del peduncolo e dell'ostiolo, si schiacciano e si formano dei piccoli dischi. Con il rametto di Mirto defogliato e appuntito da un'estremità, s'infilano i fichi all'altezza del peduncolo in modo da formare una collana. In seguito, le corolle sono poste nel forno a circa 80/90 gradi fino a che non assumono un colore ambrato. Il prodotto ottenuto, viene conservato in apposite ceste.
Treccia (Jetta)
I fichi che non hanno completato l'essiccazione, vengono infilati in canne secche spaccate in quattro parti, opportunamente appuntite, con l'accortezza che nella parte basale conservino un pezzettino del nodo della canna, per evitare che il primo fico infilato fuoriesca. La ietta così preparata è infornata e si ottiene un prodotto di colore ambrato e aromatico. I fichi sono infilzati e stretti uno sull'altro, in modo da ottenere una sorta di spiedino.
Salamino di fichi
Per la preparazione del prodotto si utilizzano fichi essiccati medi e/o piccoli. I fichi, adagiati in teglie in unico strato, vengono cotti nel forno fino a quando il prodotto assume una colorazione dorata. A cottura ultimata i fichi sono amalgamati e triturati con frutta secca (noci, mandorle e/o nocciole) e mielata di fichi. Si possono aggiungere frutta candita, agrumi freschi e spezie. Ottenuto l'impasto, si procede con la classica forma di salame.
Fioroni
I fichi grandi e/o medi vengono aperti manualmente ponendo attenzione a non separare le parti. Si procede a riempire l'interno di uno dei lobi ottenuti con una mandorla o con ½ gheriglio di noce, ed eventualmente con scorza di agrumi. Quindi si sovrappone al lobo farcito l'altro lobo provvedendo a pressarli manualmente. Il prodotto così lavorato, adagiato in teglie in unico strato, viene fatto cuocere in forno.


12 CONSERVE (2^ Edizione)

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FARINA 27: NOCCIOLE

Le nocciole sono i frutti di una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Betulaceae, Genere Corylus, Specie avellana; la nomenclatura binomiale dell'albero di nocciole è Corylus avellana. Chiamato nocciolo nel linguaggio comune, è un albero di medie dimensioni con foglie a cuore, di profilo dentato e caduche. Cresce spontaneo nelle macchie boschive a clima temperato e predilige le zone collinari.
I suoi frutti, detti appunto nocciole, hanno forma sferica od ovale e dimensioni variabili (a seconda delle varietà, ma sempre inferiori a quelle delle noci); esternamente presentano un guscio (pericarpo legnoso) che protegge un seme (parte edule) croccante. Il colore delle nocciole è verde in fase acerba e castano a maturazione avvenuta, quando si staccano spontaneamente dall'albero. Il seme è rivestito da una pellicola fibrosa bruna che può essere (oppure no) rimossa al momento del consumo; senza rivestimento, il seme è bianchiccio.

Farina di Nocciole

In linea generale, la farina di nocciole è ricavata dalla macinatura di frutti appartenenti alla varietà "tonda gentile delle langhe" (Piemonte). Il prodotto non prersenta le caratteristiche nutrizionali tipiche di una farina di legumi o di cereali, dove abbondano i carboidrati, ma si distingue per la prevalenza dei lipidi sugli altri macronutrienti; per tale ragione, nonostante l'essiccazione, la farina di nocciole presenta una conservabilità molto limitata ed è spesso distribuita sotto vuoto.
L'impiego della farina di nocciole è piuttosto vario. Spazia dal confezionamento casalingo di dolci al cucchiaio, da forno secchi e da forno soffici; non mancano gelati, creme fresche o conservate e creme spalmabili con cacao tipo la nutella.
Un utilizzo alternativo della farina di nocciole interessa la panificazione, ma con una percentuale limitata al 10% rispetto al 90% degli sfarinati di grano; se ne ottiene un pane molto energetico e ricco di lipidi. Di recente, come tutti gli altri tipi di farina alternativa, quella di nocciole ha trovato un largo impiego nell'alimentazione vegana; NON contenendo glutine, è parecchio utilizzata anche nella dieta per la CELIACHIA.
Il costo della farina di nocciole al dettaglio è elevato; ciò è dovuto in parte al disciplinare BIO (prediletto, ad esempio, nell'alimentazione naturista) e in parte a questioni commerciali. Quelle BIO sono di provenienza esclusivamente italiana, ma risultano disponibili anche vari prodotti di derivazione europea. Per i consumatori finali, pure on-line, l'acquisto della farina di nocciole BIO scende raramente al di sotto dei 17-18 €/kg.

 12 CONSERVE (2^ Edizione)


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CONSERVE DOLCI 21: CODETTE DI ZUCCHERO


Le codette di zucchero, anche conosciute come codette arcobaleno e codette multicolore, sono piccolissimi cilindri a base di zucchero e amido utilizzati per decorare dolci fra cui torte, gelati, biscotti e paste. A volte sono aromatizzate al cacao e presentano una colorazione marrone. In tal caso vengono definite codette di cioccolato.
 


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CONSERVE DOLCI 23: FICHI SECCHI

I fichi secchi sono alimenti di origine vegetale ottenuti per lavorazione dei frutti dell'albero comunemente detto "fico"; questa pianta appartiene alla Specie Ficus carica, di cui si differenziano parecchie varietà.
I fichi secchi si ricavano per disidratazione; questo processo, in questo specifico caso viene ottenuto solo grazie alla ventilazione e/o al calore (tenue). Pertanto, è possibile ottenere i fichi secchi anche per mezzo di un buon forno ventilato, evitando l'aggiunta di elementi chimici osmotici (generalmente zucchero e/o sale) che, pur favorendo questo processo, tendono a modificare sensibilmente le caratteristiche nutrizionali dell'alimento.
Di fichi secchi ne esistono varie tipologie, differenti per: varietà del fico, metodo di essiccazione, presenza di altri ingredienti, utilizzo di additivi (antiossidanti, conservanti) ecc. Oltre a quelli semplici, esistono fichi secchi ricoperti al cioccolato, fichi secchi ripieni di mandorle, fichi secchi glassati (zucchero o miele), fichi secchi sotto spirito ecc.


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CONSERVE DOLCI 11: CIALDE

80 g di albume
80 g di farina bianca di tipo 00
80 g di zucchero a velo
80 g di burro
1 baccello di vaniglia
In una ciotola lavorare velocemente gli albumi con lo zucchero a velo. Incidere il baccello di vaniglia, raschiare i semini ed aromatizzare il composto di zucchero ed albumi. Fondere dolcemente il burro nel microonde ed unirlo alla crema ottenuta, alternando con la farina setacciata. Nel frattempo, scaldare l'apposito ferro per cialde (per la preparazione di wafer o waffle). Quando il ferro è caldo, versare una cucchiaiata d'impasto nell'apposito stampo, e chiudere. Far cuocere per un paio di minuti. Rimuovere la cialda (ancora morbida) dallo stampo, aiutandosi eventualmente con una forchetta per evitare di scottarsi.
Chi non possiede l'apposito stampo per wafer può comunque realizzare le cialde. In questo caso, si consiglia di spalmare una cucchiaiata d'impasto su una piastra da forno foderata con carta oleata e di cuocere a 200°C per 5-6 minuti.

Appena rimossa dallo stampo, la cialda è ancora morbida; pertanto può essere modellata a piacere per ottenere cornetti, ciotoline o cannoli. Infatti, non appena la cialda si raffredda, assume la forma del contenitore. Consumare le cialde fredde, con il gelato oppure con la crema pasticcera: saranno croccantissime.


12 CONSERVE (2^ Edizione)

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CONSERVE DOLCI 24: FICO BIANCO DEL CILENTO

Il Fico bianco del Cilento è un prodotto ortofrutticolo italiano che identifica i frutti essiccati della specie Ficus carica domestica L. - dei biotipi riferibili alla cultivar Dottato - coltivati nella zona geografica del Cilento.
Dal 10 marzo 2006, a livello europeo, il fico bianco del Cilento gode della denominazione di origine protetta (DOP).
Il Fico Bianco del Cilento è molto digeribile ed è più piccolo del fico comune rosso. La sua buccia non cambia di colore durante la maturazione; l'interno è marroncino tendente al bianco, ricco di fibre e zuccheri.


12 CONSERVE (2^ Edizione)

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lunedì 4 luglio 2022

VINI 39: CANNONAU

 
Il Cannonau (altrimenti detto Cannonao, Cannonadu o Canonau) è il vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna.
La coltivazione di questo vitigno è diffusa in tutta l'isola ma concentrata nelle zone più centrali del territorio. Fino a poco tempo fa non se ne conosceva con certezza l'origine e la maggior parte degli esperti erroneamente lo riteneva importato dalla penisola iberica. Tuttavia recenti studi hanno dimostrato la sua endemicità, infatti resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa sono stati ritrovati in diverse zone dell'isola (ad esempio a Sa Osa - nella valle del Tirso, sulle colline di Sardara - a nord di Cagliari, a Villanovafranca e nel villaggio nuragico Duos Nuraghes di Borore in provincia di Nuoro), facendo del Cannonau il vino più antico del Bacino del Mediterraneo."Il risultato di analisi già condotte da laboratori spagnoli hanno dimostrato che il Cannonau, Il cui vitigno ritenevano gli esperti fosse stato importato nel '400 dalla Spagna, ha in realtà origini autoctone".
Storia
I recenti ritrovamenti di antichi vinaccioli di cannonau in vari siti archeologici della Sardegna hanno permesso di riscrivere parte della storia dell'origine della domesticazione della vite in Italia e nel Mediterraneo. Da ultimo, in occasione degli scavi condotti nel 2002 a Borore nel sito archeologico di Duos Nuraghes, sono stati rinvenuti centinaia di vinaccioli di vite (i semi contenuti in un acino d'uva), antichissimi, carbonizzati dal tempo, databili intorno al 1200 avanti Cristo, 3.200 anni fa. Questa scoperta - che ha portato alla ribalta nazionale il sito di Duos Nuraghes - oltre a dimostrare che le popolazioni nuragiche coltivavano la vite e producevano vino, ha permesso di capire che il "cannonau sardo, che fino ad oggi si pensava fosse stato importato dalla Spagna, è di una varietà diversa da quella iberica e potrebbe essere nato in Sardegna".
La teoria storica ufficiale fino alle recenti scoperte sui vinaccioli sardi raccontava che la domesticazione della vite, nata nell'area del Caucaso e della Mesopotamia, venne trasferita progressivamente in Anatolia e in Egitto, da qui nelle isole egee, in Grecia e nel resto dell'Europa, infine grazie ai Fenici arrivò nel Mediterraneo Occidentale ed in Sardegna. Oggi, con le recenti scoperte archeologiche, si può affermare con certezza che con l'arrivo dei Fenici, in Sardegna la coltivazione e domesticazione della Vitis vinifera era già conosciuta.
Cannonau di Sardegna
Dalle uve cannonau si produce prevalentemente il vino DOC Cannonau di Sardegna, rosso o rosato, ottenuto per il 99% di uve Cannonau e il restante 1% massimo da uve di produzione locale. L'invecchiamento obbligatorio minimo di questo vino è di un anno, del quale, almeno 6 mesi, trascorsi in botti di rovere o castagno.
Cannonau di Sardegna rosso
Sottodenominazioni
Cannonau di Sardegna Capo Ferrato se le uve provengono dai territori comunali di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius (provincia di Cagliari)
Cannonau di Sardegna Jerzu se le uve provengono dai comuni di Jerzu, Ulassai, Osini, Tertenia e Cardedu (provincia d'Ogliastra)
Occorre precisare che il Cannonau di "Jerzu" ha la sua storia produttiva in Ogliastra. Jerzu però, a causa della morfologia del terreno, nel proprio territorio comunale ha poche vigne, le quali non sarebbero in grado di soddisfare la produzione presente sul mercato. Ne discende che le uve appena vendemmiate sono trasportate presso le cantine che hanno sede sìa, nel territorio comunale di Jerzu, (Cantina di Jerzu, sita nel paese, oppure le cantine del "Perda Rubia" sita più a valle lungo il percorso della strada statale 125 Orientale Sarda, ed altre di più contenute dimensioni), da qui il nome di "Cannonau di Jerzu". In realtà le uve sono coltivate nei territori di: Jerzu; Tertenia a ridosso del paese e a mare dello stesso, ma specialmente dalle zone a sud di quest'ultimo paese fino alle campagne di "Quirra" e poi nel territorio comunale di Cardedu, quelle invece considerate di montagna sono presenti a Ulassai.
Cannonau di Sardegna Nepente di Oliena (o Oliena) se le uve provengono dal territorio comunale di Oliena e, in parte, di Orgosolo (provincia di Nuoro)
Riserva
Con un invecchiamento di due anni (di cui almeno 6 mesi in botti di castagno o rovere) e una gradazione minima del 13% può portare la qualifica riserva.
Cannonau di Sardegna rosso riserva
Cannonau di Sardegna Capo Ferrato riserva
Cannonau di Sardegna Jerzu riserva
Cannonau di Sardegna Nepente di Oliena riserva
Rosato
Tramite la fermentazione in bianco si produce il tipo rosato dal colore rosa brillante.
Cannonau di Sardegna rosato
Liquoroso
Il tipo liquoroso si ottiene con l'aggiunta di alcol di origine viticola al mosto o al vino naturale.
Cannonau di Sardegna liquoroso secco con una gradazione alcolica del 18% svolto e con zuccheri residui non superiori a 10 g/l
Cannonau di Sardegna liquoroso dolce naturale con gradazione alcolica del 16% svolto, con zuccheri residui di 50 g/l e un invecchiamento di due anni in botti di rovere o castagno

15 VINO (2^ Edizione)
Vino. In queste 250 pagine ho raccolto oltre 220 schede di criteri di vinificazione, abbinamento e prodotti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Sin dall'antichità i frutti della vite sono diventati vino. Da allora migliaia di vitigni hanno avuto vita e decine di migliaia di vini sono stati creati. Per il nostro piacere. Impariamo insieme a conoscerne i principali, a degustarli, a scegliere quelli che sono i nostri vini di elezione. Con questo semplice gesto avremo dato il nostro piccolo ma decisivo contributo alla pratica della biodiversità alimentare. Oggi la disponibilità di prodotti di qualità è enormemente cresciuta grazie a metodologie di trasporto veloci e conservazione sicure. Non limitiamoci a ciò che ci propone il nostro vinai di fiducia. Se lo stimoliamo al meglio, lui ci darà il meglio.




domenica 10 aprile 2022

THE 41: GUNPOWDER



Gunpowder Menta
Tè verde Gunpowder e foglie di menta piperita.
    80°-90°    3 minuti

12 CONSERVE (2^ Edizione)

Conserve. In queste 230 pagine ho raccolto circa 300 schede di ricette, prodotti e consigli di degustazione pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. La dispensa delle conserve deve essere sempre ben fornita. Molto meglio se sarete voi a produrre una parte di queste delizie. Confetture, marmellate, gelatine, sottolio, sottaceto, frutta essiccata, frutta candita, ecc. Nelle stagioni in cui certi prodotti non sono disponibili, la nostra dispensa dei sapori mostra il suo tesoro.