sabato 7 gennaio 2023

FRITTELLE DI CASTAGNE


200 grammi di farina di castagne,

250 decilitri di latte,
50 grammi di uvetta,
30 grammi di pinoli,
olio per friggere,
zucchero a velo q.b.Preparo una pastella con il latte a temperatura ambiente e la farina. Unisco i pinoli e l'uvetta. Getto a cucchiaiate il composto in abbondante olio bollente. Scolo bene le frittelle, le dispongo su un piatto preriscaldato cospargendo di zucchero a velo.

18 PAT LIGURI (2^ Edizione)
 
In queste 448 pagine sono raccolte oltre 500 schede di prodotti e ricette. PAT, prodotti agroalimentarei tradizionali.  E' questo il marchio con cui l'Italia tutela e valorizza i prodotti tipici. Regione per regione viene stilato un elenco di prodotti e preparazioni da salvaguardare. Si tratta di migliaia di elementi che fanno del nostro paese quello con la più alta biodiversità alimentare del mondo. In questo volume si analizzano i PAT liguri.

5 DESSERT (2^ Edizione)
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.

TRIFLE


Zucchero a velo 15 gr

Panna fresca liquida 150 gr

Pan di Spagna 80 g
Fragole 400 g

Zucchero a velo 60 gr
Maizena 25 g

Vaniglia 1/2 baccello

Zucchero 75 g

Uova 3 tuorli

Latte 250 ml

Per preparare il trifle tagliate le fragole a spicchi regolari e mettetele in una ciotola capiente a macerare con lo zucchero a velo, quindi coprite con la pellicole e mettete in il tutto in frigorifero per una notte: lo zucchero dovrà sciogliersi completamente e formare uno sciroppo con le fragole. Prendete ora il pan di Spagna e tagliatelo a cubetti, spessi circa 2 cm (se volete preparare da soli il pan di Spagna, seguite la nostra ricetta: cliccate qui), poi mettetelo da parte e preparate la crema pasticcera, con metà dose. Montate ora la panna insieme allo zucchero a velo fino ad ottenere una consistenza molto cremosa, quindi iniziate a comporre il trifle: prendete un bicchiere capiente (a semisfera o a cilindro) e disponete sul fondo dei cubetti di pan di Spagna, aggiungete un paio di cucchiai di fragole con lo sciroppo, che servirà da bagna, quindi mettete, aiutandovi con due sac à poche, la crema pasticcera e la panna montata. Formate ora un secondo strato disponendo, come per il primo, cubetti di pan di Spagna, fragole, crema pasticcera, panna montata e, per guarnire, 2 fragoline tagliate a metà.


5 DESSERT
 (2^ Edizione)


In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.



CERTOSINO DI BOLOGNA

• 320 g di farina
• 30 g di cacao amaro in polvere
• 60 g di pinoli
• 340 g di miele
• 70 g di zucchero semolato
• 200 g di mandorle
• 80 g di cedro candito
• 1 stecca di cannella
• 6-7 chiodi di garofano
• 2-3 semi di anice
• 60 g di cioccolato fondente
• 1/2 bicchiere di vino rosso secco
• ostie per foderare lo stampo (facoltative)
• canditi misti (scorza di arancia o cedro o ciliegie rosse e verdi)
• miele per lucidare
La sera prima lasciare in infusione le spezie nel vino rosso. In una ciotola amalgamare la farina e il cacao amaro con il cioccolato fondente sminuzzato in maniera molto grossolana, i pinoli, le mandorle (avendo cura di conservarne una decina per la decorazione), il cedro candito tagliato a dadini, lo zucchero, il miele, sciolto preventivamente a bagnomaria, l’ammoniaca e il vino rosso che avrai filtrato per eliminare le spezie.  Mescolare il tutto con un cucchiaio fino a ottenere un composto omogeneo. Versalo all’interno di uno stampo di 22 centimetri di diametro, imburrato e infarinato (volendo puoi foderare la base con delle ostie), e lascia riposare per almeno una settimana coperto da un canovaccio. Trascorso questo tempo l’impasto deve diventare compatto. Poco prima della cottura decorare la superficie del certosino con scorze di arance e cedro candite, ciliegie rosse e verdi e alcune mandorle. Cuocere nel forno già caldo a 180° per circa 40-50 minuti. Sfornare e, quando è ancora caldo, lucidare la superficie con del miele fatto sciogliere a fiamma bassa, aiutandosi con un pennello. Fare raffreddare completamente e conservalo avvolto nell’alluminio; in questo modo si manterrà a lungo.
Il Certosino di Bologna è un tipico dolce natalizio della cucina bolognese con mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi. È detto anche panspeziale e, in dialetto, zrtuséin o panspzièl.
La ricetta del panspeziale è molto antica e risale al medioevo quando era prodotto dai farmacisti (o "speziali"). Solo in un secondo tempo furono i frati certosini a prendersi carico della sua produzione. Furono i frati della Certosa, oggi cimitero di Bologna, che cominciarono a fabbricare il panspeziale per primi. Lo fecero così bene che il dolce cambiò nome, prendendo quello della confraternita.
Si possono comunque trovare dolci simili nella vicina Romagna con altri nomi. Una volta veniva confezionato dalle famiglie, ma oggi è più facile trovarlo dai pasticceri più rispettosi della tradizione usano fabbricarlo, anche se c'è ancora chi lo produce in casa per uso familiare.
La ricetta del certosino
Nel giugno del 2003 la delegazione di Bologna dell'Accademia italiana della cucina ha depositato presso la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bologna la ricetta ufficiale del certosino (o panspeziale). La ricetta è stata elaborata a seguito di ricerche storiografiche ed è protetta con il marchio di qualità STG (Specialità tradizionale garantita).
Il dolce è preparato con farina, miele, frutta (cedro) candita, mandorle, cioccolato fondente, uvetta sultanina, pinoli, burro, semi di anice e cannella.

5 DESSERT (2^ Edizione)

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.



CASSATA SICILIANA

Cioccolato fondente in gocce 100 gr
Arance candite 50 gr (facoltativo)
Ricotta di pecora 1,2 kg
Zucchero a velo vanigliato, 280 gr
Uova medie 10
Farina 300 g
Zucchero 300 g
Sale 1 pizzico
Zucchero (per la bagna), 50 gr
Acqua (per la bagna), 150 ml
Maraschino o altro liquore, mezzo bicchierino
Limoni la scorza di mezzo (per la bagna)
Zucchero a velo 350 gr
Acqua q.b.
Frutta candita intera mista (zuccata, mandarini, pere, ciliegie, fichi, ecc)
Marzapane 200 g
Pistacchi in pasta 20 gr
Uova 1 albume
Zucchero a velo vanigliato 150 gr
Iniziate la preparazione della cassata siciliana il giorno prima di servirla. Realizzate un Pan di Spagna con gli ingredienti sopra indicati e seguendo il procedimento che trovate cliccando qui. Cuocetelo in una teglia rettangolare delle dimensioni di 35 cm x 25 cm e lasciatelo quindi raffreddare (lo prepariamo un giorno prima in modo che si possa tagliare senza sbriciolarsi troppo). Sgocciolate per bene la ricotta di pecora dentro ad un colino e poi mischiatela in una ciotola assieme allo zucchero a velo vanigliato: coprite la ciotola con pellicola trasparente e mettete il tutto in frigorifero per una notte. L'indomani, passate due volte al setaccio la ricotta fino ad ottenere una crema liscia e soffice. A questo punto unite alla crema il cioccolato a gocce (e, se vi piace, l'arancia candita tagliata a piccoli dadini) e ponete la farcia ottenuta in frigorifero dentro ad una ciotola coperta con pellicola trasparente. Preparate il marzapane verde impastando il marzapane assieme alla pasta di pistacchi (se non la trovate potete utilizzare del colorante verde per alimenti), spolverizzando il piano di lavoro con poco  zucchero a velo. Se volete preparare da voi la pasta reale, mettete in un tegame 125 gr di zucchero e 50 ml di acqua. Portate ad ebollizione e non appena lo zucchero inizierà a filare (112°-115°), togliete il pentolino dal fuoco; incorporate 125 g di farina di mandorle pelate (che otterrete frullando le mandorle pelate con un macinino da caffè con piccoli intervalli per non surriscaldarle e fare fuoriuscire l’olio) , la pasta di pistacchi e 1 bustina di vanillina. Mescolate fino ad ottenere un impasto omogeneo e poi versatelo su di un tavolo di marmo freddo. Appena la pasta reale sarà raffreddata, lavoratela fino a farla diventare liscia e compatta (se dovesse servire, utilizzate dello zucchero a velo alla stessa stregua della farina). Stendete il marzapane in una sfoglia larga 12 cm e spessa 1/2 cm (7), quindi tagliatela in due nel senso della lunghezza (otterrete due strisce larghe 6 cm) e ricavate dei pezzetti di pasta dalla forma simile ad un trapezio (8). Per la cassata si utilizzerà una particolare tortiera tonda dai bordi svasati alti circa 5 cm e dal fondo leggermente rialzato, tipica di Palermo: quella utilizzata in questa ricetta ha un diametro di 30 cm nella sua parte più larga. Tagliate il pan di spagna in strisce alte almeno 6 cm dalle quali ricaverete anche in questo caso dei trapezi (proprio perchè i bordi della tortiera sono svasati). Spolverizzate la tortiera molto bene con zucchero a velo e poi foderate i bordi alternando i trapezi di pan di spagna a quelli di marzapane verde, pressando bene verso i lati e stando attenti a non lasciare spazi tra uno e l'altro. Se il pezzetto appena poggiato avrà il lato superiore più largo di quello inferiore, il seguente dovrà avere le caratteristiche opposte. I trapezi possono essere posizionati sia con la parte scura verso l'esterno, sia verso l'interno. Una volta completato tutto il perimetro della tortiera, si potrà poggiare il fondo, con la parte spugnosa verso il basso. Premete bene i bordi del pan di spagna per farlo aderire meglio alla sagoma della tortiera. Ora, con un coltello dalla lama liscia e affilata, potete pareggiare i pezzetti che fuoriescono dai bordi laterali della tortiera. Se volete potete preparare una bagna per inumidire il pan di spagna: sciogliete 50 gr di zucchero in 150 ml di acqua, assieme alla scorza di mezzo limone (o arancia) e mezzo bicchierino di liquore a scelta (maraschino, cointreau, alchermes, strega, ecc) e fatela raffreddare. Poi versate la bagna sul pan di spagna Ora potete riempire la base con la crema di ricotta, che livellerete con una spatola. Sbriciolate sul fondo della cassata i rimasugli di pan di spagna avanzato, coprite con della pellicola trasparente e mettete in frigorifero per almeno due-tre ore (meglio se tutta la notte). Quando la cassata sarà ben compatta e i profumi mischiati, capovolgetela su di un piatto e preparate la glassa fondente, mettendo in un pentolino lo zucchero a velo assieme a poca acqua, quanta ne servirà per ottenere un composto cremoso e ancora bianco. Non appena sfiorerà il bollore, il fondente sarà pronto per essere colato al centro della cassata e spalmato con una spatola.
Fate la stessa cosa anche sui lati della cassata: come noterete, il fondente si asciugherà quasi istantaneamente non appena spalmato e dovrà avere una consistenza lucida e trasparente. Ora potete passare alla decorazione della cassata: tagliate delle strisce di zuccata (zucca candita) e della frutta candita a pezzetti. Poggiate le fette di zuccata sulla cassata incurvandoli come per formare i petali di un fiore al centro del quale metterete, per esempio, un mandarino candito tagliato a metà. Divertitevi a decorare la cassata con la frutta candita a vostra disposizione alternando vari colori e cromie. Il tocco finale sarà dato dalla decorazione con la ghiaccia reale, che realizzerete sbattendo un albume a neve e aggiungendo poco alla volta lo zucchero a velo fino ad ottenere una consistenza molto densa. Con una tasca da pasticciere munita di bocchetta con foro piuttosto sottile, create delle decorazioni sia sulla frutta che sui bordi della cassata, per renderla ancora più ricca e sontuosa.
Una cassata siciliana (dall'arabo qas'at, "bacinella" o dal latino caseum, "formaggio") è una torta tradizionale siciliana a base di ricotta zuccherata (tradizionalmente di pecora), pan di Spagna, pasta reale e frutta candita. È una produzione tipica siciliana, come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf), su proposta della Regione Siciliana.
Caratteristiche
Nonostante l'apparente semplicità della ricetta, esistono innumerevoli varianti locali e spiccano per la tipicità della ricetta la variante palermitana, la variante trapanese, la nissena e la catanese. Infatti soprattutto l'aspetto esteriore può variare da una scarna decorazione di glassa e un po' di scorza d'arancia candita fino a una opulenta costruzione baroccheggiante con perline colorate e una mezza dozzina di frutti canditi diversi. Sempre secondo le varianti locali, ci possono essere ingredienti aggiuntivi, come pistacchio, pinoli, cioccolato, cannella, maraschino o acqua di zagara.
Storia
Le radici della cassata risalgono alla dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). Gli arabi avevano introdotto a Palermo la canna da zucchero, il limone, il cedro, l'arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta di pecora, che si produceva in Sicilia da tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata, che all'inizio non era che un involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e poi infornato. Nel periodo normanno, a Palermo presso il convento della Martorana, fu creata la pasta reale o Martorana, un impasto di farina di mandorle e zucchero, che, colorato di verde con estratti di erbe, sostituì la pasta frolla come involucro. Si passò così dalla cassata al forno a quella composta a freddo. Gli spagnoli introdussero in Sicilia il cioccolato e il pan di Spagna. Durante il barocco si aggiungono infine i canditi. L'introduzione della glassa di zucchero coperta di frutta candita che avvolge tutto il dolce come un vetro opaco potrebbe ricondurre il nome all'inglese glass, vetro da cui glassata - classata -cassata. Inizialmente la cassata era un prodotto della grande tradizione dolciaria delle monache siciliane ed era riservata al periodo pasquale. Un documento ufficiale del primo sinodo dei vescovi siciliani a Mazara del Vallo nel 1575 afferma che la cassata è "irrinunciabile durante le festività". Un proverbio siciliano recita "Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua" ("Meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua"). La decorazione caratteristica della cassata siciliana con la zuccata fu introdotta nel 1873 (in occasione di una manifestazione che si tenne a Vienna) dal pasticciere palermitano cav. Salvatore Gulì, il quale aveva un laboratorio nel centralissimo corso Vittorio Emanuele a Palermo.

5 DESSERT (2^ Edizione)

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.


MIGLIACCIO CAMPANO

– 250 gr di semolino
– 1 lt di latte
– 1 bustina di vaniglia
– un pezzetto di burro
– 6 uova intere
– 200 gr di zucchero
– 400 gr di ricotta di pecora
– buccia di limone
– buccia di arancia
– buccia di limone grattugiata
– un pizzico di sale
Per la decorazione:
zucchero semolato o zucchero a velo
Versate il latte a freddo in una pentola capiente e aggiungete a pioggia il semolino nel latte freddo e mescolate. Mettete sul fuoco aggiungendo buccia di arancia e limone e un pizzico di sale Portate a cottura mescolando sempre con la frusta per non far attaccare; quando inizia ad addensare parecchio eliminare le bucce di arance e limone. Fate intiepidire quindi aggiungete un pezzetto di burro, fate sciogliere il burro e fate raffreddare. Setacciate la ricotta e aggiungete la vaniglia e le uova. Lavorate bene le uova con la ricotta, quindi aggiungete lo zucchero. Aggiungete anche la buccia del limone grattugiata e lavorate bene il tutto con il mixer. Aggiungete il semolino ormai raffreddato e amalgamate bene fino ad ottenere un composto omogeneo. Imburrate una teglia. Versate il composto nella teglia da forno e livellatelo se necessario; se volete potete aggiungere qualche pezzettino di burro in superficie. Mettete a cuocere a 180° per circa 50-60 minuti circa; toglietelo non appena la superficie avrà preso un colorito dorato. Lasciate raffreddare, quindi sformate su un piatto e cospargete di zucchero a velo o semolato secondo preferenza. Affettate il migliaccio e servitelo.
Il migliaccio è un piatto semplice e gustoso della tradizionale cucina campana. Nei comuni della Valle Caudina (divisa tra le province di Benevento e Avellino), il migliaccio è una specie di polenta cotta al forno o semplicemente fritta e rappresenta il piatto principe del martedì grasso (Carnevale), nelle varianti dolce e salata. La variante dolce è la variante povera della sfogliatella napoletana e al ripieno della sfogliatella si avvicina parecchio, al punto tale che il migliaccio viene chiamato nella Valle Caudina anche "sfogliata" o "torta di semolino".


5 DESSERT (2^ Edizione)

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CRUMBLE DI MELE



Mele Golden o renette, 1 kg
Zucchero 70 g
Cannella 1 cucchiaino
Limoni il succo di mezzo Burro 20 g
Farina 180 g

Burro 120 g

Zucchero di canna 120 grVaniglia i semi di 1 bacca

Per preparare il crumble di mele iniziate pelando le mele e privandole del torsolo, tagliatele poi a cubetti di medie dimensioni. Fate sciogliere il burro in padella e aggiungete le mele a pezzetti, unite anche il succo di limone, lo zucchero semolato e 1 cucchiaino di cannella. Fate saltare le mele in padella per un minuto circa. Preparate ora la pasta di ricopertura per il crumble: in una ciotola capiente ponete la farina, i semi della bacca di vaniglia, lo zucchero di canna e il burro a cubetti. Lavorate gli ingredienti velocemente con la punta delle dite ottenendo un impasto “bricioloso”. Prendete delle cocotte monoporzione o una teglia di 24 cm di diametro e imburratele. Aggiungete uno strato di mele a pezzetti e poi coprite con le briciole di pasta. Infornate per circa 35/40 minuti a 180°C fino a che la superficie del dolce sarà ben dorata e croccante. Sfornate e servite il crumble di mele ben caldo, accompagnandolo con una pallina di gelato alla vaniglia!

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PAN PERDU’

 
4 fette di pane casereccio raffermo (ideale quello a lievitazione naturale)
2 uova piccole
1 bicchiere circa di latte fresco intero
70 g circa di burro per friggere
4 cucchiai di zucchero di canna grezzo

Eliminate eventuali parti della crosta del pane un po’ troppo colorite e dure. Scaldate metà del latte con un cucchiaio di zucchero in modo da farlo sciogliere bene poi versatelo in una pirofila; aggiungete il restante latte in modo da intiepidirlo dopodiché sistematevi le fette di pane una accanto all’altra. Rivoltatele alcune volte e appena risulteranno un poco ammorbidite (senza essere inzuppate per evitare che si spappolino) toglietele facendo sgocciolare l’eccesso di liquido. Sbattete le uova in un’altra pirofila e passatevi le fette di pane da entrambi i lati. Se preferite potete impregnare le fette di pane con l’uovo utilizzando un pennello. Scaldate il burro in una larga padella, fatevi dorare bene le fette di pane da entrambi i lati, depositatele su carta assorbente da cucina, spolverizzatele di zucchero poi servitele quando sono ancora calde.


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SANGUINACCIO




Un litro di latte intero fresco
500 g di zucchero
200 g di cacao amaro
80 g di farina
100 g di cioccolato extrafondente di qualità
Una stecca di vaniglia incisa e cannella
Canditi e/o gocce di cioccolato
Un bicchierino di liquore Strega (se non ci sono bimbi)

Versa in un pentolino il latte, aggiungi la stecca di vaniglia incisa e la cannella. Lascia intiepidire a fuoco dolce, per pochi minuti. Mescola in un pentolino d’acciaio il cacao amaro, lo zucchero e la farina. Versa il latte nel composto ottenuto, filtrandolo per evitare che la vaniglia e la cannella cadano nel composto. Poni il tutto sul fuoco a fiamma bassa, mescolando continuamente. Al primo bollore, aggiungi il cioccolato extrafondente tagliato in precedenza a pezzetti e fallo sciogliere, sempre mescolando. Aggiungi un bicchierino di liquore Strega e fai addensare ancora un po’. Quando la crema sarà tiepida aggiungi a piacere scorzette di arancia caramellata, uva passa o gocce di cioccolata fondente. Servi con biscotti secchi o meglio ancora savoiardi.

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COTOLETTA ALLA MILANESE

una fetta di lombata di vitello con l'osso
farina
uova
pane grattato
burro
sale

La cotoletta consiste, tradizionalmente, in una fetta di lombata di vitello con l'osso (una costoletta), impanata e fritta nel burro, il quale alla fine viene anche versato sulla cotoletta. Però, versioni moderne tendono a evitare quest'ultimo passaggio e a sostituire il burro con fettine di limone che vengono spremute dal commensale una volta che il piatto è stato servito. Alla versione tradizionale, più alta, in cui la carne resta morbida e deve mantenere un bel colore rosato vicino all'osso, si è affiancata negli ultimi anni una versione più sottile, senza osso, dove la carne viene battuta fino all'evanescenza prima dell'impanatura. Quest'ultima, dove il sapore della carne viene praticamente annullato dalla prevalenza della crosta super-croccante, viene anche detta orecchia d'elefante, per la caratteristica forma che assume. In realtà, un cuoco provetto non dovrebbe ricorrere a questi artifici: fragranza dell'impanatura e morbidezza della carne sono il vero "segreto" della cotoletta alla milanese e dosando con perizia l'impanatura, gli ingredienti (ad esempio mollica di pane bianco raffermo ma non vecchio) e temperatura della fiamma si possono ottenere risultati ottimi. Una recente versione della cotoletta, preparate soprattutto nella stagione estiva, prevede di servirla fredda coperta da pomodori, tagliati in pezzi sottili, e rucola.

La cotoletta alla milanese (coteletta grafia classica, cutelèta altra grafia in dialetto lombardo occidentale) è, insieme al risotto alla milanese e al panettone, il piatto più tipico e conosciuto di Milano.
La cotoletta è al centro di una disputa accademica fra la cucina italiana, che appunto la considera "milanese", e la cucina austriaca, secondo cui sarebbe solo una versione della Wiener Schnitzel viennese. Forse versioni di Schnitzel precedenti a quella milanese esistevano già in Austria, ma infarinate e non impanate: lo suggerirebbero delle note a margine di un rapporto - più leggendario che reale - del maresciallo Josef Radetzky che riportavano di una cotoletta cucinata a Milano che prima era passata nell'uovo e poi fritta nel burro, e che a differenza della viennese era impanata. In realtà non sono mai state reperite fonti inconfutabili che stabiliscano in quale dei due sensi possibili sia avvenuta la "migrazione", tuttavia nel suo «L'Italia prima dell'Unità. (1815-1860)» lo storico Romano Bracalini afferma, nel capitolo «Usi e costumi a tavola», che un documento del 1148, citato a sua volta da Pietro Verri nella sua «Storia di Milano», riporta la cronaca di un pranzo solenne in cui, nella terza portata, compaiono i «lombos cum panitio» (ovvero lombata di vitello impanata, cioè la cotoletta). I documenti citati dal Verri sono esposti al pubblico all'interno dei locali adiacenti alla basilica di Sant'Ambrogio a Milano dal dicembre 2013.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

COTOLETTA ALLA BOLOGNESE


La cotoletta alla bolognese è uno dei piatti più tipici di Bologna, di origine molto antica e molto ricco, che consiste in una cotoletta di carne (di vitello o pollo), prima fritta in strutto. Viene quindi brevemente immersa in brodo di carne, per insaporirla ed "inumidirla" quindi la si mette in una teglia, la si ricopre con una abbondante fetta di prosciutto e una generosa manciata di parmigiano reggiano. La si passa quindi al forno caldo fino a che il formaggio sovrastante si scioglie. Particolarmente ricca è la versione con il tartufo. Una volta uscita dal forno la si ricopre di tartufo (o meglio di "trifola", un tartufo bianco piccolo e molto profumato degli Appennini circostanti Bologna). È usanza di alcuni mettere anche una punta di concentrato di pomodoro nella teglia da passare al forno. La ricetta è stata depositata dalla Accademia italiana della cucina presso la Camera di Commercio di Bologna il 14 ottobre 2004.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

COSTOLETTE ALLA VALDOSTANA

Burro 60 g
Carne bovina costolette di vitello 4
Farina 100 g
Pangrattato 150 g
Sale
Pepe 1 pizzico
Tartufo bianco 30 g (facoltativo)
Fontina 50 g
Uova 2
Vino bianco 1/2 bicchiere
Tagliate le costolette a metà nel verso dello spessore lasciandole unite dall'osso. A questo punto farcitele con la fontina tagliata a fettine o listarelle e con un pizzico di tartufo bianco, richiudete le costolette premendo bene con la mano per fare aderire la carne quindi salate e pepate. Passate quindi le costolette nelle uova, battute precedentemente con un pizzico di sale, e successivamente nel pangrattato. Sciogliete il burro in una padella antiaderente e mettete a friggere le costolette, bagnandole col vino bianco, girandole ogni tanto per farle dorare da entrambi i lati. Toglietele dalla padella e lasciatele asciugare 1 minuto su un foglio di carta assorbente, quindi servite in tavola ancora calde condite con il sughetto della cottura.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

CORDON BLEU


Il cordon bleu è una cotoletta ripiena di prosciutto cotto e formaggio fondente, che si cuoce in padella o al forno. Può essere preparato artigianalmente oppure essere acquistato nella grande distribuzione come cibo preconfezionato. Il cordon bleu, nell'accezione moderna, compare abbastanza recentemente, in particolare sul finire degli anni 60 del XX secolo viene presentata questa cotoletta sul New York Times. Tuttavia, dalla metà degli anni 50 era già nota un'analoga cotoletta preparata con la carne di vitella, anch'essa di creazione statunitense. Il termine “Cordon Bleu” deriva dalla decorazione in guisa di fascia azzurra conferita dall'Ordine dello Spirito Santo e creata da Enrico III di Valois. Oggi il termine Cordon Bleu, viene utilizzato da molte scuole di cucina francese per definire prestigiosi piatti di alta cucina. Si chiama così perché è stata inventata presso la celebre scuola di cucina francese Le Cordon Bleu. Oggi giorno sono state sviluppate molte varianti che prevedono l'utilizzo di verdure o di aromi inclusi nel petto di pollo, oppure la sostituzione del petto di pollo con carne di tacchino.


3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola. 

COQ AU VIN

Pollo intero o già in pezzi 1.6 kg 
Funghi champignons 400 gr
Cipolle piccole pelate 250 gr
Aglio 2 spicchi
Brandy 50 ml
Brodo vegetale 50 ml
Olio di oliva extravergine q.b.
Farina 15 g
Sale q.b.
Pepe q.b.
Pancetta un pezzo da 300 gr
Vino rosso 1l
Cipolle 1 media
Carote 2
Rosmarino 6 rametti (circa 10 gr)
Prezzemolo 6 ciuffi (circa 10 gr)
Timo 12 rametti (circa 6 gr)
Pepe in grani 5 gr
Prendete il pollo e tagliatelo in pezzi. Tagliate la cipolla a spicchi e le carote a rondella. Mettete il pollo tagliato in una bacinella abbastanza capiente, aggiungete la carota, la cipolla, il vino rosso fino a coprirlo interamente. Aggiungete gli aghi di rosmarino, il prezzemolo precedentemente pulito e sfogliato, il timo e il pepe in grani. Coprite per bene con la pellicola e mettetelo in frigo per almeno 12 ore. Potete prepararlo la sera prima e lasciarlo in frigo tutta la notte. Trascorso il tempo necessario, filtrate il tutto, dividendo la marinatura dalle verdure e dal pollo. Fate scaldare una padella antiaderente con olio evo e schiacciate 2 spicchi d’aglio al suo interno. Aggiungete il pollo e fatelo rosolare per bene a fuoco moderato su tutti i lati per almeno per 6-7 minuti. Quando sara’ ben rosolato toglietelo dalla padella antiaderente e tenetelo da parte al caldo. Nella padella, al posto del pollo, mettete le verdure della marinatura e fatele cuocere per 2 minuti. Aggiungete poi le cipolline e lasciate cuocere per altri 3 minuti. Infine aggiungete la farina e lasciate addensare il fondo di cottura. A questo punto trasferite il pollo e le verdure in un tegame più grande, dove dovrà cuocere a fuoco bassissimo per due ore e mezza circa, sobbollendo appena. Sfumate subito con il brandy e dopo qualche minuto ricoprite il coq con il vino della marinatura, aggiungendo un mestolo alla volta. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere. Intanto che il coq au vin cuoce, tagliate la pancetta a listarelle e, dopo averli puliti, affettate i funghi (se ci dovessero essere funghi tanto piccoli potrete lasciarli senza doverli tagliare). In una padella antiaderente fate rosolare la pancetta tagliata e non appena rilascerà il proprio grasso, aggiungete i funghi e fateli rosolare per circa 6 minuti. Sfumate i funghi e la pancetta con un paio di mestoli di brodo e aggiustate di sale. Quando si saranno asciugati, unite i funghi e la pancetta al coq au vin e lasciate cuocere tutto insieme per gli ultimi 15 minuti. Aggiustate di sale e pepe se necessario: servitelo caldo in un piatto da portata.
Il coq au vin, in lingua francese gallo al vino, è un piatto tradizionale francese. La Borgogna, l'Alsazia, la Champagne e l'Auvergne ne rivendicano la paternità. Tradizionalmente, si lasciava marinare nel vino rosso anche per 48 ore, dato che in passato si usavano soprattutto carni tenaci di galletto: secondo molte ricette moderne, si preferisce usare il vino direttamente al momento della cottura, sicché prima della cottura il pollo viene soltanto infarinato e rosolato. Si usa di preferenza un galletto tagliato in pezzi. La cottura è a stufato, con aggiunta di lardo, aglio, cipolle, funghi, cognac, carote, lauro e timo.

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