martedì 17 gennaio 2023

CREMA AL LIMONE

crema al limone
Latte intero 500 ml
Uova tuorli 6
Zucchero semolato 150 gr
Fecola di patate 35 g
Farina tipo 00 35 gr
Limoni la scorza di 3
Per preparare la crema al limone, prelevate la scorza dei limoni avendo cura di non prendere la parte bianca (potete lasciare mezzo limone da parte per grattugiarne un po' a cottura ultimata della crema) e versate la scorza in un tegame in cui avete aggiunto il latte. Accendete il fuoco basso e fate intiepidire il latte (non deve raggiungere il bollore). Intanto in una ciotola ponete i tuorli, lo zucchero e lavorate il composto con una frusta. Dovrete ottenere una crema omogenea, prima di aggiungere la farina e la fecola setacciate; mescolate con la frusta per amalgamare le polveri, poi unite il latte intiepidito. Mescolate energicamente per ottenere un composto omogeneo e fluido, quindi versatelo nuovamente nel tegame filtrandolo con un colino a maglie strette per evitare che si creino grumi. Accendete il fuoco basso e cuocete la crema mescolando continuamente con le fruste, fino a quando non si sarà addensata ( ci vorranno circa 15 minuti). Quando si sarà addensata, prima di spegnere il fuoco potete grattugiare la scorza di un limone se preferite per aromatizzare maggiormente; quindi spegnete il fuoco e trasferite la crema in una ciotola, poi copritela con la pellicola a contatto e lasciatela raffreddare prima di riporla in frigorifero e poterla utilizzare poi.


5 DESSERT (2^ Edizione)

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/).Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso. 

GRANO AL VINOCOTTO

500 G. di Grano Tenero,
Vincotto di Fichi Q.B.
Gherigli di Noce Q.B.
Un paio di Melograne
Cioccolato Fondente in scaglie (Opzionale)
Sciacquate il grano, mettetelo in una grossa pentola copritelo d'acqua, e lasciatelo così fino all'indomani mattina quando sarà ponto per la cottura. Mettetelo sul fuoco, e vi accorgerete che il grano è cotto quando i chicchi tenderanno ad aprirsi leggermente. Spegnete il fuoco. Poco prima di servirlo scolatelo e conditelo in una terrina con abbondante vincotto, gherigli di noci e chicchi di melograno, e le scaglie di cioccolato fondente, se le usate.

5 DESSERT (2^ Edizione)

 

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.

BRANCALEONE FOX TERRIER

 
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).

CACCIUCCO ALLA LIVORNESE

Una buona regola è quella di avere almeno una specie ittica in ciascuno dei seguenti gruppi di ingredienti
Molluschi cefalopodi: polpo, seppia, calamaro
Molluschi bivalvi: cozze, vongole
Pesci da zuppa: pescetti della lunghezza massima 10-15 cm
Piccoli squali a tranci: palombo, nocciolo
Crostacei: cicale, scampi
Un plausibile compromesso
600 gr di pesci misti per minestra (una piccola ombrina, un piccolo pezzo di spinarolo, un filetto di sogliola...)
300 gr di piccoli polpi (o moscardini) già puliti
300 gr di seppioline (o calamaretti) già puliti
500 gr di pesci da caciucco (filetti di scorfano, filetto di rana pescatrice, filetti di palombo)
250 gr di gamberoni, scampi o cicale di mare
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
300 gr di polpa di pomodoro
1 bicchiere di vino bianco
2 spicchi d'aglio
un pizzico di peperoncino
olio extravergine d'oliva
sale
pepe
pane tostato per servire
Pulite i pesci per brodo, desquamateli ed eliminate le branchie e le viscere. Tagliate a pezzi i pesci per il brodo. Versateli in una pentola capiente assieme a 1 carota, 1 cipolla e a un pezzettino di sedano. Versate 1 litro d’acqua bollente. Portate il tutto a ebollizione, schiumate il brodo se necessario, e lasciate sobbollire il tutto per almeno un’ora. Poi filtrate e mettete da parte tenendo al caldo. Tagliate i pesci da cacciucco in piccoli pezzi. Fate un trito d’aglio. Scaldate 4 cucchiai d’olio in un tegame, versate l’aglio, il peperoncino, i piccoli polpi e le seppie. Aggiungete la polpa di pomodoro, sfumate con il vino bianco e proseguite la cottura per 10 minuti. Aggiungete poi i pesci al cacciucco, qualche mestolo di brodo di pesce e cuocete il tutto per 30 minuti, a fuoco basso, coprendo la pentola con un coperchio. Aggiungete qualche mestolo di brodo di pesce ogni qualvolta vi sembra necessario. Scoperchiate la zuppa, aggiungete i gamberi sgusciati (o gli scampi). Proseguite la cottura per altri 10 minuti. Spegnete il fuoco, pepate e salate la zuppa, se necessario e servitela subito accompagnandola da fette di pane tostato ben agliato. Se lo desiderate, al momento di aggiungere i gamberi sgusciati (o gli scampi) potete aggiungere anche 500 gr di cozze già pulite. Servite il cacciucco alla livornese in tavola. Nella tradizione livornese, il cacciucco viene gustato con il vino rosso.
Il cacciucco è un piatto a base di pesce, propriamente tipico della cucina livornese e viareggina. È una zuppa di pesce composta da diverse qualità di pesci, crostacei e molluschi, in genere polpi, seppie, cicale, scorfani ed altre varietà di pesce cosiddetto "povero", messo a cucinare in tempi diversi, a seconda del diverso tempo di cottura richiesto dal tipo di pesce, in salsa di pomodoro e poi adagiato su fette di pane abbrustolito e agliato poste sul fondo del piatto. La ricetta del cacciucco tradizionale prevedeva tredici specie ittiche. C'è da dire però che poi le specie utilizzate nella stragrande maggioranza delle testimonianze scritte si riducono a 6/7 tipologie ittiche, che possono variare in virtù del pescato del giorno. Non ci sono quindi regole precise sulla composizione ittica di questo piatto, ma piuttosto la scelta inequivocabile, per ottenere un buon risultato, di tutti quei pesci definiti "da zuppa".Le originiNumerose sono le ipotesi e le versioni fantasiose relative alle origini del cacciucco. Alcune lo vogliono come una sorta di simbolo della generosità popolare, un piatto nato dalla raccolta dei pesci offerti dai pescatori alla famiglia di un loro compagno morto durante una tempesta. Un'altra leggenda lo vuole simbolo delle origini di Livorno e della sua popolazione composta da un amalgama di genti e di comunità diverse: ebraiche, armene, greche, levantine, tedesche, portoghesi, francesi, anglicane e olandesi. Il fondersi delle varie culture, religioni e tradizioni, anche gastronomiche, sarebbe quindi rappresentato dal cacciucco. Secondo lo storico livornese di origine siriana Paolo Zalum, il cacciucco sarebbe stato inventato da un guardiano del Fanale, il faro del porto, al quale un editto della Repubblica fiorentina proibiva di friggere il pesce (perché l'olio doveva essere usato per alimentare la luce del faro). Da qui l'invenzione del cacciucco, che di olio ne richiede poco. L'ipotesi più verosimile, leggende a parte e dalle più importanti testimonianze scritte su testi di varia natura ed epoca, è quella di un piatto realizzato con gli avanzi della pesca rimasti invenduti.
Il nomeAnche su questo si incontrano diverse scuole di pensiero. La più probabile e accettata dai linguisti è che il nome tragga le sue origini dal termine turco küçük, che significa 'di piccole dimensioni', in riferimento ai pezzetti piccoli che compongono la zuppa. Secondo un'altra ipotesi deriverebbe invece dallo spagnolo cachuco, il nome specifico di un pesce, simile al dentice, ma che viene usato anche per indicare il pesce, in generale. Un'altra ipotesi è che il nome derivi dal piatto tipico vietnamita canh chua cá (zuppa di pesce agra) che potrebbe essere stata introdotta a Livorno dai marinai di ritorno dall'Estremo oriente. A difesa del nome c'è stato un sollevamento popolare quando la Buitoni ha immesso sul mercato un cacciucco surgelato. Nonostante l'intervento del sindaco di Livorno per cambiare il nome della confezione da "'Cacciucco" a "Zuppa di pesce", il cacciucco surgelato è ancora in commercio. Ma non riporta più la dicitura "alla livornese".

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).





ABBACCHIO ROMANO



E' chiamato abbacchio in romanesco l'agnello giovane, lattante, il figlio della pecora presso a raggiungere un anno di età, macellato per la vendita, che ha un ruolo fondamentale nella storia della cucina romana e laziale. Il Foro Romano, era nel XV secolo sede del mercato del bestiame, è il luogo in cui, già dal 300, si teneva il mercato degli abbacchi, degli agnelli, dei castrati e delle pecore. I Papi, dopo la caduta dell'Impero Romano, vietarono alle pecore di pascolare in tutta la Campagna Romana ed imposero l'uscita da tutto il territorio in questo modo il bestiame raggiungeva i freschi pascoli degli Appennini e sfuggiva alla calura estiva. Il mercato della carne di agnello e di castrato, divenuto un grosso affare, era soggetto a norme severissime, come la dogana, editti e gabelle. Il consumo di abbacchio era considerevole nel corso della cosiddetta “agnellatura”, cioè la macellazione dei capi da uno a sei mesi di età che si teneva nel periodo compreso tra Pasqua e Giugno. Nell'agro romano, in occasione dell'abbacchiatura (uccisione degli abbacchi) e della carosa (tosatura), i pastori usavano banchettare con la pagliatella, cioè la carne più grassa dell'intestino dell'abbacchio, cotta alla brace, e la pezzata o sponsata, ossia carne di pecora tagliata a pezzi, con l'aggiunta di lardo e cipolla cotta a cardarello (fuoco) vivace. Altri preparati tradizionali con la carne di abbacchio sono le animelle, i granelli e tutte le altre regaglie (milza, fegato ed intestino tagliato a pezzi) da cucinare in padella e la mucischia o mususchia, carne spolpata ed essiccata al sole, simile a coppiette che, un tempo, i pecorai portavano con sé durante la transumanza. A Roma la stagione degli abbacchi comincia in autunno e finisce in primavera. Quella degli agnelli dura tutta la primavera, comincia a Pasqua e finisce a San Giovanni (24 giugno).
La denominazione di "Abbacchio Romano" è riservata esclusivamente agli agnelli, maschi o femmine, nati e allevati allo stato brado e semibrado, di razza Sarda, Comisana, Sopravissana, Massese, Merinizzata Italiana e relativi incroci. La carne dell'Abbacchio Romano, messa in commercio secondo differenti tagli (intero, mezzena, spalla e coscio, costolette, testa e coratella) ha un colore rosa chiaro con grasso di copertura bianco, tessitura fine, consistenza compatta, leggermente infiltrata di grasso, sapore delicato con odori tipici di una carne giovane e fresca. Caratteristica che distingue l'Abbacchio Romano è la scarsa presenza di grasso sia di copertura che infiltrato.
L'Abbacchio Romano si produce nell'intero territorio del Lazio questo grazie a vari fattori climatici che permettono di sfruttare migliori condizioni per l'allevamento degli ovini, senza provocare alcuno stress agli animali, inoltre consentono alle pecore “madri” di utilizzare i prati naturali e prati-pascolo, in modo da ottenere una particolare qualità al latte destinato all'alimentazione degli agnelli e, di conseguenza, alla carne, fattori che sono: i monti calcarei e vulcanici, colline e pianure alluvionali, con una temperatura media annuale variabile tra 13 -16° C, alle precipitazioni annuali (che vanno dai valori minimi di 650 mm, lungo la fascia litoranea, ai 1.000-1.500 mm, nelle pianure interne fino ai 1.800-2.000 mm, in corrispondenza del Terminillo e dei Simbruini). L'agnello da latte, Abbacchio Romano, è nutrito con latte materno, ma è prevista un'alimentazione integrata con alimenti naturali ed essenze spontanee. Le pecore "madri" possono beneficiare di pascoli naturali, prati-pascolo e di erbai tipici della Regione Lazio anche se è ammessa l'integrazione dell'alimentazione con foraggi secchi e con concentrati, escludendo organismi geneticamente modificati. Il pascolo può essere naturale e casuale, ma è proprio il pastore che a volte coltiva erbai che fa pascolare a rotazione per la discontinuità vegetativa dei pascoli naturali che non consente una disponibilità costante di foraggio. Agnelli e pecore "madri" non devono essere soggetti a forzature alimentari, a stress ambientali e/o sofisticazioni ormonali per incrementare la produzione. Nel periodo estivo si pratica la tradizionale monticazione cioè l'animale sfugge alla calura estiva, e le pecore “madri” possono nutrirsi di foraggi freschi. Con queste buone condizioni di allevamento le pecore “madri” non hanno nessuno stress ambientale e nutrizionale, ovviamente il loro latte e la qualità della carne dell'Abbacchio Romano sarà influenzata positivamente. Entro dieci giorni dalla nascita, agli agnelli viene messo sull'orecchio sinistro una fascetta o un bottone auricolare per identificare a quale allevamento appartengono, completo di lettere e cifre e, sul retro, il numero progressivo del capo. Gli agnelli vengono macellati ad un'età variabile tra i 28-40 giorni, ad un peso morto che può raggiungere gli 8 kg. La macellazione avviene entro 24 ore dal conferimento al mattatoio.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).


BRODO VEGETALE

2 pomodori rossi
2 carote
2 cipolle
3 coste di sedano
1 patata
1 zucchina
pepe in grani
3 foglie di alloro (o prezzemolo)
3 litri di acqua fredda
sale
Il brodo vegetale è una preparazione di base tra le più importanti e utilizzate in cucina. Viene impiegato di norma per zuppe, minestre e risotti o, in generale, per portare a cottura ricette a lunga cottura insaporendole in maniera gentile. Il punto di partenza fondamentale per un buon brodo vegetale è costituito da sedano, carota e cipolla, ai quali possono essere aggiunti altri ortaggi: pomodori, zucchine (o zucca a seconda della stagionalità) e patate, per citarne alcuni. Si prepara in pochi minuti e cuoce in un'ora e mezza. Può essere conservato in frigorifero per circa una settimana o riposto in congelatore per un periodo più lungo, magari già suddiviso negli appositi contenitori (vanno benissimo anche quelli da ghiaccio per ottenere dei cubetti). Una volta pronto potete impiegarlo per numerose ricette, ad esempio per il risotto alla zucca, quello ai funghi porcini o con fave e piselli al rosmarino. E se vi può esser utile, potete consultare anche la ricetta del brodo vegetale per i bambini.
Lavate le verdure e tagliatele a tocchetti grossolani, ad esclusione dei pomodori che priverete dei piccioli e lascerete interi. Del sedano utilizzate anche le foglie.
Trasferite tutto in una capiente casseruola insieme alle foglie di alloro e ai grani di pepe. Coprite con 3 litri di acqua fredda e ponete sul fuoco. Portate a bollore, abbassate la fiamma e fate cuocere per 1 ora e mezza coperto.
Filtrate il tutto e salate. Ora il brodo vegetale è pronto per essere utilizzato.
 
2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

TUBETTI CON FAGIOLI NERI

320 grammi pasta di semola (di grano duro)
300 grammi spinacini
100 grammi fagioli neri secchi
1 patata
1 carota
1 cipolla
1 sedano
1 foglia alloro
1 rametto rosmarino
q.b. vino bianco
q.b. olio extravergine d'oliva
q.b. parmigiano
q.b. sale
q.b. pepe
Lessa i fagioli. metti a bagno i fagioli neri in acqua fredda per una notte. disponili in una pentola con il rosmarino e l'alloro. coprili con abbondante acqua fredda e cuocili per almeno 1 ora e 30 minuti, finchè saranno teneri. a fine cottura elimina le erbe aromatiche e regola di sale. Prepara le verdure. spella la cipolla e tagliane metà a spicchietti. spella la carota, spuntala, lavala e tagliala a dadini di 1-2 cm. sbuccia la patata e riducila a dadini di 1-2 cm. lava il sedano e taglialo a pezzetti. disponi le verdure in una pentola, copri con 1,5 l di acqua fredda, porta a ebollizione, regola di sale e prosegui la cottura per 20 minuti. scola le verdure e tienile da parte. lava bene gli spinacini. Cuoci la pasta. rosola nella casseruola per 2-3 minuti la 1/2 cipolla rimasta tritata con 2-3 cucchiai di olio. unisci la pasta, mescola e irrora con 1/2 bicchiere di vino bianco. lascialo evaporare, abbassa la fiamma, unisci 2 mestoli di brodo caldo e mescola. aggiungi 1-2 mestoli di brodo caldo ogni volta che il precedente sarà evaporato e mescola. quando i tubetti saranno quasi cotti, unisci gli spinacini e aggiungi poco brodo per volta. la pasta cuocerà in circa 15 minuti e dovrà assorbire il brodo. Disponi le verdure tenute da parte e i fagioli sgocciolati nella casseruola. prosegui la cottura ancora 1 minuto e spegni. spolverizza con pepe o peperoncino in polvere e 2-3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato, mescola, lascia riposare per 1 minuto e servi i tubetti con fagioli neri.
 
2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.