Il Citrus
myrtifolia, comunemente detto chinotto, è un agrume del genere Citrus
(famiglia Rutaceae). La sua origine non è esattamente accertata. Prevale
l'opinione che si tratti di una mutazione dell'arancio amaro che col tempo si è
sviluppata nella specie oggi conosciuta.
L'albero raggiunge al massimo i 3 metri e ha rami spesso
diritti con ramificazioni brevi e compatte. Le foglie sono piccole, coriacee, e
ricordano quelle del mirto, da cui il termine specifico derivato dal latino.
Il fiori sono piccole zagare bianche che
crescono sia in gruppi alle estremità dei rami, sia pure con singoli fiori
vicini allo stelo. Questo particolare rende la pianta molto piacevole a
vedersi, per cui viene spesso coltivata in vaso come pianta ornamentale.
I frutti, arancioni nella maturità, sono
piccoli e schiacciati ai poli, hanno un succo molto amaro e acido. Come la
maggior parte degli agrumi, anche i chinottini possono aspettare a lungo sulla
pianta prima di venir colti. Sembra anzi che al chinotto spetti il primato,
dato che si dice possa rimanere sul ramo fino a due anni. Normalmente i frutti
maturano alla metà di giugno. La pianta teme il freddo.
Il chinotto deve il suo nome alla Cina, luogo
da cui sarebbe stato importato verso la fine del '500 o all'inizio del '600 da
un livornese o savonese. Secondo alcuni ricercatori invece la pianta sarebbe
originaria del Mar Mediterraneo dove si sarebbe sviluppata a seguito di una
mutazione gemmaria dell'arancio amaro. In questo caso il nome potrebbe significare
soltanto che si tratta di un frutto "di tipo cinese". Attualmente,
non ci sono notizie su alcun tipo di coltivazione del chinotto nei paesi
asiatici. All'infuori dell'Italia (Liguria, Toscana, Sicilia e Calabria), la
sua presenza si limita alla Costa Azzurra francese.
La pianta produce piccoli frutti amari,
tradizionalmente usati per produrre marmellate, canditi e sciroppi.
In Europa fu tradizionale, alla fine
del 1800 e fino al 1918, (la cosiddetta Belle
époque), un uso esteso dei frutti immaturi (1-2,5 cm di diametro),
parzialmente trattati per ridurre il sapore amaro e sciroppati in soluzioni
zuccherine; furono consumati assieme a bevande alcoliche (come i vini
all'assenzio), come aperitivo; il prodotto sciroppato è ancora in vendita. I
frutti, dei quali esistevano estese coltivazioni in Italia (principalmente
nella Riviera Ligure), erano esportati in vari paesi europei.
Il succo di chinotto è componente in molte
bevande digestive e in amari. La maggior parte di esso viene comunque impiegata
per la produzione dell'omonima bevanda, conosciuta in Italia appunto come
chinotto e a Malta come kinnie.
Tra gli agrumi liguri una
particolare attenzione
vogliamo dedicare al
Chinotto di Savona
Citrus myrtifolia il
chinotto è un alberello
sempreverde, originario
della Cina e della
Cocincina. I frutti,
disposti a grappoli, sono
di piccole dimensioni
(meno di g 50), della
grandezza di una grossa albicocca, sferici, ma alquanto appiattiti alla
base, apireni o con semi piccoli. La buccia sottilissima è di colore
giallo-arancio, intensamente profumata; la polpa si presenta gialla,
poco sugosa, leggermente amara e con 8-10 spicchi.
Il chinotto è ritenuto una mutazione (gemmaria) dell'arancio amaro. La
coltura più estesa, che ha fama mondiale, è quella che si fa in Liguria,
nel territorio di Savona, da circa tre secoli. Qui i chinotti si estendono
in una zona litoranea dai 2 ai 300 metri sul livello del mare, tra Varazze
e Finale, spingendosi nelle vallate retrostanti. Il chinotto si innesta su
melograno o sul Poncirus trifoliata. La produzione del chinotto ha inizio
dopo quattro anni dalla messa a dimora. La raccolta dei frutti è scalare:
da metà settembre a tutto dicembre, cogliendo un terzo di frutti verdi
e due terzi di frutti gialli e aranciati. In media una pianta può dare, nel
periodo medio di produttività, 400-500 frutti delle diverse dimensioni e
dei diversi gradi di maturazione. Commercialmente i frutti si
classificano in regolari (da 18 grammi in su), medi (9-17 g), piccoli
(meno di 9 g).
I frutti vengono confezionati in vari modi: sciroppati, canditi, al
liquore, in elisir, come marmellata e come mostarda. Mentre
l'esportazione di chinotti era un tempo molto attiva verso l'Inghilterra,
le Americhe e soprattutto la Francia (che, fino a non molti anni fa, da
sola assorbiva i tre quarti della produzione ligure), attualmente tale
commercio si è praticamente estinto.
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