mercoledì 4 gennaio 2023

STRANGOZZI UMBRI


Gli strangozzi sono una pasta lunga a sezione quadrata o rettangolare, tipica del comprensorio Spoletino ma diffusi anche in tutta l'Umbria, nelle Marche e nel Lazio. Sono chiamati anche, a seconda delle zone, stringozzi, strengozzi, strengozze, strozzapreti o strangozzo, come nel ternano, ciriole. L'aspetto è molto simile a quello dei tagliolini ma, a differenza di questi, non sono all'uovo.
Prodotto "povero" che, secondo la scheda di prodotto agroalimentare tradizionale, va realizzato a mano stendendo una sfoglia, spessa tra i 2 e i 4 mm, di pasta di farina di grano tenero, acqua ed eventualmente sale. La sfoglia è poi tagliata a strisce di circa 4 mm di larghezza e la lunghezza di circa 30 cm. Il prodotto può essere realizzato anche industrialmente con semola di grano duro tramite un processo di estrusione o laminazione, e ammatassato nella tipica forma ad 8.
La forma è molto simile anche a quella delle stringhe da scarpe, dal cui nome alcuni pensano derivi quello degli strangozzi. Secondo tale ipotesi quindi, il nome deriverebbe dalle stringhe che venivano usate, nello Stato Pontificio, dai rivoluzionari per strangolare i preti e sarebbe quindi il risultato di una fusione tra parole "stringa" e "strangolare", da qui anche le varianti "strozzapreti" o "strangolapreti". Il nome degli Strozzapreti, ovvero una tipica pasta romagnola, si rifà al contesto socio-culturale di diversi anni fa, in cui la società era costituita da padroni (pochi e molto ricchi), e da contadini/mezzadri (molti e sfortunati). Ebbene, lo volessero o meno, anche i preti facevano parte della classe dei padroni. Infatti ogni parrocchia, quale più quale meno, possedeva i suoi poderi. I preti, almeno in Romagna, hanno la nomea (spesso suffragata dai fatti) di essere golosi e per non contraddire la sana tradizione, a mezzogiorno si trovavano servito dalla propria perpetua un bel piatto di ricche tagliatelle con ragù di carne. Uno dei diversi ingredienti che componevano la sfoglia erano le uova, allora bene di valore. I contadini, spesso oberati da tanto lavoro e anche per ragioni economiche non potevano permettersi un tale regime alimentare e così, per preparare la pasta semplificavano il procedimento, limitandosi ad usare farina, acqua e sale, rinunciando alle uova. Quando perciò un prete si fermava a mangiare a casa del contadino, essendo abituato alle tagliatelle quotidiane fatte con l'uovo, faceva fatica a mandar giù quella pasta povera e quindi pareva che si "strozzasse".

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/).  Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.
 

VELLUTATA AI FUNGHI PORCINI

Aglio 1 spicchio
Brodo di verdure, 700 ml
Burro 30 gr
Cipollotto fresco 1
Funghi porcini, 500 gr
Panna fresca, 50 ml
Patate 250 gr
Pepe q.b.
Prezzemolo 1 ciuffo
Sale q.b.
Cominciate con la pulizia dei funghi: togliete la terra alla base dei gambi e sciacquateli molto velocemente per pulirli. Tagliateli poi a fette, facendo attenzione a conservare ove possibile la forma del fungo (i funghi interi verranno poi utilizzati per decorare la vellutata). Sbucciate le patate e riducetele in piccoli cubetti, affettate finemente i cipollotti dopo averli mondati. Sciogliete il burro in una casseruola, aggiungete lo spicchio d’aglio tagliato a metà e i cipollotti affettati, fateli rosolare dolcemente e poi aggiungete le patate a cubetti.  Fate cuocere le patate per circa 10 minuti, aggiungendo di tanto in tanto un mestolo di brodo, unite quindi anche i funghi e fateli saltare per altri 10 minuti insieme alle patate. Aggiungete tutto il brodo e aggiustate di sale e di pepe, togliete lo spicchio d'aglio. Quando i funghi e le patate saranno cotti, toglieteli dal fuoco (conservandone alcuni per decorare il piatto) e passateli con un mixer fino ad ottenere una crema omogenea (se dovesse risultare a vostro avviso troppo “corposa” potrete aggiungere dell’altro brodo). In ultimo aggiungete la panna fresca e un cucchiaio di prezzemolo tritato. Impiattate la crema ai funghi porcini e decorate con i funghi interi e una fogliolina di prezzemolo.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.
 

CASCÀ ALLA SARDA


Il cascà o cashcà è un cibo di derivazione araba, peculiare della popolazione di Carloforte (isola di San Pietro), nella regione del Sulcis, in Sardegna meridionale, derivato dal cuscus tunisino. La popolazione di Carloforte, di origine ligure, dal 1540 al 1738 colonizzò un piccolo territorio in Tunisia, presso l'isola di Tabarka, nei pressi di Tunisi, assumendo nell'uso alcuni cibi tunisini come il cuscus, ma modificandoli: infatti il cascà non prevede l'abbinamento con la carne. La ricetta di Carloforte, detta anche "tabarchina", prevede di mescolare alla semola diverse verdure (ceci, piselli, verza, carota, finocchio, melanzana, zucchina, cipolla) ed è aromatizzata con erbe (finocchio selvatico) e spezie: (coriandolo, cannella, chiodi di garofano, anice stellato). In passato il cascà era un piatto semplice e povero: gli elementi base della sua preparazione erano, oltre alla semola opportunamente lavorata, il cavolo cappuccio o il cavolfiore ed i ceci. Col tempo il piatto si è evoluto, ed alla ricetta base si sono aggiunte le varie verdure di stagione e la carne suina. Il piatto così trasformato è divenuto cibo della festa in epoca recente, preparato soprattutto in occasione della festa patronale di San Carlo. Da parecchi anni nel mese di aprile a Carloforte si tiene una sagra con lo scopo di valorizzare questo tipico piatto della tradizione culinaria tabarkina. Il cashcà è anche pronunciato (italianizzato) con "cascà", per quanto nella pronuncia corretta, in lingua tabarchina la "h" indichi una pronuncia a "denti serrati". Ogni anno a Carloforte si tiene la sagra del Cuscus Tabarchino (Il Cascà di Carloforte).

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

RISO E LATTE

un litro di latte,
mezzo litro di acqua,
400 g di riso e sale.
Si porta il latte ad ebollizione insieme al sale, all'olio e all'acqua; si aggiunge il riso rimescolando di frequente in modo da evitare che si attacchi e si serve caldo.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

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RISI E BISI

Risi e bisi è un piatto italiano, tipico della cucina veneta ed in particolare veneziana, vicentina e veronese, a base di riso e piselli. Si tratta di un primo piatto che, per la sua consistenza non troppo densa né troppo liquida, viene considerato a metà tra un risotto ed una minestra e che è particolarmente adatto sia nei mesi invernali che in quelli primaverili. Nella Provincia di Vicenza il piatto viene preparato con ingredienti tipici del territorio come il riso di Grumolo delle Abbadesse, che costituisce una caratteristica varietà di riso vialone nano, e con bisi di Lumignano, che vengono prodotti anche nelle aree limitrofe al comune di Longare, dove le coltivazioni sono riparate dai Colli Berici, rendendo queste zone particolarmente adatte alla crescita delle coltivazioni. La quantità di piselli qui raccolta resta comunque contenuta e viene assorbita per la maggior parte dai ristoratori locali. Per la realizzazione del piatto tipico viene impiegata ogni parte dei piselli, compresi i baccelli i quali, una volta puliti, vengono immersi in acqua e bolliti per ottenere un brodo piuttosto denso che, una volta filtrato, verrà unito ai piselli ed al riso per consentirne la cottura. Anche la pancetta fa parte della ricetta tradizionale dei risi e bisi e viene utilizzata per dare maggiore sapore al piatto.
Storia
La densa zuppa di riso e piselli è un piatto che appartiene all'antica tradizione culinaria della Serenissima Repubblica di Venezia e che si diffuse rapidamente alle pianeggianti aree interne una volta che questa si estese fino a comprendere anche i territori del vicentino. Con l'intensificarsi delle relazioni commerciali tra Venezia e Vicenza i prodotti agricoli circolavano su tutto il territorio e i piselli coltivati alle pendici dei Colli Berici raggiungevano anche la città lagunare, dove erano particolarmente apprezzati. Risi e bisi divenne così il piatto celebrativo della primavera, dato che era questa la stagione in cui avvenivano i primi raccolti di piselli, e veniva offerto al Doge nella sala dedicata ai banchetti del Palazzo Ducale in occasione dei festeggiamenti del patrono San Marco il 25 aprile. È possibile però che l'origine del piatto possa essere ancor più antica poiché legata ai Bizantini con i quali Venezia è stata a lungo collegata e che erano soliti creare pietanze a base di riso unito ad altri ingredienti.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

LASAGNE CON CARCIOFI E GRANSEOLA



1 spicchio aglio
200 millilitri brodo vegetale
1 cucchiaio burro
4 cipollina borettana
1 granseola
q.b. mandorla
q.b. olio extravergine d'oliva
q.b. pepe
q.b. sale
200 millilitri vino bianco
q.b. prezzemolo
250 grammi lasagne
1 limone
1 cucchiaio farina
q.b. pane grattugiato
4 carciofo
1 scalogno
q.b. timo
Lessa 1 granseola per 15 minuti in acqua salata, scolala, aprila, raccogli in una ciotola il corallo e la polpa scura che lo circonda. Estrai la polpa bianca dal corpo centrale e dalle chele e condiscila con olio, il succo di 1 limone, pepe e 1 manciata di prezzemolo tritato. Prepara un soffritto con 1 spicchio d'aglio, 4 cipolline borettane e 2 cucchiai di olio. Unisci il corallo e la polpa scura tritati, sfuma con 100 ml di vino bianco, completa con la polpa bianca. Scalda in una padella 1 cucchiaio di burro e 2 di olio, unisci 1 scalogno tritato, 1 presa di foglie di timo e 4 carciofi affettati. Saltali nel condimento e bagnali con 100 ml di vino bianco. Setaccia 1 cucchiaio di farina sui carciofi, mescola, bagna con 200 ml di brodo vegetale e addensa il fondo di cottura. Riduci in crema metà dei carciofi e mescolali con quelli affettati. Prendi 250 gr di lasagne fresche. Imburra uno stampo e alterna strati di pasta, carciofi e granceola, finendo con la pasta. Cospargi di pangrattato, mandorle a fette e fiocchi di burro. Inforna a 180° per 40 minuti. Fai riposare e servi.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

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MALTAGLIATI CON FAGIOLI E PESTO D'OLIVE



250 grammi pasta all'uovo
400 grammi fagioli borlotti in scatola
1,5 litri brodo vegetale
100 grammi prosciutto crudo
50 grammi olive taggiasche
1 rametto rosmarino
1 cuore sedano verde
1 ciuffo finocchietto selvatico
1 scalogno
q.b. olio extravergine d'oliva
q.b. sale crea lista della spesa
1maltagliati con fagioli e pesto di olive
Sbuccia e trita finemente lo scalogno, riduci il prosciutto crudo a dadini e falli soffriggere dolcemente in una casseruola con 4 cucchiai di olio. unisci i fagioli e il brodo bollente e prosegui la cottura per 20 minuti. Taglia le sfoglie di pasta in losanghe irregolari. stacca le foglioline di rosmarino e tritale finemente con le foglie del cuore di sedano (le coste vi serviranno per un soffritto o una minestra), il finocchietto, le olive snocciolate e 4 cucchiai di olio. dovrai ottenere un pesto omogeneo. trasferiscilo in una ciotola e regola di sale. Aggiungi le losanghe di pasta alla zuppa e cuocile per circa 2 minuti. Togli la pasta e fagioli dal fuoco, incorpora il pesto preparato, mescola e servi i maltagliati con fagioli e pesto di olive, a piacere, con un filo di olio crudo.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.


LINGUINE ALL'ASTICE

2 scalogni
1 astice
320 grammi pasta di semola (di grano duro)
1 peperoncino
q.b. vino bianco
1 bicchierino brandy
q.b. timo
q.b. prezzemolo
q.b. sale
q.b. pepe
100 grammi pomodoro polpa
1 spicchio aglio
q.b. basilico
q.b. olio di oliva extravergine
Le linguine con l'astice sono un piatto di mare raffinato e gustoso ideale per una cena o un pranzo importante. A dare importanza a questo piatto è proprio l'astice che è un crostaceo molto delicato per cui deve essere venduto ancora fresco o si preferisce acquistarlo surgelato. Viene usato in cucina per i sughi che accompagnano linguine o spaghetti. Ma questo crostaceo si può gustare anche lesso o insaporito da una salsa preparata con succo di limone, olio, sale, pepe e prezzemolo tritato. L'astice come tutti frutti di mare si abbina perfettamente con vini bianchi secchi o con le bollicine.
La ricetta delle linguine all'astice parte proprio con la preparazione dell'ingrediente base del piatto. Prendi l'astice (di 600-700 g), lavalo e taglialo a metà con un trinciapollo ed estrai la polpa, elimina il sacchetto di sabbia che contiene e stacca le chele, le zampette e la testa rompendole con l'aiuto di uno schiaccianoci o pestacarne. Questo procedimento dovrà servire a fare in modo che la polpa rilasci tutti i liquidi saporiti in essa contenuta.
Metti in un tegame 2 cucchiai di olio e fai appassire il trito di uno scalogno insieme ai gusci che farai saltare per qualche istante sfumandoli con mezzo bicchiere di vino bianco.
Aggiungi un mestolo di acqua, peperoncino, un mazzetto di timo, basilico e sale quanto basta in modo da preparare il fumetto. Porta ad ebollizione e abbassa la fiamma per far cuocere il tutto in 15-20 minuti unendo altra acqua se necessario. Alla fine dovrai ottenere un brodo molto ristretto.
Ora fai un soffritto con aglio schiacciato, lo scalogno restante e 3 cucchiai di olio per poi aggiungere la polpa dell'astice. Sala quanto basta, irrora con con il brandy e fai fiammeggiare.
Dopo aver fatto rosolare la polpa versa il fumetto facendolo passare da un colino a maglie fini e unisci la passata di pomodoro, che deve essere abbastanza densa. Fai cuocere a fuoco moderato per far asciugare il sugo.
Nel frattempo cuoci le linguine bene al dente e versale nella padella. Togli dal fuoco e lascia insaporire il tutto per qualche istante.
Servi le linguine all'astice su un piatto, aggiungendo una spolverata di prezzemolo fresco tritato.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

QUATÀRA DI PORTO CESAREO

secondo di pesce

La Quatàra di Porto Cesareo, conosciuta localmente anche come quataru ti lu pescatore o anche come uatàra alla cisàrola, è una zuppa di pesce preparata a Porto Cesareo e nel resto del Salento nella provincia di Lecce. Ha ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T). Prende il nome quatàra dalla caldaia in rame con cui veniva originariamente preparata. Le origini del piatto risalgono alle zuppe fatte con lo scarto del pescato a bordo dei pescherecci salentini al largo per battute di pesca di più giorni.

3 SECONDI PIATTI 
(2^ Edizione)

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

SARDE A BECCAFICO

secondo di pesce
Alloro diverse foglie
Sarde fresche 800 gr
Arance il succo di mezza
Miele 1 o 2 cucchiaini
per il ripieno
Pangrattato 50 g
Uvetta 25 g
Prezzemolo tritato q.b.
Pinoli 25 g
Acciughe (alici) 2 filetti
Zucchero 15 g
Sale 1 pizzico
Pepe macinato q.b.
Olio di oliva extravergine q.b.
Per preparare le sarde a beccafico, accendete il forno a 200°, e cominciate a pulire tutte le sarde squamandole, svuotandole delle interiora e privandole di testa e lisca, ma lasciando la coda. Lavatele, asciugatele delicatamente ed apritele a libro stando attenti a non dividere le due metà attaccate dal dorso. Mettete in una padella un filo d'olio e il pangrattato, quindi fatelo dorare a fuoco dolce, mescolando continuamente e stando attenti a non bruciarlo, poi mettetelo in una terrina. Mettete l'uvetta sultanina in ammollo in acqua calda e lasciatela rinvenire. Tritate il prezzemolo e le acciughe dissalate. Unite al pangrattato i pinoli, l'uvetta ben strizzata, il prezzemolo, le acciughe dissalate e tritate, lo zucchero, il sale e il pepe secondo i vostri gusti. Con un cucchiaio di legno amalgamate bene tutti gli ingredienti disponete questo composto sulle sarde (in modo che la pelle resti all’esterno), arrotolatele su se stesse cominciando dalla parte della testa, cosicché la coda resti all’esterno; ungete una teglia con dell'olio adagiatele a mano a mano ben ravvicinate in una teglia unta d’olio, ponendo tra una e l’altra una (o mezza) foglia di alloro. Le foglie di alloro possono essere sistemate anche in orizzontale tra una sarda e l'altra. Quando avrete finito di disporle nella teglia, cospargetele col composto di pangrattato rimasto e irroratele con un composto formato da questi ingredienti rimasti: olio, succo d’arancia e miele. Infornate le sarde a beccafico a forno caldo per circa 20-25 minuti. Tradizionalmente le sarde a beccafico non si mangiano appena tolte dal forno; la teglia va lasciata coperta per mezz’ora e solo allora si servono in tavola.
Le sarde a beccafico, in siciliano sardi a beccaficu, sono una preparazione di sarde tipica della gastronomia siciliana, in particolare palermitana. È un piatto tipico siciliano e come tale è stato ufficialmente riconosciuto e inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).
Caratteristiche
Il piatto consiste nel preparare le sarde al forno arrotolate intorno a un composto di pan grattato, aglio tritato, prezzemolo tritato, uva sultanina, pinoli, sale, pepe e olio d'oliva. Il piatto appartiene alla tradizione popolare e si trova spesso in vendita nelle friggitorie dei mercati palermitani - come la Vucciria - ma anche a Trapani, Agrigento, Catania e nei vari comuni delle relative province. Le sarde a beccafico sono considerate un secondo ma vengono anche servite come ricco antipasto soprattutto nei pranzi cerimoniali.
Storia
Il nome del piatto deriva dai beccafichi volatili della famiglia dei Silvidi. In passato i nobili siciliani li consumavano, dopo averli cacciati, farciti delle loro stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma inavvicinabile al popolo in quanto bene di lusso. I popolani palermitani ripiegarono quindi sulle materie prime che potevano permettersi ovvero le sarde. Per imitare il ripieno d'interiora si pensò di utilizzare la mollica di pane, i pinoli e poco altro.
Preparazione
La preparazione del piatto prevede due momenti distinti, in uno si preparano le sarde eviscerandole togliendo la lisca e la testa, nell'altro si provvede a preparare la farcia. Infine le sarde prima di essere infornate si arrotolano sulla farcia e si fermano con uno stuzzicadenti. Esistono ovviamente diverse varianti che si differenziano prevalentemente per le modalità di cottura, al forno o impanate e fritte.
Sarde a beccafico preparazione classica (alla palermitana)
Le sarde vengono squamate, eviscerate, private della lisca centrale e della testa, lavate ed asciugate. Si prepara anche la farcia facendo indorare il pan grattato e aggiungendo l'aglio e il prezzemolo tritato, i pinoli, l'uva sultanina e un cucchiaio di zucchero, poi sale, pepe e mezzo bicchiere di olio d'oliva. Quando il composto risulta amalgamato se ne distribuisce una piccola quantità su ciascuna sarda ben distesa che infine vi viene arrotolata intorno. Le sarde così preparate sono infornate unte con un intingolo a base d'olio, succo di limone, sale, pepe e alternate da foglie d'alloro. Vengono cotte per 15 minuti e si servono fredde.
Sarde a beccafico alla catanese
A differenza di quelle classiche (palermitane) si aggiunge nella farcia il caciocavallo, inoltre - anziché arrotolarle sulla farcia - le sarde sono disposte una sopra l'altra, a due a due, impanate e fritte.
Spiedini di Sarde a beccafico
Una terza versione prevede che le sarde farcite (anche col caciocavallo) e arrotolate vengano infilzate su uno spiedino alternando, una sarda e una foglia di alloro ed uno spicchio di cipolla. Gli spiedini così ottenuti vengono cotti in forno.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

FRITTURA DI PESCE ARGENTINA

Argentini 250 gr.
semola per impanatura qb
olio EVO per friggere qb
Sciacquare velocemente gli Argentini in acqua corrente; asciugarli con un canovaccio. Scaldare nel frattempo l’olio in una padella; passare gli Argentini nella semola e scrollarli con un colapasta per togliere la farina in eccesso. Friggere gli Argentini in olio caldo rigirandoli una volta. Scolarli e metterli su carta paglia per far assorbire l’olio in eccesso. In ultimo salarli leggermente.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

OSSOBUCO

secondo di carne

Carne bovina
burro
pomodoro
cipolla
L'ossobuco è un taglio di carne di bovino, da cui deriva un tipico piatto della cucina milanese. Vi sono vari modi di prepararlo. Può essere servito come seconda portata, ma solitamente accompagna il risotto allo zafferano. La parte da cucinare proviene dalla tibia della vitella da latte, da cui si ricavano fette di circa 3-4 cm di altezza, contenenti l'osso che, nel piatto mostra, appunto, il buco contenente il midollo. Parte integrante della ricetta dell'osso buco alla milanese è la gremolada, trito finissimo a base di acciughe, aglio e prezzemolo.


3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).


BRACIOLA DI CAPRA DI SIANO

La pastorizia è un'attività molto diffusa nei territori del Salernitano, e in particolare nei dintorni del comune di Siano, sovrastato dal monte Porchia; qui, i pascoli sono costituiti da essenze arbustive, e risultano particolarmente adatti alla specie caprina. Proprio alla diffusione dell'allevamento caprino si fa ricondurre quella della ricetta delle braciole di capra, di antichissima tradizione e tramandata oralmente di generazione in generazione. La braciola di capra è un involtino di carne di capra ripieno di pecorino ed erbe aromatiche e cotto in umido con sugo di pomodoro. La sua ricetta classica prevede che la spalla e la coscia di capra adulta vengano pulite accuratamente e private delle ossa, ma non della pelle, e poi tagliate in pezzi abbastanza grandi da poter essere utilizzati come involtini. Gli involtini vanno riempiti con aglio, prezzemolo, sale, pepe, formaggio e pecorino stagionato e, una volta chiusi con uno spago da cucina legato ben stretto, vanno soffritti in olio extra vergine e aceto di vino bianco. Una volta raggiunta la giusta doratura, vanno scolati e cotti a fuoco lento in un tegame con sugo di pomodoro e acqua. Gli involtini hanno un gusto molto particolare e fortemente aromatico, che si fonda sull'equilibrio di tutti gli ingredienti utilizzati.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.