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martedì 14 marzo 2023

CONOSCERE I LIQUORI

 



Un liquore è una bevanda spiritosa dal sapore dolce, ottenuta mediante aromatizzazione di alcol o di altre bevande spiritose. L'aromatizzazione può essere fatta con olii essenziali, oppure ottenuta tramite macerazione (a freddo), infusione (a caldo) o percolazione dell'alcol con erbe o sostanze aromatiche. Per realizzare il liquore vengono inoltre aggiunti: la parte dolce (solitamente sciroppo di zucchero), acqua per portare il liquore alla gradazione desiderata, ed eventualmente coloranti. A volte si usa erroneamente il termine "liquore" per indicare anche i distillati (o acquaviti) che costituiscono un'altra famiglia di bevande spiritose e che a differenza dei liquori vengono ottenuti mediante distillazione di prodotti fermentati, senza aggiunta di zucchero e aromi.

Il vermut o vermutte oppure, con grafia francese, vermouth, è un vino liquoroso aromatizzato ideato nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano a Torino, che scelse questo nome riadattando il termine Wermut, con il quale viene chiamata, in lingua tedesca, l'artemisia maggiore. Il vermut viene ottenuto da vini bianchi zuccherini dal sapore neutro e delicato (bianco secco), da alcol a 95–96°, da zucchero (saccarosio) e da piante aromatiche, delle quali la più importante è l'assenzio maggiore (Artemisia absinthium L.) una pianta della famiglia delle Asteraceae. Il Vermut ebbe il merito di permettere l'utilizzo di vini giovani ad alta gradazione, surrogando le sapidità tipiche dell'invecchiamento attraverso l'aggiunta d'una particolare miscela di erbe aromatizzanti. La mistura registrò una grande diffusione, sia per la gradevolezza del gusto, sia per l'inferiore costo di produzione, e venne immediatamente adottata in gran parte dell'Europa. Per legge (n. 224 del 25 gennaio 1934) il termine vermut è riservato ad un prodotto ottenuto da vino di produzione nazionale addizionato di sostanze aromatiche e amaricanti permesse.
La gradazione alcolica non deve essere inferiore al 16% in volume e il contenuto in zuccheri complessivi, espressi come zucchero invertito, non inferiore a 14 grammi per 100 ml. Nei vermut indicati come secchi o dry il contenuto alcolico minimo è del 18% e gli zuccheri non possono eccedere i 14 grammi.
Il vermut si beve specialmente come aperitivo ed entra nella composizione di molti cocktail, tra quali famoso è il Martini ma può anche essere usato per cucinare carni. Ci sono vari stili di vermut, generalmente distinti per colore (rosso, bianco e rosato) e per gusto (dolce, secco, extra secco e chinato). L'uso del caramello come dolcificante e colorante è riservato al vermut rosso.


Il porto, o vino di porto, è un vino liquoroso portoghese prodotto esclusivamente da uve provenienti dalla regione del Douro, nel nord del Portogallo, sita a circa 100 chilometri a est della città di Porto.
La peculiarità maggiore del porto, oltre al clima in cui maturano le uve, è la sua fermentazione incompleta, fermata (mutizzata) ad uno stadio iniziale tramite l'aggiunta di alcol vinico, ottenuto da distillazione del vino contenente circa il 77% di alcol. In questo modo il vino risulta naturalmente dolce - a causa del residuo zuccherino derivante dall'uva che i lieviti non hanno potuto trasformare interamente in alcool perché inibiti dalla concentrazione elevata di etanolo che può raggiungere livelli compresi tra il 19 e il 22%.
Sono noti sette tipi fondamentali di vino di porto: le categorie base, bianco, ruby e tawny, poi i tipi più pregiati, Tawny invecchiato (aged tawny può essere commercializzato dopo 10 anni di invecchiamento, fino a 40), Colheita, LBV (Late Bottled Vintage), e Vintage, in assoluto il più pregiato. Il vino di porto è tradizionalmente un assemblaggio, tra uve provenienti da diversi vigneti, vinificate con tecniche differenti, di diverse annate; tuttavia un nuovo tipo di prodotto detto Single quinta (proveniente da una sola tenuta), ha conosciuto un successo crescente negli ultimi anni.

Il rosolio è un tipo di liquore, o meglio una soluzione liquorosa derivata dai petali della rosa, che viene utilizzata come base per la preparazione di altri liquori di vario sapore.
È molto diffuso soprattutto nel Sud Italia e in Piemonte. In particolare, in Sicilia sin dal Cinquecento veniva prodotto in casa e offerto agli ospiti in segno di buon augurio. Nell'isola sono state sperimentate varie ricette di rosolio, tra cui quelle realizzate con agrumi, caffè, anice e menta.
Il Vocabolario della Lingua Italiana di Zingarelli definisce il rosolio come “liquore preparato con alcol, zucchero e acqua nella stessa proporzione, con in più un’essenza che gli dà nome”: quindi, rosolio alla rosa, rosolio alla menta, ecc. L’etimologia che gli attribuisce è quella di ros solis; cioè rugiada di sole. Drosera e rosolida provengono dal greco col significato di coperto di rugiada, infatti le drosere sembrano essere ricoperte di rugiada. Con la Drosera rotundifolia L. la farmacopea faceva un elisir denominato ros solis, originario della Dalmazia. La parola ros solis si sviluppò in rosolio, interpretato come liquore fatto con delle rose. Di conseguenza i petali delle rose servono a poco nella definizione del nome.
A Ficarra, in provincia di Messina, una particolare ricetta consigliava di prepararlo tenendo imbottigliati insieme per una settimana l'alcool (a cui erano stati precedentemente aggiunti le scorze di tre arance macerate per quaranta giorni e della vaniglia) e uno sciroppo realizzato semplicemente con zucchero e acqua.

Il concerto è un tipo di rosolio prodotto nella costiera amalfitana.


Il nocino, o nüsèin in dialetto modenese è un liquore italiano originario della provincia di Modena ottenuto dal mallo della noce, a mezzo di infusione in alcool.
Origine e leggenda
Le origini del liquore sono incerte. Si sa che esistono versioni di liquore di noci in molti paesi europei, dall'Italia, agli Urali, all'Inghilterra. Documenti romani antichi riportano che i Picti, cioè i Britanni, si radunassero nella notte di mezza estate e bevessero da uno stesso calice uno scuro liquore di noce. Successive fonti riportano che tra i francesi era in uso un liqueur de brou de noix o ratafià di mallo.
Probabilmente dalla Francia fece il suo ingresso in Italia, diffondendosi prima nella zona del Sassello e poi nel Modenese. Il noce mantenne sempre un alone di leggenda, legato alla presenza di streghe e incantesimi, che si comunicò alla preparazione del liquore. Tradizionalmente, infatti, le noci venivano raccolte nella notte di San Giovanni dalla donna più esperta nella preparazione che, salita sull'albero a piedi scalzi, staccava solo le noci migliori a mano e senza intaccarne la buccia.
Lasciate alla rugiada notturna per l'intera nottata, si mettevano in infusione il giorno dopo. La loro preparazione terminava la vigilia di Ognissanti, cioè la notte del 31 ottobre. Nella raccolta la tradizione chiede di non usare attrezzi di ferro. Il metallo, infatti, intaccherebbe le proprietà delle piante officinali. È un fatto che i vegetali tagliati con lama di metallo ossidano prima e appassiscono più in fretta di quelli tagliati, ad esempio, con una lama di ceramica. L'usanza è comunque molto antica e già i druidi la seguivano cogliendo il vischio con un falcetto d'oro.
Tutela
A Spilamberto in provincia di Modena esiste dal 1978 l'associazione Ordine del Nocino Modenese che ha lo scopo di organizzare, promuovere e sostenere iniziative e manifestazioni atte a tutelare, valorizzare e diffondere l'antica tradizione del nocino. In origine l'Ordine era formato da sole donne, ed anche oggi, pur con qualche concessione alla parità dei diritti, la maggioranza del Consiglio è formato da donne. Questo per ricordare le origini del nocino, legate soprattutto alle "rezdore", che nelle case contadine erano le depositarie della tradizione della produzione di questo liquore. Tutti gli anni, nei mesi di gennaio e febbraio, l'Ordine organizza un Palio aperto a tutti coloro che producono per passione il nocino e che vede premiato il migliore dei concorrenti il giorno di S. Valentino (14 febbraio).
Inoltre da alcuni anni l'Associazione organizza eventi legati alla tradizione della "Guazza" di S. Giovanni, ossia della magica rugiada che scende nella notte fra il 23 ed il 24 di giugno. L'Ordine inoltre organizza corsi per imparare a produrre, a degustare e a valutare il nocino, formando così gli assaggiatori e i maestri assaggiatori che andranno a condurre il Palio. A Modena è da anni operante l'Albo Assaggiatori di Nocino Tipico di Modena "Il Matraccio“, associazione no profit che si occupa di diffondere questo prodotto attraverso una scuola itinerante per allievi assaggiatori di Nocino Tipico di Modena.
Inoltre, in collaborazione con il comune di Castelfranco Emilia, organizza "Nocinopoli" – La città del Nocino : una serata in cui tutto è riconducibile al Nocino, il vero protagonista dell’evento. La manifestazione si svolge nel cuore di Castelfranco nella domenica più vicina al 24 giugno: la Via Emilia, che come le altre vie e piazze del centro cambia nome per l’occasione, viene chiusa al traffico automobilistico, per lasciare spazio ai numerosi stands che rappresentano i prodotti di eccellenza del territorio modenese. Oltre all’immancabile Nocino (con tutti i suoi derivati), che funge da padrone di casa, sono presenti il Parmigiano Reggiano, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, il Prosciutto di Modena, il Lambrusco, il Melone, i Borlenghi, i Ciacci, le Crescentine…), oltre a quelli provenienti da altre province e regioni d’Italia invitati per l'occasione.


Il mirto è un liquore dal sapore inconfondibile che appartiene alla tradizione popolare della Sardegna, ormai diffuso ed apprezzato anche oltre i confini nazionali. Come per tutte le tradizioni popolari, le origini di questo prodotto sono antiche. Diverse fonti le fanno risalire all'Ottocento: nelle famiglie si produceva il vino di mirto dalla macerazione idroalcolica delle bacche mature, con una miscela di alcool e acqua o acquavite, oppure con lo stesso vino. Al termine del periodo di macerazione all'estratto si aggiungeva zucchero o miele per dolcificarlo. In tempi recenti e con il Decreto Legge n. 173 del 1998, il mirto di Sardegna è stato inserito nell'elenco ufficiale dei Prodotti Tradizionali.
Rosso molto scuro o bianco ambrato, il mirto è un liquore dalle particolari proprietà digestive, consumato preferibilmente freddo dopo i pasti. Nel 1994 è stata istituita l'Associazione Produttori Mirto di Sardegna che, oltre ad aver conferito al prodotto, insieme alla Regione Sardegna, la denominazione ufficiale di Mirto di Sardegna, si è posta l'obiettivo di definire uno standard di produzione, un marchio di qualità nonché la promozione di azioni di tutela. Tra le varie iniziative c'è quella di definire un disciplinare, che prevede l'utilizzo di materia prima prodotta esclusivamente in Sardegna, la trasformazione in aziende site nel territorio regionale, l'adozione dell'infusione per macerazione, l'assoluto divieto d'impiego di additivi, con particolare riferimento ai coloranti.
Il mirto è ottenuto dalla macerazione delle bacche della pianta, e talvolta anche dalle foglie (mirto bianco), che possiedono preziose proprietà aromatiche, con l'aggiunta esclusivamente di dolcificanti come zucchero e miele. La raccolta del mirto avviene tra dicembre e gennaio, quando le bacche sono divenute mature. Di regola andrebbe fatta a mano, con appositi strumenti che 'pettinano' il ramo della pianta, senza rovinare l'arbusto.
La fase successiva dell'infusione delle bacche avviene in infusori in acciaio inox. Segue un ulteriore processo, che attraverso la separazione dell'estratto alcolico dalla frazione solida, porterà al cd 'prodotto di massa'.
Infine la dolcificazione ed i successivi passaggi di diluizione e filtrazione porteranno al liquore finito, che viene immesso in commercio in bottiglie di vetro.


La chartreuse è un liquore prodotto dai monaci certosini nelle cantine della certosa di Voiron nel dipartimento dell'Isere nella Francia.È chiamato così dal monastero della Grande Chartreuse dove era prodotto in origine, situato nelle prealpi della Chartreuse. Oggi il liquore è prodotto in una fabbrica nei pressi di Voiron, sotto la supervisione dei monaci del monastero.
La Chartreuse nacque nel 1605 quando i monaci certosini di Vauvert (Parigi), nel luogo dell'attuale Giardino del Lussemburgo, rinvennero un manoscritto con la formula di un elisir di lunga vita. A causa della sua complessità, la ricetta non venne prodotta, ma nel 1737, presso la grande certosa di Grenoble cominciarono a fare uno studio approfondito. Iniziarono quindi la produzione che rimase però limitata alle città vicine di Grenoble e Chambery. Questo elisir è tutt'oggi commercializzato sotto il nome di "Elisir vegetale della Grande-Chartreuse". La Chartreuse verde venne invece elaborata nel 1764. Durante la Rivoluzione francese i monaci, volendo conservare la ricetta, la diedero al farmacista di Grenoble, Liotard. La ricetta tornerà ai monaci alla sua morte nel 1816. La Chartreuse gialla fu commercializzata per la prima volta nel 1838.
 certosini vennero espulsi dalla Francia nel 1903, e la Chartreuse venne prodotta a Tarragona in Spagna fino al 1929, quanto ritornò ad essere prodotta in Francia, a Fourvoir. Dal 1935, a seguito di una frana a Fourvoirie, il liquore viene prodotto a Voiron dove è situata la più lunga cantina di liquori al mondo (164 m). Dal 1990, data nella quale la distilleria di Tarragona venne chiusa, la Chartreuse è prodotta soltanto a Voiron. Investiti da questa missione dal loro ordine religioso, i certosini della grande certosa sono i soli a conoscere la famosa ricetta (in realtà solo due o tre di loro la conoscono realmente). Ancora oggi la formula è rimasta un mistero nonostante i moderni metodi di indagine.
I principali liquori Chartreuse sono:
l'Elisir vegetale della Grande-Chartreuse: elaborato secondo la ricetta del 1605, la sua fabbricazione richiede l'impiego di 130 erbe ed ha il grado alcolico di 71°.
la Chartreuse Verde: il suo colore unico è dovuto alle 130 erbe che la compongono ed il suo grado alcolico è di 55°.
la Chartreuse Gialla: prodotta con le stesse piante della verde ma in proporzioni differenti, ha un grado alcolico di 40°.
Le sue etichette speciali sono:
la Chartreuse VEP (invecchiata 12 anni): 130 erbe e fiori sono impiegate nella sua produzione. Ne esistono due versioni: la Verde (55°) e la Gialla (42°). Si tratta della stessa ricetta ma l'invecchiamento prolungato dona al liquore un sapore caratteristico.
il liquore del nono centenario.
la Chartreuse 1605.
Gusto
La Chartreuse ha un sapore caratteristico molto forte. È molto dolce, ma varia fra lo speziato e il pungente. Come paragone è abbastanza simile al Liquore Strega o al Galliano. Il sapore dipende dalla temperatura di servizio. Spesso è servito con ghiaccio, e può essere aggiunto ai cocktail o in un mixer. Alcune ricette di drink richiedono soltanto poche gocce di Chartreuse, tanto è assertivo il suo aroma.


Il Centerba è un liquore aromatico tipico abruzzese ottenuto per infusione di erbe aromatiche e officinali montane. Solo la Centerba Toro può essere chiamata Centerba.  La Centerba è un liquore dalle alte gradazioni (70°, per la precisione) ricavato dalla infusione di erbe mediche (cento erbe). Inventato dal farmacista Beniamino Toro, abruzzese di Tocco da Casauria, prima utilizzato come medicamento contro la peste diviene negli anni a seguire un liquore dal gusto raffinato e secco. Il nome centerbe si riferirebbe, originariamente, ad una bevanda alcolica prodotta - a partire dal XIII secolo fino al XVII secolo d.C. - all'abbazia di San Clemente a Casauria. Attualmente il nome (Amaro Centerbe, Centerbe, Centerba, Antico Centerbe, Rosolio Centerbe) viene utilizzato per indicare vari liquori (con ricetta equivalente o simile) sia di produzione commerciale che artigianale. Il liquore raggiunge, ma può anche superare, la gradazione alcolica di 70% vol ed è uno dei più forti liquori italiani oltre che uno dei più rinomati. Viene sovente utilizzato anche come "correttivo" al caffè e in pasticceria.

Genepì (in francese Génépi o Génépy) è il nome comune di diverse specie di piante aromatiche del genere Artemisia che crescono sulle Alpi Occidentali (Artemisia umbelliformis, Artemisia genipi o Artemisia glacialis); da alcune si ricava per infusione e distillazione un liquore che porta lo stesso nome. Nella cultura popolare il fiore dell'Artemisia genipi era creduto di genere maschile (Genepì maschio) e quello dell'Artemisia mutellina di genere femminile (Genepì femmina o Genepì bianco); entrambe le specie sono cespugli di piccole dimensioni (5/20 cm di diametro e 10/15 cm di altezza).
L'Artemisia glacialis non è adatta all'infusione, perché contiene gli oli essenziali solamente nel seme. Essendo il Genepì una specie protetta, il fiore utilizzato per aromatizzare l'etanolo destinato alla produzione del liquore al giorno d'oggi è coltivato. Le coltivazioni sono localizzate per lo più In Valle d'Aosta e in Piemonte, e si effettuano a quote relativamente basse (1.900 - 2.000 m s.l.m.), mentre il genepì non coltivato cresce a quote più alte, ovvero tra i 2.200 e i 3.000 m s.l.m.


La Crema di menta è un liquore, aromatizzato alla menta. Il suo sapore è ottenuto principalmente dalla Menta della Corsica (Mentha requienii). In commercio è disponibile in una variante incolore (chiamata "bianca") ed una verde (il cui colore è ottenuto dalle foglie di menta oppure dall'aggiunta di colorante, nel caso soltanto l'estratto - e non le foglie - venga usato per fare il liquore). Entrambe le versioni hanno sapore simile e sono intercambiabili nelle ricette, a patto che il colore non abbia rilevanza. La Crema di menta è usata come ingrediente in diversi cocktail, come il Grasshopper e lo Stinger. È altresì servito come drink dopocena ed usato nelle ricette per il suo sapore (vedi cioccolato alla menta).

Bénédictine è una bevanda alcolica digestiva fabbricata a Fécamp in Normandia. Inizialmente l'élixir de santé dell'abbazia di Fécamp era stato messo a punto da un monaco veneziano, Bernardo Vincelli, nel 1510. Alchimista ed erborista, egli distillava alcune piante medicinali che si trovavano in abbondanza nel Pays de Caux, zona della Normandia. Esso era molto apprezzato dal re di Francia Francesco I. Durante la rivoluzione francese vennero svuotati conventi e monasteri, e così si interruppe la fabbricazione del prodotto, perdendosi le ricette medicinali. Nel 1863 tuttavia la ricetta fu inventata da un negoziante di vini, certo Alexandre Legrand, nelle cui mani era capitato un antico documento. Il Legrand intraprese quindi la produzione di un nuovo elisir che chiamò Bénédictine e che era costituito da 27 spezie orientali e molte piante locali come l'Angelica, l'Issopo, il Ginepro, la Mirra, lo Zafferano, il Macis, le foglie di Abeti, l'Aloe, l'Arnica, la Melissa, il Tè, il Timo, il Coriandolo, i Chiodo di garofano, il Limone, la Vaniglia, le scorze d'Arancia, il Miele e la Cannella.
Esso veniva prodotto in un palazzo-fabbrica di stile gotico e rinascimentale, costruito per Legrand dall'architetto Camille Albert.
Il successo del Bénédictine fu immediato e la produzione raggiunse quasi le 150.000 bottiglie all'anno, fin dal 1873, costringendo il suo produttore a lottare contro le contraffazioni. Per distinguere il proprio prodotto dalle imitazioni, ogni bottiglia di Bénédictine fu munita di un tappo che portava l'iscrizione: Véritable Bénédictine (Vero Bénédictine) tutto intorno, con sotto l'iniziale D.O.M. (Deo Optimo Maximo, dal latino: A Dio, il più grande, il più forte), ed un'ampia legatura di piombo attorno al collare delle bottiglie con l'iscrizione: Véritable † Bénédictine.
La ricetta attuale è ancora tenuta segreta e ne esistono tre copie, nascoste in tre posti diversi del pianeta. La morbidità del prodotto finito richiede molti processi di distillazione e circa due anni d'invecchiamento.
Materia Prima: Ciliege Marasche selezionate, raccolte fresche a giusta maturazione.
Gradi: 43% vol
Gusto: Profumo caratterizzato dalla polpa e dal nocciolo del frutto. Al palato è leggermente speziato, con sensazione straordinaria e persistente dei sapori tipici della ciliegia.
Fermentazione: Sottovuoto in tini in acciaio inossidabile a temperatura controllata, seguita immediatamente dalla distillazione per evitare fermentazioni secondarie dannose.
Distillazione Artigianale: Discontinua con il taglio delle teste e delle code, in particolari esclusivi alambicchi a vapore rinnovati da Benito Nonino per la distillazione della frutta.
La distillazione avviene molto lentamente per consentire ai componenti volatili, responsabili dei profumi, una giusta evaporazione e conseguente condensazione mantenendo intatte le preziose caratteristiche organolettiche del frutto prescelto.
Produzione: Limitata, strettamente dipendente dal raccolto d’annata.
Riposo: Da sei mesi ad un anno in recipienti in acciaio inossidabile.
Imbottigliamento: Non manuale, bottiglia in vetro trasparente da 100, 350 e 700 ml
Manuale, disponibile solo da 350 ml per l’Acquavite di lamponi.
Confezione: Singolarmente astucciata, Imballo da 6 per la capacità da 100, 350 e 700 ml
Confezione singola in legno per tutte le capacità.
Degustazione: Va servita a 12°C circa in bicchiere aperto a corolla di tulipano. Prima dell’assaggio, Frut l’Acquavite di frutta deve riposare qualche minuto nel bicchiere: ossigenandosi, i profumi si esaltano, l’armonia naso-palato si completa.
Quando berla: Bevuta, sorseggiata, centellinata alla fine di un pranzo o in qualsiasi momento della giornata, è fonte di vero piacere! Indimenticabile se usata nella preparazione di un sorbetto e del gelato di crema.


Cointreau è un famoso marchio francese che identifica l'omonimo liquore triple sec prodotto a Saint-Barthélemy-d'Anjou in Francia, vicino alla città di Angers, dall'azienda Rémy Cointreau.
La società Cointreau viene fondata nel 1849 in Francia nella città di Angers dai fratelli Adolphe e Édouard-Jean Cointreau. Il loro primo successo è un liquore a base di ciliegie, zucchero e alcool chiamato Guignolet. Sarà però un liquore preparato per la prima volta nel 1875 da Edouard Cointreau, figlio di Edouard-Jean, a base di scorze di arance amare e arance dolci, zucchero e alcool, a consacrare il successo della loro azienda. All'inizio del XX secolo il liquore comincia ad essere esportato in Europa, nel 1923 raggiunge gli Stati Uniti. Nel 1990 l'azienda si fonde con la Rémy Martin, creando la Rémy Cointreau; l'anno successivo viene quotata in borsa. Attualmente si stima in 15 milioni il numero di bottiglie vendute in oltre 200 paesi, di cui il 95% fuori dalla Francia.
Il Cointreau è un triple sec distillato in alambicchi di rame rosso, con bucce fresche ed essiccate, fiori ed oli essenziali di arance provenienti da Spagna, Africa e Brasile, spezie, acqua, alcol e zucchero. Il cointreau si presenta trasparente e cristallino, con riflessi opalescenti, dal profumo e gusto intenso di arancia e con gradazione alcolica pari a 40%. Il Cointreau viene presentato in iconiche bottiglie di vetro squadrate di colore ambrato ideate nel 1875 dal creatore del liquore Edouard 
Cointreau; la versione odierna mantiene lo stile delle bottiglie originali, leggermente rivisitato e con tappo metallico color arancione. Anche il logo è rimasto sostanzialmente invariato, con la scritta "Cointreau" inserita su un nastro piegato; il logo attuale è color arancione e molto stilizzato. Oltre ad una serie di bottiglie in edizione limitata, rivisitate da vari artisti (ad esempio Catherine Malandrino, Alexis Mabille), l'azienda ha presentato una variante del liquore.

Il Triple Sec e un liquore incolore aromatizzato all'arancia con una gradazione alcolica intorno ai 25°, ma viene prodotto anche in versioni a gradazione alta che raggiungono i 40-45 gradi, tra cui il piu famoso triple sec Cointreau (che e a 40°).
Fu prodotto per la prima volta in Francia nel 1834 da Jean Baptiste Combier a Saumur. Elemento essenziale in moltissimi cocktail, il triple sec e fatto con bucce di arance di Haiti essiccate al sole e poi immerse nell'alcool per ventiquattro ore. L'infuso cosi ottenuto si filtra e successivamente si distilla. La distillazione avviene in alambicchi di rame. In base al tipo di arance utilizzate, esistono varieta piu o meno dolci. Esistono inoltre alcune varianti, tra cui il blu curaçao (di colore blu e gusto piu dolce), il bitter orange (di colore ambra/arancione, e gusto piu secco). Queste varianti derivano dal Curaçao, un distillato molto simile al Triple sec, sempre ricavato dalle arance.




Ingredienti

500 g albicocche

300 g zucchero

400 g alcol puro

400 g acqua

2 cannella in stecca

Preparazione

Lavate e asciugate bene le albicocche, tamponatele con un telo da cucina pulito e lavato senza ammorbidente. Tagliate a metà le vostre albicocche, mettetele in un recipiente alto. Aggiungete anche i noccioli interi, tranne 3 che andrete a schiacciare. Schiacciate con un batticarne i 3 noccioli tenuti da parte e inseriteli nel recipiente. Aggiungete anche le stecche di cannella e coprite con l’alcol puro. Lasciate le albicocche in infusione per 10 giorni in un luogo fresco e asciutto. Agitate il recipiente ogni giorno. Trascorso il tempo di riposo preparate uno sciroppo: mettete in una casseruola l’acqua e lo zucchero e portate a bollore. Spegnete la fiamma al bollore e lasciate che il vostro sciroppo intiepidisca. Inserite nello sciroppo anche l’alcool facendolo scendere attraverso un colino a maglie strette. Imbottigliate il liquore di albicocche e lasciatelo riposare per sette giorni. Riprendete il liquore di albicocche e filtratelo nuovamente prima di riporlo in dispensa o in frigo.


Crème de cassis e la denominazione ufficiale di un liquore rosso, dolce, ricavato dal ribes nero, detto anche Crema di cassis o Cassis de Dijon o Creme de cassis de Dijon. E una specialità della Borgogna, tuttavia questo liquore si produce anche in altre città della Francia, cosi come nel Lussemburgo e nel Quebec. Il ribes viene raccolto e messo in infusione in alcol e sciroppo di zucchero, ma vi sono diverse ricette, tanto nella produzione industriale quanto quella casalinga. La versione moderna della bevanda apparve per la prima volta in Borgogna nel 1841, soppiantando il "ratafia de cassis". La produzione annuale e di circa 16 milioni di litri e viene consumata soprattutto in Francia. La Creme de Cassis a sua volta e l'ingrediente principale del kir, un cocktail che si beve come aperitivo.

Amontillado è una varietà di sherry proveniente dalla regione della Montilla vicino a Cordova in Spagna. È un tipo di vino liquoroso diffusosi nel XVIII secolo e particolarmente pregiato.È uno sherry fatto maturare in botti e, una volta fortificato, viene posto in barili in cui maturerà senza flor in modo da aumentarne l'ossidazione. È citato anche in letteratura in un racconto di Edgar Allan Poe, Il barile di Amontillado, e in uno di Karen Blixen, Il pranzo di Babette. Anche Joris Karl Huysmans lo ha citato nel suo capolavoro Controcorrente in cui il protagonista Des Esseintes lo degusta in una vecchia cantina parigina. Anche il celebre scrittore di gialli S.S. Van Dine, creatore dell'investigatore Philo Vance, lo cita nel suo romanzo La dea della vendetta.

maraschino
Il maraschino è un liquore d'origine dalmata, dolce e incolore a base di un tipo particolare di ciliegia il Prunus cerasus, (conosciuto anche con il nome di visciolina o amarena), avente un contenuto alcolico del 30% circa, e tradizionalmente commercializzato in tipiche bottiglie impagliate a mano. Il liquore deve il suo nome alle varietà del frutto usato in Dalmazia la marasca (cerasus acidior), dove il maraschino è nato.
La produzione del "rosolio maraschino" ebbe inizio a Zara, nella Dalmazia veneta, fin dal medioevo. La più antica ricetta fino ad oggi pervenuta, risalente al XVI secolo, la si deve ai farmacisti di un monastero domenicano della città.
La prima produzione industriale di maraschino venne avviata nel 1759 da Francesco Drioli (Fabbrica di Maraschino Drioli). Successivamente, nel 1821, il console del Regno di Sardegna a Zara, il patrizio genovese Girolamo Luxardo, aprì l'omonima distilleria, ottenendo otto anni dopo il privilegio imperiale (da cui il nome della Privilegiata Fabbrica Maraschino Excelsior). Nel giro di breve tempo il maraschino di Zara si guadagnò una notevole fama e, grazie all'intraprendenza dei produttori, divenne il primo prodotto dalmata ad essere esportato oltreoceano.
La produzione del maraschino, proseguita in seguito all'annessione della città al Regno d'Italia, venne gravemente compromessa dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale: in seguito ai tragici bombardamenti alleati (che distrussero gran parte della città e con essa le storiche distillerie) e alle rappresaglie dei partigiani titini (dei quali rimasero vittime anche gli industriali Pietro e Nicolò Luxardo, quest'ultimo affogato assieme alla moglie), gli imprenditori zaratini cercarono rifugio in altre regioni d'Italia, seguiti dalla stragrande maggioranza dei dalmati italiani che presero la strada dell'esodo in vista della cessione di Zara alla Jugoslavia (1947).
Nella penisola italiana il maraschino trovò tuttavia una patria d'adozione: Giorgio Luxardo dell'omonima industria Luxardo, stabilitosi a Torreglia nei pressi di Padova, già nel 1947 aprì una nuova distilleria ancor oggi in attività, mentre i Drioli ne fondarono una a Mira, vicino a Venezia (chiusa però negli anni Settanta); ripresero l'attività anche i Vlahov, altra storica famiglia di produttori di maraschino, per poi cederla alle distillerie Casoni di Modena, che tuttora producono il liquore. A Zara le autorità jugoslave ricostruirono invece la distilleria Luxardo, riprendendo la produzione di maraschino col medesimo nome finché, in seguito ad un'azione legale, la denominazione di fabbrica mutò il suo nome in "Maraska", che rappresenta tuttora il più diffuso marchio di fabbrica di maraschino croato.
In cucina il maraschino viene sovente impiegato per la preparazione di dolci oppure per la correzione di macedonie di frutta o di gelati. Si presta inoltre nella preparazione di cocktail (es. Aviation cocktail).
Marchi storici
Maraschino Luxardo (1821)
Distilleria Romano Vlahov
Fabbrica di maraschino Francesco Drioli (1759-1978)
Fabbrica Maraschino Stampalia
Distilleria Calligarich
Distilleria Millicich
Distilleria Magazzin
Distilleria Stanich
Maraschino di Zara (1759-1943)
Il maraschino di Zara è il liquore tipico della città di Zara, in Dalmazia, ottenuto dalla distillazione delle marasche, i piccoli frutti asprigni del marasco ( o amarasco-cerasus acidior) che alligna spontaneo in particolari siti della costa dalmata, dai quali il liquore trae il suo particolare profumo.
La sua produzione su scala industriale fu iniziata nel 1759, sotto il dominio della Serenissima, a Zara, da Francesco Drioli, mercante veneto, nel solco di quello spirito imprenditoriale veneziano che nel Veneto seppe trasformare la popolare tradizione della distillazione domestica della grappa, in un’industria raffinata e famosa, con regole e vincoli ben definiti, codificati nell’ambito dell’“Arte dell’acqua di vita”.
Francesco Drioli, perfezionò e sviluppò gli innovativi esperimenti di distillazione delle marasche iniziati dal veneziano Giuseppe Carceniga e fondò nel 1759 l’omonima fabbrica, la Fabbrica di maraschino Francesco Drioli. A fine ‘700 il suo maraschino aveva già raggiunto grande fama ed aveva conquistato i principali i mercati europei, soprattutto quello inglese. Il primo avviso pubblicitario sul Morning Post and Daily Advertiser di Londra, nel quale la ditta Johnson and Justerini informava “the nobility and gentry” di aver “just imported a large quantity of Maraschino from Zara”…of the most exquisite flavour”, risale al 17 giugno 1779 e nel 1804 l’Imperatore d’Austria aveva concesso alla sua fabbrica il titolo di Imperial Regia Privilegiata con diritto all’ uso di stemma. Richiesto dai notabili d’ Europa, dai governanti e dalle corti sovrane, la fabbrica Francesco Drioli fu fornitrice patentata con diritto all’uso dei rispettivi stemmi delle case regnanti d’Austria, Italia e Inghilterra. Navi da guerra inglesi venivano inviate dalle basi di Corfù e Malta appositamente per prelevare i carichi di maraschino per i regnanti inglesi che nelle persone del Duca di York (il futuro Giorgio V) e del Duca di Edimburgo nel 1887 visitarono la fabbrica accettando “volentieri uno scelto buffet“ nell’abitazione della famiglia Salghetti-Drioli ed acquistando “più casse di Rosolio e parecchi vasi di marasche“ (Il Dalmata, a.XXII,n.77 del 28 settembre 1877). Ma fin dagli inizi il maraschino Drioli fu soggetto a contraffazioni, piaga che perseguitò sempre la fabbrica e che non cessò nemmeno dopo la sua definitiva chiusura (1980), costringendo i proprietari a continue azioni legali. Nicolò Tommaseo commentando nel suo Via Facti, la vasta diffusione del maraschino Drioli in “ Italia” e in “tutte cinque le parti del mondo” scrisse “ in tutte bevuto e in tutte falsificato…”.
Le bottiglie quadrotte, di vetro verdolino, erano fornite dalle vetrerie di Murano. L’adozione della bottiglia impagliata, secondo l’uso veneziano per i lunghi trasporti via mare, che ne rese caratteristica l’immagine nel tempo, risale già ai primi anni dell’ 800. Fu dopo il passaggio del Veneto sotto sovranità italiana che Francesco Salghetti-Drioli, di Giuseppe, promosse la costituzione in loco di una “ Fabbrica Vetrami” per la quale fece venire da Murano manodopera specializzata e della quale fu il primo presidente.
La diffusione del maraschino rese internazionale anche il nome di Zara e stimolò il sorgere e l’affermarsi successivo di altre fabbriche, tra le quali la Girolamo Luxardo (1821) e la Romano Vlahov (1861). Tutte queste, nel loro insieme, costituirono “l’industria del maraschino di Zara” della quale Francesco Drioli è il riconosciuto fondatore.
La seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Zara ed il successivo passaggio della città sotto sovranità jugoslava, chiuse un’epoca. I proprietari delle tre più importanti distillerie, Vittorio Salghetti-Drioli, Giorgio Luxardo e Romano Vlahov, rifugiatisi in Italia, ricostruirono nell’immediato dopoguerra le loro attività rispettivamente a Mira, nel Veneziano, a Torreglia nei pressi di Padova e a Bologna. Vittorio, che era riuscito mettere a punto l’attività produttiva già entro il 1946, non ebbe difficoltà a riprendere tutti i tradizionali mercati mondiali, principalmente quelli inglese e di area anglofona, contemperando sapientemente l’antica prestigiosa tradizione della sua fabbrica con il rinnovamento delle metodiche di produzione e di sviluppo richieste dai tempi post-bellici profondamente mutati.
Con Vittorio Salghetti-Drioli, sesto e ultimo erede del ramo dalmata della storica famiglia fondatrice dell’ industria del maraschino di Zara , si concluse la sua storia familiare e, nello stesso tempo, la bicentenaria storia della Francesco Drioli, la più antica fabbrica di liquori italiana. Dopo la sua morte, l’azienda fu acquistata dalla Società Europea spa. di Milano, che, dopo breve tempo, ne sospese la produzione e chiuse l’ attività lasciando decadere il marchio (1980).
A memoria della storia del “maraschino di Zara“ resta l’importante archivio Salghetti-Drioli che, dalla seconda metà del ‘700 arriva fino al 1943. Di questo, uno spezzone è conservata in famiglia a Vicenza e, dichiarato nel 1991 di “notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni e le attività culturali, è stato inventariato dalla prof.ssa G. Bonfiglio-Dosio. Lo spezzone rimasto a Zara, confiscato dopo la guerra con il passaggio di Zara sotto la Jugoslavia, è conservato nell’Archivio di Stato di Zara (Drzavni Arhiv u Zadru) nel Fondo Tvornica F. Drioli ed è stato catalogato dall’archivista Marijan Maroja. L’archivio nel suo insieme documenta non solo la storia della fabbrica e il suo sviluppo nel succedersi delle sette generazioni di imprenditori e il loro non indifferente apporto alla storia di Zara, ma apre un ampio panorama sugli avvenimenti storici che sconvolsero l’area adriatica e che si dipanano dalla caduta della Serenissima Repubblica (1797) fino al passaggio di Zara sotto sovranità jugoslava (1945), attraversando il periodo austriaco, poi francese, quindi ancora austriaco, e infine italiano, offrendo un inedito campo di indagine a storici ed archivisti.
Dopo la guerra, a Zara, nella consapevolezza dell’importanza che l’industria del maraschino aveva avuto della storia della città, si volle riprendere l’attività produttiva e i patrimoni confiscati alle storiche fabbriche con tutte le attrezzature ancora agibili furono riuniti in un'unica intrapresa e costituirono il capitale che permise il sorgere di una nuova fabbrica con sede nell’ex opificio Luxardo denominata “Maraska“, ora Maraska Company Zadar, che continuò la tradizionale attività, ampliandola con la gamma dei liquori di assortimento e di sciroppi, e divenendo, in campo liquoristico, la più importante della Croazia.
1 litro di vino bianco
40 grammi di radici di genziana essiccate
1/2 stecca di cannella
8 chiodi di garofano
buccia di un limone BIO
300 grammi di zucchero
300 ml di alcol
Versate tutti gli ingredienti in un barattolo di vetro scuro. Lasciate gli ingredienti a macerare per 40 giorni, in un luogo buio e fresco. Trascorsa l’attesa, filtrate, unite 300 grammi di zucchero e 300 ml di alcool. Mescolate bene fino a far sciogliere completamente lo zucchero. Se occorre, filtrate ancora e imbottigliate. Aspettare almeno due o tre mesi prima di consumare il liquore di genziana fatto in casa.

Il cordiale è un liquore di origine francese, ottenuto per macerazione o infusione di erbe, frutti in alcol etilico o per aggiunta di essenze ad alcol neutro. La gradazione alcolica è di circa 40% vol e viene servito come digestivo e tonico. È il lampone che conferisce la nota aromatica di questo liquore ottenuto per distillazione dell'infuso di lampone con essenze varie. il contenuto alcolico è del 35% e il contenuto zuccherino pari al 30%. Si presenta sottoforma di gel in bustina alluminata e veniva dato, a richiesta, ai militari in servizio di leva obbligatorio.Successivamente l'espressione cordiale si è allargata andando a comprendere anche quei liquori alcolici da bersi in piccole dosi e capaci di ristorare e ridare forze, anche in contesti quotidiani come al bar. Da qui è poi nata l'espressione cordialino per intendere la tipica bottiglietta di superalcolico che possiamo trovare appunto nei bar, nei frigobar di alberghi o servita a bordo di navi e aerei.
150 gr di liquirizia,
400 ml di acqua,
300 gr di zucchero,
300 ml di alcool a 90 gradi per liquori
Mettete in un pentolino su fuoco basso l'acqua, lo zucchero e la liquirizia a pezzetti. fate sciogliere mescolando spesso per evitare che il composto si attacchi al fondo. Fate raffreddare. Aggiungete l'alcool e mescolate bene. Imbottigliate il liquore alla liquirizia e fatelo riposare in luogo fresco e buio per circa un mese.

40 g di fiori di elicriso secchi
1 l di alcol 95° per alimenti
1,6 l di acqua
200 g di zucchero
Lasciare in infusione i fiori di elicriso secchi per 30 giorni nell’ alcol al buio, poi aggiungere la metà dell’acqua. Lasciare in infusione ancora 2 giorni. Filtrare possibilmente prima con cono di stoffa (cotone), versando un po’ alla volta il prodotto dell’infusione. Alla fine fate andare nel filtro di stoffa anche la parte solida. Attendete che termini di gocciolare e poi pressate il tutto, sacchetto di stoffa compreso con uno schiacciapatate. I fiori trattengono tanto liquido. Mentre state filtrando, con l’altra metà dell’acqua, sciogliere lo zucchero a caldo. Quando lo zucchero disciolto si sarà raffreddato aggiungerlo al prodotto filtrato. Resa l 2,700 a 34,8°.


Il Curaçao è un liquore a base di scorze di laraha, un tipo di arancia dal caratteristico sapore amaro che cresce nell'isola di Curaçao, dipendenza dei Paesi Bassi. Tale pianta è una varietà di arancia amara non nativa dell'isola, ma importata dagli spagnoli. Il suolo povero di nutrienti e il clima arido di Curaçao hanno cambiato il gusto iniziale del frutto, creando questa varietà (laraha).
Scoperto per caso, il liquore fu affinato e commercializzato da una famiglia spagnola dell'isola di Curaçao, la famiglia Senior, nel corso del XIX secolo. Per fabbricare il liquore vengono fatte essiccare le scorze d'arancia, in modo da far sprigionare i dolci oli essenziali. Successivamente vengono fatte macerare in alcool, zucchero e acqua per diversi giorni per poi filtrare il tutto e aggiungendo alcune spezie. Il liquore ha un deciso gusto di arancia con gradazione alcolica e amarezza del gusto variabili a seconda del produttore. Il colore è generalmente trasparente, ma vengono spesso commercializzate versioni colorate di verde, rosso, arancione e, spessissimo, blu. Il Blue Curaçao è utilizzato principalmente per cocktail esotici come lo Swimming Pool.

Il fior di latte e la panna fresca si intrecciano per dar vita a una crema di montagna invitante e piacevole, contraddistinta da un gusto soffice e ben equilibrato. Grazie alla morbidezza del sapore e alla moderata gradazione alcolica, sono liquori adatti anche per coloro che amano un bere leggero e delicato. Ottimo per il fine pasto e in piena sintonia per accompagnare o preparare dolci e gelati. Dà un grande supporto anche per la creazione di cocktails dal sapore unico e originale.

Gradazione (% Vol.): 17 Temperatura di servizio consigliata (°C): 0
liquore di caffè
Mezzo litro di caffè forte,
500 gr di zucchero,
2 dl di alcol a 95°,
1 pezzetto di scorza d'arancia,
1 pezzetto di cannella,
1 bustina di vanillina.
Mettete lo zucchero in un vaso a chiusura ermetica e versatevi sopra il caffé, appena fatto e ancora bollente, mescolando finché lo zucchero si è sciolto. Aggiungete cannella, vaniglia e scorza di arancia e lasciate raffreddare. Unite a questo punto anche l'alcol, chiudete e lasciate riposare 3-4 giorni. Filtrate e imbottigliate e fate riposare 4 mesi circa.
Il Kahlúa è un liquore messicano al gusto di caffè, che gli conferisce un gusto deciso ma dolce. Il Kahlua contiene anche zucchero, sciroppo di mais e vaniglia.
Allied Domecq, che fu creata nel 1994 dalla fusione tra Allied Lyons and Pedro Domecq, iniziò a produrre il Kahlúa dal 1996 finché l'azienda non fu parzialmente assorbita nel 2005 da Pernod Ricard, leader nella distribuzione di liquori nel mondo dalla fusione con la svedese "Vin & Sprit" nel marzo 2008.
Il dosaggio alcolico del Kahlua spazia tra il 20% e il 35%, a seconda del mercato. Nel 2002, un'edizione speciale molto più costosa apparve sui mercati statunitense, canadese e australiano, dopo essere stato venduto precedentemente solo nei duty free. Prodotto con pregiati chicchi di arabica del Veracruz, Messico, il Kahlúa Especial ha un contenuto alcolico pari al 36%, è meno denso e meno dolce rispetto alla versione tradizionale.
Kahlúa significa "casa del popolo Acolhua" nella lingua nahuatl, parlata a Vecienz o Nuceres prima della conquista spagnola.
Il Kahlúa è usato per la preparazione di cocktail, come salsa o ingrediente in molti dessert, inclusi gelati, torte e cheesecake.
Alcuni famosi cocktail, come il B-52, Baby Guinness, Mudslide, White Russian e il Black Russian, sono fatti con il Kahlua.

Può essere anche bevuto mischiato nel caffè caldo, nel latte o sul gelato.


Crema di cacao scura
Liquore scuro al gusto di cioccolato amaro, rivela note di arancia e vaniglia: la Crema al Cacao Scura è ideale come after-dinner nonché mescolata con distillati  per cocktail dal sapore dolce.
Anche il colorito è quello tipico del cioccolato: un gusto da scoprire sorso dopo sorso.
Gradazione Alcolica 26%
Da bere assoluto, con o senza ghiaccio, o in accompagnamento a distillati per amatissimi cocktail.
Servito anche con tocchetti di cioccolato fondente ed acqua.
Crema di cacao bianca
Liquore ottenuto dalla distillazione delle fave di cacao. Gradazione alcolica: 25 %. Intenso aroma di fave di cacao tostate. Al naso si avverte una leggera nota di caffè, vaniglia e caramello. Al palato si apre con una nota dolce, successivamente si avverte un forte aroma di caffè e cioccolato fondente, nota di burro nel finale Le fave di cacao sono messe a macerare nell'alcool e successivamente sono sottoposte a distillazione

Può essere degustato liscio, in ghiaccio o come ingrediente da cocktail.


500 gr di zucchero,
700 gr di latte,
100 gr di cacao amaro,
200 gr di alcool,
1 bustina di vanillina
In una casseruola mischiate lo zucchero, il cacao e la vanillina. Unite il latte ben caldo facendo attenzione che non si formino dei grumi. Ponete la casseruola sul fuoco e mescolando sempre in un verso fate bollire per 10 minuti. Fate raffreddare la crema, aggiungeteci l'alcool e travasate nelle bottiglie.
L'angostura è un amaro ottenuto dall'infusione di chiodi di garofano, radice di genziana, cardamomo, essenza di arance amare e china in una miscela alcolica al 44.7%. Si usa nella preparazione di cocktail tra cui il Manhattan in particolar modo per aromatizzare distillati come gin e vodka e in maniera più limitata in gastronomia, nella preparazione di salse per carne e pesce.La sua invenzione si deve al dottor Johann Siegert, medico militare prussiano ingaggiato nell'Armata di Liberazione di Simon Bolivar, il fondatore dello stato del Venezuela. Il dottor Siegert curava i soldati colpiti da febbre e problemi intestinali. Dopo 4 anni di ricerche e di analisi delle virtù delle piante tropicali, sviluppò nel 1824 il suo "bitter" (amaro) per stimolare l'appetito e la digestione dei soldati ammalati.Il nome angostura (dallo spagnolo angosto, stretto nel senso nautico del termine) è il nome della città dove si era installato il dr Siegert (dal 1846 ribattezzata Ciudad Bolívar in Venezuela). All'epoca era già un porto commerciale importante visitato da navi di tutto il mondo. I marinai sofferenti di malanni dovuti alle lunghe navigazioni si curavano con il "bitter" e ne portavano con loro durante il viaggio di ritorno, facendo conoscere quindi l'angostura in tutto il mondo.

16 COCKTAIL (2^ Edizione)

Cocktail.In queste 340 pagine ho raccolto oltre 250 schede di prodotti, attrezzature e ricettepubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Mixology. Con questa parola si indica l'arte di mescolare con sapienza distillati, liquori, soft drink ed altro. Una preventiva conoscenza degli elementi che compongono un cocktail è la base del successo. Imparate a preparare quelli canonici riconosciuti dall'IBA e poi lanciatevi a prepararne dei nuovi. Oggi la disponibilità di prodotti di qualità è enormemente cresciuta grazie a metodologie di trasporto veloci e conservazione sicure. Non limitiamoci a ciò che ci propone il nostro Barman di fiducia. Se lo stimoliamo al meglio, lui ci darà il meglio.


BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini.
Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine.
Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra.

Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).