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domenica 1 gennaio 2023

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 16/16 Distillati

ARMAGNAC
L'Armagnac è un'acquavite di vino francese a denominazione di origine controllata prodotta nella regione storica della Guascogna, suddivisa tra i dipartimenti delle Landes, del Gers, e di Lot-et-Garonne nel Sud-Ovest della Francia. Prende il nome dall'antica contea di Armagnac, il cui territorio storico corrisponde all'attuale zona di produzione.
L'armagnac è a buon diritto la più antica acquavite di Francia. La sua prima menzione a stampa è del 1531, ma il manoscritto da cui deriva il libro, custodito nella Biblioteca Vaticana, è del 1310, ad opera di Vital du Four, abate del monastero di Eauze nel cuore della contea di Armagnac, che ne elencava quaranta virtù "medicinali".
Le prime tracce dell' Armagnac risalgono al Medioevo quando veniva indicato come aygue ardente (aqua vitae), distillata ed usata come medicinale nelle antiche università e nei monasteri. La produzione per uso voluttuario inizia attorno alla metà del Quattrocento e circa mezzo secolo più tardi se ne sviluppa il commercio in botte.
Il distillato, caricato a bordo di carri fino a Mont de Marsan oppure Auch veniva poi trasportato a Bayonne oppure a Bordeaux per via fluviale e da qui esportato dai mercanti olandesi in Olanda, Inghilterra e perfino nei Paesi Baltici.
La diffusione dell'armagnac è quindi anteriore di almeno un secolo a quella del cognac, il cui commercio tuttavia poté svilupparsi maggiormente grazie alla vicinanza e alle più facili comunicazioni fluviali con La Rochelle, importante porto ed emporio commerciale della Francia sudoccidentale. La regione dell'Armagnac è infatti più interna e non ha fiumi navigabili con imbarcazioni importanti, a differenza della Charente.
I vini dai quali viene ricavato l'armagnac derivano da quattro vitigni principali: l'Ugni blanc (con tale nome è conosciuto in Francia il Trebbiano, introdotto in età basso-medievale), il Colombard, la Folle blanche (detto anche Piquepoult) e il Baco blanc. Altri vitigni, meno diffusi nella zona di produzione del celebre distillato, sono il Jurançon blanc, la Clairette de Gascogne, il Mauzac, la Plainte de Graisse e il Meslier Saint-François. Il vitigno della Folle Blanche, per migliorarne la resistenza alla fillossera, è stato incrociato con l'americano Noah creando l'ibrido Baco blanc: questo è l'unico esempio di vitigno ibrido ammesso in una AOC francese.
Il mosto si ottiene per pressatura soffice, senza aggiunta di solfiti o lieviti: la fermentazione crea un vino di bassa gradazione e parecchio acido. Appena terminata la fermentazione si passa alla distillazione per mantenere intatti gli aromi del vino.
Il territorio dell'Armagnac si divide in tre zone di produzione in base alle caratteristiche dei terreni:
Bas-Armagnac, a sua volta suddiviso per tradizione antica e non ufficialmente in: Grand Bas-Armagnac, Fins Bas-Armagnac, Petits Bas-Armagnac '.
Il Bas-Armagnac è considerato come la migliore delle tre zone di produzione, in virtù del terreno sabbioso, povero di calcare, e ricco di sedimenti marini. La micro-zona del Grand Bas-Armagnac corre a cavallo del confine tra i dipartimenti del Gers e delle Landes, ed è ritenuto produrre le acquaviti in assoluto più fini ed armoniche. L'area è intensamente coltivata a vite.
Ténarèze. La zona intermedia possiede ancora qualche terreno sabbioso, ma contiene in prevalenza suoli argillo-calcarei ed argillo-sabbiosi. Le acquaviti sono affini a quelle del Bas-Armagnac in funzione dei terreni più o meno sabbiosi. È zona mista di viti e cereali; si produce circa la metà dell'armagnac rispetto al Bas.
Haut-Armagnac: questa zona è sfavorita per possedere terreni calcarei ed argillo-calcarei; le uniche zone adatte sono le cime delle colline, in cui c'è qualche deposito argillo-sabbioso. L'area produce pochissimo armagnac.
L'armagnac viene distillato in continuo con un alambicco a colonna e piatti, chiamato alembique armagnaçais (alambicco armagnacchese), a volte montato su un rimorchio ed alimentato a legna, in cui il vino scende dall'alto attraverso i piatti, viene riscaldato nella caldaia sul fondo, e risale come vapore passando attraverso i ripiani dal basso verso l'alto, dove esce distillato e viene condensato da una serpentina raffreddata.
La distillazione avviene entro l'inverno. L'acquavite ricavata viene riposta in botti di quercia guascone con capacità da 400 a 420 litri, o di altre zone francesi, e fatta invecchiare in depositi fuori terra detti chai; ad ogni anno di invecchiamento evapora una quantità di prodotto tra il 3 ed il 5%, la parte degli angeli. L'invecchiamento è variabile secondo il prodotto che si vuole ottenere, fino ad un massimo di 50 anni circa. L'armagnac viene quindi miscelato con altri armagnac, secondo il giudizio del maître de chai (cantiniere), per ottenere un prodotto armonico. infine la miscela si lascia riposare ancora qualche mese.
Terminato il periodo di invecchiamento, il prodotto viene confezionato in bottiglie scure schiacciate dette basquaise da 75 cl, o trasparenti come quelle del cognac, oppure nei tipici bottiglioni chiamati pot gascon, da 250 cl.
Dal 2010 a seconda dell'età dei distillati, le etichette riportano le seguenti sigle, o direttamente gli anni di invecchiamento:
VS oppure XXX- da uno a tre anni di invecchiamento
VSOP - da quattro a nove anni di invecchiamento
Napoléon - da sei a nove anni di invecchiamento
Hors d'âge, XO - da dieci a diciannove anni, o il millesimo di distillazione
XO Premium - da vent'anni in poi, od il millesimo di distillazione
Gli armagnac di oltre dieci anni recano l'anno di distillazione sull'etichetta se millesimati, e di solito sulla controetichetta si trova anche l'anno della messa in bottiglia, rendendo facile il calcolo del periodo trascorso in botte; oppure se sono assemblati, dichiarano l'età del distillato più giovane che si trova nella bottiglia (es. 15 Ans) .
L'armagnac è un distillato da fine pasto o da meditazione; si beve in piccoli bicchieri a ballon, o meglio a tulipano, lentamente. Entra raramente nei cocktail; è parte di un noto aperitivo guascone, la pousse-rapière; si usa per conservare frutta al liquore; infine si usa nel floc de gascogne, un mosto fortificato con armagnac, analogo al pineau des Charentes, come aperitivo.

BACARDI

Bacardi è un'azienda di produzione e distribuzione di alcolici, nota in particolare per il rum. La sua sede è ad Hamilton, nelle Bermuda. La storica azienda produttrice di rum, di origine cubana, fu fondata nel 1862 da Don Facundo Bacardí Massó. A causa degli espropri a danno di imprese private dovuti alla rivoluzione castrista, Bacardi fu costretta all'esilio da Cuba e trasferì la propria produzione a Porto Rico. Nel 1993, grazie all'acquisizione dell'italiana Martini & Rossi, storica casa torinese, Bacardi è diventata una tra le più grandi aziende mondiali per produzione e distribuzione di bevande alcoliche.

BIRNENBRAND

Sin dai tempi più remoti grappe e distillati erano prodotti dai contadini che vivevano ai piedi delle magnifiche montagne dell'Alto Adige. Il Birnenbrandt è un distillato di frutta che si ottiene dalle sole pere. Il più pregiato è il William-Christbirnen-Brand, distillato di pere Williams per cui si usano alambicchi in rame. Viene venduto in scenografiche bottiglie che racchiudono una pera intera: secondo la tradizione, il frutto veniva fatto crescere all'interno della bottiglia infilata sul ramo. Il Birnenbrand arriva ad una gradazione di 35-40 gradi.
Le pere appena raggiunta la maturazione commerciale, vengono portate in distilleria, macinate e con una macchina particolare vengono separate le parti solide (semi, picciolo e torsolo) per ottenere una purea di alta qualità. A questa purea vengono aggiunti lieviti specifici per farla fermentare in piccoli recipienti di acciaio inox a temperatura controllata poichè la finezza, la fragranza, il fruttato e le componenti aromatiche, sono elementi molto labili e facilmente degradabili con temperature di distillazione elevate.
COLORE: brillante, trasparente
PROFUMO: caratteristico di Pere Williams
GUSTO: aromatico, morbido e fruttato
TEMPERATURA DI SERVIZIO: Il Birnenbrand si presta ad essere consumato ad una temperatura molto fresca di 6-8 gradi. Ottimo anche consumato ghiacciato.

BOURBON
Il bourbon è un whiskey che prende il nome da una contea dello Stato del Kentucky.
Si dice che il reverendo Elijah Craig, nel 1789, sia stato il primo a dare il nome bourbon al proprio whiskey. Può essere distillato in tutti gli Stati Uniti, tuttavia la sua produzione ha luogo in sei Stati e più precisamente: Kentucky, California, Illinois, Pennsylvania, Indiana e Georgia. Ad ogni modo è nel Kentucky che storicamente si concentra la maggior produzione del bourbon.Nel 1964 il Congresso ha infatti riconosciuto il Bourbon Whiskey come prodotto caratteristico degli Stati Uniti, creando le Federal Standard of Identity for Bourbon le quali prevedono che:
deve essere ottenuto da una miscela costituita da mais per almeno il 51%;
deve essere distillato non oltre l’80% di alcol in volume;
deve essere naturale al 100%, alla miscela può essere aggiunta solo acqua;
deve essere invecchiato in botti di rovere americano, nuove e bruciate internamente per facilitare la penetrazione del distillato nel legno;
deve essere messo in botte con non più del 62,5% di alcol in volume;
il bourbon che rispetta tali regole, ed è invecchiato per un minimo di due anni, può essere denominato Straight Bourbon;
il bourbon invecchiato per un periodo inferiore ai quattro anni deve portare in etichetta la durata dell’invecchiamento;
la dicitura Kentucky bourbon si riferisce a un whiskey distillato ed invecchiato per almeno un anno nel Kentucky.
Produzione
La tipica miscela di cereali per il bourbon è generalmente composta dal 70% di mais ed il rimanente è dato da grano e/o segale, e orzo maltato. Questa miscela viene detta mash, è fatta fermentare attraverso un processo denominato sour mash fermentation, nel quale alla miscela viene aggiunta acqua purissima demineralizzata e un'infusione acida ricca di lieviti attivi, proveniente da precedenti fermentazioni. Dal 2005 il suddetto procedimento è utilizzato per l’elaborazione di tutti gli Straight Bourbon whiskey. Terminata la fermentazione si procede alla distillazione, solitamente a ciclo continuo con alambicco a colonna, dando vita ad un distillato incolore che con la permanenza in botti acquisterà un colore naturale più intenso.

CALVADOS
Il Calvados è un'acquavite di sidro di mela, o mela e pera, a denominazione di origine controllata prodotta nell'omonimo dipartimento francese della Bassa Normandia, nella Francia del Nord. Distillatori di mele sono citati fin dall'VIII secolo da Carlo Magno. La prima distillazione normanna nota fu compiuta dal gentiluomo Gilles de Gouberville nel 1554, e la corporazione della distillazione del sidro fu creata circa 50 anni dopo, nel 1606.
Nel XVII secolo le tradizionali distillerie di sidro si espansero, ma tasse e divieti sui brandy di sidro furono imposti ovunque, al di fuori di Bretagna, Maine e Normandia. La zona chiamata ‘Calvados’ fu creata dopo la Rivoluzione francese, ma l'Eau de vie de cidre (acquavite di sidro) era già comunemente chiamata calvados.
Nel XIX secolo la produzione aumentò grazie alla distillazione industriale e alla moda diffusa tra gli operai del Café-calva. Quando una epidemia di fillossera devastò i vigneti, per il calvados fu l'età dell'oro. Durante la Seconda guerra mondiale l'acquavite di sidro era fornita ai soldati.
Le disposizioni in materia di appellation contrôlée (denominazione controllata) diedero ufficialmente al calvados lo status di distillato protetto nel 1942. Dopo la guerra molte distillerie di sidro si ricostituirono, soprattutto nel Pays d'Auge. Molte delle strutture più simili a una tradizionale fattoria furono sostituite dalla moderna agricoltura, aumentando la produzione.
Lo schema dei nomi del calvados è stato rivisto nel 1984 e poi nel 1996. Il Pommeau, una mistella composta da succo di mela e calvados, fu riconosciuto nel 1991; si usa come aperitivo, analogamente ai prodotti simili Pineau des Charentes e Floc de Gascogne; nel 1997 è stata creata una denominazione per il Calvados Domfrontais, varietà ottenuta con il 30% di pere.
Produzione
Il frutto è colto e spremuto per produrre un succo che fermentando diventa un sidro secco. Viene dunque distillato e diviene acquavite. Dopo almeno due anni di invecchiamento in barili di quercia, può essere venduto come Calvados. Più tempo invecchia, più diventa gradevole. Solitamente la maturazione dura diversi anni. Mezza bottiglia di Calvados invecchiato vent'anni può facilmente avere lo stesso prezzo di una bottiglia intera di Calvados di 10 anni.
Doppia e singola distillazione
L'AOC calvados autorizza una doppia distillazione per tutto il calvados, ma è richiesta per l'AOC calvados Pays d'Auge.
La doppia distillazione viene effettuata in alambicchi tradizionali (‘l'alambic à repasse’ o ‘charentais’) e conferisce al prodotto aromi fruttati ricchi, complessi e delicati con un potenziale di lungo invecchiamento. La distillazione singola continua viene effettuata in un alambicco a colonna e conferisce al calvados un sapore di mela fresco e pulito, tuttavia troppo poco complesso per evolvere con un successivo invecchiamento.
Regioni di produzione e definizioni legali
Come molti vini, il Calvados è qualificato da un'AOC (DOC). Esistono tre denominazioni per il calvados:
L'area dell'AOC calvados include tutto il Calvados, la Manica e l'Orne e parti di Eure, Mayenne, Sarthe e Eure-et-Loir.
L'AOC calvados comprende circa il 70% della produzione totale.
Almeno due anni di invecchiamento in barili di quercia.
Il territorio di produzione è definito.
Le mele e le pere usate devono essere delle varietà definite per il sidro.
Le procedure nella produzione come la pressatura, la fermentazione, la distillazione e l'invecchiamento sono regolate.
Di solito la distillazione avviene in una singola colonna.
L'area più restrittiva AOC calvados Pays d'Auge è limitata a poche aree dell'est del Calvados.
Un severo controllo di qualità - uguali regole basi del calvados AOC insieme ad alcuni altri requisiti.
Invecchiamento di almeno due anni in barili di quercia.
Doppia distillazione in un alambicco (pot still).
Area di produzione definita nel Pays d'Auge.
Almeno sei settimane di fermentazione del sidro.
Controllo degli aromi aggiunti.
L'AOC calvados Domfrontais riflette la lunga tradizione delle coltivazioni di pere dell'area, producendo un unico calvados fruttato. 
Almeno il 30 per cento è di pere provenienti dalle zone previste.
Almeno tre anni di invecchiamento in barili di quercia.
I frutteti di meli devono contenere almeno il 15 per cento di alberi di pere (25 per cento dopo la sedicesima raccolta).
Calvados fermier - alcuni produttori sia all'interno che fuori dell'area del Pays d'Auge producono questo ‘calvados di fattoria', che indica un processo di produzione tradizionale di alta qualità.
Invecchiamento
L'età è solitamente menzionata con una certa scelta di parole e si riferisce alla parte più giovane della miscela. Altri scelgono di indicare l'età minima in anni. Una miscela contiene parti di calvados più vecchio. Tra i prodotti di maggiore qualità la parte più vecchia ha un'età molto maggiore di quelle sotto menzionate.
 ‘Fine’, ‘Trois étoiles *** ‘Trois pommes’ - 2 anni.
 ‘Vieux’ - ‘Réserve’ - 3 anni.
 ‘V.O.’ ‘VO’, ‘Vieille Réserve’, ‘V.S.O.P.’ ‘VSOP’ - 4 anni. Spesso venduto più invecchiato.
 ‘Extra’, ‘X.O.’ ‘XO’, ‘Napoléon', ‘Hors d'Age’ ‘Age Inconnu’ - 6 anni. Spesso venduto più invecchiato.
 ‘1973’ (millesime) - Annata (anno di distillazione).
Degustazione
Il Calvados è la base del tradizionale trou Normand, cioè "il buco normanno". Questo è costituito da un sorso di Calvados preso tra le varie portate di un lungo pasto, a volte con un sorbetto di mela, che si pensa risvegli l'appetito. Il Calvados può essere servito come aperitivo, in cocktail, tra i pasti, come digestivo o con il caffè. Un buon calvados dovrebbe naturalmente mantenere il gusto delle mele e delle pere, bilanciato dagli aromi e dall'invecchiamento. Si nota facilmente che il calvados più giovane ha un più forte gusto di mela e di pera. Più a lungo il calvados è rimasto a contatto con il legno di quercia, più il suo gusto somiglia a quello di ogni altro brandy invecchiato. Il calvados più vecchio assume un colore dorato, marrone con riflessi arancioni e rosso mogano.

FILU FERRU
Il nome preso da questo distillato sardo, deriva probabilmente dal periodo del proibizionismo, infatti la produzione di questo distillato non si fermò in questo periodo, ma continuò clandestinamente. Per non farsi scoprire, le bottiglie venivano legate dal fil di ferro e nascoste in profondità negli orti dei contadini, o nei giardini delle famiglie. Facendo fuoriuscire solo il fil di ferro per poter rintracciare la bottiglia sotterrata.
Distillato dall'alta gradazione alcolica, i cui profumi ricordano i profumi dei vini e delle vinacce di origine con cui viene prodotto. Al distillato base vengono prodotti anche acquaviti aromatizzate con le erbe spontanee di Sardegna, quale il corbezzolo e i semi di finocchietto selvatico.  La doppia distillazione viene fatta con vino e/o vinacce a temperature controllate. Come avviene per la distillazione, viene posta la cura di tagliare sempre e di conseguenza scartare la testa e la coda. Le vinacce che vengono scartate provenienti dalla produzione del vino, vengono trasportate con i tir alle distillerie preposte e autorizzate dallo Stato. Qua subiscono la doppia distillazione in appositi alambicchi. Il corpo del distillato, viene conservato in botti di rovere dove vengono affinati per circa un anno.

GRAPPA ALLE ERBE ED AI PICCOLI FRUTTI
Nel territorio montano del Friuli Venezia Giulia l’aromatizzazione della grappa con diverse piante officinali e con i piccoli frutti è radicata nella cultura popolare, da tempo immemorabile. Le piante officinali, raccolte al “momento balsamico” e dopo attenta pulitura, vengono messe in infusione nella grappa di vinaccia ed eventualmente edulcorate con zucchero, per un tempo variabile dai 15 ai 30 giorni in ambiente caldo; per alcuni preparati i recipienti vengono esposti al sole. Trascorso questo periodo, si passa alla successiva fase di conservazione durante la quale il prodotto è mantenuto per altri 15/30 giorni in ambiente fresco e buio. Trascorso questo periodo, il prodotto ottenuto viene filtrato ed imbottigliato.
Piante officinali: Salvia, Camomilla, Erba gatta, Genziana, Piantaggine, Assenzio, Timo serpillo, Pino mugo, Radicchio di monte, Achillea, Ruta.
Piccoli frutti: Ribes nero, Mirtillo, Lampone.

GRAPPA ALLE OLIVE

Il lago di Garda è famoso per l'eccellente olio extravergine di oliva ricavato da piante anche ultracentenarie che ne costellano il paesaggio e che hanno ritrovato in questo microclima un ambiente favorevole per ben svilupparsi e donare raccolti generosi.
L'abbinamento della grappa con le olive nasce da una consolidata pratica contadina tramandatasi di generazione in generazione. Anche se considerata illegale, la produzione di grappa casalinga è sempre stata quasi un fiore all'occhiello per ogni famiglia di coltivatori in tutto il Veneto, quando in tempo di vendemmia non si buttava nulla e si riciclavano così le vinacce scartate dalla lavorazione dell'uva. Non si conosce con precisione chi per primo intuì il felice abbinamento con l'oliva, peraltro adottato con successo lungo quasi tutta la sponda veronese del lago, da Lazise fino a Malcesine, ultimo baluardo in terra veneta.
Liquore di colore ramato, dal sapore morbido ed intenso, ottimo digestivo, da consumare preferibilmente fresco.

GRAPPA DEL PIEMONTE
1. Denominazione della bevanda spiritosa con indicazione geografica: "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" Categoria della bevanda spiritosa con indicazione geografica: Acquavite di vinaccia
La denominazione "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' riservata esclusivamente all'acquavite di vinaccia ottenuta dalla distillazione diretta di materie prime in ottimo stato di
conservazione ricavate da uve prodotte e vinificate nel territorioregionale, distillata e imbottigliata in impianti situati nel Piemonte.
2. Descrizione della bevanda spiritosa:
a) Caratteristiche fisiche, chimiche e/o organolettiche della categoria
- e' ottenuta esclusivamente da vinacce, ricavate da uve prodotte e vinificate nel territorio regionale, fermentate e distillate direttamente mediante vapore acqueo oppure dopo l'aggiunta di acqua;
- alle vinacce puo' essere aggiunta una quantita' di fecce non superiore a 25 kg di fecce per 100 kg di vinacce utilizzate;
- la quantita' di alcole proveniente dalle fecce non puo' superare il 35 % della quantita' totale di alcole nel prodotto finito;
- la distillazione e' effettuata a meno di 86 % vol.;
- e' autorizzata la ridistillazione alla stessa gradazione alcolica;
- ha un tenore di sostanze volatili pari o superiore a 140 g/hl di alcole a 100 % vol. e un tenore massimo di metanolo di 1 000 g/hl di alcole a 100 % vol.;
- non deve essere addizionata di alcole etilico, diluito o non diluito;
- non e' aromatizzata; cio' non esclude i metodi di produzione tradizionali individuati alla successiva lettera d);
- puo' contenere caramello aggiunto come colorante per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" sottoposta ad invecchiamento per almeno 12 mesi, secondo le disposizioni comunitarie e nazionali vigenti.
b) Caratteristiche specifiche della bevanda spiritosa rispetto alla categoria cui appartiene
- ha un tenore di sostanze volatili diverse dagli alcoli etilico e metilico non inferiore a 140 g/hl di alcole a 100 per cento in volume;
- ha un titolo alcolometrico volumico di 40 % vol..
c) Zona geografica interessata
Intero territorio della Regione Piemonte.
d) Metodo di produzione della bevanda interessata
La "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' ottenuta per distillazione, direttamente mediante vapore acqueo oppure con l'aggiunta di acqua nell'alambicco, di vinacce fermentate o semifermentate prodotte e vinificate nella regione. Nella produzione della grappa e' consentito l'impiego di fecce liquide naturali di vino nella misura massima di 25 kg per 100 kg di vinacce utilizzate. La quantita' di alcol proveniente dalle fecce non puo' superare il 35 per cento della quantita' totale di alcole nel prodotto finito. L'impiego delle fecce liquide naturali di vino puo' avvenire mediante l'aggiunta delle fecce alle vinacce prima del passaggio in distillazione, o mediante disalcolazione in parallelo della vinaccia e delle fecce e invio alla distillazione della miscela delle due flemme o dei vapori alcolici, o mediante disalcolazione separata delle vinacce e delle fecce e successivo invio diretto alla distillazione. Dette operazioni devono essere effettuate nella medesima distilleria di produzione. La distillazione delle vinacce fermentate o semifermentate, in impianto continuo o discontinuo, deve essere effettuata a meno di 86 per cento in volume. Entro tale limite e' consentita la ridistillazione del prodotto. L'osservanza dei limiti previsti deve risultare dalla tenuta di registri vidimati in cui sono riportati giornalmente i quantitativi e il tenore alcolico delle vinacce, delle fecce liquide naturali di vino avviate alla distillazione, nonche' delle flemme, nel caso in cui l'avvio di queste ultime alla distillazione sia effettuato successivamente alla loro produzione. Nella preparazione della "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' consentita l'aggiunta di:
- piante aromatiche o loro parti, nonche' frutta o loro parti che rappresentano i metodi di produzione tradizionali. Le indicazioni devono essere riportate nella denominazione di vendita della "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte"; - zuccheri, nel limite massimo di 20 grammi per litro, espresso in zucchero invertito in conformita' alle definizioni di cui al punto 3, lettere da a) a c) dell'Allegato I del Regolamento CE n. 110/2008; - caramello, solo per la grappa sottoposta ad invecchiamento almeno dodici mesi, secondo le disposizioni comunitarie e nazionali vigenti. Nella presentazione e nella promozione e' consentito l'uso dei termini "vecchia" o "invecchiata" per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte"sottoposta ad invecchiamento in botti, tini ed altri recipienti di legno non verniciati ne' rivestiti, per un periodo non inferiore a dodici mesi, in regime di sorveglianza fiscale, in impianti ubicati nel territorio della Regione Piemonte.
Sono consentiti i normali trattamenti di conservazione del legno dei recipienti. E' consentito altresi' l'uso dei termini "riserva" o "stravecchia" per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" invecchiata almeno 18 mesi. Puo' essere specificata la durata dell'invecchiamento, espressa in mesi e in anni, o soltanto in mesi.
e) Elementi che dimostrano il legame con l'ambiente geografico o con l'origine geografica
La storia della regione Piemonte e' disseminata di elementi che dimostrano il legame tra questa terra e la produzione della grappa. L'acquavite compare nei tariffari doganali di alcuni Comuni piemontesi a partire dalla meta' del 1400, successivamente (nel 1583), un provvedimento legislativo di Carlo Emanuele I di Savoia, relativo al privilegio straordinario di utilizzare un modo particolare "di far bollire ogni sorta di liquori", indica che nello Stato Sabaudo si producevano liquori e acquaviti. Le cronache di quei tempi indicano l'attenzione e l'apprezzamento della Casa Reale per tali bevande. Nel 1739 viene creata la Corporazione dei Confettieri e Distillatori di Acquavite (o Universita' degli Acquavitai) di Torino che adottava norme e regolamentazioni specifiche rivolte a coloro che praticavano l'arte della distillazione, i quali dovevano sostenere un lungo apprendistato per superare l'esame e diventare bravi mastri distillatori. Questo evento rappresenta la consacrazione di un'arte che doveva essere eseguita con perizia e maestria. Ulteriori testimonianze narrano che nel XIX secolo Camillo Benso Conte di Cavour controllava le produzione di grappa distillata con le vinacce del territorio accertandone personalmente la qualita'. In tale periodo storico la grappa -chiamata da tutti ancora Branda- aveva ormai assunto il carattere di prodotto tradizionale con vocazione territoriale e presenza di alambicchi su tutto il territorio piemontese, in particolare nei castelli, nelle case aristocratiche e nelle grandi tenute agricole. A partire dalla seconda meta' del XX secolo si da' inizio alla valorizzazione della "Grappa Piemonte" con la costituzione di un Consorzio che raggruppa i distillatori e ne stabilisce regole di attivita'. Con il Regolamento (CEE) n. 1576/89 del Consiglio del 29 maggio 1989 la "Grappa di Piemonte" e' stata iscritta per la prima volta nell'allegato II delle denominazioni geografiche comunitarie delle bevande spiritose. La disponibilita' e l'abbondanza di vinacce fresche e fermentate hanno rappresentato lo stimolo per sviluppare in distilleria nuovi sistemi e metodologie di lavorazione. Le diverse tipologie di alambicco si sono avvicendate nel corso degli anni; l'alambicco piu' antico e' quello a fuoco diretto, seguito poi dal sistema a caldaiette, dall'alambicco a bagnomaria piemontese e infine dall'apparecchio continuo. Di questi apparecchi il sistema a bagnomaria e' forse il piu' rappresentativo della attivita' distillatoria regionale, l'alambicco continuo ha invece un utilizzo piu' recente anche se una nota storica ricorda l'apparecchio dei fratelli Stemmer di Torino che consentiva la distillazione in continuo delle vinacce gia' alla fine del XIX secolo. Questi apparecchi tradizionali nella regione Piemonte oggi coesistono spesso con i piu' veloci impianti a ciclo continuo e testimoniano la volontà' di conservare la tradizionale artigianalità' di questo mestiere, oltre alla ricerca e alla continua sfida per valorizzare i grandi aromi e sapori che nascono nei vigneti del Piemonte. L'attività' distillatoria ha seguito inoltre la progressiva modernizzazione delle tecniche colturali ed enologiche che si sono sviluppate in Piemonte. In particolare i vitigni d'origine e i sistemi di produzione interagiscono fortemente con la qualità' del distillato cosi' che i tratti sensoriali della grappa piemontese rispecchiano opposti caratteri di gentilezza e severità'. La produzione piemontese vanta grandi grappe da monovitigno, tra le quali quella ottenuta dalle vinacce aromatiche di Moscato, oppure dalle vinacce di uve a bacca nera come il Nebbiolo che garantiscono prodotti particolarmente strutturati. Ma l'enorme patrimonio dei vigneti piemontesi offre anche pregiate vinacce di uva Dolcetto, Arneis, Erbaluce, Grignolino, Freisa, Malvasia, Brachetto, Ruche', Cortese ed altri preziosi vitigni. Le distillerie del Piemonte hanno quindi a disposizione della materia prima dalle caratteristiche uniche: nelle vinacce lavorate c'e' l'odore e il sapore dei grappoli delle tante e diverse uve che vengono in ultimo conservati ed evidenziati nel passaggio attraverso l'alambicco. La tradizione, l'artigianalita' e il "lambiccare" piemontese difende e tutela ancora oggi le proprie origini e i propri confini cosi' come faceva quella Corporazione nata a Torino nel '700. In particolare l'Istituto Grappa Piemonte ne ha raccolto l'eredita' e accoglie la maggior parte delle distillerie piemontesi, riunisce i mastri distillatori e allestisce numerosi appuntamenti ogni anno per promuovere la grappa regionale e l'antico fascino di ogni vitigno coltivato su questa terra.
f) Disposizioni da rispettare in forza di disposizioni comunitarie e/o nazionali e/o regionali D.P.R. 16 luglio 1997, n. 297.
g) Termini aggiuntivi all'indicazione geografica e norme specifiche in materia di etichettatura
La "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte", deve essere etichettata in conformita' al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, e successive modifiche e nel rispetto dei seguenti principi. Il termine "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" puo' essere completato dal riferimento:
a) al nome di un vitigno qualora sia stata ottenuta dalla distillazione di materie prime provenienti per almeno l'85 per cento in peso dalla vinificazione di uve ottenute dalla coltivazione di tale vitigno;
b) a non piu' di due vitigni, qualora siano state ottenute dalla distillazione di materie prime interamente provenienti dalla vinificazione di uve ottenute dalla coltivazione di tali vitigni, che devono essere menzionati in etichetta in ordine ponderale decrescente. Non e' consentita l'indicazione di vitigni utilizzati in misura inferiore al 15 per cento in peso;
c) al nome di un vino DOC, DOCG e IGT, qualora le materie prime provengono da uve utilizzate nella produzione di detto vino; in tal caso e' vietato utilizzare i simboli e le diciture (DOC, DOCG e IGT) (DOP, IGP) sia in sigla che per esteso. Non e' consentito l'impiego del nome "Barolo" proprio della IG "Grappa di Barolo";
d) al metodo di distillazione, continuo o discontinuo, e al tipo di alambicco. L'alambicco a bagnomaria puo' essere specificato come "Bagnomaria Piemontese". Per le grappe che rispondono contemporaneamente a piu' riferimenti di cui ai precedenti punti a), b) e c) deve comunque essere utilizzata una sola denominazione di vendita.
h) Nome e indirizzo del richiedente
Istituto Grappa Piemonte - Piazza Medici, 8 - 14100 Asti

GRAPPA DEL VENETO
L'area interessata alla produzione della Grappa Veneta è la fascia collinare delle provincie di Verona, Vicenza, Treviso
Si dice che la distillazione delle vinacce sia incominciata nel Veneto tra il 1200 e il 1300, quando Venezia era un importante mercato di acquavite di vino e di vinaccia che esportava in Germania e Oriente, come rimedio contro la peste e la gotta. Già all’inizio del 1400 l’opera “De arte confetionis acquae vitae”, del medico padovano Michele Savonarola, era considerata un importante punto di riferimento per i distillatori che volevano perfezionare la loro tecnica. L’uso della grappa era essenzialmente terapeutico, per casi di soffocamento ed intossicazione, per sfregamenti contro il congelamento o come aiuto per un’azione più efficace di altri medicamenti da ingerire. Proprio perché doveva servire esclusivamente a scopi terapeutici, la produzione della grappa era riservata ai farmacisti e ai medici: per questo, nel 1601, sempre a Venezia, nacque la “Congrega dell’Università degli Acquavitai”.
Nel 1876, a Conegliano, nasce la “Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia” dove lavorò il ricercatore enologico Emilio Comboni, che tanto contribuì al miglioramento qualitativo di questo distillato (l’alambicco a fuoco diretto che lui perfezionò e divulgò è diventato il simbolo della grappa veneta). Nel secondo dopoguerra il prodotto fece un balzo sostanziale e di immagine che gli consentì di emanciparsi definitivamente da un retaggio di “rusticità”, per puntare verso il perfezionamento qualitativo all’insegna della leggerezza.
Il termine “grappa” viene comunemente usato per l’acquavite ottenuta attraverso la distillazione delle vinacce, ricca di profumi e di sapori. I vitigni da cui più comunemente derivano le vinacce da sottoporre a distillazione sono i Pinot, lo Chardonnay, il Prosecco, il Verduzzo, il Tocai, il Merlot, il Cabernet, il Raboso, il Friularo, il Moscato, il Cruvajo, il Tocai rosso, il Vespaiolo, il Sauvignon e il Riesling.
L’apparecchio tuttora utilizzato per produrre la grappa “artigianale” è un alambicco (o “lambicco”), ovvero una caldaia in cui si pongono le vinacce da distillare: il vapore che se ne sprigiona viene raccolto e portato allo stato liquido in una tubatura dove si condensa. Questo procedimento, apparentemente semplice, richiede molta attenzione (perché non si brucino le vinacce). Attualmente la grappa è stata rinnovata nel suo gusto attraverso tecnologie che consentono alle vinacce una fermentazione “controllata”, così come avviene per l’uva. Con questi procedimenti è nata una nuova generazione di grappe leggere e fruttate, in grado di soddisfare i gusti più moderni che cercano naturalità e finezza.
Liquore tradizionale del Veneto, la Grappa Veneta è reperibile presso i rivenditori specializzati nelle province venete. La grappa è un ottimo distillato per concludere un pasto, ma viene anche utilizzata per le preparazioni di pasticceria.

GRAPPA DEL VESUVIO

La vera Grappa del Vesuvio ottenuta dalle vinacce che vengono trattate con estrema cura durante la vendemmia ed immediatamente lavorate per poterne mantenere intatte le caratteristiche organolettiche che daranno corpo alla grappa.
I vitigni di provenienza sono quelli autoctoni del Vesuvio: Coda di Volpe-Piedirosso-Aglianico-Falanghina.
Il metodo di distillazione è a a bagnomaria a vapore indiretto ed ha una gradazione alcolica di 40°.
L'affinamento avviene per tre mesi in botti di rovere che regalano alla grappa il suo caratteristico e caldo colore ambrato, e per i successivi tre mesi in bottiglia.

GRAPPA DELL`ALTO ADIGE
Limpida come l`aria di montagna, calda come il sole che matura le uve selezionate. La grappa è un`acquavite nobile, ottenuta esclusivamente mediante la distillazione diretta delle vinacce - l´insieme di bucce, vinaccioli e lievitiche residuano dalle torchiatura dell`uva. La Grappa dell`Alto Adige è tutelata dal marchio di qualità che garantisce l`utilizzo rigoroso di vinacce derivate dalla produzione di vini dell`Alto Adige e da distillazione locale. La Grappa dell`Alto Adige non contiene né additivi né bonificanti ed è sottoposta a ripetuti controlli da parte di istituti indipendenti e accreditati.
La Grappa dell`Alto Adige è unica per sapore, aroma e purezza. È eccezionale, come l`uva dalle quale è prodotta e che qui cresce in condizioni climatiche ottimali. La vocazione vitivinicola dei contadini, la tradizione e la competenza dei distillatori dell`Alto Adige ne fanno un prodotto unico. Nei giorni che precedono la vendemmia la concentrazione degli zuccheri nell`uva aumenta progressivamente. Nella buccia degli acini si depositano preziose sostanze aromatiche, diverse a seconda del vitigno e delle condizioni climatiche, e che danno alla grappa il suo inconfondibile carattere.
La Grappa dell`Alto Adige è ottima come digestivo, nel caffè corretto, nei cocktail e nei long drink (Grappa Sour e Grappa Highball) e dà un tocco raffinato a molte ricette.
Già nel XIII secolo i monaci conoscevano le proprietà curative dell`acquavite alle erbe aromatiche.
È provato che la grappa stimola le funzioni digestive.
La grappa frizionata sulla pelle è un ottimo trattamento per lenire i crampi muscolari o attenuare le punture d`insetto.
La grappa deve essere protetta dalla luce solare e tenuta in luogo fresco per non danneggiare le sostanze aromatiche che altrimenti si volatilizzerebbero per effetto del calore.
Le bottiglie devono essere tenute sempre erette per impedire che il tappo di sughero si sbricioli e contamini la purezza della grappa.
Da 100 kg di vinacce umide e appena torchiate si ottengono circa 9-10 litri di grappa.
La grappa rappresenta solamente un millesimo di tutti i superalcolici bevuti nel mondo.
La Grappa dell`Alto Adige è priva di additivi e di bonificanti e deve ottenere almeno 75 dei 100 punti previsti dal sistema di valutazione ANAG (Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa) che tiene conto di aspetto, sapore, caratteristiche particolari ed impressione generale del prodotto.

GRAPPA DI ALBICOCCHE DEL VESUVIO
Dalle dolcissime 'crisommole', nome dialettale delle albicocche vesuviane, che pare derivi dal greco, un distillato unico per aroma e sapore, risultato, questo, ottenuto grazie alla peculiarità dei frutti utilizzati, di esclusiva provenienza di due paesi: Trecase e Boscotrecase, poichè solo in questi territori le 'crisommole' assumono il loro particolare colore e sapore.
Il distillato è ottenuto dalla varietà 'Pellecchiella', una delle 18 differenti in cui si declina l'albicocca Vesuviana e che erano in passato destinate all'industria conserviera per farne marmellate. Il distillato viene lavorato con il metodo a bagnomaria a vapore indiretto con un affinamento di sei mesi in acciaio e due mesi in bottiglia, con una gradazione alcolica di 42°.

GRAPPA DI BAROLO
VITIGNO: Nebbiolo da Barolo.
TENORE ALCOLICO: 50% in volume.
AFFINAMENTO: fusti di rovere.
DEGUSTAZIONE: ottenuta da vinacce di Nebbiolo da Barolo. E' di colore ambrato carico. Rimane a riposare per almeno quattro anni in piccoli fusti. E' di profumo ampio, ricco e pronunciato e ha sentore di vaniglia tostata. Calda, di notevole corpo, di pieno carattere.

GRAPPA DI MARSALA
La Grappa di Marsala si presenta come un distillato intensamente aromatico dovuto ai sentori di uva passa a cui si uniscono note intense di agrumi e frutta a polpa bianca.
Prodotta con uve grillo e catarratto, varietà tipiche della zona di Marsala, la sua conservazione avviene attraverso l'innovativa ed esclusiva tecnologia chiamata "grappa system" il cui fine è quello di preservare il patrimonio di aromi fino al momento della distribuzione.
ABBINAMENTI: Cioccolato fondente, sigari di media robustezza e fine pasto in genere.

GRAPPA LOMBARDA
La distillazione lombarda affonda le sue radici in un passato ricco di tradizione e figure che a buon diritto hanno conquistato la fama nell’arte dell’alambicco. Il padre gesuita Francesco Terzi Lana (Brescia, 1631 - 1681) applicò le proprie conoscenze di fisico alla distillazione, dedicandovi il terzo volume della sua opera più nota, il Magisterium Naturae. Secondo tesi non confermate egli guidò la sua ricerca in collaborazione con un altro padre gesuita, il tedesco Athanasius Kircher (Geisa, 1602 - Roma 1680), autore del soprendente Mundus Subterraneus.
La Lombardia presenta una grande varietà di vitigni coltivati, affiancati dalle tipiche uve regionali quali Bonarda, Croatina e Groppello gentile. L’Oltrepò pavese detiene il primato nella produzione di Pinot nero in Italia. Le zone di Brescia, con la Franciacorta, e di Bergamo offrono una interessantissima varietà di vinacce fresche per la distillazione. E come non citare la Valtellina, dove il vitigno piemontese per eccellenza, il Nebbiolo, ha trovato espressione in eroici vini quali lo Sfursat.
Bisogna tuttavia riconoscere che questa regione ha subito più di altre il calo del numero di distillerie negli ultimi 50 anni. Accanto a blasonatissimi marchi di vino che producono la propria Grappa o la imbottigliano, molti alambicchi sono rimasti d’impronta nettamente artigianale, operanti con caldaiette a vapore fluente. Va tuttavia sottolineato che gli alambicchi a ciclo continuo fecero, come in altre parti d’Italia, la loro comparsa negli anni ‘60 causando la chiusura di molti impianti artigianali.

GRAPPA SICILIANA

Le materie prime distillate provengono solo dalle migliori cantine del panorama vitivinicolo siciliano; la frutta viene reperita dalle coltivazioni che si trovano sulle pendici dell'Etna, le vinacce provengono da Pantelleria, dalle Isole Eolie, dalla provincia di Marsala, da Noto e da altre zone siciliane famose per la viticoltura.
I distillati riproducono integralmente ed armonicamente le caratteristiche della materia prima utilizzata, esaltandone al massimo i profumi e la gradevolezza aromatica.

GRAPPA TRENTINA
La grappa si ottiene per distillazione di vinacce fermentate, tramite vapore acqueo o dopo l’aggiunta di acqua; possono fregiarsi del nome Grappa, solo le acqueviti di questa tipologia prodotte in Italia. A loro volta, le vinacce - le bucce degli acini d’uva separate dal mosto o dal vino – devono provenire esclusivamente da uve prodotte e vinificate in Italia.
La leggenda più famosa sulla nascita della grappa narra di un legionario romano, che nel I secolo A.C. ricevette come compenso un piccolo vitigno in Friuli. Questo soldato, un po’ pirata e un po’ signore, avrebbe sottratto in Egitto un esemplare della già citata Crisopea di Cleopatra, producendo con essa la prima acquavite. Altre storie fanno derivare il nome del liquore dalla città di Bassano del Grappa.
Il nome grappa deriva dai termini dialettali usati per indicare la materia prima, le vinacce, denominate grapa ograspa nel Nord, è trapa in Istria, traspa, brasca o brusca nel Nordest.
Leggenda vuole che la prime acquavite fosse prodotta da un legionario romano a cui fu donato un piccolo vitigno in Friuli. Reduce dalla campagna d’Egitto, portò con se un esemplare di Crisopea di Cleopatra – scienziato Egiziano omonimo della regina - uno dei primi alambicchi. Come tutti i distillati, fu codificato dalla Scuola Salernitana nell’anno 1000 ed esistono documenti del 1400 che testimoniano l’esportazione di questo prodotto dal Veneto e dal Friuli verso il nord Europa.
La grappa si ottiene per distillazioni successive delle vinacce, alle quali è stata aggiunta acqua o vapore acqueo. I metodi di distillazione più comuni sono quello discontinuo a vapore e quello a bagnomaria. Nelle diverse fasi della distillazione sarà necessario eliminare la testa e la coda della produzione, contenenti rispettivamente metanolo ed alcaloidi pesanti. Il cuore della produzione sarà pari a circa l’8% del liquido di partenza.
La grappa appena distillata è denominata grappa giovane. Affinata in botte, può denominarsi invecchiata solo dopo 12 mesi d’invecchiamento, o stravecchia dopo 18 mesi. Le grappe aromatizzate, si ottengono per infusioni di grappa ed essenze naturali, quali frutti, piante, bacche.
Nel 1838 fu rinvenuta, in val di Cembra, la Situla di Cembra, un contenitore in bronzo risalente al VI secoloa.c. con un’iscrizione che inneggiava alla qualità del vino, da sempre prodottoin questa valle.
Il distillato delle vinacce veniva anticamente utilizzato come medicinale e come riserva energetica, come conforto per boscaioli, alpini o minatori impegnati al freddo nelle loro fatiche.
La tradizione trentina vuole che la grappa si ottenga da un alambicco "discontinuo a bagnomaria", detto metodo "Tullio Zadra" in onore del primo sperimentatore di questo particolare sistema, tanto da acquisirne la denominazione di prodotto tipico: Grappa giovane trentina - metodo Tullio Zadra.

PISCO
Il pisco è un'acquavite sudamericana tutelata da due denominazioni di origine, ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato, aromatico e non. È bevanda nazionale sia in Perù sia in Cile, Paesi che se ne contendono l'origine. Pur essendo un distillato di vino, non appartiene alla famiglia dei brandy perché non subisce invecchiamento.
L'Italia non riconosce tutela a questa denominazione per ragioni di commercio internazionale.
Vicino a Lima si trova il porto peruviano di El Callao, del quale si narra che nell'Ottocento le navi mercantili non ripartissero senza aver fatto un buon carico di un'ottima acquavite della città di Pisco, che ha dato il nome a questo distillato.
Si vuole che l'uva dalla quale deriva fosse già coltivata al tempo degli Inca, ma l'ipotesi più credibile è quella avanzata nel 1595 dal mercante fiorentino Francesco Carletti, il quale sosteneva che l'uva fosse stata portata in Perù dagli spagnoli, dato che il loro vino non avrebbe resistito alla traversata dell'Atlantico per giungere in Sud America, o comunque i costi di trasporto sarebbero stati proibitivi.
Perù e Cile disputano sulla denominazione di origine, poiché i due paesi sudamericani sono entrambi produttori di pisco. Il Perù afferma che il distillato dev'essere considerato esclusivamente peruviano, essendo originario di Pisco (città che esiste ancora prima della scoperta dell'America); il Cile non si oppone a questo argomento visto che tra i suoi confini esiste dal 1936 una città con il nome di "Pisco Elqui", ma pretende che il termine pisco sia riferito unicamente alla bevanda da lungo tempo prodotta anche nel loro paese.
Il pisco si distilla con alambicco continuo o discontinuo da vino di uva moscata chiamata anche Italia, e da altre uve, coltivate sia nella regione di Ica che in altre aride valli costiere del Perù meridionale. La gradazione alcolica va dal 40 al 50 percento.
In Cile il pisco viene prodotto nella zona centro-settentrionale del paese ed è leggermente diverso da quello peruviano. Le zone di produzione si trovano lungo la costa oceanica.
Le qualità prodotte si distinguono in quattro categorie:
Pisco Puro (da uve non aromatiche)
Pisco Aromatico (da uve aromatiche)
Pisco Acholado (mescolanza dei due precedenti)
Pisco Mosto Verde (da mosto a fermentazione incompleta)
Pisco cileno[modifica | modifica wikitesto]
In Cile le varietà prodotte si distinguono secondo gradazione alcolica:
Pisco Tradicional o Corriente - 30°
Pisco Especial - 35°
Pisco Reservado - 40°
Gran Pisco - 43°

La degustazione liscia del pisco viene detta trago corto, e consiste nel sorseggiarlo e trattenerlo in bocca qualche secondo prima della deglutizione, in modo da apprezzarne il bouquet. Il pisco viene utilizzato anche nella preparazione di cocktail tra i quali il chalaquito ed il più noto pisco sour; quest'ultimo prevede l'aggiunta di succo di lime, ghiaccio, sciroppo di zucchero e albume d'uovo. Si usa anche mischiato alle bevande come la Coca-Cola col nome di piscola, diffusa in Cile soprattutto tra i ragazzi, e talvolta con la Sprite, che rendono il pisco più leggero e meno amaro. Fra i consumatori noti di pisco vi erano Orson Welles e John Wayne. 

RÉMY MARTIN
Rémy Martin è una delle grandi case produttrici di cognac, con sede nella città di Cognac in Francia. Nel 1990 Rémy Martin e Cointreau fanno una fusione e creano l'azienda Rémy Cointreau.
Il suo prodotto più prestigioso è il cognac Louis XIII.
Marche prodotte di cognac
Rémy Martin Grand Cru
Rémy Martin VSOP
Rémy Martin Club
Rémy Martin 1738 Accord Royal
Rémy Martin XO Spécial
Rémy Martin XO Excellence
Rémy Martin Extra
Louis XIII de Rémy Martin
L'Age D'Or de Rémy Martin

SLIWOVITZ
Lo Sliwovitz (anche slivoviz o slivovica) è un'acquavite priva di colore, ricavata principalmente dalla fermentazione di prugne. È spesso distillata in casa da una moltitudine variegata di prodotti naturali.
Ricavata da prugne selvatiche o coltivate, si presenta incolore o color giallo chiaro. Nei balcani è conosciuta come rakija. Il contenuto di alcol varia tra il 25 e il 70%, mentre la slivovica commercializzata ne contiene tra il 40 e il 45%.
È il distillato nazionale di Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Serbia e Slovacchia ed è prodotta in Slovenia e in diversi Stati dell'est Europa. In Italia è prodotta principalmente a Trieste ma anche nel resto del Friuli e nel Veneto. Nei Balcani il 70% della produzione di prugne viene impiegato nella distillazione della sljivovica (circa 424.300 tonnellate all'anno - FAO 1991–2001 -).
Lo Sliwovitz si presta particolarmente ad essere consumata liscia in piccoli bicchierini mentre è poco adatta all'uso nei cocktail dato che tende a coprire gli altri sapori.
Si presenta con un leggero gusto di mandorle amare.
Lo Sliwovitz è esportata nei paesi anglosassoni con il nome Old Plum Brandy.

STOCK 84
La Stock srl è una azienda per la produzione di liquori e distillati, il cui nome è particolarmente legato al fondatore dell’azienda, Lionello Stock, che nel 1884 a Trieste fondò l’azienda.
L'obbiettivo di Lionello Stock era quello di distillare in loco i vini delle zone vicine, ricercatissimi dai francesi per produrre il loro cognac quando la peronospora distrusse i raccolti nella regione dello Charent.
Nacque il "Cognac Stock Medicinal" cui si affiancherà, nel 1935, il "1884 Cognac Fine Champagne" che, attraverso piccole modifiche in etichetta divenne, nel 1955, il "Brandy Stock 84", il prodotto leader di Casa Stock.
Al termine della Prima Guerra Mondiale la Stock, nata nella Trieste austro-ungarica, diventa a tutti gli effetti italiana e riesce in pochi anni a conquistare anche il mercato della Penisola. Nuovi stabilimenti vengono costruiti in Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Jugoslavia.
Altri sbocchi commerciali vengono individuati al di fuori dell'Europa: importanti distillerie sono realizzate in Egitto, Palestina, Stati Uniti e Brasile.
Il centro degli affari rimane però il vecchio continente: il successo si basa soprattutto sulla qualità dei prodotti, ma anche sul ricorso sistematico al marketing e alla pubblicità.
La seconda guerra mondiale assesta un duro colpo allo sviluppo dell'azienda. Alcuni dei più importanti stabilimenti italiani vengono distrutti, altri invece situati nell'Est europeo nazionalizzati.
Nel 1948 scompare il fondatore, Lionello Stock, ma l'azienda ha ormai tutti i mezzi necessari per superare le difficoltà del dopoguerra.
Sul brandy la Stock costruisce il proprio rilancio: tra gli anni cinquanta e sessanta l'azienda diventa una realtà produttiva internazionale, i cui prodotti sono distribuiti in 125 paesi in tutti i continenti. La gamma di mercato si allarga fino a comprendere a poco a poco vodka, whisky, grappa, amari, gin, liquori dolci.
Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano "Oaktree Capital Management".
Nei primi mesi del 2009 la società ha dato inizio ad un importante piano di riorganizzazione industriale terminato con il trasferimento dell’azienda nei nuovi uffici di Milano.
Nel novembre 2013 l’azienda viene quotata nella borsa londinese London Stock Exchange.