sabato 28 gennaio 2023

BIRRE 19: GRIMBERGEN


Grimbergen è una birra belga d'abbazia commercializzata da Carlsberg. In precedenza, fino al 2008, è stata commercializzata dal gruppo Scottish & Newcastle, fino ad allora il primo gruppo birraio nel Regno Unito. Nel 2008 il suddetto gruppo è stato acquistato dalla danese Carlsberg unitamente all'olandese Heineken per 10,4 miliardi di euro, dividendosi poi i marchi fino ad allora controllati dalla S&N. Tra questi il marchio Grimbergen, che è passato alla Carlsberg.
L'abbazia di Grimbergen è fondata nel 1128 da Norbert de Xanten, ma distrutta nel 1142, quindi ricostruita nel 1566 e nel 1798. Nel corso della sua storia l'abbazia è diventata famosa per la sua produzione birraria. Nel XII secolo i Padri premostratensi hanno messo a punto la ricetta della Grimbergen, tramandandola fino ai giorni nostri.
Simbolo della rinascita, l'emblema della Fenice viene scelto nel 1629, come il suo slogan, Ardet nec consumitur («brucia ma non si consuma»).
Precedentemente, in occasione del loro passaggio all'abbazia, i pellegrini e gli ospiti scoprivano la ricchezza degli aromi ed il sapore di Grimbergen.
Tipologie prodotte
Grimbergen Blonde: birra ad alta fermentazione, di un colore brillante giallo oro con riflessi ocra. Grimbergen deve il suo aroma particolare ad una miscela di albicocche mirabelle ed ananas macerati, rum scuro,
iquirizia e varie spezie (6.7% vol).
Grimbergen Double-Ambrèe: birra ad alta fermentazione, di colore ambrato carico dovuto alla tostatura del malto. Ha spiccati aromi di caramello, frutta rossa e liquirizia (6.5% vol).
Grimbergen Blanche: lanciata nel 2007, è una classica blanche belga, dal sapore fruttato e floreale (6% vol.).
Grimbergen Rousse (6% vol).
Grimbergen Triple (9% vol).
Grimbergen Optimo Bruno: scura, molto rotonda e decisa, è il prodotto più ad alta gradazione della Grimbergen (10% vol).
Grimbergen Cuvée de l'Ermitage (7.5% vol).
Grimbergen Dorèe 8° (8% vol).
Le birre Grimbergen sono imbottigliate nei formato 25cl, 33cl, 65cl e 75cl, variando il formato a seconda delle tipologia e del mercato.


20 BIRRA (2^ Edizione)

Birra. In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 schede di preparazioni, stili e prodotti, pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dopo l'acqua ed il the, fin dalla notte dei tempi, la birra è la bevanda più diffusa nel mondo. Pane liquido, così era chiamata poiché accanto al pane solido costituiva il principale alimento e gli ingredienti (acqua, cereali e lievito), anche se in proporzioni diverse, erano identici. Ampliamo la nostra conoscenza sulle birre e scopriremo sapori deliziosi ed inattesi. Non limitiamoci a ciò che ci propone il nostro birraio di fiducia. Se lo stimoliamo al meglio, lui ci darà il meglio.

BRANCALEONE FOX TERRIER

“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).



RAVIOLI AL BACCALÀ

q.b. burro
200 grammi farina
q.b. grana
q.b. sale
q.b. baccalà ammollato
2 uova
Pur non potendolo affermare con certezza, si pensa che la ricetta dei ravioli al baccalà, ideale soprattutto in occasione di feste e ricorrenze, possa avere origini antiche. Questo perché i due principali ingredienti, ovvero il raviolo e il baccalà, risalgono a periodi e luoghi ben definiti: il medioevo e le cucine delle corti reali per il primo, il XII secolo e i Paesi Baschi per il secondo. Se dei ravioli ci dà testimonianza Boccaccio nel suo Decameron, la storia ci tramanda che il baccalà fu invece un piatto apprezzato da alcuni personaggi illustri come Carlo V nonostante ai tempi fosse considerato un alimento povero. La ricetta dei ravioli al baccalà comincia con la preparazione della pasta, quindi prima di metterti all’opera assicurati di avere a disposizione una spianatoia o una superficie di legno per preparare l’impasto. Setaccia la farina e distribuiscila nella spianatoia creando al centro una sorta di piccolo cratere destinato ad accogliere le 2 uova e una presa di sale. Utilizzando le mani, unisci poco alla volta gli ingredienti e continua a lavorare l’impasto fino a ottenere un composto omogeneo. Qualora l’impasto lo richieda, aggiungi un goccio d’acqua. Usa un panno per coprire il panetto ottenuto e lascialo riposare per circa 30 minuti. Nel mentre prepara la polenta. Trascorso il tempo necessario prendi il panetto e dividilo in più parti. Dopo aver infarinato la spianatoia, stendi la pasta e realizza una sfoglia sottile con l’aiuto del mattarello o di una macchina per la pasta. Ora ricava dei dischi di circa 8 cm di diametro, disponi al centro di ognuno un cucchiaio di polenta condita con burro e grana e chiudi i ravioli. Cucina i ravioli in acqua salata e in leggera ebollizione per almeno 3-4 minuti, scolali e condiscili con il baccalà cucinato secondo le tue preferenze. Noi suggeriamo la cottura in padella con soffritto di cipolla e altre aggiunte a scelta.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

ACQUACOTTA


6 uova
3 cipolle
400 g di pomodori rossi maturi
le foglie di un sedano
fette di pane casalingo raffermo
basilico
pecorino fresco
olio d'oliva
sale, pepe.
Preparare un brodo vegetale (ne occorrerà circa un litro, un litro e mezzo) nella maniera che preferite. La cosa migliore sarebbe prepararlo con le verdure fresche ma anche un brodo di dado vegetale può essere adatto allo scopo.
Pulire le cipolle e tagliarle a fette sottili. Pulire le foglie di sedano, lavarle, strizzarle bene per togliere l'eccesso di acqua e tritarle grossolanamente con la lama di un coltello.
Spellare i pomodori mettendoli per qualche minuto in abbondante acqua bollente, tagliarli a quarti, togliere i semi e tagliare la polpa a cubetti.
In una pentola, possibilmente di coccio, mettere qualche cucchiaio di olio extravergine d'oliva e fare appassire le cipolle a fuoco dolce.
Fare cuocere il tutto per circa 20/30 minuti; versare un litro circa di brodo vegetale caldo e tenerlo sul fuoco per un'altra mezz'ora affinché il brodo si ritiri piano piano.
Quando saranno quasi sfatte (se in cottura asciugassero troppo aggiungere un poco di acqua calda), aggiungere la polpa di pomodoro tagliata a cubetti, le foglie di sedano tritate e il basilico spezzettato grossolanamente con le mani. Regolare di sale e di pepe.
Una volta trascorso questo tempo (il risultato dovrà essere quello di una sorta di minestrone ma comunque abbastanza "brodoso") aggiungere le uova, uno per volta, direttamente nella pentola facendo attenzione che non si rompano; farle cuocere per ¾ minuti in modo che diventino "uova in camicia".
In ogni scodella mettere una fetta di pane tostato, delle scaglie di pecorino e versarvi sopra, con un ramaiolo, l'acquacotta caldissima e un uovo a testa. Servire l'acquacotta maremmana con del pecorino a parte.
Le origini di questo piatto vanno ricercate in Toscana e Lazio, con diffusione in Maremma.
Si tratta di un primo piatto in cui gli ingredienti principali sono il pane raffermo, l'olio di oliva e le verdure.
L'acqua cotta è un piatto tipico della cucina della bassa maremma, quindi sia della Maremma grossetana che della Tuscia viterbese. Deriva dal pranzo tipico dei butteri quando si trovavano in aperta campagna a seguito delle mandrie. Alcuni trovano assonanze e commistioni con la medievale zuppa arcidossina che però si basa su altri ingredienti. È una zuppa povera, che varia di zona in zona a seconda della reperibilità degli ingredienti, da qui il nome di acqua cotta.
Essendo principalmente una zuppa di verdure gli ingredienti venivano raccolti direttamente in campagna, oltre al pane di grano duro, l'olio d'oliva e il sale che i butteri portavano sempre al seguito nella catana, tipico tascapane di cuoio. Per i motivi di cui sopra, le verdure, gli ingredienti principali, variano molto a seconda del periodo in cui si prepara tale pietanza, quindi ci si può trovare cardini (polloni di carciofi), broccoletti, cicoria selvatica, cappucci, fagiolini, borragine, pisciacane (tarassaco, noto anche come dente di leone) e qualsiasi verdura possa dar sapore. Per aumentarne il potere nutrizionale talvolta vengono aggiunti grassi animali come una cotica (cotenna del maiale) e il battuto (lardo sminuzzato con il coltello, sulla crosta del pane in mancanza di un battilardo). Quest'ultimo veniva spesso usato per fare il soffritto d'aglio e cipolla in un pignatto come inizio della ricetta.
Il piatto si presenta in più varianti in base alla zona, tuttavia la versione viterbese si presenta con cipolla, aglio, cicoria, cicorione, acqua, olio d'oliva, patate, erbe di stagione anche selvatiche, raramente funghi, uovo (il cosiddetto uovo sperso), oppure, in alternativa, il baccalà (acquacotta col baccalà) e pane di grano duro, che tradizionalmente è senza sale, raffermo e/o abbrustolito.
Nella versione più diffusa in Toscana prevede l'utilizzo di cipolla, pomodoro, acqua, olio d'oliva, sedano, carota, basilico, pane casalingo raffermo abbrustolito, pecorino grattugiato, uovo.
In agosto nella provincia di Grosseto si tengono diverse sagre dell'acquacotta nei paesini alle pendici del monte Amiata, tra cui Cana e Santa Fiora.

2 PRIMI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 330 pagine sono raccolte oltre 200 ricette di primi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. I primi piatti sono una particolarità italiana. Un bella tradizione. Ne conosco e cucino tantissimi, come si è soliti dire di mare e di monti. Mi piacerebbe presentarveli, nella speranza che incontrino il vostro favore e li possiate cucinare. Un augurio che li gustiate insieme ai vostri amici in un fantastico convivio. Magari brindando alla mia salute.

OCCHIATE ALLA MEDITERRANEA

2 occhiate
100 g di pomodori
una manciatina di capperi sotto sale
1 spicchio d’aglio
prezzemolo q.b.
olio extravergine d’oliva q.b.
1/2 bicchiere di vino bianco
sale
Pulite le occhiate squamandole ed eviscerandole. Con una forbice da cucina eliminate la coda e le pinne laterali. Tagliate i pomodori a dadini. Sbucciate lo spicchio d’aglio e affettatelo. Rivestite una teglia da forno con un foglio di alluminio o con la carta da forno e adagiatevi le occhiate. Riempite la cavità addominale delle occhiate con i dadini di pomodoro, le fettine d’aglio, i capperi precedentemente lavati e l’origano. Irrorate le occhiate con l’olio e il vino bianco e chiudetele nei cartocci. Infornatele nel forno già caldo a 180° per circa 30 minuti.


3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).



STUFATO ALLA PAVESE


Lo stufato alla pavese è uno stracotto di carne di manzo tipico della Lombardia meridionale. La parte del manzo che viene cucinata è la spalla (in Lombardia è conosciuta come “spalla da prete”). È utilizzato per preparare il ripieno degli agnolotti pavesi, piatto tipico della stessa zona. Oltre alla consumazione come secondo piatto, è utilizzato come condimento per pasta, come per esempio con le tagliatelle e con gli agnolotti pavesi. Nel XIX secolo lo stufato costituiva il piatto di carne della domenica nel periodo invernale. Era anche la pietanza che, per le sue particolari modalità di cottura, era possibile trovare sempre pronta nelle osterie della Lombardia. Generalmente si preparava con il manzo, ma si usavano anche i tagli più fibrosi ricavati dalla macellazione dell'asino o del cavallo. La stufatura (o la brasatura, ottenuta appoggiando le braci accese sopra il coperchio del tegame) durava spesso 8-10 ore e rendeva morbida e sugosa una carne altrimenti difficilmente commestibile. Infatti, lo stufato fa parte della categoria di carni "stracotte", tipiche della bassa pianura padana.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.




ARIA DI CAFFÈ



1 tazzina da 80 ml di caffé
20 ml di latte
7 g (1 cucchiaino) di zucchero
3 g di granuli o polvere di lecitina di soia
Materiale Occorrente
Beker
Mixer ad immersione
Moka
Cucchiaio
Ciotole
Preparare il caffè con la moka e lasciar completamente raffreddare. Una volta freddo, versare il caffè nel beker di frullatore. Unire il latte, lo zucchero e la lecitina di soia. Inserire il mixer ad immersione nel liquido e frullare. Sollevare lentamente il mixer ad immersione, inclinare il beker e mixare nuovamente la schiuma superficiale. Estrarre l’aria ottenuta e lasciar riposare alcuni istanti in una ciotola. Nel frattempo, preparare l’alimento di accompagnamento. In questo caso, abbiamo scelto di servire l’aria di caffè insieme ad uno yogurt bianco naturale. Versare dunque lo yogurt in una tazzina e disporre delicatamente l’aria di caffè.

5 DESSERT (2^ Edizione)

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso. 

MICHETTE DI DOLCEACQUA



dessert
1 kg di farina,
100 g di lievito di birra,
4 uova,
350 g zucchero,
250 g burro,
la scorza grattugiata di un limone,
sale,
acqua tiepida
marsala (facoltativo).
sciogliere il lievito in acqua tiepida e unirlo alla farina, aggiungere le uova, lo zucchero, il burro il limone grattugiato, un pizzico di sale e il marsala. Lasciare lievitare l'impasto per circa un'ora, quindi lavorarlo e formare tanti panini a forma ellittica o di nodo. Disporre le michette sulla teglia unta d'olio e cuocerle in forno, inumidendo con acqua la parte superiore e spolverizzare con lo zucchero.
Vale la pena di andare a Dolceacqua, splendido borgo dell'entroterra imperiese di probabile origine celto-ligure come dimostra il nome che sembra derivare da Dus-Aga, il dio celta degli incantesimi. Il paese di Dolceacqua è famoso per il suo ponte medioevale, che affascinò anche Claude Monet, per il suo vino Rossese amato da papa Paolo III, dai Doria e da Napoleone e per un dolce dalla forma maliziosa: la michetta. Narra la leggenda che le giovani spose confezionarono le michette e le offrirono, quale simbolo della propria verginità, al castellano del luogo che rivendicava il diritto dello ius primae noctis e in questo modo raggirarono l'ostacolo. In estate molte sono le iniziative culturali che animano il borgo e per ricordare la storia-leggenda legata a questo dolce, il 16 di agosto di ogni anno si svolge a Dolceacqua la sagra della michetta. Minuti dolci di pasta brioche a forma ovale di panino, quella classica, a forma di nodo, quella più moderna, di lunghezza di circa 4 cm e larghezza 2 cm. È un dolce diffuso in tutta la valle Nervia e in particolare a Dolceacqua. Zona di produzione:Ventimiglia.


18 PAT LIGURI (2^ Edizione)

 

In queste 448 pagine sono raccolte oltre 500 schede di prodotti e ricette. PAT, prodotti agroalimentarei tradizionali.  E' questo il marchio con cui l'Italia tutela e valorizza i prodotti tipici. Regione per regione viene stilato un elenco di prodotti e preparazioni da salvaguardare. Si tratta di migliaia di elementi che fanno del nostro paese quello con la più alta biodiversità alimentare del mondo. In questo volume si analizzano i PAT liguri.

5 DESSERT (2^ Edizione)

In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.

BRANCALEONE FOX TERRIER

“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).

venerdì 27 gennaio 2023

TORTA SETTEVELI

 






Primo e quinto strato:
2 uova
150 g di zucchero
80 g di olio di semi
80 g di latte
160 g di farina
8 g di lievito per dolci
100 g di cioccolato fondente
Secondo e quarto strato:
200 g di cioccolato al latte
40 g di nocciole
30 g di cereali (tipo special k)
Terzo strato:
250 ml di latte
40 g di farina
60 g di zucchero
4 g di gelatina in fogli
100 g di nocciole
200 ml di panna
Sesto strato:
250 ml di latte
30 g di farina
60 g di zucchero
200 g di cioccolato fondente
200 ml di panna
Settimo strato:
220 g di zucchero
70 g di cacao
175 ml di acqua
150 g di panna
8 g di gelatina in fogli
Per le decorazioni:
200 g di cioccolato al latte
50 g di cioccolato bianco
Preparate il pan di spagna. Lavorate le uova e lo zucchero. Aggiungete latte e olio. Aggiungete farina e lievito setacciati. Aggiungete il cioccolato fuso. Versate in una tortiera del diametro di 24 cm imburrata e infarinata. Cuocete in forno preriscaldato statico a 180° per circa 30-40 minuti. Fate la prova stecchino! Lasciate raffreddare completamente.
Preparate il secondo strato. Mettete le nocciole in un mixer e frullate fino a ridurle in pasta (ci vorranno cinque minuti circa, dipende dalla potenza del mixer). Io per comodità ho frullato anche le nocciole che mi serviranno per la bavarese alle nocciole, ne ho presi i 100g e li ho tenuti da parte per dopo). Fondete il cioccolato al latte ed aggiungete 40 g di pasta di nocciole. Aggiungete i cereali tritati. Fate ora i due dischi di gianduja. Io ho preso la base dello stampo a cerniera che userò poi per la torta, l’ho rivestito di pellicola ed ho steso metà del cioccolato con i cereali, ottenendo uno strato bello sottile. Mettete in frigo venti minuti e ripetete l’operazione con il resto del cioccolato. Conservate i due dischi di gianduia in frigo, fino al momento di utilizzarli. Preparate ora la bavarese alle nocciole. Mettete in ammollo la gelatina in acqua fredda per dieci minuti. In un pentolino setacciate farina e zucchero. Aggiungete a filo il latte, mescolando con una frusta. Cuocete a fiamma bassa fino a far addensare la crema (ci vorranno circa 5 minuti). Spegnete ed aggiungete la gelatina strizzata. Aggiungete i 100g di pasta di nocciole. Mescolate e trasferite in un piatto. Coprite con pellicola a contatto e lasciate raffreddare per bene. Una volta raffreddata la crema alle nocciole, incorporatevi la panna montata. Iniziate a montare il dolce. Dal pan di spagna ricavate due dischi alti un cm (vedrete che vi avanzerà del pan di spagna). Mettete un disco di pan di spagna ed uno di gianduia ai cereali. Versate la bavarese alle nocciole. Livellate bene la superficie e mettete in frigo per tre ore almeno. Preparate la mousse al cioccolato. In un pentolino mescolate farina e zucchero. Aggiungete il latte, mescolando con una frusta. Fate cuocere a fiamma bassa, sempre mescolando, fino a che la crema non si sarà addensata (ci vorranno circa cinque minuti). Spegnete ed aggiungete il cioccolato. Mescolate fino a farlo sciogliere. Lasciate raffreddare, dopo aver coperto con della pellicola a contatto. Incorporate la panna montata. Prendete lo stampo, mettete un disco di gianduia, il pan di spagna
ed infine la mousse al cioccolato, livellandone bene la superficie. Mettete in frigo per tre ore. Preparate la glassa a specchio: mescolate zucchero e cacao. Mescolando con una frusta, aggiungete l’acqua e la panna. Nel frattempo mettete in ammollo la gelatina in acqua fredda per dieci minuti. Quando il composto inizia a bollire, spegnete ed aggiungete la gelatina strizzata. Fate intiepidire la glassa (dovrete toccarla e non scottarvi, ma sentirla tiepidina). Ora mettete la torta in freezer per mezz’ora, prima di glassarla. Preparate le decorazioni di cioccolato: sciogliete il cioccolato bianco e fate dei ghirigori su della carta da forno, poggiata su una teglia. Mettete in frigo 15-20 minuti. Sciogliete il cioccolato al latte e ricoprite il cioccolato bianco. Mettete in frigo per 20 minuti. Con un bicchiere o una cerniera, ricavate dei cerchi, i miei erano di 8 cm di diametro. Togliete la torta dalla cerniera e mettetela su una gratella. Io sotto ho messo un vassoio con carta da forno per recuperare della glassa, in caso di necessità. Ricoprite la torta sette veli con la glassa; non dovete spatolarla, ma semplicemente irrorarla di glassa. Mettete ai lati i dischi di cioccolato decorativi mettete in frigo per un’ora prima di servirla.
La torta setteveli è un dolce creato da tre chef pasticceri: il padovano Luigi Biasetto, Cristian Beduschi e Gianluca Mannori, che insieme hanno composto la squadra italiana che con questo dolce ha vinto la Coppa del Mondo di Pasticceria di Lione nel 1997. Il dolce è formato da una mousse al cioccolato fondente di pura origine Madagascar, bavarese alle nocciole pralinate, sette strati di cioccolato croccante (i veli), morbido savoiardo al cioccolato e gianduia ai cereali.

5 DESSERT (2^ Edizione)
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.

CREMA ALLA CANNELLA CON CEREALI

 


crema alla cannella

6 tuorli
1 l latte
150 gr zucchero
25 gr fecola
2 cucchiai zucchero canna
1 bastoncino cannella
1 limone
100 gr cereali al cioccolato
Mettete i tuorli in una ciotola e aggiungete lo zucchero, mescolate bene con la frusta fino ad avere un composto omogeneo. Sciogliete la fecola in un qualche cucchiaio di latte e mettete il resto in un pentolino con la cannella e la scorza di un limone intera. Portate il latte a bollore e poi versatelo sui tuorli mescolando in continuazione, incorporate la fecola e continuate a mescolare. Trasferite il composto in un pentolino e fate cuocere, portate a bollore e continuate a cuocere per altri 5 minuti per far addensare bene la crema. Mettete i 2/3 dei cereali al cioccolato sul fondo di 4 ciotoline, possibilmente trasparenti, distribuite la crema alla cannella, coprite con la pellicola trasparente e mettetele in frigorifero per almeno 2 ore. Sciogliete lo zucchero di canna in un pentolino fino ad avere il caramello, mettete i cereali rimasti nelle ciotoline e coprite con un po’ di caramello.

5 DESSERT (2^ Edizione)
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.

GNUMMAREDDI PUGLIESI


Gli gnummareddi sono una specialità alimentare tipica, con varianti nel nome e nella ricetta, della tradizione pugliese, lucana e molisana; sono anche noti, secondo il luogo d'origine, come nghiemeridde, turcinelli, turcinieddi, 'mboti, marretti o mbujacati. I nomi ricordano la forma: per gli nghiemeridde (denominazione usata a Bari e provincia), gnommareddhri (denominazione usata nel sud Salento), o gnummeruìdde (denominazione usata in provincia di Matera), e gnummeriedde (denominazione usata in provincia di Potenza), specificatamente "gnumerídde" a Gravina in Puglia termini derivano dal latino "glomu, glomeris" da cui l'antico "gnomerru" (gnòmmuru in Marittimese) cioè gomitolo. Il nome "turcinello", denominazione usata nel foggiano, deriva dal verbo "torcere", da cui anche turcinieddhri (denominazione usata a Lecce) e Turcinieddi (denominazione usata a Brindisi) che significa "piccolo attorcigliamento". La denominazione 'mboti è invece usata nella zona di Gallipoli.
Descrizione
Gli gnummareddi sono involtini di interiora (fegato, polmone e rognone in budella) stretti all'interno del budello di agnelli oppure di capretti, delle dimensioni di circa 5 centimetri, insieme a qualche foglia di prezzemolo gigante e carosello (semi di finocchio selvatico). Nella tradizione lucana si usa condirli anche con un po' di pepe nero macinato. Molto simili sono i marretti che però hanno dimensioni decisamente maggiori (circa 15 cm) e sono la variante di Ostuni. Nella tradizione della provincia di Matera i marretti sono preparati con le parti più pregiate delle interiora d'agnello, mentre gli gnummareddi vengono realizzati con gli scarti di questi. In Puglia la tradizione nell'allevamento degli ovini trova origini millenarie, legate alla tradizione greca e della Mesopotamia; gli gnummareddi rappresentano l'elemento topico di questo legame.
Preparazione
Gli gnummareddi vengono cucinati alla griglia, con foglie d'alloro o con rami di ulivo e ramagghia, ovvero fogliame di ulivi, che si ottiene in seguito a potatura, che poi viene seccato e conservato in balle per vari mesi.
Diffusione
Oggi gli gnummareddi pugliesi rappresentano per il turista un piatto tipico molto ricercato. In Basilicata invece rimangono un piatto della tradizione apprezzato quasi esclusivamente nella cucina domestica. In quasi tutte le tipiche sagre del territorio pugliese lo nghiomerello occupa un posto d'onore tra le griglie e riscuote molto apprezzamento tra i turisti. Anche in alcune sagre lucane è possibile apprezzare questa particolare preparazione.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
 

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.

 

ALACCIA AL FORNO CON CARCIOFI E PISELLI


Carciofi 675 g
Alaccia 12 filetti già puliti per un totale di 230 g
Piselli surgelati 150 g
Limoni (per acidulare l'acqua dei carciofi) 1
Olio extravergine d'oliva 50 g
Aglio 1 spicchio
Vino bianco 50 g
Pangrattato 30 g
Timo 3 rametti
Salvia 4 foglie
Sale fino q.b.
Pepe nero q.b.
Pulite i carciofi. Tagliate la parte del gambo più dura ed eliminate le foglie esterne più coriacee che potrebbero risultare troppo dure in cottura. Utilizzando un coltellino affilato pelate il gambo e tagliate la punta del carciofo. Dividetelo a metà, eliminate la barbetta interna e tagliate ogni metà in due. Man mano disponete gli spicchi di carciofi in una ciotolina colma d'acqua, dove avrete spremuto il limone per non farli annerire. Una volta tagliati tutti i carciofi scolateli e trasferiteli in un tegame dove avrete già fatto rosolare lo spicchio d'aglio insieme a 30 g d'olio.
Lasciateli cuocere a fiamma medio-alta per 5-6 minuti, poi sfumate con il vino bianco e una volta che tutta la parte alcolica sarà evaporata aggiungete anche i piselli.
Salate, pepate, coprite con un coperchio e lasciate cuocere per 10 minuti. Passato il tempo necessario, trasferiteli in un pirofila distribuendoli bene sul fondo; poi prendete i vostri filetti di alaccia e posizionateli sullo strato di carciofi e piselli con la pelle rivolta verso il fondo; cospargeteli con un cucchiaio di olio e dedicatevi a preparare la panatura.
Prelevate le foglioline di timo e di salvia, quindi tritatele finemente e unitele al pangrattato . Poi mescolate in modo da ottenere un composto omogeneo e cospargetelo sui vostri filetti di alaccia. Cospargete con un altro cucchiaio d'olio e cuocete in forno statico preriscaldato a 180° per 15 minuti, azionando la modalità grill negli ultimi 3-4 minuti. Una volta cotte servite la vostra alaccia con carciofi e piselli ancora fumante.

3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)

In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.