venerdì 31 maggio 2024

Corso di cucina: Lezione 12 Secondi piatti di terra

ARROSTICINI

Gli arrosticini sono spiedini di carne di pecora tipici della cucina abruzzese. In alcune zone sono anche chiamati rustelle, arrustelle oppure rrustell (nell'Imperiese). Tipici della zona pedemontana sul versante orientale del monte Voltigno (Villa Celiera) della catena del Gran Sasso, con piccole caratterizzazioni locali, vengono prodotti praticamente ovunque sul territorio abruzzese (sia a livello artigianale che industriale). Oggi questo piatto è diffuso in tutto il territorio regionale e, per le caratteristiche di bontà e praticità, si stanno facendo apprezzare anche fuori dall'Abruzzo, grazie a qualche imprenditore che li sta proponendo nelle maggiori catene distributive con risultati soddisfacenti, non solo presso le comunità di emigranti abruzzesi.
Gli arrosticini sono composti di carne ovina. La preparazione consiste nel tagliare la carne in tocchetti di dimensioni molto ridotte ed infilarla in spiedini (in alcune zone detti «li cippe»). Gli arrosticini sono poi cotti alla brace, normalmente utilizzando un braciere dalla caratteristica forma allungata a canalina definito, in base al dialetto della zona, «lu fucon», «fornacella», «furnacella», «rustillire» o anche «arrostellaro» (o anche più raramente «la canala»). Per la riuscita dell'arrosticino, molto dipende anche dalla cottura e dalla griglia utilizzata, dalla temperatura del fuoco, ma soprattutto dall'abilità del cuoco. Sono disponibili anche fornacelle elettriche di piccolo e medio ingombro, tuttavia i risultati in termini di gusto e piacevolezza al palato non sono confrontabili con quelli ottenibili nella cottura alla brace.
Tipologie
Le tipologie di «arrosticino» sono principalmente due:
produzione in serie, caratterizzata da cubetti di carne di circa 1 cm di lato infilati su di uno spiedino di legno per una lunghezza di massima di 20 cm;
produzione manuale, in cui la carne è tagliata con il coltello a tocchetti irregolari di varia dimensione interponendo strati di carne molto magra a tocchettini di grasso, sempre di pecora, che li rende morbidi e profumati. Quest'ultimo tipo di arrosticini, a detta degli estimatori, è il più pregiato perché necessita di carne di ottima qualità per poter reggere bene una cottura più lunga.
Varianti
Arrosticini di carne di castrato.
Altre varianti: nella grande distribuzione e in vari ristoranti vengono venduti arrosticini di carne di agnello non castrato.
Negli ultimi anni, soprattutto nella Val Pescara, si stanno diffondendo anche gli arrosticini di fegato "fecht". In questo caso si alterna un pezzo di carne ed una fogliolina di alloro. Carne suina, di tacchino ed anche di pollo sono varianti che non sono riconducibili alla tradizione abruzzese, con un formato di carne adoperato più grande e chiamati comunemente spiedini.
Abbinamenti e modalità tradizionali di consumo
Gli arrosticini sono solitamente accompagnati da fette di pane casereccio cosparse di olio extravergine di oliva («pane 'onde»), gli si abbina egregiamente un Montepulciano d'Abruzzo o, come in uso ancora nei locali più tradizionali, un mix di vino rosso locale diluito con gassosa (tre quarti di litro di vino ed uno di gassosa). È importante che il pane non venga tostato né salato, in quanto già gli arrosticini sono abbondantemente cosparsi di sale. La quantità media adatta ad un adulto è di 10-15 unità.
Tradizionalmente vanno mangiati sfilando uno ad uno i pezzetti di carne, tenendoli stretti tra i denti e tirando verso l'esterno il ceppo.
Feste e sagre
La più celebre festa che si svolge in loro onore non si tiene in Abruzzo come si potrebbe pensare, ma bensì a Cosio Valtellino in Provincia di Sondrio. La "Festa degli arrosticini", che si svolge negli ultimi due weekend di settembre, richiama ogni anno migliaia di appassionati.

Aspic di pollo

400 g di petto di pollo
18 g di colla di pesce
4 pomodorini
un pomodoro
aromi (sedano carota cipolla)
una zucchina
aneto, 
coriandolo, 
olio, 
sale,
pepe
Spellate i pomodori svuotateli dei semi sistemateli su una placca coperta di carta da forno conditeli con un filo di olio sale pepe e fateli seccare in forno a 120°. Lessate il petto di pollo per 15′ in un brodo preparato facendo bollire per 20′ un litro di acqua con gli odori sale e pepe. Quando il petto di pollo sarà cotto scolatelo filtrate il brodo e stemperatevi la colla di pesce già ammorbidita in acqua fredda e strizzata lasciate intiepidire la gelatina. Riducete a dadini la zucchina e saltatela in un padella con olio sale e pepe. Versate in stampini un dito gelatina fatela addensare poi riempite con il pollo lessato e sfilacciato i pomodorini secchi la zucchina e versate il resto della gelatina. Tenete in frigo per 6 ore servite con pomodoro fresco e aneto.
L’aspic è un piatto basato sull'incorporazione di vari ingredienti in gelatina. Può essere una portata salata, o un dolce al cucchiaio. È un preparato culinario da consumarsi tipicamente in tarda primavera o estate. Gli ingredienti possono essere i più svariati (pezzetti di carne, frutta, verdura, giardiniera, salumi, pesce, latticini) ma il componente essenziale è il brodo (solitamente di carne bovina, leggero e sgrassato, o di dado, ma contenente un opportuno addensante). La preparazione avviene ponendo gli ingredienti desiderati in un recipiente idoneo a conferire alla composizione da portare in tavola una forma a tronco di cono arrotondato. Si ricoprono quindi con il brodo amalgamato con colla di pesce e si pone il tutto in frigorifero finché il brodo non si è rassodato e il piatto non ha assunto un aspetto gelatinoso. Si capovolge quindi il recipiente in un piatto di portata e si serve in tavola, eventualmente con una guarnizione a piacere.

CASSOEULA
Cavoli verza 1,2 kg
Carne di suino costine 500 gr
Carne di suino salsiccia tipo verzino 500 gr
Carne di suino cotenna 250 gr
Sedano 1 gambo
Cipolle 1
Sale q.b.
Pepe q.b.
Vino bianco 1 bicchiere
Carote 1
Burro 50 gr (in alternativa olio di oliva)
(Se piace Carne di suino 1 piedino, 1 orecchio e 1 codino)
La preparazione della cassoeula inizia con la pulizia delle cotenne e del piedino, che andranno poi cotti separatamente. Per prima cosa raschiate bene il piedino e le cotenne, e fiammeggiate i peli del maiale, con un cannello o con la fiamma del fornello di casa. Una volta pulito il tutto, lavate i pezzi sotto l'acqua corrente. Mettete quindi il piedino e le cotenne in un tegame, copriteli con acqua fredda e lasciateli sobbollire per un’ora in modo da sgrassarli. Scolateli eliminando il grasso, passateli sotto acqua calda e asciugateli con la carta da cucina in modo da togliere tutto l'unto. Prendete le costine e lavatele sotto l'acqua corrente, asciugatele con la carta da cucina, adagiatele in una padella antiaderente con un cucchiaio d'olio (o con il burro, secondo la tradizione, a seconda di come preferite): fate dorare le costine a fuoco dolce da entrambi i lati, dopodiché toglietele dalla pentola e tamponate il grasso in eccesso sempre con la carta assorbente. In un'altra pentola, adagiate i verzini precedentemente bucati con una forchetta e fateli dorare con il loro stesso grasso. A questo punto avete ultimato la preparazione della carne di maiale e potete passare alla preparazione della verza. Lavatela bene e tagliatela a metà, quindi togliete la costa centrale. Tagliate le foglie di verza a listarelle. Prendete una casseruola e versateci un dito d'acqua , aggiungete la verza e fatela cuocere coperta con un coperchio finché non appassisce. Scolate la verza e mettetela da parte. Lavate il gambo di sedano, la carota e la cipolla e tritateli grossolanamente. Prendete una casseruola e fate soffriggere insieme a dell'olio, (o burro, secondo la tradizione). Aggiungete poi i verzini e irrorate con il vino bianco, lasciate sfumare il vino e aggiungete il resto della carne di maiale. Fate rosolare e poi aggiungete la verza scolata. Lasciate cuocere tutto a fuoco basso per un’ora e mezza fino a quando non si sarà ammorbidito il tutto; se necessario, di tanto in tanto, potete aggiungere un mestolo di brodo di carne. Tenete presente che la consistenza finale della cassoeula deve risultare piuttosto asciutta. Dopo aver spento il fuoco lasciate riposare la cassoeula per circa mezz'ora e poi servite.
La cassoeula, italianizzata in cazzuola o cazzola, oppure bottaggio (probabilmente derivante dal termine francese potage) è un piatto invernale tipico della tradizione popolare e della cucina milanese e lombarda. La leggenda afferma che Arturo Toscanini fosse ghiotto di cassoeula. Oggigiorno è il "piatto forte" di numerose sagre lombarde, sia invernali sia estive. Il piatto, così come viene preparato, nasce all'inizio del XX secolo, ma le sue varianti più antiche sono di origine incerta e controversa. Probabilmente, il piatto deriva ed è legato alla ritualità del culto popolare di Sant'Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio, data che segnava la fine del periodo delle macellazioni dei maiali. I tagli di carne utilizzati per la cassoeula erano quelli più economici e avevano lo scopo di insaporire la verza, elemento invernale basilare della cucina contadina lombarda nei secoli scorsi. Ciò ha fatto presumere ad alcuni storici che il piatto sia nato da aggregazione successiva di ingredienti intorno al nucleo di verza e maiale, altri ipotizzano invece che il piatto originario, di origine barocca, prevedesse l'utilizzo di diversi tipi di carne e vi sia stata una successiva semplificazione e riduzione di ingredienti. È anche ritenuto plausibile che i due piatti, la versione "povera" e la versione "ricca", avessero origine diversa e nel tempo vi sia stata una sorta di convergenza che ha portato al piatto come è attualmente conosciuto. La leggenda vuole invece che la cassoeula nasca da un soldato spagnolo che invaghitosi di una giovane donna milanese, cuoca di una famiglia nobile, le abbia insegnato la ricetta e che in seguito la giovane abbia proposto con successo il piatto ai suoi datori di lavoro. Nella tradizione culinaria popolare europea vi sono altri piatti con ingredienti simili, come le diverse forme di "potée" francesi (minestre a base di cavolo e maiale) o la Choucroute alsaziana, a sua volta derivata dal Sauerkraut tedesco (entrambi i piatti sono basati su crauti e carne di maiale e sono preparati però con ingredienti già passati da un procedimento di conservazione). Gli ingredienti principali della cassoeula sono le verze, che la tradizione prevede vengano utilizzate solo dopo la prima gelata, e le parti meno nobili del maiale, come la cotenna, i piedini, la testa e le costine. Il nome deriva probabilmente dal cucchiaio con cui si mescola (casseou) o dalla pentola in cui si prepara (casseruola). Esiste un'altra spiegazione per il nome: è piuttosto noto che, per tradizione, il piatto venisse preparato dagli operai dei cantieri edili una volta che l'edificio fosse giunto al tetto ed il nome derivi dall'attrezzo utilizzato per mescolarla durante la cottura, per l'appunto la "cazzuola". È da segnalare inoltre che esiste un piatto della tradizione tedesca, il "Kasseler" ("càssola" nella pronuncia tedesca), consistente in tagli di maiale affumicato servito con un contorno di cavolo verza. Al di là delle leggende, gli storici individuano nel ricettario di Ruperto da Nola la prima ricetta riconducibile alla pietanza. Questo autore, originario di Nola, e che viene considerato uno dei padri della gastronomia spagnola, fu al servizio della corte Aragonese di Napoli, nel corso del XV secolo. Nella sua opera più importante, Il Llibre del Coch, ci propone una ricetta di "Cassola de carn" in cui molti elementi riconducono alla Cassoeula. Sempre a Napoli nel 1773, Vincenzo Corrado riporta una ricetta per il "Grugno di porco lesso" e lo propone "su pottaggio di cavoli". Un evidente filo rosso, che lega la minestra maritata, della tradizione Napoletana alla Casseula Lombarda. Bisognerà attendere il XIX secolo, per ritrovare nell'opera “Il cuoco senza pretese” del comasco Odescalchi (1826), la prima ricetta lombarda del piatto.
Varianti
Vi sono numerose varianti locali: nella tradizione comasca non vi sono i piedini e il battuto di verdure ma viene aggiunto il vino bianco e la testa; in Brianza la cassoeula è più asciutta rispetto a quella milanese, più brodosa; nel Novarese, tra gli ingredienti si trova anche la carne d'oca;nel Pavese sono usate solo le puntine e il piatto prende il nome di ragò, ma ne esiste anche una versione tradizionale a base di oca; nel Milanese si utilizzavano anche le orecchie ed il musetto del maiale; sempre nel Milanese si prepara il bottaggio che si differenzia per l'utilizzo della carne di pollo in luogo di quella di maiale; nel Varesotto si aggiungono anche i verzini (piccole salamelle fatte con l'impasto della salsiccia).

CASSOULET

Il cassoulet (dall'occitano caçolet) è una specialità regionale della Linguadoca, a base di fagioli secchi generalmente bianchi e di carne. In origine era a base di fave. Il cassoulet deriva il proprio nome dalla casseruola in terracotta smaltata a forma di cono tronco fabbricata a Issel. Il cassoulet è un piatto tradizionale la cui base è un ragù di fagioli bianchi lungamente cotto a fuoco lento per essere tenero in bocca, come se si sciogliesse. Al ragù vengono aggiunti, secondo le versioni, del confit d'oca o di anatra, del lardo, della cotenna, dello stinco di maiale, della salsiccia, dell'agnello o della pernice. Ci si può trovare anche del pomodoro, del sedano o della carota. Può essere o meno ricoperto da pangrattato. È l'oggetto di una disputa annosa fra tre città: Castelnaudary, Carcassonne e Tolosa. La controversia verte sull'origine stessa del cassoulet, sulla sua composizione e le qualità organolettiche dei diversi cassoulet preparati nelle varie città. Il cassoulet di Castelnaudary è a base di fagioli bianchi del Lauragais, contiene confit d'oca, lo stinco o la spalla di maiale, salsiccia e cotenna di maiale, una carota, un porro e una gamba di sedano. La sua cottura finisce in un forno da panettiere nel quale bruciano sterpi della Montaigne Noire. Il cassoulet di Carcassonne può contenere anche pernice rossa e un pezzo di montone. Il cassoulet di Tolosa contiene confit d'anatra e salsiccia di Tolosa, carote e cipolle. Talvolta lo si ricopre con del pangrattato prima di passarlo al forno. Il numero di volte in cui si deve, durante la cottura al forno, rompere la crosta che si forma sulla superficie del piatto - tra le sei e le otto volte a seconda delle ricette - è oggetto di grande dibattito tra gli esperti. Per porre fine alla rivalità tra le città, Prosper Montagné (Carcassonne, 1865 - Sèvres, 1948), un gastronomo della Linguadoca divenuto cuoco a Tolosa, ha fatto ricorso a una metafora: "Il cassoulet, è il Dio della cucina occitana; Dio-Padre, è il cassoulet di Castelnaudary, Dio-Figlio è quello di Carcassonne e Dio-Spirito Santo quello di Tolosa." Nonostante le numerose varianti di questo piatto, si possono individuare due costanti: i fagioli che servono da base e la pentola che permette la cottura.

CERVELLO ALLA FIORENTINA

cervello di vitella circa gr 600
una piccola cipolla
prezzemolo
3 uova
pangrattato
farina
limoni
olio d'oliva
sale
pepe
olio per friggere
In un tegame con acqua calda e salata sbollentate il cervello per 2 o 3 minuti, quindi togliete la pellicina che lo ricopre. Lasciatelo poi a bagno in acqua fredda e succo di limone per circa mezz'ora. Sgocciolatelo e tagliatelo a fette alte circa mezzo centimetro, quindi mettetele in una marinata fatta con olio, succo di limone, cipolla tagliata a fettine, prezzemolo tritato, sale e pepe. Lasciate le fette ad insaporirsi per circa un'ora, quindi scolatele, passatele nella farina, poi nelle uova sbattute ed infine nel pangrattato.
Friggetele in abbondante olio caldo e servitele con spicchi di limone [ed una spolverata di sale].
Il cervello alla fiorentina è un secondo piatto tipico della cucina toscana, diffuso principalmente nell'area fiorentina. Tale specialità culinaria era conosciuta e diffusa maggiormente nei decenni scorsi. Deve la sua origine all'abitudine dei macellai toscani di utilizzare tutte le parti commestibili degli animali uccisi per ricavare le celebri bistecche. Secondo alcuni, il piatto deriverebbe dalla barbara abitudine degli Ostrogoti, che dominarono in Italia agli inizi del VI secolo, di divorare il cervello dei nemici e dei prigionieri uccisi. Si accompagna molto bene a un fritto misto di carne e verdure.
Il piatto viene preparato utilizzando il cervello di bovino adulto o di vitello, che viene prima cotto per pochi minuti in acqua bollente priva di sale, poi privato del rivestimento protettivo esterno e tagliato a fette, che a loro volta saranno poi pastellate e fritte in olio extravergine d'oliva fino a completa doratura. Prima di passare alla fase della frittura, le fette possono essere immerse per diversi minuti in acqua e succo di limone: in ogni caso, devono essere completamente prosciugate prima di essere pastellate. Il piatto viene condito quindi con l'aggiunta di un pizzico di sale e servito con fette di limone, che tipicamente accompagnano i secondi piatti fritti.

CONIGLIO ALLA LIGURE
un coniglio di circa 1 kg e mezzo,
100 g di olive nere taggiasche,
1 costa di sedano,
1 cipolla,
1 ramoscello di rosmarino,
timo,
qualche foglia di alloro,
alcuni gherigli di noce,
1 cucchiaio di pinoli,
olio di oliva,
sale,
1 bicchiere di vino rosso, Rossese di Dolceacqua,
Taglio in pezzi il coniglio, li lavo e li asciugo, li pongo in una pentola a fuoco medio, per fare espellere l'umore. Travaso in una casseruola di coccio e vi verso l'olio. Aggiungo alloro e timo. Rosolo fino a colore dorato. Ritiro il coniglio dal fuoco. Nel sugo stufo cipolla, sedano, rosmarino, pinoli, noci tritate. Aggiungo lentamente il brodo. Unisco coniglio e olive, spruzzando col vino. Ultimo la cottura.

GRIGLIATA DI CARNI MISTE

costine di maiale
2 braciole di maiale
2 pezzi salsiccia
2 fette pancetta
2 costolette d'agnello
5 pomodori pachino
Q.b. Sale
Q.b. Pepe
Q.b. Olio di oliva
1 aglio a spicchi
1 rametto rosmarino
Q.b. Aceto di vino bianco aromatizzato al limone

Preparate una marinata con l'aglio ed il rosmarino tritati, salate, pepate e passatevi dentro la carne lasciandola per qualche minuto. Rispettando i tempi di cottura delle varie qualità di carne (la pancetta richiede un tempo di cottura inferiore a quello delle salsicce) ponete la carne sulla griglia ben calda. Al momento di cuocere le salsicce pungetele con i rebbi della forchetta per favorire la fuoriuscita del grasso. Quando mancheranno pochi minuti alla fine della cottura unite anche i pomodori lasciandoli appassire. Regolate i tempi di cottura secondo i gusti dei convitati (al sangue o molto cotta) e servite la grigliata calda con qualche goccia d'olio d'oliva e qualche goccia di aceto.

PIZZAIOLA CAMPANA
secondo di carne

4 Fettine di carne
500 gr pomodori o pomodorini
2 spicchi d'aglio
origano secco abbondante
olio extravergine d'oliva abbondante
sale
Viene definita alla pizzaiola una preparazione a base di fettine di carne e sugo di pomodoro. La storia della pizzaiola è alquanto incerta, anche se l'origine è quasi certamente napoletana. La ricetta ha conosciuto una larga diffusione ed è stata oggetto di numerosissime reinterpretazioni. Il successo di questa particolare preparazione va individuato, oltre che nella semplicità di esecuzione, anche nel fatto che una volta terminata, si presta per essere usata come condimento per la pasta. Scaldare l'olio in una padella e soffriggere leggermente l'aglio, tagliato grossolanamente. Aggiungere i pomodori tagliati a spicchi e il sale. Far cuocere il tutto per una ventina di minuti, a fuoco moderato e coperto. Mettere quindi l'origano e le fettine di carne (colarda, spalla o scamone), e portare a termine la cottura. Il sugo così ottenuto, una volta tolte le fettine da utilizzarsi come seconda portata, si presta per condire spaghetti o vermicelli.

SPEZZATINO DI CARNE CON CIPOLLE
Brodo di carne q.b.
Carne bovina vitello 800 gr
Carote 2
Cipolle rosse 600 gr
Olio di oliva q.b.
Pepe q.b.
Pomodori passata 200 ml
Sale q.b.
Sedano 1 costa
Vino rosso 1/2 bicchiere (circa 100 ml)
Lo spezzatino di carne con cipolle grazie ad una cottura lenta e prolungata rende lo spezzatino molto tenero e saporito.Per preparare lo spezzatino di carne con cipolle iniziate tritando il sedano e le carote che serviranno come base per il soffritto. Scaldate una padella ampia con due cucchiai di olio, aggiungete il trito di sedano e carote e cuocete il soffritto.
Tagliate a fettine sottili anche le cipolle e mettetele da parte. Intanto preparate la carne: tagliate a bocconcini il vitello e quando il soffritto sarà pronto aggiungete i pezzetti di carne e fateli rosolare.

Sfumate con il vino rosso e aggiungete le fettine di cipolle. Proseguite la cottura a fuoco lento aggiungendo a poco a poco il brodo di carne, infine incorporate la passata di pomodoro. La cottura dello spezzatino richiederà circa 1 ora. Una volta che il sugo sarà assorbito dalla carne aggiustate di sale e pepe. Lo spezzatino di carne e cipolle sarà pronto quando la carne risulterà tenera e le cipolle ben cotte.

giovedì 30 maggio 2024

Corso di cucina: Lezione 11 Primi piatti di mare

BISQUE
gamberi
olio
aglio
brandy
sale
pepe
cannella
paprika
burro
Teste e gusci nella casseruola con i bordi alti; olio e aglio che vanno belli caldi, e girare tutto pestando bene con il cucchiaio di legno. Poi un bicchierino di brandy da far sfumare. Basta un quarto d'ora, allungando con poca acqua bollente, per aver pronta la base: puoi ora passare al colino per fermare eventuali dettagli indesiderabili, poi ancora sul fuoco. Aggiungi sale, pepe, cannella, paprika, e porta alla desiderata consistenza. Prima di impiattare tirerai la salsa con un pezzetto di burro ottimo. I gamberoni li vorrai dolceamari: allora premili sul fondo di una padella ad arrostire un lato, e crudo - quasi - l'altro. Ammonticchia nel centro del piatto, e versa attorno la bisque con un anelito d'olio buono. Per la conservazione potrete conservare per qualche giorno in frigorifero purché siano riposti in un contenitore di vetro. Mentre in congelatore dura fino a 3 mesi.
La bisque è un preparato originario della cucina francese tipicamente basata sul brodo di crostacei (aragoste, astici, gamberi).
Si tratta di una zuppa che può essere servita come tale oppure utilizzata come fondo di cottura per la preparazione di altre pietanze.
Per preparare la bisque è necessario tostare i carapaci dei crostacei (che costituiscono la parte più saporita dei crostacei, nonché la pigmentazione) insieme a un soffritto di verdure. Una volta caramellati gli zuccheri presenti negli ingredienti si aggiunge acqua e si fa ridurre.

BRODO DI PESCE, FUMETTO, BISQUE

Il brodo di pesce, il fumetto e la bisque sono solitamente interpretati come sinonimi, soprattutto i primi due, ma in realtà hanno una sola cosa in comune: il fatto che si parli di pesce. Quindi, contrariamente a quanto si pensa, esistono delle differenze. Esaminiamole insieme:
Il brodo di pesce altro non è che un brodo. Esattamente come per il brodo di verdure, e il brodo di carne, viene fatto partendo con una base di acqua fredda e dove vengono inserite poi gli scarti del pesce, come lisca, spine, testa, e ortaggi profumati come sedano, carota, cipolla o porro, insieme ad alloro e pepe. Quando schiumerà toglietene il più possibile. Una volta cotto filtrare in un colino con un panno a maglie molto strette. Il brodo di pesce viene utilizzato per insaporire, profumare e continuare le cotture di certi piatti.
Il fumetto è molto simile al brodo di pesce tuttavia la differenza sta nella preparazione. Infatti lische e odori vengono scottati un attimo a fuoco vivo nell’olio bollente e poi coperto d’acqua come il brodo. Tuttavia il fumetto deve essere più ristretto del brodo. Una volta cotto filtrare in un colino con un panno a maglie molto strette.
La bisque è di origine francese, si ritiene che la versione originale fosse preparata con sole aragoste, successivamente sono state ammessi anche i parenti più prossimi come granchi, scampi e vari crostacei. Per preparare la bisque occorrono cipolla, carota, sedano e patata che vengono ammorbiditi nel burro e resi in vellutata. Una volta cotta filtrare in un colino con un panno a maglie molto strette.

BUCATINI AL RAGÙ DI PESCE SPADA

1 trancio di pesce spada da 100 g circa,
4 olive verdi,
4 olive nere,
4 filetti di acciughe o alici sott'olio,
2 cucchiai d'olio extravergine di oliva,
2 spicchi d'aglio,
150 g di pomodorini in scatola conservati con succo di pomodoro,
sale,
origano,
160 g di bucatini,
pepe.
Sciacquare il trancio di pesce spada sotto acqua corrente, togliere la pelle e, se presente, la lisca. Tagliarlo a piccoli cubetti di 1 cm di lato. Snocciolare le olive e spezzettarle grossolanamente. Scolare le acciughe dall'olio e tamponarle con carta da cucina per togliere il liquido in eccesso. In una capace padella mettere l'olio, gli spicchi d'aglio spellati e le acciughe. Accendere il fuoco e far soffriggere a fiamma vivace,fintanto che l'aglio non si sarà ben dorato. Unire il pesce spada, mescolare e farlo dorare uniformemente. Aggiungere le olive e far cuocere per un paio di minuti mescolando di frequente, quindi unire i pomodorini con il loro succo di conservazione, un pizzico abbondante di sale, una manciata di origano, amalgamare bene gli ingredienti, lasciar riprendere il bollore, coprire e cuocere per 5 minuti a fiamma media. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla, e saltarla nella padella del condimento per qualche minuto, girando di frequente. Servire immediatamente con una generosa macinata di pepe.

BUCATINI CON LE SARDE ALLA SICILIANA
500 g di sarde fresche,
500 g di bucatini,
500 g di finocchietti selvatici,
2 cipolle medie o 1 cipolla piuttosto grossa,
3 acciughe sotto sale salate,
50 g di uva passa e altrettanti di pinoli,
una bustina di zafferano,
olio,
sale,
pepe.
Lessare per una ventina di minuti i finocchietti in tanta acqua salata, quanta ne servirà poi per la pasta (4 litri per 500 g), scolarli e tritarli. Tenere da parte l’acqua. In un tegame, scottare le sarde in 1 dl d’olio extravergine d’oliva (un minuto per lato), scolarle e riservarle. Mettere a soffriggere nello stesso tegame le cipolle finemente affettate fino a leggerissima coloritura e unire quindi i finocchietti, le sarde, l’uva passa (rinvenuta in acqua tiepida per mezz’ora), i pinoli, sale e pepe. Cuocere a fuoco basso, mescolando, per amalgamare la salsa.
Dopo una ventina di minuti, unire le acciughe che sono state dissalate, lavate, asciugate e infine sciolte in un tegamino con un cucchiaio d’olio caldo. Cuocere ancora per 15 minuti, sempre mescolando e unire quindi una bustina di zafferano, sciolto in un cucchiaio dell’acqua di cottura dei finocchietti. Mettere intanto a cuocere la pasta nell’acqua di cottura dei finocchietti. Scolarla al dente e unirla al condimento. Lasciare riposare per qualche minuto prima di servire. La pasta con le sarde (pasta chî sardi in siciliano) è un piatto tipico della cucina siciliana, inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf). In origine è un piatto stagionale: si può preparare da marzo a settembre periodo in cui si trovano al mercato le sarde fresche ed è possibile raccogliere nei campi il finocchio selvatico.
Esistono molte varianti. Una tra le più importanti è la pasta con le sarde alla trappitara, ricetta gelosamente custodita da famiglie marinare di Trappeto (PA).
Gli ingredienti principali sono le sarde, la pasta e il finocchietto. La sarda è un pesce azzurro assai diffuso nel mediterraneo. Appartiene allo stesso gruppo delle acciughe o alici, ma è più grassa e deve per questo essere cucinata non oltre le otto ore dalla pesca per non comprometterne il sapore. Si pesca soprattutto da marzo a settembre. Le sarde (o sardelle) previste per questo piatto devono essere quelle fresche e non possono essere sostituite con le sardine sott’olio.
Devono essere nettate e sfilettate, eliminando la testa, la coda e la lisca, quindi lavate e asciugate tra due panni puliti. Quanto alla pasta, sono generalmente indicati tre tipi di pasta, tutti di semola di grano duro: i bucatini; i perciatelli, leggermente più grossi dei bucatini e chiamati anche col nome generico di maccheroni; i mezzani o mezzi ziti. Il finocchietto di montagna di cui si parla nelle ricette è il finocchio selvatico.
Nella pasta con le sarde se ne utilizzano le parti più tenere e verdi, i germogli, i rametti più giovani e le tipiche foglie piumose (o barba), che si possono raccogliere in campagna dalla primavera all’autunno e cioè nello stesso periodo in cui è possibile trovare nei mercati le sarde freschissime. Gli altri ingredienti della ricetta "classica" sono: cipolle, acciughe salate, uva passa, pinoli, una bustina di zafferano, olio, sale e pepe. Nella variante "alla messinese" in genere non si utilizza lo zafferano.
Nella zona palermitana c'è la pasta colle sarde cosiddetta "in bianco" senza aggiunta di sugo di pomodoro, e un'altra diffusa nell'agrigentino in cui è previsto il concentrato di pomodoro nella fase di preparazione. Questa ricetta è talmente diffusa nel territorio palermitano che nel corso del tempo si sono affermate, sia nella tradizione familiare, sia nelle cucine dei grandi chef, diverse varianti. Francesco Paolo Cascino, famoso chef siciliano, mette, al posto delle cipolle, degli scalogni e uno spicchio d’aglio, bagna il soffritto con un bicchiere di vino bianco e usa sardine dissalate invece delle acciughe dissalate. Pino Correnti, illustre gastronomo siciliano, unisce solo metà delle sarde al soffritto di cipolla. Scola la pasta molto al dente, la mescola al condimento, la passa in un tegame da forno e la ricopre con l’altra metà delle sarde, rosolate in un secondo tegame nella loro salsa. Cosparge infine la superficie con mandorle tritate e inforna la teglia per dieci minuti.
Anche Veronelli e Carnacina concludono la preparazione in forno, a calore moderato per circa 20 minuti. Mentre la Di Leo e la Allotta suggeriscono di far semplicemente riposare la pasta condita per dieci minuti prima di servire. Infine una variante piuttosto diffusa, riferita dalla Allotta: la Pasta con le sarde alla “milanisa”, che prevede di versare 3 dl di salsa di pomodoro una volta che tutti gli altri ingredienti sono stati uniti nel tegame. La cottura deve proseguire per 30 minuti circa a fuoco dolce. La pasta, una volta scolata, si condisce con il sugo e si cosparge con pangrattato, tostato in padella con due cucchiai d’olio.

RISOTTO AL NERO DI SEPPIE
risotto al nero di seppie
1 kg. di seppie medie,
gr. 500 di riso violone nano,
2 lt. di buon fumetto di pesce,
1 cipolla bianca,
1 spicchio d’aglio,
gr. 250 passata di pomodoro,
1 bicchiere di vino bianco,
prezzemolo tritato,
gr. 80 di olio evo,
gr. 100 di burro,
sale,
peperoncino.
Per la decorazione ricca
6 gamberoni
12 fasolari.
Nella casseruola con l’olio fare rosolare la cipolla e l’aglio finemente tritati, il peperoncino spezzettato, e quindi le seppie spellate, tagliate a pezzetti e private della loro vescichetta del nero che avremo messo da parte. Aggiungere poco brodo e far cuocere per 10’ le seppie, fintanto che il liquido non si sarà tutto asciugato. Quindi unire il riso e tostarlo bene sfumando alla fine con il vino. Tagliare con una forbice sulla casseruola le vescichette versandovi tutto il liquido nero ed aggiungere la passata di pomodoro. Iniziare la cottura umida del risotto aggiungendo poi di volta in volta del brodo caldo e verso fine cottura, molto al dente, aggiungere il prezzemolo finemente tritato. Spegnere, mantecare con il burro e servire dopo 2 minuti. Sul piatto porre a decorazione due fasolari appena aperti ed un gamberone cotto al vapore.

RISOTTO ALL'ASTICE
Duecentottanta grammi di riso
Due astici
Quattrocento grammi di pelati in scatola
Una cipolla
Una bustina di zafferano
Cento grammi di panna da cucina
Brandy
Olio extravergine d'oliva
Una carota
Una costa di sedano
Un rametto di prezzemolo
Una testa di salmone
Sale
Pepe
Pulite gli astici, staccate le chele, rompetele con uno schiaccianoci per estrarne la polpa, tagliate a pezzi la coda. Pulite il resto degli astici da eventuali residui di polpa che metterete nel riso insieme alle chele e alla coda tagliata a pezzi. Tutto ciò che avanza dell’astice tenetelo per il brodo. Preparate il brodo di pesce facendo bollire per circa 20 minuti nell’acqua salata mezza cipolla, una carota, una costa di sedano a pezzi, il prezzemolo, una testa di salmone e i resti dell’astice che avete tenuto da parte.
Per il riso: fate soffriggere l'altra mezza cipolla in un tegame largo dai bordi alti, aggiungete il brandy e i pezzi di astice. Quando sono rosolati aggiungete il riso, mescolate e fate cuocere per qualche minuto aggiungendo del brodo. Aggiungete i pelati schiacciati e fate cuocere mescolando ed aggiungendo a poco a poco il brodo. Quando il riso è quasi a fine cottura aggiungete una bustina di zafferano ed un po’ di panna da cucina a piacere. Servite ben caldo.

mercoledì 29 maggio 2024

Corso di cucina: Lezione 10 Primi piatti di terra

CANNELLONI ALLA SCAROLA
cannelloni alla scarola
500 grammi insalata scarola
2 cucchiai capperi
1 peperoncino
q.b. aglio
q.b. olio di oliva extravergine
5 pomodori
q.b. porro
q.b. sale
120 grammi lasagne secche all'uovo
Lava e trita il porro e fallo insaporire con un cucchiaio di olio e il peperoncino. Quindi unisci la scarola e lasciala appassire a fiamma viva. Aggiungi il sale, elimina il peperoncino e unisci i capperi tritati. In un'altra padella metti i pomodori lavati e tagliati a pezzetti e uno spicchio d'aglio. Sala, cuoci a fuoco vivo per 10 minuti, quindi passa tutto al passaverdure ed elimina le bucce del pomodoro. Lessa in abbondante acqua salata le lasagne, scolale al dente e dividile a metà. Metti su ogni striscia un cucchiaio abbondante di scarola e capperi. Arrotola la pasta sul ripieno in modo da formare dei cannelloni: mettili in pirofiline individuali e coprili con la salsa di pomodoro. Condisci con un filo d'olio e passa nel forno caldo a 200° per circa 10 minuti.

CANNELLONI ALLE MELANZANE
3 cucchiaio olio di oliva extravergine
q.b. origano
q.b. pepe
1 bicchieri brodo vegetale
2 melanzana
50 grammi mozzarella di bufala
250 grammi ricotta di pecora
q.b. sale
1 peperone rosso
q.b. basilico
300 grammi pasta all'uovo
Taglia le melanzane a fette dello spessore di circa 1/2 cm, cuocile su una griglia ben calda finché saranno abbastanza morbide, poi tagliale a cubetti. Sulla stessa griglia abbrustolisci il peperone intero, mettilo in un sacchetto di plastica, aspetta qualche minuto, poi spellalo, elimina semi e nervature e taglia anche questo a cubetti. Frulla metà del peperone con il brodo, passa la salsa ottenuta al colino fine e tienila in caldo.
Prepara il ripieno di melanzane e ricotta mescolando metà dei cubetti di melanzana alla ricotta; aggiungi sale e pepe e profuma con l'origano sminuzzato. Taglia la sfoglia a rettangoli di circa 12x15 cm e farcisci ciascuno con un cucchiaio di ripieno, disponendolo vicino a un lato corto. Avvolgi i cannoli di melanzane e ricotta partendo dal lato farcito e facendo in modo di racchiudere bene il ripieno: dovrai ottenere dei cannoli compatti. Spennella i cannoli di olio e cuocili sulla griglia non troppo calda per circa 10 minuti, finché la pasta sarà croccante e il ripieno caldo. Per servire questa ricetta di cannelloni ripieni, distribuisci sul fondo dei piatti un velo di salsa di peperoni, sistema sopra i cannoli e guarnisci con i rimanenti cubetti di peperone e melanzana (che avrai tenuto in caldo), dadini di mozzarella e basilico.

FAGOTTINI ALLA FARAONA
2 carote
2 uova
1 cipolla
q.b. sugo di carne
50 grammi lardo
q.b. olio di oliva extravergine
100 grammi patate
q.b. sale
q.b. timo
1 zucchina
1 sedano coste (gambo)
70 grammi pane mollica
1 spicchio aglio
100 grammi pecorino
150 grammi pistacchio fresco
q.b. vino bianco
q.b. pepe
300 grammi pasta all'uovo
200 grammi faraona polpa
Rosola in una padella unta con un filo d’olio il lardo tagliato a tocchetti, l’aglio, la cipolla, la carota e il sedano sminuzzati. Aggiungi al battuto 100 g di pistacchi tritati e i 200 g di polpa di faraona tagliata a pezzettini. Sfuma con mezzo bicchiere di vino bianco e lascialo evaporare. Regola di sale e pepe e trasferisci il tutto in una terrina. Unisci alla carne rosolata il pane a dadini, il pecorino e le uova e lavora il tutto fino a ottenere un impasto compatto che servirà per farcire i fagottini. Lessa la zucchina e la restante carota e tienile da parte. Prepara la salsa di accompagnamento dei fagottini lessando le patate e il resto dei pistacchi, quindi frulla questi due ingredienti per ottenere una crema fluida. Stendi la pasta fino ad ottenere una sfoglia sottile e ritagliala in quadrati di 4 cm di lato. Distribuisci sopra alla pasta quasi tutto il ripieno, formando dei mucchietti. Inumidisci i bordi dei fagottini e richiudili a triangolo. Appiattisci il petto di faraona e stendi al centro il ripieno rimasto, la carota e la zucchina lesse a fettine. Arrotola l’arrostino, legalo e fallo cuocere con un filo di olio e un po’ di timo. Lessa i fagottini alla faraona e distribuiscili nei piatti. Condiscili con il sugo di carne e la salsa di pistacchi. Accompagna i piatti con una fettina di petto di faraona ripieno.

FETTUCCINE CON SALSA ALLA SANTOREGGIA
400 g di fettuccine
1,5 kg di pomodori maturi e sodi
una piccola carota
una cipolla
una costola di sedano
un ciuffo di prezzemolo
2 rametti di santoreggia
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
un cucchiaino di zucchero
30 g di burro
olio extravergine di oliva
sale
Pulite i pomodori, eliminate il picciolo, lavateli e divideteli a metà. Sbucciate la cipolla e affettatela fine. Raschiate la carota e tagliatela a rondelle sottili. Pulite il sedano, lavatelo e riducetelo a dadini. Lavate le foglioline di prezzemolo e di santoreggia e, tenendone da parte alcune per decorare, riunitele in una casseruola con tutte le verdure. Mettete il coperchio e fate cuocere, senza aggiunta di grassi, a fuoco medio per circa un'ora, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno e unendo, se necessario, un mestolino d'acqua calda. Passate il tutto al mixer o al passaverdure con il disco a fori piccoli, rimettete la passata sul fuoco e proseguite la cottura finché risulterà addensata. Regolate di sale e aggiungete lo zucchero. Scaldate il burro con 2 cucchiai d'olio in una grande padella, aggiungete la salsa e lasciate insaporire per qualche minuto. Lessate al dente le fettuccine in acqua bollente salata, scolatele e saltatele nella padella con il sugo. Spolverizzate con il parmigiano grattugiato, profumate con le foglioline di santoreggia fresca e servite.

LASAGNE VEGETARIANE
700 grammi melanzana
300 grammi robiola
4 cucchiai latte intero
250 grammi pasta all'uovo
q.b. sale
q.b. pepe
250 grammi pomodorino sardo
100 grammi spinaci
q.b. erba cipollina
6 cucchiai olio di oliva extravergine
Per iniziare la preparazione della ricetta lasagne vegetariane devi come prima cosa occuparti delle verdure. Lava le melanzane, togli la buccia e tagliale a fette orizzontali dello spessore di circa ½ centimetro. Mettile in uno scolapasta cosparse di sale per far uscire l’acqua vegetale. Dopo 1 ora appoggiale sulla griglia cala e cuoci le fette per circa un paio di minuti per ogni lato. Aggiungi ancora un pizzico di sale e uno di pepe. Lava i pomodori e tagliali a metà, poi lessa gli spinaci. le verdure per il ripieno delle lasagne sono pronte, versa la robiola in una terrina capiente e dopo averla diluita con il latte, inizia a lavorarla con un cucchiaio di legno. Trita un ciuffo di erba cipollina e amalgamala alla robiola. Prendi una pirofila e ungi il fondo con un cucchiaio di olio, poi adagia uno strato di lasagne, depositaci sopra con alcune cucchiaiate di robiola e stendile in maniera uniforme. Immediatamente dopo fai uno strato di melanzane grigliate, di pomodorini tagliati e di spinaci. Ripeti gli strati di lasagne vegetariane fino a che gli ingredienti non sono terminati, poi versa sulla superficie ancora un po’ d’olio. Copri la pirofila con un foglio di alluminio e cuoci in forno preriscaldato a 200° per circa 15 minuti.

LUMACONI ALLA PARMIGIANA
Per i lumaconi
Basilico 20 foglie
Melanzane due medie (da 600 gr l'una)
Mozzarella di bufala 400 gr
Olio di oliva 3-4 cucchiai
Parmigiano Reggiano 120 gr
Pasta lumaconi 500 gr
Sale q.b.
Per il sugo
Aglio 2 spicchi
Olio di oliva 4 cucchiai
Olive nere denocciolate 50 gr
Pomodori polpa 1200 gr
Sale q.b.
Realizzate il sugo. Tritate l'aglio e tagliate le olive a rondelle. Fate soffriggere aglio e olive in una casseruola dove avrete fatto scaldare i quattro cucchiai di olio d'oliva. Dopodiché aggiungete la polpa di pomodori. Lasciate cuocere il sugo, mescolandolo di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Intanto preparate le melanzane, tagliatele a rondelle spesse circa due cm e poi tagliatele a cubetti: friggetele in una padella. Una volta che i cubetti si saranno dorati scolateli dall'olio e metteteli ad asciugare su un piatto ricoperto di carta assorbente. Intanto tagliate a cubetti anche la mozzarella e mettete a cuocere i lumaconi in acqua bollente precedentemente salata.  Scolate la pasta molto al dente, mettetela in una ciotola e conditela con metà del sugo. Cospargete il fondo della teglia con dell'olio e disponete uno strato di lumaconi, continuate cospargendo con metà delle melanzane. Continuate con i cubetti di mozzarella e con le foglie di basilico spezzate a metà con le dita terminate con una spolverata di parmigiano grattugiato. Proseguite con un altro strato di lumaconi a cui aggiungerete tutti gli altri ingredienti e terminate con il sugo. Infornate per 35-40 minuti a 160 gradi. Sfornate i lumaconi alla parmigiana e servite immediatamente.

MINESTRA DI PANE
6/700 g di pane raffermo rigorosamente toscano (senza sale)
400 g di fagioli cannellini secchi
200 g di carote
200 g di sedano (utilizzate il cuore con le foglie più tenere)
350 g di cavolo cappuccio (corrisponde a circa un quarto della palla)
400 g di bietola
400 g di cime di cavolo nero
250 g di zucchine
300 g di patate
1 porro
200 g di fagiolini
1 cipolla
uno spicchio d'aglio
1 tubetto di concentrato di pomodoro (ne serviranno ¾ di tubetto)
un bicchiere di olio extravergine d'oliva
sale, pepe
La sera precedente mettere i fagioli a rinvenire in abbondante acqua e tenerli a bagno per circa 10/12 ore. Il mattino seguente sciacquarli bene e lessarli in abbondante acqua; occorreranno circa 90 minuti di cottura, i fagioli dovranno a quel punto avere la buccia tenera. Salarli solo a fine cottura. Tenere da parte una tazza di fagioli e frullare il resto insieme all'acqua di cottura (detta in Toscana "broda dei fagioli") che servirà per cuocere la zuppa di verdure. Questa broda dovrà essere mantenuta calda per tutto il tempo di cottura della zuppa perchè andrà aggiunta a mano a mano che le verdure cuociono. Non appena i fagioli saranno cotti cominciare a preparare le verdure. Pulire le verdure; tagliare le carote, il porro e le zucchine a rondelle di circa un cm di spessore, le patate a tocchetti, il sedano a pezzetti con tutte le foglie, i fagiolini a tocchetti. Il cavolo cappuccio, il cavolo nero e la bietola verranno tagliati a strisce non troppo strette. A mano a mano che vengono tagliate tenerle comunque separate perché verranno aggiunte in tempi diversi. Tritare grossolanamente la cipolla insieme all'aglio. In un largo tegame possibilmente di coccio mettere l'olio d'oliva, farlo scaldare quindi aggiungere il trito di aglio e cipolla; farlo appassire a fuoco dolce per una decina di minuti facendo molta attenzione affinché non si bruci.
Aggiungere le patate, le carote, il porro e il sedano; aggiungere anche il concentrato di pomodoro e mescolare bene per farlo amalgamare agli ingredienti. Aggiungere le verdure a foglia (cavolo cappuccio, cavolo nero e bietola), mescolare e, non appena si sono appassite un po' aggiungere anche i fagiolini e le zucchine. Allungare la zuppa con qualche mestolo di "broda dei fagioli", regolare di sale e di pepe e continuare la cottura a fuoco lento. Tenere sempre in caldo la "broda" e sorvegliare la cottura delle verdure affinché non si attacchino al tegame; a mano a mano che si asciugano aggiungere un mestolo di "broda". Cuocere la zuppa di verdure per un paio di ore; alla fine dovrà risultare cremosa ma abbastanza liquida perché dovrà ammorbidire il pane. A fine cottura aggiungere i fagioli interi tenuti da parte. Tagliare il pane a fette alte circa un cm. In una zuppiera mettere uno strato di verdure; alternare strati di fette di pane con strati di verdure fino ad esaurimento degli ingredienti, terminando con uno strato di verdure. Far riposare la minestra di verdure toscana per qualche ora quindi servirla in tavola accompagnata da un filo di olio extravergine rigorosamente toscano e, a piacere, pepe nero macinato al momento.
La minestra di pane, detta anche zuppa di pane e in alcune zone semplicemente zuppa è un piatto di pane raffermo e verdure tipico di numerose parti della Toscana, in particolare della Montagna Pistoiese e della zona di Firenze. Fa parte dei tipici prodotti della cucina povera toscana. La ricetta coinvolge numerosi tipi di verdure: patate, pomodori, fagioli, sedano, carote, cipolle e  soprattutto cavolo. In particolare è necessario che il cavolo sia di tipo verza e nero. Quest'ultimo deve aver "preso il ghiaccio", ovvero aver subito almeno una gelata invernale, che ne ammorbidisce le foglie. I fagioli possono essere di tipo borlotto o cannellino. Il pane deve essere di tipo toscano e raffermo. Al termine della cottura si aggiunge un filo d'olio extravergine di oliva ed eventualmente delle fette di pane abbrustolite. La ricetta prevede numerose varianti locali, tra cui l'utilizzo della cipolla tritata a crudo, nonché la cottura di cotenne o di "culetti" di prosciutto crudo. La preparazione della minestra di pane è più rapida rispetto alla più famosa ribollita, che subisce inoltre ulteriori fasi di cottura.

PASTA E FAGIOLI COLLE COTICHE
450 grammi fagioli borlotti in scatola
400 grammi pomodoro pelato
320 grammi pasta di semola (di grano duro)
50 grammi maiale cotenna
1 litro brodo di carne e verdura
q.b. lardo
q.b. cipolla
q.b. aglio
q.b. grana
1 cucchiaio olio di oliva
q.b. sale
q.b. pepe
Fai bollire 50 g di cotenne per 5 minuti, scolale e raschiale. Fai soffriggere in 1 cucchiaio di olio un trito di lardo, aglio e cipolla, unisci 400 g di pomodori pelati schiacciati, 450 g di fagioli borlotti lessati, le cotenne e 1 l di brodo. sala e cuoci per 30 minuti, unendo altro brodo se necessario. Aggiungi 300 g di pasta corta e portala a cottura. Pepa la pasta e fagioli con le cotiche e servi con grana padano a parte.

RAVIOLI AL COTECHINO
Farina di grano tenero 300 g
Farina di grano duro 100 g
Uova grandi 4
Sale 2 g
Lenticchie 150 g
Cotechino precotto 1 da 250 g
Scalogno 2
Sedano 1 costa
Carote 1
Aglio 1 spicchio
Sale 3 g
Rosmarino 1 rametto
Olio di oliva extravergine 20 g
Pepe macinato 2 g
Prezzemolo tritato 10 g
Brodo vegetale 100 g
Per preparare i ravioli al cotechino con salsa di lenticchie incominciate col realizzare la pasta fresca all'uovo: ponete le farine setacciate in una ciotola e al centro versate le uova e un pizzico di sale. Quindi iniziate a lavorare gli ingredienti mescolando con una forchetta, allargando sempre di più per prendere la farina. Poi iniziate a lavorare con le mani almeno per 10 minuti, maneggiando e sbattendo l'impasto sulla spianatoia fino a quando non otterrete un composto morbido e omogeneo. Formate un panetto e rivestitelo con pellicola trasparente, poi fate riposare a temperatura ambiente per circa 30 minuti. Intanto proseguite con la preparazione della salsa: per prima cosa sciacquatele le lenticchie sotto l’acqua corrente; mettetele all’interno di una pentola a pressione, versate l’acqua in modo da coprirle interamente. Chiudete la pentola e cuocete per 20 minuti e poi lasciatele raffreddare. In una pentola antiaderente fate soffriggere a fuoco basso l’ olio con lo scalogno, l’aglio, il sedano e la carota tritati finemente. Aggiungete anche il rosmarino e mescolate con una spatola. Unitevi le lenticchie e coprite la pentola con un coperchio, lasciando cuocere a fuoco lento per circa 10 minuti. Mescolatele spesso per controllare che non si asciughino troppo e regolate di sale e di pepe. Quando saranno pronte, spegnete il fuoco e procedete con al cottura del cotechino: prendete un cotechino precotto e mettetelo in una pentola con acqua fredda; accendete il fuoco e fatelo lessare secondo le istruzioni riportate sulla confezione (ci vorranno circa 15 minuti). Passato il tempo necessario, scolatelo e ponetelo in una ciotolina per eliminare l'involucro esterno, facendo attenzione a non scottarvi con il liquido presente nella confezione. Eliminate la pelle del cotechino, poi tritatelo finemente al coltello in una ciotola. Aggiungete 50 g delle lenticchie che avete preparato alla carne e mescolate con una spatola: il vostro ripieno è pronto. A questo punto, riprendete il panetto di pasta all'uovo e ponetelo sulla spianatoia leggermente infarinata. Stendetelo con il mattarello, dividetelo e ricavatene 8 sfoglie di 60x40, il più possibile sottili, servendovi di una macchinetta per la pasta. Disponete sulla sfoglia un cucchiaino (circa 5 g) del ripieno che avete preparato, lasciando circa 3-4 cm tra una cucchiaiata di impasto e l’altra; quindi sovrapponete un’altra sfoglia della stessa dimensione; fate una leggera pressione per far uscite tutta l’aria trattenuta dalle due sfoglie. Con uno stampo a forma di stella ricavate i vostri ravioli, ripetendo l’operazione fino all’esaurimento degli ingredienti e rimpastando i ritagli: con le nostre dosi dovrete ottenere 40 ravioli. Man mano che li realizzate appoggiateli su un canovaccio infarinato. Ponete sul fuoco una pentola con abbondante acqua per preparare il brodo vegetale. Lessate i ravioli in acqua bollente salata per circa 4-5 minuti, quindi scolateli. Nel frattempo trasferite in un recipiente dai bordi alti le lenticchie avanzate che avete cotto. Frullate con un frullatore ad immersione, aggiungendo a filo 50 g di brodo. Quando la salsa ha raggiunto la giusta consistenza, setacciatela con un colino per renderla più omogenea. In una padella antiaderente fate scaldare la salsa di lenticchie insieme al brodo che avete avanzato, poi aggiungete i ravioli e fate saltare per qualche secondo. A fine cottura, spegnete e aggiungete il prezzemolo tritato.

TESTAROLI
farina g 400,
olio d'oliva,
sale.
Preparare una pastella fluida con la farina, il sale e l'acqua necessaria per giungere alla giusta consistenza (tipo pastella da crepe). Se restassero dei grumi, passarla al setaccio. Per la cottura ci vorrebbe l'apposito strumento, il testo, dal quale deriva il nome, difficile da trovare. Si puo' usare una padella in ghisa o anche antiaderente a fondo spesso. Ungere la padella con un velo d'olio e versare un mestolino di pastella, allargandola: si procede proprio come per le crepe, voltandole una volta in cottura. Si ottengono cosi' delle crespelle bianche. Quando sono tutte pronte, tagliarle a losanghe o a quadrati. Buttare i testaroli nell'acqua bollente salata; quando l'acqua riprende il bollore, spegnere il fuoco, lasciarli gonfiare un minutino, toglierli con la schiumarola e passarli nello scolapasta per farli sgocciolare: via via che sono scolati, disporli a strati nel piatto da portata e condirli con pesto e pecorino grattugiato.

ZUPPA ARCIDOSSINA
3 cipolle,
una costola di sedano,
500 grammi di strigoli o spinaci,
300 grammi di pomodori pelati,
olio extravergine d'oliva,
sale,
peperoncino,
ricotta,
pane casalingo raffermo in fette sottili e tostate.
Soffriggere in una padella le cipolle e il sedano tritati con olio, sale e peperoncino. Appena ottenuta la doratura degli ingredienti, aggiungere gli strigoli o spinaci. Dopo 10 minuti circa aggiungere i pomodori pelati, tirando a cottura il tutto con acqua o brodo vegetale. A parte, in un'altra padella, con poco olio e sale far insaporire la ricotta sbriciolandola con una forchetta. Unire poi la ricotta alla zuppa preparata sminestrandola nei piatti sulle fette di pane tostato.