venerdì 14 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 10 Birre europee

ALBANIA

STELA
Birra Stela è una birra albanese prodotta da Stefani & CO. La birreria è situata a Tirana, in Albania. Le sue due principali concorrenti in Albania sono la Birra Tirana e la Birra Norga.
Tipo di birra: lager
Gradazione alcolica: 7.2 vol.
Gusto: secco
Colore: giallo paglierino o "mora"
Tipo di fermentazione: bassa fermentazione
Temperatura di servizio: 6 - 8 °C

BELGIO

AFFLIGEM
 
La Affligem è una birra belga delle Fiandre, prodotta dall'Abbazia di Affligem a Opwijk. Dal 28 maggio 2010 rientra tra i marchi del gruppo Heineken.
Nel birrificio sono prodotte birre secondo diversi stili birrari, tra cui:
Affligem Blond: 6,8 gradi alcolici, birra chiara e dolce.
Affligem Dubbel: 7 gradi alcolici, birra scura e molto densa, non amara.
Affligem Tripel: 8,5 gradi alcolici, birra ambrata e dal sapore forte.

BUSH
La Bush più conosciuta è una birra ambrata di alta fermentazione al gusto di malto pronunciato. Anche chiamata Bush 12, il suo nome ufficiale ora è Bush Ambrée. Il proprio tenore d'alcool è del 12% (Vol.) e questo ne fa una delle birre più forti, si può del resto leggere sulla etichetta che è la più forte del Belgio.
Nel 1933, Alfred Dubuisson, il fabbricante di birra dell'epoca, praticamente il nonno di Hugues Dubuisson (il padrone e produttore della birra oggi), creò una birra che si avvicina al gusto inglese. Gli diede il nome inglese di Bush beer, traduzione inglese di birra del cespuglio, ed il nome all'industria della birra Dubuisson, situata a Pipaix in Belgio.
Oltre alla Bush Ambrée, l'industria della birra Dubuisson produce:
la Bush de Noël, è stata creata nel 1991 e prodotta in quantità limitata per le feste di fine d'anno, con il 12 % di alcool etilico (Vol.) ;
la Bush Blonde, è stata creata recentemente in occasione del 65esimo anniversario della Bush Ambrée, prodotto-faro dell'industria della birra, costituisce indubbiamente una scoperta nella lacuna delle birre chiare forti, nella quale intende svolgere un ruolo importante, con il 10,5 % di alcool (Vol.) ;
la Bush 7 è stata creata nel 1994 da Hugues Dubuisson, per celebrare i 225 anni dell'impresa. È una birra chiara-ambrata, colore dovuto all'utilizzo di malto caramella in piccola quantità, con il 7,5 % di alcool (Vol.) ;
la Bush de Noël Magum, è prodotta in quantità limitata. Non è filtrata e fermenta in bottiglia. È consigliato di lasciarla maturare 15 giorni prima di servirla per conservare il deposito naturale nel fondo della bottiglia. Questa birra è eccezionalmente forte. È particolarmente apprezzata per l'ampiezza del suo gusto.
la Cuvée des Trolls (con il 7% di alcool (Vol.). Non si chiama Bush ma è un prodotto dell'industria della birra Dubuisson, due micro-industrie della birra gli sono dedicate, a Mons ed un'altra nella città studentesca di Louvain-la-Neuve.

DUCHESSE DE BOURGOGNE

La Duchesse de Bourgogne è una birra speciale belga, prodotta dalla birreria Verhaeghe a Vichte, non lontano dalla frontiera franco-belga. Fa parte delle numerose specialità birrarie delle Fiandre, e può essere classificata fra le Flanders Red Ale (ale rosse fiamminghe) o fra le Oud Bruin.
Si tratta di una birra ad alta fermentazione maturata in botti di rovere. Al momento di imbottigliare, viene effettuato un blend tra una parte di birra maturata per 8 mesi e una di 18 mesi. Questo tipo di maturazione oltre alle note tipiche del legno conferisce alla birra un carattere acido (lattico e acetico), bilanciato da una evidente nota dolce e zuccherosa.
Il suo volume d'alcool è pari al 6,2%.
La duchessa di Borgogna, a cui la birra deve il suo nome, è in realtà Maria di Borgogna, unica ereditiera del potente duca Carlo I di Borgogna e di Isabella di Borbone.
Nata nel 1457 presso il Château du Coudenberg a Bruxelles, Maria divenne imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico all'età di vent'anni, in seguito al matrimonio con l'Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Massimiliano I, al quale portò in dote il Ducato di Borgogna e la Contea di Fiandre. Questo matrimonio la rese la duchessa più potente e più ricca di tutta l'Europa. In seguito divenne la nonna paterna dell'imperatore Carlo V.

DUVEL
Brouwerij Duvel Moortgat è un'industria della birra situata a Breendonk in Belgio.
L'industria della birra Moortgat fu fondata nel 1871 da Jan-Leonard Moortgat. Dopo la prima guerra mondiale, Moortgat chiamo la sua birra Victory Ale (« la bière de la victoire » la birra del vincitore), per commemorare la fine della guerra. Ma durante gli anni '20, la birra fu soprannominata nen echten duvel (« un vero diavolo ») e la birra fu finalmente chiamata Duvel. È diventata la birra principale dell'industria della birra. Oggi, tratta e commercializza la birra Duvel, la Bel Pils (lanciata nel 1930), la Vedett (creata nel 1945 da Albert Moortgat, il figlio di Jan) e la birra d'abbazia Maredsous (dal 1963).
Commercializza la birra bianca Steendonk con la l'industria Palm Breweries, possiede il 70% del capitale di Freya’s Deli Fruit (un succo di frutta), 50% di Bernard, un fabbricante di birra che possiede l'industria della birra americana Ommegang.
Organizzazione
Duvel Moortgat è un gruppo indipendente di birra che possiede la produzione in tre sedi di diverse:
una sede sociale a Puurs in Belgio
l'industria della birra Bernard nella Repubblica ceca
l'industria della birra Ommegang negli Stati Uniti.
Il gruppo garantisce la distribuzione e la vendita nel suo paese (Belgio), come nei Paesi Bassi, in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, in particolare Duvel Moortgat France e Duvel Moortgat USA ltd; in più fa appello ad importatori locali per gli altri paesi.
Duvel Moortgat è quotato al Euronext, sul segmento NextPrime.
Nel 2001, la produzione annuale del gruppo era di 270.000 litri. Nel 2003, il suo fatturato era di 65,9 milioni di euro, con un risultato netto parte dal gruppo a 6,64 milioni di euro.
Marche prodotte
Duvel, è una birra chiara di alta fermentazione sorta nel 1923. Il suo nome viene dall'espressione nen echten duvel ("un vero diavolo"). È attualmente il segno vedetta dell'industria della birra, con l'8,5% di alcool (vol).
Maredsous 6º Blonde, è una birra chiara di fermentazione alta bionda filtrata prima dell'imbottigliamento, cosa che gli dà una grande limpidezza. Come tutte le Maredsous, matura in cantina durante due mesi prima di essere commercializzata, con il 6% di alcool.
Maredsous 8º Brune, è una birra scura di fermentazione alta. Come tutte le Maredsous, matura in cantina durante due mesi prima di essere commercializzata, con l'8% di alcool.
Maredsous 10º Triple, è una birra a fermentazione tripla. Come tutte le Maredsous, matura in cantina durante due mesi prima di essere commercializzata, con il 10% di alcool.
Bel Pils, è una pils belga preparata con luppolo di Saaz messa in bottiglia dopo un mese d'invecchiamento, cosa che ne fa una birra giovane e rinfrescante. In bottiglia, deve essere conservata a 3 °C ed essere consumata nell'anno, con il 5% di alcool. È stata creata nel 1930 sotto il nome di Extra Blond, dopo è stata rinominata in Extra Pilsner dal 1976 al 1993 per poi ricevere il suo nome attuale.
Vedett, è una birra chiara leggera creata nel 1945, preparata con luppolo di Saaz e commercializzata principalmente in Belgio; la si trova anche in Gran Bretagna. Fotografie di consumatori di Vedett, prese in bar o in occasione di eventi, sono utilizzate per illustrare le etichette delle bottiglie.

LEFFE
Leffe è il marchio di una birra belga. Le loro birre sono considerate da molti come massimi esempi di ale sofisticate. La produzione attuale è da considerarsi di tipo industriale. L'abbazia Notre Dame de Leffe fu fondata a Leffe, odierno quartiere di Dinant nel 1152 lungo il fiume Mosa nella provincia di Namur nel sud del Belgio. Come molti monasteri di tutta Europa, i monaci dell'abbazia producevano birra. Utilizzando conoscenze passate di generazione in generazione e ingredienti disponibili nelle vicinanze del monastero, i monaci svilupparono una birra unica, tipica del territorio.
La stessa abbazia conobbe molti periodi difficili, venendo danneggiata sia da circostanze naturali sia dall'uomo durante lo scorrere degli anni. Lo scoppio della Rivoluzione francese ebbe come risultato lo spopolamento del monastero e la distruzione del birrificio.
Nel 1952 la produzione fu ripresa grazie alla collaborazione con un birrificio di Bruxelles (Lootvoet). Questo birrificio venne in seguito acquisito da una multinazionale del settore, la InBev, a cui appartengono altri marchi famosi come Beck's e Hoegaarden. La Leffe venne quindi prodotta a Mont-Saint-Guibert fino a quando anche questo impianto venne chiuso.
Sebbene la Leffe non sia più prodotta in abbazia, la conoscenza e il gusto unico sviluppati nei secoli sono stati mantenuti e continuano ad essere apprezzati anche oggi.
Il museo Leffe può essere visitato nella città di Dinant.
La gamma Leffe
Leffe Blonde - birra leggermente speziata, secca e fruttata, gusto pieno e vellutato (alcol: 6,6% vol.).
Leffe Brune - più ricca e intensa rispetto alla Leffe Blonde, è leggermente meno fruttata e tende ad essere più carica rispetto alla Blonde (alcol: 6,5%).
Leffe Triple - più forte (alcol: 8,6%), gusto marcato con accenni di arancia, vaniglia e limone, notevole speziatura nel retrogusto.
Leffe Radieuse - birra forte (alcol: 8,4%) con un sapore marcatamente fruttato.
Leffe Vieille Cuvee - birra forte (alcol: 8,2%) con un sapore più vellutato rispetto alla Radieuse.
Leffe Ruby - birra aromatizzata ai frutti rossi e a bassa gradazione alcolica (alcool 5%).
Leffe 9 - questa Leffe dal colore ambrato è quella con la maggior gradazione alcolica (9% vol.)
Leffe Bière de printemps - birra stagionale-estiva dal gusto fresco e beverino con basso tenore alcolico (6,6% vol.)
Leffe Bière de Noël - birra stagionale invernale (6,5% vol.)
Leffe Nectar - birra aromatizzata al miele (5,5% vol., dal 2012)
Leffe Royale - birra bionda superiore (7,5% vol., dal 2012)
Servizio e degustazione[modifica | modifica wikitesto]
Leffe - vieille cuvée.jpg
Il modo appropriato di servire e gustare una Leffe è un rituale accurato e complesso che si deve al patrimonio storico e alla cultura delle birre belghe.
Di norma la birra viene versata nel tipico bicchiere alla temperatura di servizio è di 5 °C.

LIEFMANS
Liefmans Oudenaarde è un birrificio belga fondato nel 1679.
Nel giugno del 2008 il birrificio è stato acquistato dalla Duvel Moortgat.
Birre prodotte
Liefmans, 4,2% vol, oud bruin.
Liefmans Cuvée-Brut, 6% vol, precedentemente nota come Liefmans Kriek, è una birra particolare, come base per la preparazione viene infatti utilizzata una oud bruin, al posto di un lambic come di solito si usa per la preparazione delle kriek.
Liefmans Goudenband, 8% vol, Oud Bruin.
Liefmans Basic Terroir Ale, 5% vol, Oud bruin.

MAES


La Maes è una birra belga prodotta a Waarloos in Belgio. 
Nel 1880, Egied Maes decise intraprendere una vita nuova nella piccola industria di birra a Sint Michaël di Waarloos. Sviluppò progetti ambiziosi per la sua industria della birra. Nel 1901, passò l'azienda ai suoi figli Ferdinand e Theophiel. Questi vi introdussero la meccanizzazione moderna: una macchina a vapore che attivava il mulino della maltazione e le pale nei serbatoi. Tale rivoluzione esigeva una modifica del nome dell'impresa. Diventò l'industria della birra - Malterie à vapeur St-Michaël - Fratelli Maes.
I fratelli anticiparono anche la domanda delle birre di fermentazione bassa della clientela. Così lanciarono la loro prima pils negli anni 20. Nel 1926, la terza generazione Maes entra negli affari. Decidendo di investire generosamente in una sala di mescolanza di qualità, quest'investimenti furono rapidamente seguiti da effetti. Nel 1930, l'industria della birra Maes il suo prevalse prodotto su Prima Maezenbier in occasione dell'esposizione universale di Anversa. Le generazioni seguenti sfruttarono tutta l'esperienza accumulata per mettere il prodotto perfettamente a punto. La pils che viene venduta attualmente con la sua carriera sotto il nome di Maes, è basata su basi molto solide.
Il carattere particolare di Maes è determinato da cereali scelti molto attentamente. Questa birra di fermentazione bassa subisce una filtrazione unica fredda. Con il 4,9% di alcool (vol). Prodotta in tre versioni in lattina la 25 cl., la 33 cl. e la 50 cl., invece due versioni in bottiglia la 25 cl. e la 33 cl.
Maes è una pils dorata, al gusto di frutta, di un sapore puro e leggero, con piacevole un piccolo tasto d'amarezza.

WESTMALLE

Westmalle è una birra trappista prodotta nella provincia di Anversa, all'abbazia cistercense di Westmalle.
L'industria della birra Westmalle è la più grande industria della birra trappista del Belgio. La Westmalle è una delle undici birre autorizzate a sfoggiare il logo esagonale Authentic trappist product, garantendo che il prodotto è fabbricato nell'ambito di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo, che la produzione, la scelta dei processi produttivi e l'orientamento commerciale devono tutti dipendere dalla comunità monastica, e che lo scopo economico della produzione di birra deve essere diretto al sostentamento dei monaci e alla beneficenza e non al profitto finanziario.
L'abbazia di Westmalle è fondata nel 1794. Nel 1836, dopo importanti lavori di estensione, nell'abbazia di Westmalle viene aggiunta l'industria della birra. L'abbazia iniziò a commercializzare la sua birra verso 1861, secondo l'esempio dell'abbazia di Chimay che aveva iniziato a commercializzare le sue birre fin dal 1859.
La prima guerra mondiale rallenta fortemente le attività dell'industria della birra, ma nel 1921, il padre Tarcisius decide di aumentare la produzione per rispondere ai problemi finanziari della Comunità. Tra il 1926 ed il 1929, i monaci, che incontravano alcuni problemi con le birre « Dubbel Bruin » e « Extra Gersten », fanno appello a Hendrik Verlinden, che in seguito fonderà la sua industria che produrrà le birre Witkap Pater. A partire dal 1933 comincia la costruzione di una nuova industria della birra, che permette una produzione più consistente, e garantisce all'abbazia un reddito stabile. Le principali birre prodotte sono l' Extra, la Dubbel Bruin e la Blond. La tripla viene lanciata negli anni 1950 in sostituzione della Blond, e avrà un grande successo. Oggi, la produzione raggiunge quasi 130.000 ettolitri di birra all'anno. L'etichetta rettangolare visibile nella fotografia (sotto) fu cambiata nel corso dell'anno 2005 da un'etichetta a forma di losanga di colore ocra chiaro (vedere la fotografia in alto).
Varietà
Esistono due varietà commercializzate ed una varietà non commercializzata. Si può trovare Westmalle Dubbel e Westmalle Tripel. Tutte le birre trappiste sono di fermentazione alta. La prima è una birra scura con il 7% di alcool (vol), mentre la seconda prodotta dal 2002 è una birra chiara con il 9,5% di alcool (vol). All'inizio, Westmalle Triple aveva il 9% di alcool (vol). La Westmalle Extra (« Extra van Westmalle »), è prodotta soltanto due volte l'anno e non è commercializzata. Può essere gustata soltanto sul posto.
Gli ingredienti sono esclusivamente i seguenti: acqua, orzo maltato, lievito, fiori di luppolo e zucchero candito.
La Westmalle Double e Triple viene venduta in bottiglie da 33cl. ma si può anche trovare Westmalle Triple in bottiglie da 75cl. Queste birre si servono, secondo l'etichetta, tra 8 e 14 °C (infatti, una birra di fermentazione alta si beve a temperatura di cantina, e non gelata). Westmalle tripla può, ad esempio, accompagnare i piatti a base di formaggio o di carni rosse. In aperitivo, può essere accompagnata da assaggi di emmentaler o di comtè aromatizzato da una punta di senape.
Westmalle ha ispirato da modello per molte birre delle abbazie. In particolare, le menzioni "dubbel" e "tripel", rispetto ad una birra da tavola che si sarebbe detta "singel", è stata ripresa da altri fabbricanti.
Come le altre birre trappiste, tradizionalmente si serve in un bicchiere a calice. Esiste infatti un bicchiere ufficiale contrassegnato con il nome dell'abbazia di Westmalle. Alcuni però preferiscono servirle in un bicchiere a tulipano, più stretto al vertice, per concentrarne meglio gli aromi.
La Westmalle Triple può essere conservata per molti anni in cantina ad una temperatura vicina a 10 °C. La data di limite di consumo è indicativa: è possibile gustare Westmalle Triple uno, due o tre anni dopo la data limite.
Situata all'ovest della città di Malle (da cui Westmalle), l'abbazia è circondata di boschi e di prati. Di fronte all'abbazia, si trova il Café Trappiste, dove si serve Westmalle. La leggenda vuole che le spine del Café Trappiste siano direttamente collegate ai serbatoi dell'abbazia.

WESTVLETEREN
Il Birrificio Westvleteren (Brouwerij Westvleteren) è un birrificio belga fondato nel 1838 all'interno dell'abbazia trappista di Abbazia di Nostra Signora di St. Sixtus di Westvleteren nel territorio della città belga di Westvleteren, non lontano dalla città di Poperinge dove si produce luppolo, e dalla città medievale di Ypres. Fino al 1871 la produzione è stata esclusivamente per il solo consumo interno dei monaci. Solo nel 1877 avviene la prima commercializzazione delle birre, la cui diffusione rimane tuttavia piuttosto modesta.
Le tre birre prodotte dal birrificio sono le seguenti:
Westvleteren Blonde (tappo verde, 5.8% vol.), introdotta il 10 giugno 1999.
Westvleteren 8 (tappo blu, 8% vol.), precedentemente era detta "Extra".
Westvleteren 12 (tappo giallo, 10.2% vol.), introdotta nel 1940, in precedenza era detta "Abt". Viene considerata una delle migliori birre del mondo.
Fino al 1999, il birrificio produceva anche una birra scura (6.2% vol.) ed una più leggera (4% vol.) che veniva servita ai monaci durante i pasti, ma queste furono sostituite dalla "Blonde". Le versioni 8 e 12 sono stabilizzate in bottiglia, non filtrate e non centrifugate e si considera che abbiano una lunga data di scadenza. Molti preferiscono il gusto che hanno dopo che sono conservate per diversi anni.
Secondo una limitazione risalente al 1945, le bottiglie non hanno l'etichetta, e riportano sul tappo la gradazione alcolica secondo il sistema belga, e tutte le informazioni richieste per legge. A causa del poco spazio a disposizione, la Westvleteren è l'unica delle birre trappiste che non riporta sulle bottiglie il logo ufficiale di prodotto autentico trappista.
Storia
I monaci trappisti, provenienti dal monastero di Catsberg, situato in Francia nella zona confinante con il Belgio, fondarono il monastero di Saint Sixtus il 4 novembre 1831. Nel 1836 avviene il passaggio alla dipendenza dell'abbazia di Westmalle, abbazia-madre di tutti i monasteri cistercensi del Belgio; la produzione di birra ha inizio nel 1838. Il monastero cresce e prospera: nel 1875 ci vivono 52 monaci, e in precedenza furono fondati altri monasteri in zone limitrofe, come Nostra Signora di Scormount nel 1850. Durante le guerre mondiali il monastero non subisce danni e il birrificio continua ad operare, sebbene a capacità ridotta. In particolare, durante la Prima, l'abbazia è stata l'unica a non subire l’occupazione dei tedeschi, riuscendo a dare rifugio a migliaia di sfollati. Nel 1946 fu concesso al birrificio St Bernardus, situato nella vicina Watou, di produrre birra sotto il nome di St Sixtus. Questa licenza fu revocata nel 1992; da allora St Bernardus produce birre simili, ma con un loro proprio nome. Nel 1989 l'abbazia aprì il suo nuovo birrificio, rimpiazzando gli equipaggiamenti ormai obsoleti.
Al giorno d'oggi è l'unico birrificio trappista nel quale i monaci seguono tutto il processo produttivo: cinque monaci seguono la produzione e altri cinque li aiutano durante l'imbottigliamento.

DANIMARCA

TUBORG
Tuborg è una società danese produttrice di birra fondata nel 1873 e finanziata da Carl Frederik Tietgen. Nel 1873 un gruppo di finanziari e banchieri si riunì per allestire un cantiere edilizio a nord di Copenaghen, proprietà del signor Jonas Thue, chiamata Thuesborg (castello di Thue). In seguito l'area cambiò nome da Thuesborg a Tuborg. Il 13 maggio 1873 venne considerato l'anniversario della nascita ufficiale della Tuborg, perché vide la nascita di Tuborg Factories Ltd. Philip W. Heyman, direttore della Tuborg dal 1880, fu un personaggio molto importante poiché cedette le attività non remunerative della Tuborg Factories e concentrò gli sforzi su quella più redditizia: produzione e vendita della birra. Si fuse con la United Breweries nel 1894 che dopo entrò tramite un accordo con Carlsberg nel 1903. Nel 1970 fu acquisita definitivamente da Carlsberg. Oggi, sono impegnati in una esportazione globale del prodotto. La società è entrata di recente nel mercato irlandese.
I Marchi del gruppo Tuborg sono venduti in 31 paesi:
Tuborg Green
Tuborg Lemon
Tuborg Christmas beer
Tuborg Gold
Tuborg Red
Tuborg Twist
Tuborg Black

FRANCIA

BRASSERIES DE BOURBON

La Brasseries de Bourbon è la più grande produttrice di birra della Réunion in Francia. Questo dipartimento d'oltremare francese era conosciuto precedentemente sotto il nome d'isola Bourbon.
Fa parte integrante del paesaggio della Réunion e della storia dell'isola da oltre 40 anni, in particolare grazie alla produzione famosa della birra Bourbon, così chiamata Dodo.
La Brasseries de Bourbon appartiene ormai al gruppo internazionale Heineken dal 1986.
Negli anni 60 la birra locale di qualità si trattava in modo artigianale. Un imprenditore locale, un certo M.V.K Stevenson, decise allora nel 1962 di fondare l'industria della birra. Con l'aiuto del fabbricante di birra principale Gérard Avanzini, con l'impianto e la strumentazione fornita dal fabbricante di birra tedesco Haase, elaborarono delle ricette nuove. Attraverso prove e dopo inizi difficili e in mancanza di manodopera qualificata, la prima Dodo (oggi chiamata Bière Bourbon), venne presa dai barili il 9 giugno 1963 e messa sul mercato in bottiglie di 75cl sotto la denominazione "Dodo-Pils".
Heineken acquisì l'industria della birra nel 1986, così approfittano allora di questo aiuto del gruppo e disponendo di nuove macchine più efficienti ebbero migliori rendimenti. Nel 1997 l'industria della birra è certificata ISO 9000 e per prepararsi del resto a ricevere il rilascio di attestati ISO 14000 per soddisfare norme più rigorose di tutela dell'ambiente.
Verso la metà dell'anno 2005, la Brasseries de Bourbon ha inaugurato a Saint-Denis, la Casa della birra Dodo, un museo che scommette sullo sviluppo del turismo industriale.
L'11 dicembre 2005, il Direttore generale ed il direttore finanziario dell'impresa sono seriamente feriti, da un ex dipendente congedato a fine anno del 2003 che desiderava vendicarsi. Il criminale è abbattuto dalla polizia la sera, mentre una delle sue vittime di nazionalità olandese muore per le ferite alcuni giorni più tardi.
Il gruppo Brasseries de Bourbon beneficia di un forte appoggio locale degli abitanti e degli investitori e si è costruita una reputazione solida sull'isola. Così prosegue negli sforzi per l'innovazione. Nuovi prodotti escono regolarmente dalle catene e produce anche per grandi marchi internazionali di bevande alcoliche e non alcoliche (vedere dettagli dei prodotti proposti sotto). Partecipa anche alla vita sociale della Réunion, grazie ad una politica di patrocinio attiva o nell'ambito di associazioni di prevenzione. Sostiene anche lo sviluppo culturale dell'isola e riceve un ruolo principale nell'economia insulare.
La società è distribuita in 3 posti diversi:
Quai Ouest sulle rive del fiume Saint-Denis: produzione e servizi amministrativi, Sainte-Marie Gillot: distribuzione del nord dell'isola e servizi commerciali, ZAC Mon Repos: distribuzione sud dell'isola.
Nel novembre 2003 l'industria della birra contava 291 lavoratori dipendenti permanenti di cui:
224 operai e tecnici;
40 capi intermedi;
27 quadri.
Nel 2004 Fabrice Boyer, fino allora operatore di fermentazione dal 2000 al 2001 quindi capo di gruppo di mescolanza, diventa principale fabbricante di birra della Brasseries de Bourbon.
La produzione
Nel 2002 ci furono 531.046 hl di bevande (di cui sode) prodotte:
birre: 203.173 hl
bevande: 326.935 hl
altro: 938 hl.
Secondo la Brasseries de Bourbon, 34 o 35 litri di birra sono bevuti da un abitante della Réunion all'anno. Per dare un ordine di dimensione il consumo di un abitante del Belgio o della Germania supera i 100 litri (cifre date dall'industria della birra).
In media l'industria della birra produce 30.000 bottiglie all'ora, cioè quasi 330.000 bottiglie al giorno.
Il 95% della birra Bourbon è venduto in bottiglie.
Nel 2002 il fatturato della Brasseries de Bourbon è stato di 59 milioni di euro. Nel 2005, il 85,4% del capitale appartiene a Heineken, il 2,1% al gruppo Bourbon.
Marche prodotte localmente
Bière Bourbon: il primo prodotto dell'industria della birra, più conosciuto e più venduto, è una birra chiara chiamata birra Bourbon e conosciuta anche con il nome Dodo in riferimento al dodo, l'uccello oggi scomparso che fa figura sul logo. È una birra chiara, lager di tipo pils che ha il 5% di alcool.
974: Chiamata generalmente novantasette quattro è una birra rinfrescante e leggera. Possiede un abito marrone ed una schiuma fine. Il suo nome fa riferimento al numero del dipartimento dell'Isola. Ha il 5% di alcool.
Blanche de Bourbon: Birra molto fresca, leggermente aromatizzata di limone e arancio. Con la sua freschezza ed il suo gusto leggermente limonato, questa birra è considerata come una birra d'estate. Questa birra condivide molti omonimi con molte personalità legate alla Maison de Bourbon (Casa di Bourbon). È un tipo di birra bianca, con il 5% di alcool.
Bourbon la Rousse: Birra chiaramente più zuccherata che la bianca di Bourbon, con un sapore molto amaro. È un tipo di birra rossa, con il 5% di alcool.
Bourbon de Noël: Birra che somiglia sensibilmente alla Bourbon la Rousse. Questa birra ha la particolarità di essere aromatizzata con il litchi. È trattata con un malto di tradizione inglese che gli dà un aroma particolare. È un tipo di birra rossa, con il 5% di alcool.
Gran Merkal: Birra prodotta in serie limitata. Poche informazioni sono disponibili su questa birra battezzata nell'onore del personaggio di Grand-mère Kalle (Nonna Kalle). Ha lo 0% di alcool.

GERMANIA

PAULANER
La Paulaner Brauerei GmbH & Co. KG è un birrificio fondato nel 1634 in Germania. Fu costruita all'inizio dello XVII secolo a Monaco di Baviera dai frati del convento Neudeck ob der Au dell'ordine dei Minimi (detti in tedesco "paolani", dal nome della città di origine del fondatore dell'ordine, Francesco di Paola).
Il nome dell'industria della birra Paulaner trae la sua origine dai frati di san Francesco da Paola, che risiedevano a Neuhauser Straße, a Monaco. I monaci iniziarono a produrre birra per loro uso personale dal 1634. Dopo il 1780 cominciarono a venderla al pubblico. La birra autorizzata al commercio era un modello di Bock che si guadagnò la notorietà locale. Dopo l'abolizione del convento di Neudeck nel 1799,  l'edificio fu convertito in prigione. Franz Xaver Zacherl, fabbricante di birra, comprò nel 1813 il vecchio edificio continuando la tradizione della birra Bock sotto il nome di Salvator.
Nel 1861, la Salvatorkeller (in tedesco cantina di Salvator, riferimento alla fabbricazione del Starkbier prodotta ancora oggi) è stata aperta a Nockherberg.
Nel 1928, avvenne la fusione con il birrificio di Thomas Gebrüder: nasce la Paulaner Salvator Thomas Bräu.
Nel 1994, l'industria della birra entra nel gruppo Kulmbacher con i produttori affiliati Plauen e Chemnitz. Paulaner appartiene ora al gruppo BHI, una multinazionale detenuta dalle imprese Schörghuber (50,1%) ed Heineken N.V. (49,9%).
Nel 1999 è diventata Paulaner GmbH & Co. KG.
Il Gruppo Paulaner include anche i birrifici Hacker-Pschorr, AuerBräu di Rosenheim, Thurn und Taxis di Ratisbona e il birrificio weizen Hopf Miesbach.
Paulaner fa parte, con Spaten, Augustiner, Hacker-Pschorr, Hofbräu e Löwenbräu, dei 6 fabbricanti di birra ufficiali dell'Oktoberfest di Monaco.
Nel 2005 risulta che la produzione di Weissbier è di 1,15 milioni di ettolitri l'anno.
Il primo locale con il marchio Paulaner in Italia è stato inaugurato il 21/09/2005 a Bolzano con il nome di "Paulaner Stuben".
Varietà prodotte
Paulaner Hefe-Weißbier Naturtrüb, la più consumata. Naturtrüb significa che la birra è naturalmente torbida. Con il 5,5% di alcool (vol), e con il 12,5 °P.
Paulaner Hefe-Weißbier Dunkel, simile alla precedente ma dal sapore più forte e dal colore scuro (dunkel in tedesco) , essendo il malto più arrostito. Con il 5,3% di alcool (vol), e con il 12,4 °P.
Paulaner Weißbier Kristallklar, birra più trasparente della Naturtrüb. Con il 5,5% di alcool (vol), e con il 11,8 °P.
Paulaner Hefe-Weißbier Leicht , la Weizenbier leggera. Con il 3,2% di alcool (vol), e con il 7,7 °P.
Paulaner Hefe-Weißbier Alkoholfrei, la versione analcolica (meno dello 0,5% di alcool (vol)).
Le Original Münchner
Paulaner Original Münchner HellPaulaner Original Münchner Hell , birra chiara locale, prodotta alla fine del XIX secolo, molto consumata. È la birra più esportata dell'azienda. Con il 4,9% di alcool (vol), e con il 11,5 °P.
Paulaner Original Münchner Dunkel, birra scura, con il 5% di alcool (vol), e con il 12,5 °P.
Paulaner Original Münchner Urtyp, birra pils, con il 5,5% di alcool (vol), e con il 12,5 °P.
Paulaner Original Münchner Märzen, birra prodotta per l'Oktoberfest, con il 5,8% di alcool (vol), e con il 13,7 °P.
Le Münchner[modifica | modifica wikitesto]Paulaner Münchner Hell Leicht, la versione leggera delle Original Münchner Hell, con il 3,2% di alcool (vol e con il 7,7 °P.
Paulaner Münchner Hell Alkoholfrei , la versione senza alcool delle Original Münchner Hell, con il <0,5 di alcool (vol.
Paulaner Münchner Diät Bier, con il 4,3% di alcool (vol e con il 8,5 °P.
Paulaner Premium Pils, con il 4,9% di alcool (vol e con il 11,5 °P.
Specialità stagionali[modifica | modifica wikitesto]Paulaner Oktoberfest Bier, birra normalmente riservata all'Oktoberfest, ma reperibile anche sui mercati. Con il 6% di alcool (vol), e con il 13,7 °P.
Paulaner Salvator, birra molto forte, con il 7,9% di alcool (vol), e con il 18,3 °P.

SCHLENKERLA

Schlenkerla è un piccolo birrificio di Bamberga in Baviera, Germania, famoso per le sue birre affumicate.
Il nome Schlenkerla deriva dal dialetto della Franconia "schlenkern", "zoppicare". Si dice infatti che tale appellativo (con l'aggiunta del suffisso -la tipico di tale dialetto) venne dato allo zoppo birraio che per primo la produsse. Il nome passò poi alla birreria di produzione e poi alle birre stesse. Oggi il birrificio e la taverna annessa sono gestiti dalla sesta generazione della famiglia Trum.
Creata agli inizi del XVIII secolo, la Schenkerla, come tutte le birre bavaresi, viene prodotta seguendo l'editto della Purezza (Reinheitsgebot) del 1516 che imponeva la produzione della birra utilizzando esclusivamente acqua, malto d'orzo e luppolo. A differenza delle altre birre però il malto viene posato ad essiccare su una rete metallica a maglia stretta, in modo tale che il calore del fuoco sottostante, oltre appunto a seccare il malto, crei un fumo particolare che attraversa e impregna il malto d'orzo, conferendogli il caratteristico sapore e gusto affumicato Per l'affumicatura viene utilizzato il legno di faggio, invecchiato di almeno 3 anni.
Le birre
Aecht Schlenkerla Rauchbier Märzen: la principale e più famosa birra Schlenkerla, è una rauchbier märzen, 13,2 gradi Plato, 5,1% vol, 30 IBU. Aecht Schlenkerla Rauchbier in tedesco significa: "originale birra affumicata Schlenkerla". All'interno della taverna annessa al birrificio viene spillata da botti a caduta in legno di rovere.
Aecht Schlenkerla Rauchbier Urbock: rauchbier urbock, 17,5 gradi Plato, 6,5% vol, 40 IBU. Matura per diversi mesi all'interno di grotte scavate sotto la città, viene servita nella taverna Schlenkerla da ottobre fino all'epifania spillata da botti a caduta in legno di rovere. Viene esportata in Finlandia e negli Stati Uniti.
Schlenkerla Rauchweizen: rauchbier weizen non filtrata ad alta fermentazione, rifermentata in bottiglia, 13,2 gradi Plato, 5,2% vol, 20 IBU.
Aecht Schlenkerla Eiche: rauchbier doppelbock, 18,9 gradi Plato, 8,0% vol, 40 EBU. È una birra di Natale e viene servita alla taverna Schlenkerla solo durante il periodo natalizio, spillata da botti il legno. Il malto usato per prepararla viene essiccato e affumicato sopra un fuoco di legno di quercia, a differenza delle altre birre Schlenkerla che vengono affumicate utilizzando il legno di faggio.
Helles Schlenkerla Lager: lager chiara, 11,5 gradi Plato, 4,3% vol, 30 IBU. Viene prodotta con lo stesso malto della märzen e negli stessi impianti, quindi mantiene un leggero aroma affumicato anche se il malto non subisce alcun procedimento come le altre birre.
Aecht Schlenkerla Fastenbier: lager ambrata non filtrata, è una tradizionale birra della quaresima, intesa per essere consumatata durante questo periodo come sostituzione dei pasti solidi, proibiti dal digiuno religioso. Può essere consumata solo all'interno della taverna Schlenkerla dal mercoledì delle Ceneri al giorno di Pasqua, dove viene spillata da fusti a caduta in legno di rovere. È anche esportata in piccolissime quantità negli Stati Uniti.

GRAN BRETAGNA

CALEDONIAN BREWERY

Il Caledonian Brewery è un birrificio scozzese fondato nel 1869 a Shandon, un'area di Edimburgo. Conosciuto localmente come "The Caley", è l'ultimo superstite di oltre quaranta birrifici che operavano nella città nel XIX secolo, anche se ne sono stati aperti di nuovi in tempi più recenti.
Birre
Deuchars IPA: India Pale Ale
Caledonian 80/-: scottish ale
Flying Scotsman: bitter
Birre stagionali
Dutchman: witbier
Golden Sun: summer ale
Autumn Red: red ale
Double Dark: oatmeal stout
Rabbie Burns: scottish ale
Over the Bar: bitter
2Point8: bitter
Raspberry Fool: birra alla frutta
Coffee Porter: coffee porter
Blonde Beer: golden ale
Double Czech: cask lager
Top Banana: birra alla frutta
Merman XXX: export

OLANDA

GROLSCH

Grolsch è un'azienda olandese produttrice di birra fondata nel 1615 a Groenlo. Nel 2005, le vecchie fabbriche a Enschede e Groenlo sono state chiuse e una nuova fabbrica è stata aperta in Boekelo, vicino ad Enschede. Nel 2008, l'azienda è stata comprata da SABMiller.
Grolsch produce una gamma di birre lager principalmente pallide, da senza alcool all'11,6% circa :
Grolsch Premium Pilsner - Conosciuta a livello internazionale come Grolsch Premium Lager, è la sua birra di punta e comprende il 95% di tutte le vendite. Contiene 5,0% abv.
Grolsch Premium Blond - Blond è una versione più leggera del Pilsner , con il 30% in meno di calorie e il 4% circa.
Grolsch Premium Light - Una versione leggera del Pilsner con 3,7% abv, disponibile solo negli Stati Uniti.
Grolsch Premium Weizen - Un hefeweizen tradizionale prodotto secondo il Reinheitsgebot . Termina morbido e bagnato e ha il 5,5% di alcol.
Birre speciali:
Grolsch Premium Lentebok (6,5% abv)
Grolsch Premium Herfstbok (6,5% abv)
Grolsch Premium Malt (senza alcool)
Grolsch Oud Bruin (2,5% abv)
Grolsch Het Kanon (11,6% abv)
Grolsch Premium 2.5 (2,5% abv)
Grolsch Lemon 2.5 (2,5% abv)
Grolsch Cranberry Rosé (5,5% abv)
Grolsch Radler (2% abv)
Grolsch produce anche il marchio Amsterdam di lager a basso prezzo, principalmente forti per il mercato europeo. È anche venduto a Singapore e in Australia.
Amsterdam Maximator (11,6% abv)
Amsterdam Navigator (8,4% abv)
Amsterdam Explorator (6,8% abv)
Amsterdam Mariner (4,8% abv)
Amsterdam Liberator (senza alcool)

PORTOGALLO

SAGRES
Sagres è una marca portoghese di birra, popolare soprattutto nella zona di Lisbona, mentre a Oporto prevale la Super Bock e a Madeira la Coral.Fondata nel 1940, ha sede a Vialonga, frazione di Vila Franca de Xira.La birra Sagres è disponibile in diverse varietà:
Branca (tasso alcolico 5%), la più diffusa, in vendita dal 1940.
Preta (tasso alcolico 4.3%), birra nera, in vendita dal 1940.
Bohemia (tasso alcolico 6.2%), birra scura lanciata nel 2005.
Bohemia 1835 (tasso alcolico 6.6%), lanciata nel 2006 in edizione limitata per il 170º anniversario della Cervejaria da Trindade.
Chopp (tasso alcolico 4.9%), birra di stile brasiliano al gusto di limone. Commercializzata nel 2006.
Zero (tasso alcolico 0), variante non alcolica, in vendita dal 2005.

giovedì 13 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 9 Birre italiane

DREHER
Dreher è un marchio di birra della multinazionale olandese Heineken. La produzione avviene in Italia, sotto il controllo di Heineken Italia S.p.A. e in Ungheria presso la Dreher Sörgyárak Zrt.
La famiglia Dreher era una dinastia di mastri birrai, nota in Boemia fin dal XVII secolo. Nel 1760 il giovane Franz Anton Dreher, che lavorava come cameriere birraio (detto anche "bierkellner") nella birreria di famiglia, decise di recarsi a Vienna in cerca di fortuna. Grazie alle conoscenze tecniche apprese in famiglia e alla sua intraprendenza, nel 1773 Franz Anton Dreher riuscì a fondare a Vienna una sua fabbrica di birra, dove iniziò a produrre birra chiara di qualità Pils tipica della tradizione boema. Il successo commerciale fu praticamente immediato ma la consacrazione del successo professionale arrivò nel 1806 quando Franz Anton Dreher venne nominato "decano dei mastri birrai di Vienna".
Il figlio di Franz Anton, Anton Dreher, nato nel 1810, è considerato ancora oggi come uno degli innovatori nella lavorazione della birra. A partire dal 1836, iniziò a gestire il birrificio di famiglia e introdusse nel 1841 la "Lagerbier", la prima birra al mondo di alta qualità a bassa fermentazione, risultando quindi più dissetante e digeribile. La sue principali caratteristiche erano il colore rossiccio e la conservazione a temperatura bassa costante, nelle fasi di invecchiamento e immagazzinamento. Questa proprietà, diede alla birra il nome: "lager", che in tedesco significa "magazzino". Inizialmente fu invece denominata Märtzen o "Birra di Marzo", perché prodotta in questo mese, quando l'acqua era fredda e il ghiaccio ancora disponibile. L'introduzione del luppolo inoltre, permise la conservazione del prodotto per più mesi, senza perdere né gusto, né caratteristiche.
Nel 1858, la Dreher lager vinse la medaglia d'oro per l'eccellenza alla fiera della birra di Vienna e, il 26 novembre 1861, l'imperatore Francesco Giuseppe I visitò il birrificio Dreher, premiandolo con la croce dei cavalieri dell'ordine di Francesco Giuseppe.
Successivamente Anton si interessò al sistema produttivo del concorrente Peter Schmidt, un birraio di Pest, che conservava e fabbricava birra in una cantina dai muri in pietra, grazie ai quali si riusciva a mantenere la giusta temperatura per la produzione della bevanda. Nel 1862 il birrificio di Schmidt venne acquisito da Dreher.
Dopo la morte del padre nel 1863, Anton Dreher, iniziò l'esportazione in Olanda e in seguito in Germania. Nel 1865 aprì una fabbrica a Trieste e poi altre fabbriche in Boemia ed in Ungheria, all'epoca tutte parti di una stessa nazione: l'Impero Austro-Ungarico. La medaglia d'oro ricevuta in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1867 diede una forte spinta all'espansione del prodotto.
Poiché nell'inverno del 1871 non ci fu ghiaccio, Anton Dreher costruì una macchina di refrigerazione per la produzione della birra. Dreher fu inoltre il primo a portare in una fabbrica austriaca l'utilizzo del vapore come forza motrice nella parte automatica della catena di produzione.
Terminata la prima guerra mondiale, tra il 1918 e il 1933, la birreria Dreher di Vienna, che aveva anche annesso un giardino, una taverna e una sala da ballo, divenne il luogo non ufficiale di incontro per il movimento Social-Democratico di Vienna.
Dopo la morte dei Dreher, lo stabilimento austriaco fu trasformato in un consorzio, che passò ai Mautner-Markhof, già soci Dreher.
Nel 1945, il birrificio principale venne distrutto durante la seconda guerra mondiale e per la prima volta dopo un secolo, non venne più prodotta birra. Vent'anni dopo, Dreher si unì al Birrificio Austriaco e al birrificio Steirer per creare l'Unione Austriaca dei birrifici.
L'azienda in Italia
Come abbiamo visto, si dovette attendere il 1865 per vedere venire alla luce la fabbrica Dreher di Trieste, costruita ad opera del nipote di Franz Anton. Trieste, all'epoca, aveva lo status di città libera e porto franco all'interno dell'impero Austro-ungarico ed era una realtà economico finanziaria seconda solo a Vienna. Con l'annessione di Trieste all'Italia, a seguito degli eventi bellici della prima guerra mondiale che portarono alla firma del Trattato di Rapallo del novembre 1920, la birra Dreher di Trieste riuscì a conquistare anche il consumatore italiano.
Negli anni sessanta del XX secolo, con lo scopo di decentrare la produzione al sud, venne realizzato un birrificio in Puglia, a Massafra, provincia di Taranto.
Dal 1974, la produzione e la commercializzazione della birra Dreher in Italia viene gestita dalla Heineken Italia S.p.A., con sede amministrativa a Milano.
Dreher Lemon Radler
Dreher Lemon Radler è una bevanda a base di birra e succo di limone, a bassa gradazione alcolica.
La Radler nacque nei primi decenni del '900 in Baviera e fu inventata dall'oste Franz Xaver Kugler. La sua creazione risale all'estate del 1922, quando il suo pub fu affollato dai ciclisti che passavano per la Perlacher Forst, la strada di collegamento con Monaco. In seguito a tale affluenza, le scorte di birra si esaurirono, perciò Kugler decise di diluirla con del succo di limone. La nuova miscela fu gradita dagli avventori, così da diventare una particolare tipologia di birra chiamata Radler, che in tedesco significa “ciclista”.
Nei Paesi dove la birra è molto diffusa, come la Germania e l'Est europeo, la Radler viene tradizionalmente collegata a momenti di ristoro e convivialità, magari per rinfrescarsi dopo un’escursione a piedi o in bicicletta. Oggi è molto diffusa soprattutto nelle zone di montagna, come le Alpi austriache, ma si può trovare anche in alcune zone dell'Italia settentrionale, specialmente in Tirolo e Alto-Adige.

mercoledì 12 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 8 Vini siciliani sardi

ALCAMO




L'Alcamo è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Trapani e Palermo.
Nasce nelle colline che da Alcamo arrivano fino a Calatafimi Segesta, con il tempo si estende anche ai territori dei comuni viciniori.
Tipologie
Alcamo Bianco
Alcamo Bianco spumante
Alcamo Bianco classico
Alcamo Bianco vendemmia tardiva
Alcamo Catarratto
Alcamo Ansonica o Inzolia
Alcamo Grillo
Alcamo Grecanico
Alcamo Chardonnay
Alcamo Müller Thurgau
Alcamo Sauvignon
Alcamo Rosato
Alcamo Rosato spumante
Alcamo Rosso
Alcamo Rosso riserva
Alcamo Rosso novello
Alcamo Calabrese o Nero d’Avola
Alcamo Cabernet Sauvignon
Alcamo Merlot
Alcamo Syrah

ALGHERO

L'Alghero è un vino DOC che prende il nome dalla città sarda nella cui zona è prodotto. Tale vino può essere prodotto in tutta la provincia di Sassari; i comuni dove viene prodotto sono, oltre Alghero, quelli di Ittiri, Olmedo, Ossi, Tissi, Uri, Usini e parte di quello di Sassari.

Bianchi
Alghero bianco
Alghero Chardonnay
Alghero Chardonnay spumante
Alghero frizzante bianco
Alghero passito
Alghero Sauvignon
Alghero spumante bianco
Alghero Torbato
Alghero Torbato spumante
Alghero Vermentino frizzante
Rosati
Alghero frizzante rosato
Alghero rosato
Rossi
Alghero Cabernet
Alghero Cagnulari
Alghero liquoroso
Alghero novello
Alghero rosso
Alghero Sangiovese
Alghero spumante rosso 

NERO D'AVOLA

Il Nero d'Avola è un vino rosso da taglio prodotto in tutto il territorio della Sicilia, dall'omonimo vitigno. Attualmente Nero d'Avola non esiste più come Denominazione autonoma, ma può essere inserita nelle etichette dei vini che sono prodotti con uva dell'omonimo vitigno. Tali vini sono riportati nella Categoria:Vini DOC e DOCG prodotti con uva Nero d'Avola a cui si rimanda.
La sua commercializzazione su scala industriale risale agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso. È considerato un vino da taglio, data la sua elevata gradazione alcolica, che raggiunge facilmente i 15 gradi. Nonostante ciò alcune aziende siciliane decisero di farne un vino da tavola con nuove tecniche di vinificazione più rispondenti alle esigenze del mercato che prevedevano una diminuzione del grado zuccherino ed un aumento dell'acidità. Da allora è coltivato anche fuori dalla Sicilia e dall'Italia, per esempio in California e in Australia. La zona più vocata per il nero d'Avola è l'area a sud-est della Sicilia compresa nei territori di Noto e Pachino, con le contrade di Buonivini, Bufalefi, Maccari, Archi. In questa zona negli ultimi dieci anni si è avuto un vero boom di nuove imprese, provenienti anche da fuori Sicilia, che hanno investito nell'impianto di nuovi vigneti, preferibilmente allevati a controspalliera o con il tradizionale alberello, più costoso e meno produttivo, ma con rese qualitativamente superiori dal punto di vista organolettico e del potenziale d'invecchiamento. Il Nero d'Avola si presenta alla vista di un gradevole rosso rubino, più o meno intenso a seconda delle tipologie del vigneto, della sua giacitura e dell'invecchiamento, ha un gusto con sentori di bacca, di ciliegia, prugna, nelle migliori zone presenta note speziate e balsamiche. Va servito a 15-18 °C e si abbina a carni rosse, arrosti e formaggi stagionati.

VERMENTINO DI GALLURA DOCG
Il Vermentino di Gallura è un vino DOCG la cui produzione è consentita nelle province di Olbia-Tempio e Sassari. Vitigni con cui è consentito produrlo: Vermentino: 95,0% - 100,0%, altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna: 5,0% Tecniche di produzione: Sono idonei solo i terreni costituitisi per disfacimento granitico e situati a un’altitudine non superiore ai 500 m s.l.m. Per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non può essere inferiore a 3 250 ceppi/ha. È vietata ogni pratica di forzatura, ma consentita l'irrigazione di soccorso. Tutte le operazioni di vinificazione debbono essere effettuate nella zona DOCG, ma sono ammesse eccezioni per i comuni limitrofi. Il vino non può essere commercializzato prima del 15 gennaio successivo all'annata di produzione delle uve.

Caratteristiche organolettiche
colore: giallo paglierino intenso con leggeri riflessi verdognoli
odore: intenso, gradevole
sapore: dal secco all'amabile, talvolta con retrogusto lievemente amarognolo. Nei prodotti affinati in legno il sapore può essere più intenso e persistente, anche con leggere note di vaniglia;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
Abbinamenti consigliati
È apprezzabile come aperitivo se servito fresco.
Ben si accompagna con i primi saporiti della cucina sarda avendo un buon corpo e un'ottima struttura. Viene servito anche con il pesce arrosto, con i molluschi e con i crostacei. Di sicuro interesse è l'abbinamento con il pecorino dolce (preferibilmente sardo).

martedì 11 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 7 Vini campani lucani calabresi

AGLIANICO DEL VULTURE




L'Aglianico del Vulture DOCG viene coltivato in un territorio che include diversi comuni in Vulture. Si ottiene da uve del vitigno Aglianico. Gradazione minima 12,5°. Colore rosso rubino più o meno intenso o granato vivace, con riflessi arancione dopo l’invecchiamento. Odore vinoso con profumo delicato caratteristico e che migliora con l’invecchiamento. Sapore asciutto, sapido, fresco, armonico, giustamente tannico, che tende al vellutato con l’invecchiamento. Temperatura di servizio consigliata 15°, abbinamenti con carni rosse.

FIANO DI AVELLINO


Il Fiano di Avellino DOCG ha come zona di produzione molti comuni della provincia di Avellino.
Il ruolo dell'Irpinia nella storia della viticoltura campana era talmente rilevante che alla linea ferroviaria Avellino Rocchetta Sant'Antonio venne dato il nome di "Ferrovia del vino".
Prende il nome dal vitigno omonimo, che i latini chiamavano Vitis apiana, grazie alle api, particolarmente ghiotte della dolcezza di queste uve. Questo vino molto apprezzato già nel Medioevo, ha un'origine millenaria. Nel registro di Federico II di Svevia, vissuto nel XIII secolo, è annotato un ordine per tre "salme" di Fiano. Anche Carlo d'Angiò doveva amare il buon vino, al punto da impiantare nella propria vigna reale ben 16.000 viti di Fiano.
Vitigno Fiano per un minimo dell'85%; possono concorrere vitigni Greco, Coda di Volpe bianco e Trebbiano toscano, fino ad un massimo complessivo del 15%. Titolo alcolometrico minimo 11,50% vol. Acidità totale minima: 5,0 g/l. Colore giallo paglierino. Odore gradevole, intenso, fine, caratteristico. Sapore fresco, armonico.
Perfetto come aperitivo, trova ottimi accostamenti con i più raffinati piatti a base di pesce. Si degusta ad una temperatura di 8°-10°C.

TAURASI DI AVELLINO DOCG

Zona di produzione del Taurasi è costituita da una serie di comuni in provincia di Avellino. Come molti vini del Sud d'Italia, ha origini preromaniche: l'aglianico, il vitigno principale da cui si produce questo vino, era un tempo detto "hellenico" o "hellenica", a sottolineare l’origine greca. Il Taurasi ha preso il nome da Taurasia, un piccolo borgo vinicolo che i romani fecero loro dopo aver sconfitto gli irpini, nell'80 d.C. 
Successivamente trasferirono nella zona alcune migliaia di coloni liguri per lavorare le terre vitate. Ci sono diverse citazioni storiche riferite all'Aglianico in generale e al Taurasi in particolare: alla fine del XVI secolo Andrea Bacci, medico del Papa Paolo III, scrisse che questo vino "viene preparato con uve piuttosto secche, reso vigoroso dal rovere e conservato in ottimi vasi; risulta pertanto profumato e sapido, gradevole al gusto, piacevolissimo e stabile, di elevato potere nutritivo, corroborante per lo stomaco e le membra più che aperitivo". Il vitigno fondamentale è l’Aglianico; ma possono concorre altri vitigni a bacca rossa non aromatici fino a un massimo del 15%. Il vino deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni di cui almeno uno in botti di legno. 

Titolo alcolometrico minimo è 12%. Acidità totale minima 5 per mille.
Il colore è rubino intenso e brillante, tendente al granato fino ad acquistare riflessi aranciati con l'invecchiamento.
L’odore è pronunciato, ampio, etereo, gradevole più o meno intenso.
Il sapore è asciutto, austero, tannico da giovane, pieno, armonico, equilibrato quando maturo, con retrogusto persistente. 
Il Taurasi viene servito ad una temperatura di 16-18°C per accompagnare piatti dotati di buon spessore aromatico: primi piatti al sugo di carne, selvaggina da piuma in casseruola, carni rosse arrosto, formaggi a pasta dura stagionati.

lunedì 10 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 6 Vini abruzzesi molisani pugliesi

ALEZIO ROSATO

 

L'Alezio rosato è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Lecce.

Caratteristiche organolettiche
colore: rosa corallo intenso.
odore: vinoso persistente.
sapore: asciutto, armonico, vellutato con leggero retrogusto amarognolo.

PECORINO
Il vitigno Pecorino è un'uva autoctona a bacca bianca originaria delle valli comprese tra le Marche e l'Abruzzo. Diffuso soprattutto nel Piceno porta questo nome perchè la zona di coltivazione era dedita alla pastorizia. Riscoperto e valorizzato negli ultimi anni produce vini particolarmente interessanti.
L'elaborazione dell'uva Pecorino è fatta spesso in purezza anche se il disciplinare della DOC ammette piccole percentuali integrative di uve a bacca bianca.
Porta alla creazione di vini dal colore giallo carico paglierino con riflessi verdognoli.
I profumi sono morbidi, con sentori di frutta matura, mela renetta, pera william, fiori d'acacia e gelsomino, ed anche un lieve sentore di liquirizia.
Ha una buona mineralità ed acidità, che vengono in parte nascoste dalla morbidezza. Caratteristica del vino prodotto da questa uva è la piacevole nota leggermente amara che resta nella bocca con persistenza.
Le sue insolite caratteristiche gli hanno meritato l'attributo di rosso vestito di bianco.
Ottimo in abbinamento con primi saporiti, pesci e carni bianche. Interessante con i salumi tipici ascolani come il ciauscolo, un salame tipico a consistenza morbidissima spalmabile.
Temperatura di servizio 12°.

CASTEL DEL MONTE NERO DI TROIA




Il Castel del Monte Nero di Troia riserva è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) prodotto nei comuni di Minervino Murge, Andria, Trani in provincia di Barletta-Andria-Trani ed i comuni di Corato, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Palo del Colle, Toritto, Bitonto, Binetto in provincia di Bari
Vitigni con cui è consentito produrlo
Nero di Troia (detto anche Uva di Troia) minimo 90%. Altri vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione Puglia per la zona di produzione omogenea "Murgia Centrale" nella misura massima del 10%
Tecniche di produzione
Per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non può essere inferiore a 4 000 ceppi/ha allevati ad alberello o controspalliera. È vietata ogni pratica di forzatura. È consentita l'irrigazione di soccorso. Richiede un invecchiamento minimo di due anni (dal 1º novembre dell'anno di produzione delle uve), di cui almeno uno in legno. Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG.
Caratteristiche organolettiche
colore dal rosso rubino al rosso granato con l'invecchiamento;
odore: caratteristico, delicato;
sapore: di corpo, armonico;
zucchero riduttore residuo: non superiore a 10,0 g/l.

domenica 9 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 5 vini toscani laziali

ALEATICO DI GRADOLI


L'Aleatico di Gradoli è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Viterbo.
colore: rosso granato con tonalità violacee.
odore: finemente aromatico, caratteristico.
sapore: di frutto fresco, morbido, vellutato, dolce.
L'Aleatico di Gradoli è stato introdotto nei Monti Volsini dagli Etruschi, che lo avrebbero acquisito dai Greci. Leggenda vuole che in una grotta poco fuori il paese di Gradoli (chiamata ancora oggi Poggio del Diavolo) vivesse un demonio; questo era solito terrorizzare con brutti scherzi gli abitanti di Gradoli. Molti giovani valorosi avevano tentato di ucciderlo ma erano stati tutti sconfitti. Un giorno il demonio, tornando a casa, trovò un leone che dormiva nella sua grotta. Tentò di svegliarlo e di cacciarlo, ma il leone riuscì a sconfiggerlo e il povero demonio dovette sprofondare nell'Inferno. Il suo bastone però rimase conficcato nel terreno. Il leone casualmente vi dormì sopra e l'indomani sul bastone era cresciuta una vite: la vite dell'Aleatico. Per riconoscenza gli abitanti di Gradoli misero nel loro stemma proprio il leone e il bastone con la vite.

BOLGHERI SASSICAIA
 
Il Bolgheri Sassicaia è un vino DOC la cui produzione è consentita in una specifica zona del comune di Castagneto Carducci, prodotto con almeno l'80% di Cabernet Sauvignon. Il Bolgheri Sassicaia è uno dei vini italiani più pregiati e costosi ed è prodotto esclusivamente dall'azienda Tenuta San Guido, che possiede tutti i vigneti all'interno dell'area delimitata dalla DOC.
Caratteristiche organolettiche
colore: rosso rubino intenso, tendente al granato con il lento invecchiamento
odore: ricco, elegante, maestoso
sapore: asciutto, pieno, robusto e armonico, con buona elegante struttura.
Cenni storici
Intorno agli anni quaranta il marchese Mario Incisa della Rocchetta, grande esperto di cavalli e grande appassionato di vini francesi, importò dalla tenuta dei Duchi Salviati a Migliarino alcune barbatelle di cabernet sauvignon e di cabernet franc. La decisione di piantare questi vitigni fu in parte dovuta alla somiglianza morfologica che egli aveva notato tra la zona di provenienza denominata Graves, a Bordeaux, e quella dove avrebbe poi fatto crescere i vitigni. E fu così che il marchese piantò i vitigni all'interno della tenuta San Guido, nella Maremma livornese, ne ebbe grande cura e nel 1944 ottenne le prime bottiglie di Sassicaia. Il vino venne prodotto, inizialmente ad esclusivo uso familiare, in controtendenza con gli standard produttivi dei tempi che tendevano a privilegiare la quantità alla qualità. La prima annata commercializzata fu il 1968.
Alla fine del 2013, con la pubblicazione del relativo decreto da parte del Mipaaf, il Sassicaia si è staccato dalla DOC Bolgheri (di cui era sottozona sino dal 1994, anno di nascita della DOC) ed è diventato una DOC autonoma. Questo ultimo passo completa il percorso cominciato come semplice vino da tavola, successivamente vino IGT, sottozona DOC e, finalmente, DOC a sé stante,
Il Sassicaia detiene un primato: è il primo (e per ora unico) vino italiano di una specifica cantina, che, come succede in Francia per altri pochissimi vini celeberrimi, ha una DOC riservata appositamente. Infatti, la denominazione Bolgheri Sassicaia la può utilizzare esclusivamente la Tenuta San Guido (di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta) per il suo vino corrispondente (questo perché Sassicaia è un cru in Bolgheri interamente posseduto da Tenuta San Guido).
Abbinamenti consigliati
Particolarmente indicato per i cibi dal sapore intenso e prodotti da caccia, in particolar modo il piccione arrosto, i filetti alla bordolese, i formaggi dal sapore deciso. Consigliato anche il semplice abbinamento con qualche gheriglio di noce e fungo porcino a crudo, condito solo con poche gocce di olio di oliva e qualche intensa erba aromatica dal profumo mediterraneo.

BRUNELLO

Zona di produzione: tutto il territorio del comune di Montalcino (Siena).
Il territorio del Comune di Montalcino, borgo senese la cui Rocca svetta a 564 m di quota sulla valle dell'Orcia, è costituito da un insieme di dolci colline. Fin dal Medioevo questo borgo svolse un ruolo di primo piano nelle vicende politiche della Toscana.
Fra i tanti motivi che lo resero un'interessante terra di conquista bisogna proprio ricordare la vocazione enologica: i vini locali, sia rossi che bianchi, erano apprezzati già nel lontano Medioevo. Il Brunello di Montalcino è discendente diretto del "vermiglio", largamente prodotto nei vigneti terrazzati delle colline di Montalcino. Ancora ai primi dell'Ottocento il termine "brunello" non era usato per indicare un vino, ma un'uva rossa, "sangiovese grosso", diffusa sul colle di Montalcino.
Nella seconda metà dell'Ottocento ebbe luogo un'importante svolta enologica a opera di Clemente Santi ed, in seguito, del nipote Ferruccio Biondi (che aggiunse al proprio cognome quello del nonno materno, diventando Biondi-Santi). Questi, operando una selezione clonale di uve sangiovese, realizzarono un vino ottenuto dalla vinificazione di un solo vitigno: nel 1865 ebbe luogo la prima vinificazione in purezza di cui si ha notizia. Invecchiato per un certo periodo in botti di legno ne scaturì un vino corposo, caldo, armonico, vellutato, nettamente superiore alla media: il vino fu battezzato con lo stesso nome dell'uva utilizzata per produrlo, Brunello. Il Brunello riscosse successo in tutte le mostre a cui partecipò, e fu apprezzato anche per la sua longevità. La bottiglia più antica giunta a noi è datata 1888, ed è naturalmente conservata dalla famiglia Biondi-Santi.
La consacrazione definitiva del Brunello a vino di livello internazionale è avvenuta negli ultimi decenni del Novecento, sia per il miglioramento generalizzato dello standard qualitativo, sia per l'immagine derivatagli dai sempre più frequenti contatti, anche a livello promozionale, con gli operatori di tutto il mondo. Nel 1980 il Brunello di Montalcino ha ottenuto il riconoscimento della DOCG.
Il vitigno è esclusivamente Sangiovese Grosso (Brunello di Montalcino). Con titolo alcolometrico di minimo: 12,5%. Acidità totale minima: 5,0 g/l. Deve invecchiare cinque anni obbligatori, di cui due anni di affinamento in botti di rovere e quattro mesi di affinamento in bottiglia.
Di colore rosso rubino intenso tendente al granato, con l'invecchiamento assume sfumature bordeaux con unghia aranciata. Ha odore ampio, elegante e di grande armonia, con profumi nitidi, eterei, profondi e potenti per il supporto del grado alcolico. Il sapore è asciutto, caldo, robusto, carnoso, con perfetto equilibrio delle componenti e persistente sentore di vaniglia e di spezie.
Il Brunello di Montalcino in bottiglia può durare, se di buona annata, anche un secolo, migliorando continuamente le sue qualità. E' un grande vino per arrosti di carni rosse, cacciagione e carne alla griglia. Va servito a 20° - 22° di temperatura, sturando la bottiglia almeno 24 ore prima di mescere.

CHIANTI
Il Chianti è un vino DOCG che si produce nelle sottozone: Colli Fiorentini, Montalbano, Rufina, Montespertoli, Colli Aretini, Colline Pisane e Colli Senesi.
Il primo documento risale al 1398 da cui risulta che il Chianti è bianco. Nel 1427 si era affermato come vino rosso e viene consumato anche dai Papi, ad esempio papa Paolo III attorno al 1536 su consiglio del proprio bottigliere Sante Lancerio.
Nel 1713 furono emanati due bandi da parte di Cosimo III Granduca di Toscana; il primo fissava, in modo preciso, i confini delle zone vitivinicole più pregiate nelle quali si produceva il vino Chianti, mentre il secondo abbozzava una sorta di disciplinare. Il bando determinò un primato assoluto, perché fino ad allora in nessuna altra parte del mondo si era deciso di individuare legalmente l'area di produzione di un vino pregiato e dovevano passare due secoli perché altri lo facessero.
Dopo la metà dell'Ottocento apparvero le prime vere opere specifiche di enologia e viticoltura toscana da parte di vari autori: Blasiis (1860), Lawle (1865), Pollacci (1871) e Bizzarri (1888), ma la figura più importante fu Bettino Ricasoli, intelligente ed appassionato agricoltore e valido enologo.
Egli produsse nel Castello di Brolio un vino rosso capace di tenere testa ai famosi vini rossi superiori italiani e francesi e, come uomo politico di stato, aprì la via del mondo al vino Chianti, che da allora iniziò ad essere esportato in vari paesi del mondo. Il Ricasoli, dopo numerosi esperimenti condotti tra il 1834 e 1837 nei vigneti di Brolio, riuscì ad individuare quello che lui riteneva essere l'uvaggio adatto per produrre vino Chianti. Ecco, quindi, l'originale composizione del Chianti: due varietà di uve rosse, il Canaiolo (5 - 10%) ed il Sangiovese, vera anima di questo vino (75 - 90%); poi due varietà di uve bianche, Malvasia e Trebbiano (2 - 5%), quest'ultima non era però presente nell'uvaggio definito da Ricasoli. Il Chianti prodotto con tali criteri, non tardò ad imporsi sui mercati: nel 1860 - 1870, con Firenze capitale d'Italia, il Chianti venne commercializzato in Italia ed in Europa (soprattutto in Inghilterra). Nel 1967 il Chianti Classico fu uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata; nel 1984, è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita e risale al 2003 l'ultimo decreto ministeriale che apporta modificazioni al disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata e garantita "Chianti". La storia del vino Chianti è legata in modo indissolubile al suo più famoso contenitore: il fiasco.Composto di Sangiovese minimo 75%; Canaiolo nero fino al 10%; Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti singolarmente o congiuntamente fino al 10%.  I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura debbono essere tali da non modificare le caratteristiche peculiari dell’uva e del vino. In particolare è vietata ogni forma di allevamento su tetto orizzontale tipo tendone.
Titolo alcolometrico minimo 11,50% Acidità totale minima 4,5 g/l.
Il colore è rubino vivace tendente al granato con l’invecchiamento; l’odore intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento; il sapore risulta armonico, asciutto (con un massimo di 4 g/l di zuccheri riduttori), sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato.
I Chianti dotati di corpo sottile, fruttati, di contenuta alcolicità, sono da gustare giovani, serviti a 16° C di temperatura. Gradevole vino da tutto pasto; accompagna bene zuppe saporite, pesce in umido, carni alla brace, reale di manzo bollito. Il Chianti leggero, dal sapore immediato da servire con zuppe, pesce in umido, carni arrosto. Il Chianti moderatamente invecchiato, va servito alla temperatura di 16-18° C, accompagna bene pollo in umido e carni alla griglia. Il Chianti mediamente corposo si presta ad accompagnare carni bianche saporite sottoposta a cottura prolungata in intingolo; ma, ancor meglio, si accosta a carni rosse cucinate alla griglia, arrostite, petto di fagiano in salsa al vino rosso, bistecche di capriolo ai funghi. Il Chianti Rufina è particolarmente pregiato ed è da degustare a fine pasto come vino da "meditazione". A tavola si serve con brasati di manzo, lepre in salmì ed in genere con i piatti di carne più ricchi e saporiti.

ELBA ALEATICO PASSITO
Elba Aleatico passito
La zona di produzione é l’Isola d'Elba (Provincia di Livorno) dove la viticoltura era già praticata fin dal tempo della dominazione etrusca. Tra il XIX e il XX secolo, la viticoltura rappresentava una grande risorsa per l'economia elbana, con un quarto circa della superficie totale dell'isola destinata a vigneti. Punta di diamante della viticoltura elbana è l'Aleatico dell'Elba Passito, ottenuto da uve di Aleatico sottoposte ad almeno 10 giorni di appassimento all'aria. L'Aleatico è un vitigno a bacca rossa coltivato soprattutto in Toscana, Lazio e Puglia; è considerato una mutazione genetica del Moscato Bianco. Il vino può essere realizzato unicamente con vitigno  Aleatico. Ha titolo alcolometrico minimo pari al 19%, un’acidità totale minima 6,5 per mille ed un estratto secco netto minimo pari al 35 per mille. Di colore rosso rubino carico ha odore intenso e caratteristico, sapore dolce, armonico e ricco di corpo. Grande vino da meditazione; l'abbinamento gastronomico ottimale è con la "schiaccia briaca", dolce tipico elbano a base di frutta secca; ottimo anche con crostate di frutta e preparazioni a base di crema e frutti di bosco. Temperatura di servizio: 12-14°C.

MONTECUCCO SANGIOVESE
Il Montecucco Sangiovese è prodotto alle pendici del Monte Amiata, in Provincia di Grosseto, nelle zone vocate dei comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano. Il vitigno è il Sangiovese almeno l’85%. Altri vitigni a bacca rossa non aromatici raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Grosseto, da soli o congiuntamente fino al 15%. Il colore è rosso rubino intenso; l'odore vinoso, fruttato e caratteristico; il sapore armonico, asciutto leggermente tannico; il titolo alcolometrico volumico totale minimo é di 12% vol; l'acidità totale minima: 4,5 g/l. Si abbina bene a carni rosse, arrosti, cinghiale e i formaggi pecorini stagionati.

NOBILE DI MONTEPULCIANO

Il Vino Nobile di Montepulciano ha come zona di produzione il comune di Montepulciano, tranne la parte bassa della Val di Chiana, con altitudine compresa fra i 250 e i 580 metri s.l.m.
Fin dalle sue origini remotissime Montepulciano fonde con il vino la sua storia come testimonia una kylix (tazza da vino) rinvenuta nel 1868, insieme a numerosi oggetti in bronzo in una tomba etrusca nei pressi di Montepulciano.
Il documento più antico riferibile al vino di Montepulciano è del 789: il chierico Arnipert offre alla chiesa di San Silvestro o di San Salvatore a Lanciniano sull'Amiata, un pezzo di terra coltivata a vigna posta nel castello di Policiano. Fin dall'Alto Medioevo i vigneti di Mons Pulitianus producevano vini eccellenti e alla metà del 1500 Sante Lancerio, cantiniere di papa Paolo III Farnese, celebrava le qualità del vino prodotto a Montepulciano.
Nel XVII secolo, Francesco Redi, insigne non solo come medico e naturalista, ma anche come poeta, esalta, nel suo ditirambo "Bacco in Toscana" del 1685, con la bontà regale di tale vino.
Negli anni sessanta si assiste al lancio del Vino Nobile. DOC (1966) e poi DOCG.
Composto da vitigni Sangiovese (detto in loco Prugnolo gentile), minimo 70%, può concorrere il Canaiolo nero e altri vitigni autorizzati fino ad un massimo del massimo 20% ma la percentuale dei vitigni a bacca bianca non deve superare il 10%.
Titolo alcolometrico minimo 12,50% vol., acidità totale minima: 4,5 g/l.
Invecchiamento di 2 anni (da 12 a 24 mesi in botti di legno).
Il Vino Nobile di Montepulciano è un prodotto di quantità ridotta  con colore rubino tendente al granato con l’invecchiamento. Ha profumo intenso, etereo, caratteristico. Il sapore è asciutto, equilibrato e persistente, con possibile sentore di legno.
Vino speciale per arrosti di carni bianche e pollame nobile. Si serve ad una temperatura di 18° - 20°C, stappando la bottiglia due ore prima.

VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG
https://youtu.be/E8HY3TDMxYM

La Vernaccia di San Gimignano ha come zona di produzione: tutto il territorio del comune di San Gimignano (Siena). Tra i vini toscani, è quello con le origini storiche più incerte. Prende il nome dal latino vernaculum che significa del posto, nativo. Marchio Lucidi, poeta seicentesco, scrive che il nome Vernaccia deriverebbe da Verno, freddo, gelido. Altri scrittori del XIV e XV secolo farebbero derivare il nome da una corruzione del nome Vernazza, uno dei paesi della Cinque Terre. In Italia si producono tre vini DOC di Vernaccia: la Vernaccia di Oristano, in Sardegna, la Vernaccia di Serrapetrona nelle Marche, vino rosso, e la Vernaccia di San Gimignano, il primo vino ad essere insignito della DOC (oggi D.O.C.G.). Introdotto dalla Grecia nel XIII secolo, di questo vitigno si trovano tracce certe sin dal 1276 in quanto lo troviamo citato negli Ordinamenti di gabelle del Comune di San Gimignano. Decantata dal Redi nei suoi scritti, la Vernaccia di San Gimignano venne divulgata da Lorenzo il Magnifico che mise a dimora nei suoi possedimenti. Sante Lancerio, bottigliere del Papa Paolo III Farnese, ne trascrive le qualità organolettiche riscontrate nelle degustazioni durante i suoi viaggi gastronomici.Ha vitigno prevalente Vernaccia di San Gimignano ma possono concorrere altri vitigni a bacca bianca non aromatici raccomandati o autorizzati per la provincia di Siena fino ad un massimo del 10%. Titolo alcolometrico minimo dell’11%. Acidità totale minima di 5 g/l. Di colore giallo paglierino tenue, tendente al dorato con l'invecchiamento, ha odore fine, penetrante, caratteristico, fruttato e floreale. Il sapore è asciutto, fresco, di buon corpo, di buona persistenza, armonico, con caratteristico retrogusto amarognolo (mandorla amara). Ottimo l'abbinamento con piatti a base di pesce, primi piatti con salse bianche, fritture varie, uova e carni bianche. Può essere servito anche come aperitivo e con gli antipasti in genere. Temperatura di degustazione piuttosto fredda, 8° - 10°C.

VIN SANTO DEL CHIANTI CLASSICO
Il Vin Santo Del Chianti Classico è un vino passito DOC la cui produzione è consentita nelle province di Firenze e Siena.
colore: dal giallo paglierino al dorato, all'ambrato intenso
odore: etereo, intenso, caratteristico
sapore: armonico, vellutato con più pronunciata rotondità per il tipo amabile

https://youtu.be/_LOb-STk2E4

Il vin santo (o vinsanto) è un tipo di vino da dessert. Questo vino tradizionale toscano e umbro è fatto con uva di tipo Trebbiano e Malvasia. Spesso si tratta di un vino dolce. Può essere anche prodotto con uve Sangiovese e in questo caso si parla di vinsanto occhio di pernice. Ci sono varie teorie sull'origine di questo nome. Una versione da Siena parla di un frate francescano che nel 1348 curava le vittime della peste con un vino che era comunemente usato dai confratelli per celebrare messa; subito si diffuse la convinzione che tale vino avesse proprietà miracolose, portandogli l'epiteto santo. Un'altra versione viene da Firenze: durante il Concilio di Firenze del 1439, il metropolita greco Giovanni Bessarione proclamò, mentre stava bevendo il vin pretto: "Questo è il vino di Xantos!", forse riferendosi a un certo vino passito greco (un vino fatto con uva sultanina pressata) di Santorini. I suoi commensali, che avevano confuso la parola "Xantos" con 'santos', credettero che egli avesse scoperto nel vino qualità degne di essere definite "sante". In ogni caso, da quel momento il vin pretto fu chiamato Vin Santo. Una variante della storia narra che egli abbia usato la parola Xanthos (in greco ξάνθος significa giallo) mentre parlava del vino. L'origine meno romantica, ma probabilmente più verosimile, è l'associazione di questo vino con il suo uso comune durante la messa. Tradizionalmente il vinsanto veniva prodotto raccogliendo i migliori grappoli (vendemmia "per scelti") e quindi appassendoli in modo deciso coricandoli su stuoie o appendendoli a ganci (tradizionalmente le uve venivano stuoiate o appese in periodi di luna calante, o dura, con la convinzione di evitare così che marcissero). Ad appassimento avvenuto le uve venivano pigiate e il mosto (con o senza vinacce dipendendo dalla tradizione seguita) veniva trasferito in caratelli di legni vari e di dimensione variabile (in genere tra 15 e 50 litri) da cui era stato appena tolto il vinsanto delle produzione precedente. Durante questa operazione si prendeva cura che la feccia della passata produzione non uscisse dal caratello in quanto la si credeva responsabile della buona riuscita del vinsanto stesso, tanto da chiamarla madre del vinsanto. I caratelli erano sigillati e in genere dislocati nella soffitta delle villa padronale o comunque in un sottotetto in quanto si riteneva che le forti escursioni termiche estate-inverno giovassero alla fermentazione e/o ai sentori del vino. Generalmente si riteneva che tre anni di fermentazione/invecchiamento fossero sufficienti per la produzione di un buon vinsanto anche se alcuni produttori lo invecchiavano (e lo invecchiano tuttora) per più di dieci anni. 

Difficoltà fermentative
Il mosto del vin santo a causa del forte appassimento delle uve ha una concentrazione zuccherina molto alta che poi si rispecchia in un tenore alcolico altrettanto alto, fino a oltre il 19% nei vini secchi. Tradizionalmente in Toscana (e in moltissime altre regioni vinicole) non si usava il lievito per produrre il vino. In realtà si utilizzavano inconsapevolmente quei lieviti cosiddetti indigeni che si trovano sulla pruina e generalmente sugli attrezzi di cantina, nell'aria etc. Questi lieviti appartenenti a varie famiglie e provenienti dai più diversi mondi (dipendendo dalla zona: panificazione, industria della birra, altri viticoltori, presenza naturale etc.) difficilmente riescono a sopravvivere in ambiente con un titolo alcolometrico maggiore del 13%. La fermentazione completa o quasi completa del mosto del Vin Santo risultava quindi cosa non automatica. Per ovviare a questo nei tempi passati si poneva a fermentare il mosto in diversi recipienti piccoli (i caratelli) nella speranza che almeno uno venisse attaccato da un lievito capace di tollerare le alte concentrazioni alcoliche. Quando questo succedeva, si conservava gelosamente la feccia di quel caratello, che veniva divisa negli altri caratelli per stimolare la fermentazione dei nuovi mosti e poi più volte riusata nel corso degli anni, chiamandola appunto madre. In effetti la feccia contiene anche lieviti, così come rimangono lieviti nel legno del caratello, che infatti non veniva mai lavato e veniva riusato innumerevoli volte.
Produzione moderna
Nella produzione moderna, si tende a usare esclusivamente contenitori in legno nuovo o relativamente nuovo e a innescare la fermentazione con l'inoculo di lieviti selezionati adatti alle alte concentrazioni zuccherine. Moltissimi produttori, comunque, aggiungono una minima quantità di madre per ricreare lo spettro dei sentori tradizionali.
È comune fare "cantucci e vin santo"; un bicchiere di vin santo servito con cantucci. Questi biscotti possono essere inzuppati nel vino per ammorbidirli e accentuarne il sapore. In Umbria il consumo è associato alle fave dei morti, biscotto di pasta di mandorle tipico del periodo della Commemorazione dei Defunti, alla ciaramicola (dolce tipico della Pasqua) e al ciambellone (o torcolo).

CANNELLINO DI FRASCATI

Una fresca DOCG (2011) per il Cannellino di Frascati. Il territorio di produzione del vino Frascati Superiore ha un’altitudine compresa tra 70 e 500 metri s.l.m, origine vulcanica, di tipo basaltico e tufaceo, poco azoto, calcare totale ed attivo, sostanza organica, molta anidride fosforica assimilabile, potassio assimilabile, a pH quasi sempre neutro o sub-acido. L’esposizione del territorio verso il mare Tirreno permette di godere di una piacevole brezza marina che mitiga il calore delle ore più calde ed evita il ristagno dell’umidità. Il clima di tipo mediterraneo è caratterizzato da temperature moderate, piovosità concentrata nel periodo autunno-inverno con lunghe siccità nel periodo primaverile estivo. La vite trova qui condizioni ambientali assai favorevoli, con elevata temperatura ed insolazione nei mesi di settembre ed ottobre che consentono alle uve di maturare lentamente e completamente.
Il vino Cannellino di Frascati deve essere ottenuto da uve raccolte tardivamente e all'atto dell'immissione al consumo deve avere colore paglierino intenso con riflessi dorati; odore caratteristico che ricorda la frutta matura; sapore tipico, sapido, dolce; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol;  acidità totale minima 4,5 g/l.