Vi ricordate la bimba che beve solo “Il latte della Lola?” Beh, ha fatto scuola. Oggi non potendo tenere la Lola con sé in salotto, più tecnologicamente la si adotta a distanza. Ci si scambiano in teleconferenza muggiti e saluti e ogni tanto arriva una cassetta coi prodotti (carissimi e non sempre eccellenti a dir la verità) di quella brava bestia.E che dire della web cam puntata sul nostro padano orticello per compiacerci di vedere crescere lattuga e pomodori dalla poltrona buona e non doversi più sentir dire “mani rubate alla vanga”, seppur tecnologica e digitale? Ormai le start up che hanno fiutato il business sono molte e noi da bravi homebanking dipendenti le scaliamo addirittura con l’equity crownfunding (investimento detraibile fiscalmente al 50% e scusate se è poco).
Ma se siamo disposti a questo per capre e zucchine cosa dire delle api?
Ed ecco 3Bee: la tecnologia al servizio delle api, che si presenta con un’accattivante arnia hi-tech, perché “monitorare fa la differenza” e “salva le api, adotta un alveare”.Le api hanno un ruolo fondamentale dell’ecosistema, preservano la biodiversità e favoriscono la rigenerazione ambientale. Questo ha un impatto anche sul mondo agricolo, perché una delle funzioni delle api selvatiche è proprio quella di impollinare le piante fruttifere. Tuttavia, sono una specie in forte pericolo di estinzione a causa dei cambiamenti climatici, dell’uso dei pesticidi (tema su cui è intervenuta anche l’Unione Europea) e di un progressivo abbandono dell’apicoltura. Secondo quanto dichiarato da FederBio in occasione della Giornata Mondiale delle Api di quest’anno, la scomparsa delle api metterebbe a rischio ben l’84% delle specie coltivate nell’UE. “La mission di 3Bee” ci racconta Niccolò Candri, CEO e founder 3Bee, “è unire l’elettronica alla biologia, al fine di migliorare la biodiversità che ci circonda.” Il servizio rivolto all’apicoltore, infatti, permette di utilizzare i dati provenienti da sensori esterni, che vengono interpretati dal software con lo scopo di dare un valido alleato all’apicoltore: avere informazioni in tempo reale su tutto ciò che sta accadendo nelle sue arnie. La tecnologia impiegata per monitorare le condizioni dell’alveare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, permette di tenere sotto controllo ogni parametro e dettaglio, dall’umidità alla temperatura fino al rischio che qualche evento, atmosferico e no, metta a repentaglio l’arnia. I dati raccolti consentono di programmare con maggiore efficacia anche lo sviluppo futuro dell’attività apistica. Le informazioni, infatti, possono permettere di regolare i trattamenti, ridurre la frequenza delle visite all’apiario, diminuire le emissioni di Co2.Hive-Tech è oggi utilizzata da circa 1.000 apicoltori in tutta Italia e sono oltre 20.000 le persone che hanno “adottato” un alveare salvando 60 milioni di api.Ma il progresso non ha mai fine. Quanti lastricati solari vuoti ci sono in città? E quanti parchi urbani, viali, aiuole giardini? Milioni. Ed ecco l’idea di piazzare lì batterie di hive tech, magari cedendo in cambio dell’uso qualche vasetto di miele domestico ai condomini.
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