Quante volte organizzando una cena con gli amici ci siamo dovuti raccapezzare tra gusti ed esigenze diverse? C’è chi adora il pesce, chi la carne, chi è vegetariano, chi addirittura vegano. Poi ci sono gli intolleranti e gli allergici, insomma, accontentare tutti senza far sentire nessuno un escluso o un diverso non è un’impresa facile. Mi correggo, non “era” un'impresa facile, perché oggi c’è una soluzione che accontenta tutti: le alghe.
Calma, non vi sto proponendo di imbandire una tavola con piatti colmi di quella poltiglia verdognola e molliccia. Perdereste l’amicizia di molti. Facciamo un passo indietro e venite con me a trovare quelli della Sophie’s Bionutrients, start-up nel settore delle nuove tecnologie per l'alimentazione, che dalle farine di microalghe monocellulari ricava numerosi alimenti proteici e privi di allergeni, carni di base vegetali, polpette vegan, marmellate, creme da spalmare, caviale e gelatina, grazie a un processo molto veloce ed economico.
Le microalghe sono coltivate/allevate in bioreattori, su substrati (la base di nutrienti su cui si sviluppano) derivati dagli scarti dell'industria alimentare (scarto dei birrifici, polpa di soia, melassa delle raffinerie di zucchero). L'intero processo richiede solo tre giorni e se, per ottenere 1 tonnellata di proteine di origine bovina occorrono 1.400.000 metri quadri, l'equivalente derivato dalle alghe richiede 200 metri quadri di spazio nei bioreattori. La nuova piramide alimentare, secondo i ricercatori di Sophie's Bionutriens, nel prossimo futuro cambierà e sarà costruita in base all'origine delle proteine. Le "proteine alternative" saranno il cibo più comune e diffuso, mentre le proteine "tradizionali" diventeranno beni di lusso.
Il compatto bioreattore urbano che occupa lo spazio di un piccolo magazzino, prenderà quindi il posto della sterminata piantagione, del campo aperto, della stalla, della fattoria, dell’invaso per l’irrigazione, così fortemente inquinanti. In Europa il programma Horizon 2020 finanzia due progetti sull'alimentazione a base di microalghe: il primo a capofila italiano della divisione Food & Agriculture Requirements di Wiise Srl.si intitola ProFuture, il secondo progetto, coordinato dall'azienda islandese Matis si intitola NextGen Proteins.
Ma bisogna avere il pollice verde per coltivare/allevare le microalghe e come si cucinano?
Vedete voi che amate tenere in veranda vasetti di aromatiche e di fragoline se vi ritrovate.
Le microalghe possono essere coltivate sia all'aperto in vasche artificiali o all'interno in bioreattori (sistema chiuso di tubi di plastica con pareti trasparenti). La parola bireattore non deve scoraggiare, praticamente è una bottiglia di plastica piena d’acqua lasciata al sole. Una volta che la biomassa delle alghe è cresciuta, deve essere raccolta e le minuscole microalghe devono essere separate dall'acqua e lavorate rapidamente o rischiano di deteriorarsi. Da esse si possono utilizzare diverse tecniche per produrre estratti proteici o lipidici che possono essere successivamente utilizzati per diversi prodotti.
I benefici nutrizionali dei prodotti alimentari derivati dalle microalghe sono moltissimi. Sono ricche fonti di energia, fino al 60% della loro massa secca sotto forma di contenuto proteico, Contengono acidi grassi polinsaturi, come EPA e DHA, diversi tipi di carboidrati che forniscono fibre, componenti essenziali per mantenere un cuore e un intestino sani. Sono ricche di polisaccaridi e oligosaccaridi specifici (come i β-glucani), che li rendono potenziali candidati prebiotici. Ed infine contengono antiossidanti (tra cui licopene, β-carotene e astaxantina), che possono essere benefici per la salute.
Quindi una cena di salute con ottime ricette di carne, pesce, verdura, dolci e bevande.
Un consiglio, ai vostri commensali, che avranno lodato le vostre inconsuete ricette ditelo solo al termine della cena che hanno mangiato microalghe.
6 ALLA RICERCA DEL BUON GUSTO
Alla ricerca del buon gusto raccoglie in maniera sistematica le recensioni pubblicate sul mensile savonese Il Letimbro nella rubrica Dalla parte del gusto e poi apparse nel blog HOMO LUDENS https://nonmirompereitabu.blogspot.com/
BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini. Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).