Aglianico del Taburno è la
denominazione relativa al disciplinare di alcuni vini a DOCG prodotti nei
comuni di Apollosa, Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise,
Montesarchio, Paupisi, Torrecuso, Ponte, Benevento, Cautano, Vitulano e Tocco
Caudio, tutti in provincia di Benevento. La zona di produzione di questi
vini comprende un territorio collinare ( tre i 200 e i 650 m s.l.m). I suoli
dell'area sono i tipici regosuoli. Il substrato predominate è costituito da
rocce tenere arenarie, argilli, calcareniti. Sono generalmente suoli con
struttura grumosa, ma quando l’argilla prevale, la struttura diventa granulare
(poliedrica). Essi sono normalmente poco profondi con il primo sottosuolo poco
drenate. Il ristagno d’acqua costituisce in effetti il principale difetto di
questi terreni, per fortuna superabile con l’adozione di adeguate tecniche
agronomiche. L’abbondante presenza di argilla assicura una elevata capacità di
scambio, mentre sono scarsamente rappresentati i composti azotati ed organici.
Il carbonato di calcio è generalmente presente.Per quanto concerne il clima
bisogna distinguere i fondovalle, a clima mite e piogge abbondanti (1000 mm annui) dalle zone
collinari in cui la temperatura media si abbassa man mano che si sale e
viceversa le piogge aumentano (1400
mm annui). La siccità estiva, da metà giugno a metà
agosto, è più accentuata nei fondovalle, mentre del tutto trascurabile in
quota. La zona nel suo insieme è
caratterizzata, infine, da una buona mobilità degli strati inferiori
dell'atmosfera. Ciò comporta un sufficiente arieggiamento delle colture che
costituisce un fattore favorevole all'attività vegetativa e alla sanità delle
produzioni. La provincia di Benevento vanta
una storia vitivinicola millenaria. Citazioni del vino sannita si trovano negli
scritti di Platone Comico (V sec a.C.) e di Plinio: nella Naturalis Historia
sono infatti citati i vini “Kapnios” e “Trebula Balliensis” prodotti nella
zona. A partire dal 79 d.C., con
l'importazione a Roma del primo vino gallico, il mercato cambiò orientamento e
la viticoltura campana andò in crisi da cui si riprese solo con l’arrivo dei
Longobardi intorno al 500 d.C.. Il vero nuovo decollo però si ebbe solo intorno
all’anno 1000 grazie ai vigneti dei monaci. Landulfo, vescovo di Benevento,
arrivò a decretare l’obbligo di piantare una vigna presso ogni convento.
Documenti risalenti al 1100 attestano una fiorente viticoltura nella zona di
Solopaca. Nel 1811 la Statistica murattiana
riporta che la provincia di Benevento produceva diverse tipologie di vino, tali
da soddisfare le più svariate richieste di mercato. Erano commercializzati i
vini di Cerreto Sannita, Solopaca, Frasso Telesino, Melizzano, considerati i
migliori, per i mercati regionali ed extra-regionali; quelli di Sant'Agata dei
Goti per il mercato provinciale mentre a Guardia Sanframondi si produceva un
vino dolce e liquoroso destinato a particolari mercati europei. Nel 1872
Giuseppe Frojo, autore fra l’altro di “Il presente e l'avvenire dei vini
d'Italia” descrive con accuratezza i vitigni campani, inserendo ai primi posti
per qualità, quelli beneventani. A quell’epoca esistevano nella zona più di 15 000 ha di vigneti che
raddoppiano negli anni compresi fra il 1904 e 1924. Nel secondo dopoguerra, man mano
che i contadini acquisivano anche la proprietà dei terreni fino ad allora solo
coltivati, cresceva la superficie dei vigneti e la produzione del vino. In
questo periodo nasce perciò un grosso enopolio (1 300 000 litri ) a
Solopaca e per soddisfare le esigenze dei piccoli produttori, le prime quattro
“cantine sociali” che ancora oggi operano nel territorio.
15 VINO (2^ Edizione)
Vino.
In queste 250 pagine ho raccolto oltre 220 schede di criteri di vinificazione,
abbinamento e prodotti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL
GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere
con voi la mia passione per la cucina. Sin dall'antichità i frutti della vite
sono diventati vino. Da allora migliaia di vitigni hanno avuto vita e decine di
migliaia di vini sono stati creati. Per il nostro piacere. Impariamo insieme a
conoscerne i principali, a degustarli, a scegliere quelli che sono i nostri
vini di elezione. Con questo semplice gesto avremo dato il nostro piccolo ma
decisivo contributo alla pratica della biodiversità alimentare. Oggi la
disponibilità di prodotti di qualità è enormemente cresciuta grazie a
metodologie di trasporto veloci e conservazione sicure. Non limitiamoci a ciò
che ci propone il nostro vinai di fiducia. Se lo stimoliamo al meglio, lui ci
darà il meglio.