🍝 Il fantastico mondo della pasta italiana
un viaggio regione per regione
L’Italia è famosa per la pasta… e non a caso: ogni regione ha le sue specialità, come fossero piccoli tesori gastronomici custoditi da generazioni. Ci sono oltre 350 tipi di pasta! Alcune sono lunghe e sottili, altre corte e rigate, altre ancora ripiene di bontà. Ecco una guida divertente per orientarsi tra questi piccoli eroi del gusto:
1. Spaghetti – Lazio
Gli spaghetti sono i più famosi del mondo, lunghi, sottili e un po’ presuntuosi. Con il classico sugo alla carbonara romano diventano dei veri e propri ballerini: ogni spaghetto avvolge il condimento con eleganza e gusto.
2. Penne – Emilia-Romagna / Campania
Le penne rigate sono perfette per ragù e sughi cremosi, perché la loro forma tubolare cattura ogni goccia di bontà. In Emilia-Romagna si sposano con ragù di carne, in Campania con sugo di pomodoro e basilico fresco.
3. Fusilli – Campania / Lazio
A spirale e gioiosi, i fusilli sono ideali per condimenti corposi e insalate di pasta fredde. La loro forma fa sì che ogni spirale trattenga un piccolo segreto: un po’ di sugo, un po’ di formaggio, un po’ di felicità.
4. Orecchiette – Puglia
Piccole orecchie che ascoltano tutto… ma soprattutto raccolgono i condimenti! Con le cime di rapa alla pugliese diventano protagoniste di un piatto sano e saporito. Non c’è boccone che sfugga al loro richiamo.
5. Ravioli e Tortellini – Emilia-Romagna
La pasta ripiena è la magia del gusto: dentro c’è sempre una sorpresa! Tortellini bolognesi, ripieni di carne e serviti in brodo, o ravioli di ricotta e spinaci, sono veri e propri scrigni di bontà.
6. Lasagne – Emilia-Romagna / Campania
Foglie larghe da impilare, perfette per strati di ragù, besciamella e formaggio. In Emilia-Romagna c’è la lasagna alla bolognese, mentre in Campania si preferisce la lasagna con ricotta e mozzarella. Le lasagne sono romantiche e generose: amano stare insieme, letteralmente.
7. Cavatelli – Molise / Puglia
Piccoli cilindri a forma di conchiglia, perfetti con sugo di pomodoro, ricotta o broccoli. Sono un po’ timidi, ma ogni morso sprigiona un’esplosione di sapore regionale.
8. Trofie – Liguria
Queste piccole spirali arricciate sono famose per il pesto alla genovese. La loro forma affusolata permette di trattenere il condimento alla perfezione.
9. Casarecce – Sicilia / Calabria
A forma di pergamena arrotolata, ideali con sughi ricchi di verdure o pesce. I siciliani le amano con il sugo di melanzane, i calabresi con ’nduja e pomodoro.
10. Bigoli – Veneto
Lunga pasta ruvida e spessa, perfetta con sughi densi come quello d’anatra o d’aringa. I bigoli sono “rustici”: non amano fronzoli, vogliono sostanza.
11. Gnocchi – Trentino-Alto Adige / Piemonte / Campania
Tecnicamente non pasta di semola, ma amati come tale. Piccole nuvole di patate o semolino da condire con burro e salvia, ragù o pomodoro. Ogni gnocco è un abbraccio caloroso.
12. Maltagliati – Emilia-Romagna / Toscana
Piccoli ritagli irregolari di pasta all’uovo, ideali per minestre e zuppe. Non è la perfezione che conta, ma il gusto e la rusticità.
13. Pici – Toscana
Spaghettoni grossi e artigianali, tipici della Val d’Orcia, ottimi con sughi di carne o aglio, olio e peperoncino. La loro forma rustica fa subito pensare alla Toscana più autentica.
14. Tagliatelle – Emilia-Romagna
Classiche all’uovo, perfette con ragù alla bolognese. La loro larghezza permette di trattenere il sugo generosamente, senza sprechi.
15. Strozzapreti – Emilia-Romagna / Umbria
Nome curioso e un po’ minaccioso! Pasta lunga e ritorta, ottima con pesto, sugo di pomodoro o ragù di carne. Il nome nasce da un’antica leggenda: così buoni da far “strozzare” il prete dalla voglia di mangiarli tutti!
🎯 Conclusione divertente
Ogni tipo di pasta ha il suo carattere e il suo condimento ideale. Alcune sono timide e raccolgono il sugo, altre lunghe e sfacciate come gli spaghetti, altre ancora ricche e generose come lasagne e ravioli. La cosa più importante? Non importa quale scegliate: ogni pasta merita di essere gustata con allegria, forchetta in mano e sorriso in volto!

La forma tradizionale è quadrata, con il ripieno racchiuso da due sfoglie di pasta all'uovo. La caratteristica principale dell'agnolotto piemontese rispetto alle altre specialità di pasta ripiena del resto d'Italia è l'utilizzo di carne arrosto per il ripieno.
Caratteristici della zona delle Langhe e del Monferrato sono gli agnolotti del plin o agnolotti al plin, di piccole dimensioni e forma perlopiù rettangolare (il termine deriva appunto dal 'plin', ovvero il pizzicotto che viene dato per chiuderlo).
- con sugo di carne arrosto.
- con burro, salvia e Grana Padano o Parmigiano Reggiano.
- con ragù di carne alla piemontese.
- in brodo di carne.
L'agnolotto è un piatto classico della cucina popolare piemontese: è infatti consuetudine utilizzare per il ripieno gli avanzi di arrosto dei giorni precedenti, triturati e mescolati fra loro, insieme a verdure, riso o altri ingredienti. Considerando questa origine risulta improprio parlare di una ricetta tradizionale per il ripieno, in quanto questo variava in relazione agli avanzi a disposizione; il fatto che questa sia da considerare l'origine più genuina dell'agnolotto è attestata dall'utilizzo del sugo di arrosto per il condimento: questa ricetta infatti prevede di riutilizzare non solo la carne avanzata, ma anche l'intingolo dell'arrosto, coerentemente con la tradizione contadina che prevede di evitare ogni spreco.


Il piatto è ricco ed elaborato, come del resto molti piatti proposti nelle festività importanti, ma l'insieme degli ingredienti ne fa un piatto raffinato.
Generalmente nel Piacentino il ripieno è composto da una base di stracotto di manzo, che ha sostituito la carne di cavallo e maiale usata in passato. Terminata la cottura, la carne va tritata finemente assieme alle verdure del fondo di cottura, aggiungendovi Grana Padano e noce moscata. La ricetta prevede per la cottura dell'ottimo brodo, meglio se di cappone. In Val d'Arda è invece diffusa un'altra variante, il cui ripieno è composto esclusivamente da Grana Padano molto stagionato e pane grattugiato.
A quest'ultima preparazione è affine quella della zona di Fidenza (PR) e della Bassa parmense, dove il ripieno si prepara solo con pane grattugiato scottato con ottimo brodo, sale, noce moscata, uova e Parmigiano-Reggiano stravecchio. A Parma e dintorni è invece d'obbligo la presenza della carne che può essere di manzo, maiale, d'asino e/o cavallo, (o una combinazione delle precedenti a seconda della tradizione della famiglia), accompagnata da Parmigiano-Reggiano e aromi vari. Nel Parmense sono popolarmente e scherzosamente soprannominati "salvagenti" o "galleggianti".
Su proposta della Regione Emilia-Romagna il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha riconosciuto gli anolini come uno dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani tipico della provincia di Piacenza. I marubini sono riconosciuti P.A.T. su proposta della Regione Lombardia.
La ricetta della Val d'Arda è tutelata con il marchio De.Co. dal comune di Fiorenzuola d'Arda.

Si prepara l'impasto. Si uniscono le farine con un po' d'acqua ed un po' di sale. Poi si prepara la sfoglia e la si taglia in lunghe striscioline, tipo tagliatelle, della larghezza di circa 4 mm.
Una volta fatti, si lasciano asciugare sulla madia e poi si cuociono per 2 minuti, in acqua portata ad ebollizione e salata, od anche in latte.
Vengono conditi con il pesto, patate tagliate a pezzetti e i navoni.
Si possono accompagnare con un buon vino bianco come per esempio il Golfo del Tigullio Bianchetta Genovese.
Il comune di Uscio (GE) ha fatto richiesta per la De.Co.
Appartiene alla cucina povera della cucina ligure. I battolli nascono dall'utilizzo delle risorse presenti nella zona e nella campagna. In questo caso la castagna da cui viene ricavata la farina di castagne e le coltivazioni locali quali grano, patate, basilico, e navoni nauìn che sono rape bianche, utilizzate anche come alimento per il bestiame.


La principale caratteristica di questa pasta è la sua ruvidità, che le consente di trattenere sughi e condimenti; questa sua peculiarità le viene donata dal tipo di preparazione a trafila che impiega torchi a forma tradizionale e originariamente azionato a mano.
Esistono alcune varianti di questa pasta che si ottengono variando il tipo di farina (usando la farina saracena si ottengono i bigoli scuri) o aggiungendo l'uovo nell'impasto.
I bigoli vengono conditi con sughi tradizionali, in particolare con ragù d'anatra, o serviti in salsa o con le sardine o sardelle (bigoli co le sardele).
Ogni anno l'ultima settimana di aprile si tiene a Limena (PD) la cosiddetta "festa dei bigoi al torcio". Tutti i sabati e le domeniche di Maggio si tiene la festa dei bigoli a Rovolon (PD) in località Carbonara. Il terzo fine settimana di Maggio si tiene la festa anche ad Abano Terme in località Monterosso.


Solitamente, le caccavelle sono cotte e servite in terrine di terracotta invetriata o pentoline in rame.



Questo tipo di pasta viene commercializzato sia nella versione precotta sia nella versione che necessita una lessatura prima di essere riempito. Le dimensioni sono approssimativamente di 8 - 10 cm di lunghezza e circa 2 di diametro.


Quale riscoperta della cucina povera, dopo la seconda guerra mondiale, il capunsel comincio' ad essere servito anche nelle osterie e quindi nei ristoranti. L’inserimento nel menu dei locali costituì la fortuna di questo particolare piatto, che è stato così valorizzato e riconosciuto dalla regione Lombardia.
La sua affermazione definitiva l'ha avuta proprio quando la Regione lo ha "nominato" prodotto protetto. La ricetta autentica del capunsel è venuta da una ricerca gastronomica che ha interessato tutti i paesi dell'Alto Mantovano.
A seconda delle varie località delle colline moreniche mantovane, il capunsel viene cucinato con alcune varianti. Per esempio a Solferino essi hanno una variante che si fa risalire ai tempi dei Gonzaga, cioè l’aggiunta di amaretti sbriciolati all’impasto. La confraternita del Capunsèl di Solferino ha inteso promuoverlo e tutelarlo. I capunsei sono a Guidizzolo serviti o in brodo o asciutti conditi con olio, burro, prezzemolo, cipolla, aglio, basilico, salvia e rosmarino leggermente soffritti. A Volta i capunsei sono serviti in burro fuso o con un trito di erbe aromatiche.

Vengono gustati e serviti col ragù oppure con verdure tipo broccoli o cardoncelli. I cavatelli sono una delle più importanti specialità della regione Molise e del suo capoluogo Campobasso,
La ricetta tradizionale vede i cavatelli serviti tipicamente con sugo di carne di maiale (in particolare il 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate) o con spigatelli e carne macinata.
A Campobasso i cavatelli vengono conditi con il sugo e serviti con le costolette di maiale (tracchiulelle in dialetto)
A Campobasso i cavatelli vengono conditi con i cicoli di maiale soffritti e serviti in bianco con gli spigatelli (spigatiell in dialetto)
A Montenero di Bisaccia il piatto tipico del paese sono i cavatelli (in dialetto "cuzzutilli") con la Ventricina di Montenero
Sagre
A Vitorchiano si svolge per tre giorni ogni estate i primi giorni di agosto la sagra del cavatello, nella piazza centrale del centro storico. La pasta viene condita con il tipico sugo di pomodoro, aglio e finocchio.
A Caggiano ad agosto si svolge la sagra dei crusìcchi.
Anche a Ruvo del Monte, il 10 agosto, si svolge la sagra dei cavatelli cu' u cas' r'cott', cioè cavatelli al sugo, conditi con il cacioricotta.
A Petrella Tifernina, solitamente la prima domenica dopo il ferragosto si svolge la sagra dei "cavètièlle e savecicce", cavatelli conditi con sugo e salsiccia di maiale.
Abbinamenti enogastronomici


























I Tortellini di Valeggio sul Mincio sono una pasta all'uovo ripiena, originaria del luogo, che la leggenda vuole sia nata nel Trecento. Per la sfoglia vengono utilizzati farina e uova. Si mescolano le uova con la farina sino ad ottenere un impasto morbido. La sfoglia ottenuta viene tirata molto sottile e tagliata a piccoli quadratini. Per il ripieno viene utilizzata carne di manzo, maiale, pollo, aromi naturali (cipolla, carote, sedano e rosmarino), vino Bardolino e un po' di pane grattugiato (a seconda delle ricette) cotti assieme. A fine cottura si macina il tutto amalgamando fino ad ottenere un impasto morbido. Il ripieno così costituito viene posizionato sui quadratini di sfoglia successivamente chiusi. I tortellini vanno quindi lasciati riposare fino a che la pasta non sarà asciutta.

