LA CUCINA TOSCANA
La Toscana è il cuore dell’Italia, per la maggior parte collinare, affacciata sul mar Tirreno, con un clima variegato, monti, boschi, pianura, fiumi. Nella sua cucina c’è il meglio di quella italiana, la forza, il gusto, il legame col territorio e la tradizione. I suoi piatti tipici sono ormai noti a livello internazionale, a partire dal 1547, quando Caterina Maria Romula di Lorenzo de' Medici andò sposa di Enrico II di Francia, portando al seguito cuochi e ricette per insegnarli agli ancora rozzi francesi. Ci sediamo ad un ideale convivio toscano tra battute e ricette sagaci. La nostra tavola già ospita le paste fritte, la ficattola e gli sgabei. Servono per apprezzare meglio i grandi salumi: la finocchiona, il prosciutto di Cinta Senese e il lardo di Colonnata. Il celebre pane sciapo bagnato con acqua, è servito per preparare la panzanella, condito con olio extravergine d’oliva, pomodoro, sale, aceto, cipolla, acciughe, basilico.
Gran festa all’arrivo della zuppa più classica, la ribollita, a base di varie verdure di stagione, e gli immancabili fagioli e cavoli neri. Per chi ama il pescato, buttiamo lì con nonchalance un gran cacciucco alla livornese. A seguire le paste all’uovo: i pici, con pochissime uova, semplicissimi, cacio e pepe; altrimenti le pappardelle dove colle uova si esagera, accompagnate dal ricco ragù d’anatra. Per i secondi le strade si dividono più nettamente. Quella della terra passa per le carni bovine di razza chianina e maremmana, con la sontuosa bistecca alla fiorentina da un chilo minimo; quella dell’acqua profuma d’anguilla, protagonista dello scaveccio grossetano. Ma nessuno può saltare il quinto quarto (gli scarti della bestia, una volta tolti i quattro quarti nobili, non vanno certo gettati alle ortiche): dal muso del vitello si prepara la cioncia, da uno dei quattro stomaci bovini, l'abomaso, si cucina il lampredotto, e che dire del cervello alla fiorentina con fagioli al fiasco o all’uccelletto? Le plateau de dessert non piange certo. Biscottini deliziosi come i Brigidini di Lamporecchio Pistoiese, i cantuccini di Prato, i ricciarelli di Siena, e poi corposi dolci come il buccellato di Lucca, il berlingozzo dell’alta valle tiberina, il panforte di Siena, la schiacciata fiorentina, il lattaiolo, un dolce da forno fatto con latte, uova, farina, cannella, scorza di limone, strutto e zucchero seguendo l’antica ricetta dell’Artusi, che lasciò la natia Forlimpopoli (spaventato dal Passator Cortese che gli derubò la casa) ed elesse la Toscana a sua seconda patria. E qui sperimentò tutto il meglio della cucina italiana con la fida domestica Marietta. La lista dei vini non lascia davvero a desiderare. Tra i bianchi, spiccano il Cortona, la Vernaccia di San Gimignano, il Moscadello di Montalcino e il celeberrimo Vin Santo. Tra i rossi, il famosissimo Chianti Classico (il vino in assoluto più bevuto in Italia), il Morellino di Scansano, il Nobile di Montepulciano ed i pregiatissimi Brunello di Montalcino e Bolgheri Sassicaia (ma questi ultimi solo per chi se li può permettere). Insomma un pranzo da far paura. E comunque, se vi foste spaventati, niente di meglio di due cucchiai di Alchermes, risolutivo da sempre contro i "vermi da spavento". Ma mi raccomando, proprio quello preparato a Firenze dai frati di Santa Maria Novella.
5 SETTE ANNI DI CASA BERGESE
7 anni di Casa Bergese raccoglie in maniera sistematica la documentazione di tutte le manifestazioni organizzate dall’omonimo gruppo savonese di amanti della buona tavola pubblicata sul blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/. Nino Bergese è stato il più grande chef italiano di tutti i tempi. Definito "il re dei cuochi il cuoco dei re" per la sua lunga attività al servizio delle case regnanti di tutta Europa è l'inventore della cucina italiana di gran classe. In suo onore esiste una Associazione culturale denominata Casa Bergese che organizza corsi, degustazioni, menù tematici.
BRANCALEONE FOX TERRIER
“Brancaleone Fox Terrier” è il primo di un ciclo di volumi che Jean Jacques Bizarre, nom de plume di un bon vivant di origini parigine, ha dedicato alla Liguria, terra che conosce molto bene poiché vi ha risieduto a lungo in compagnia del suo adorato cane, costantemente attorniato dalle sue amicizie senza confini.
Il libro è scritto sotto forma di diario che è anche guida turistica e gastronomica romanzata. Il volume si compone di 682 pagine. Leggendolo conoscerete luoghi, miti, leggende, eventi, itinerari, ristoranti e quanto di buono si può trovare in questa affascinante terra. Ma Jean Jacques ha anche aperto a voi le porte del suo cuore e delle sue grandi passioni: le belle donne e la buona cucina (non necessariamente nell’ordine).
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