La Pasta: Trattazione Completa (ma con il sorriso)
1. Introduzione: un filo lungo di storia
2. Anatomia della pasta: il corpo e l’anima
La pasta si divide in due grandi famiglie:
- Pasta secca: prodotta industrialmente (ma anche artigianalmente), fatta di semola di grano duro e acqua. Ha la resistenza di un supereroe Marvel e una scadenza che supera i drammi della vita quotidiana.
- Pasta fresca: tenera, delicata, da consumare subito. È quella che le nonne stendono con il mattarello e che nessuno, tranne loro, riesce a fare senza imprecazioni.
Poi c’è la pasta all’uovo, che sa sempre di festa, e quella integrale, che sa sempre un po’ di “sono a dieta, ma non voglio rinunciare”.
3. Forme, geometrie e design
La pasta è il Lego della cucina: mille forme per mille usi.
- Spaghetti: i filosofi della pasta. Più lunghi del discorso di un professore universitario, si arrotolano e si ribellano alla forchetta.
- Penne: democratiche, si riempiono di sugo e mettono d’accordo tutti.
- Farfalle: l’eleganza in tavola. Non a caso sono la pasta delle insalate estive.
- Orecchiette: piccole parabole che catturano il condimento. Il Wi-Fi del pomodoro pugliese.
- Lasagne: non hanno bisogno di presentazioni: sono il trionfo del multitasking, uno strato sopra l’altro fino all’apoteosi.
In pratica, per ogni stato d’animo c’è un formato: se sei malinconico, spaghetti aglio e olio. Se sei arrabbiato, rigatoni all’amatriciana. Se sei innamorato, tagliatelle al ragù. Se sei confuso… pasta mista.
4. La scienza della pasta: dall’acqua alla magia
Cuocere la pasta non è un’arte qualsiasi: è chimica pura.
- Acqua bollente (salata come il mare, dicono i puristi).
- Tuffo della pasta.
- Reazione di gelatinizzazione degli amidi (suona difficile, ma è il motivo per cui diventa morbida).
- Amido rilasciato nell’acqua: il segreto per fare la famosa “mantecatura”.
5. Filosofia e sociologia della pasta
La pasta non è solo nutrimento: è un collante sociale.
- È al centro delle tavole domenicali.
- È la prima cosa che uno studente impara a cucinare fuori casa (spesso con risultati catastrofici).
- È simbolo di accoglienza: un piatto di pasta si offre a chiunque, dal vicino di casa all’amico che arriva a sorpresa.
- È metafora della vita: a volte bisogna buttarsi nell’acqua bollente per diventare migliori.
6. La pasta nel mondo
Se in Italia è sacra, nel mondo assume connotazioni spesso… curiose.
- In America la scottano e poi la ricoprono di ketchup (orrore, ma accade).
- In Giappone gli spaghetti diventano ramen.
- In Germania la pasta è un contorno, non un piatto principale (sì, avete letto bene).
Insomma, la pasta viaggia, si adatta, si trasforma: è il vero ambasciatore della cucina italiana.
7. Conclusione: il sorriso nel piatto
E ricordate: la vita è una combinazione di pasta e magia (cit. Federico Fellini).
Pasta di Gragnanonon avresti patito aspri malanni.../ E vivendo tra i pingui bontemponi/ giunto saresti, rubicondo e allegro, forse fino ai novanta od ai cent'anni... »
Mafaldine
Mista lunga
Fusilli bucati
Mezzi Paccheri
Sedani
Mezze penne rigate
Mezze Millerighe
Mezzi Borbardoni
Elicoidali
Casarecce
Occhi di lupo
Canneroni
Maccheroncelli
Pennette
Penne zite
Vesuvio
Scialatielli
Corone di bronzo
paste al forno
Lumaconi
Conchiglioni
Fettuccine
Caccavelle
In base al tipo di superficie, le paste si dividono ancora in due categorie:
lisce, apprezzate per la leggerezza

Dagli agnolotti piemontesi si differenziano quelli pavesi, perché nella zona dell’Oltrepò Pavese, la cucina subisce le influenze sia delle tradizioni culinarie del Piemonte sia di quelle piacentine. Per questo gli agnolotti pavesi sono ripieni di stufato alla pavese, un tipo di carne stracotta, come il ripieno degli anolini piacentini.

I cannelloni sono formati da rettangoli di pasta all'uovo simili a quelli con cui si preparano le lasagne ma di formato più piccolo e arrotolati su se stessi per contenere il ripieno. La preparazione è la stessa e gli ingredienti sono farina, uova e acqua.
I cappelletti sono il piatto tipico della provincia di Reggio Emilia; la loro forma, che nell'Appennino reggiano è più minuta, tende ad aumentare scendendo dal crinale alla pianura e ad al Po. Vengono cucinati in brodo di cappone o con salse tipiche romagnole . Sono il piatto tipico anche nel Viadanese (parte del Basso Mantovano al confine con la provincia di Reggio Emilia).
In Romagna, dove è particolare anche il modo di "chiuderli", i cappelletti sono detti caplèt e costituiscono un piatto natalizio d'obbligo in tutta la regione. La tradizione più tipica è quella di confezionare il ripieno dei cappelletti con formaggio e petto di cappone. Tale ripieno in Romagna viene chiamato "compenso".
Pellegrino Artusi, padre fondatore del cappelletto romagnolo, nel suo La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, descrive la particolare ricetta dei "Cappelletti all’uso di Romagna" (ricetta n. 7), con ripieno a base di ricotta (o ricotta e raviggiolo), petto di cappone o lombata di maiale, da cuocere nel brodo di cappone.
In tutte le Marche, da nord a sud, i cappelletti sono considerati pasta tradizionale tipica e sono anche per questo apprezzati. Mentre i tortellini in alcune aree marchigiane sono giunti solo nel dopoguerra, i cappelletti sono da sempre preparati in casa in tutta le regione. Anche nelle Marche alcune ricorrenze annuali, come i grandi pranzi di Natale, prevedono come primo piatto, quasi obbligatoriamente, i cappelletti in brodo. A differenza della Romagna, dove il ripieno è confezionato con formaggio e petto di cappone, la ricetta marchigiana prevede solo il formaggio.
I cappelletti asciutti, con ragù di carne o altra salsa, sono una creazione recente.
I cappelletti si distinguono dai tortellini (che in Emilia sono più comuni dei cappelletti) per il modo di chiuderli: una volta messo il ripieno nella pasta, questa viene piegata su se stessa, poi - tramite un attrezzo munito di lama circolare - si tagliano dei fagottini.
Il ripieno dei cappelletti è infatti diverso a seconda delle zone:
Nelle ricette romagnole, il ripieno è detto e' pin d'é caplèt o e' batù, ed è a base di ricotta, a cui possono essere aggiunti altri formaggi teneri (caciotta o raviggiolo), parmigiano-reggiano grattugiato, noce moscata, uova crude e in alcune zone scorza di limone grattugiata. La sfoglia viene tagliata in quadratini di circa 5 cm di lato; in ciascuno di essi viene inserito un cucchiaio di ripieno. I cappelletti romagnoli vanno gustati sempre in brodo: essi vanno lessati in un ottimo brodo di carne. È buona norma non prelevarli subito dalla pentola ma lasciarli a bagno per qualche minuto affinché assorbano bene il brodo.
Nelle ricette marchigiane, il ripieno è invece a base di carni stufate comprensive degli "odori" sedano, carota e poca cipolla, passati al tritacarne, a cui vengono aggiunti uova crude, formaggio stagionato grattugiato, noce moscata e scorza di limone grattugiata.
Se il cappelletto è generalmente di taglia piccola e va consumato in brodo, la variante cappellaccio o "tortello", di identica forma, ma di dimensione almeno doppia, viene consumata asciutta; tipico di Ferrara e di Reggio Emilia è il cappellaccio di zucca con ripieno a base di zucca, tipico di Mantova il tortello ripieno di zucca e amaretto.
Al giorno d'oggi è possibile reperire cappelletti confezionati in ogni parte del mondo, soprattutto dove le comunità italiane hanno una certa importanza. I cappelletti confezionati "freschi" hanno normalmente una durata di sette settimane.




Le Fettuccine Emiliane sono preparate con una sfoglia lavorata con pazienza e cura, secondo la tradizione emiliana, e si presentano ruvide e porose al punto giusto per trattenere i sughi ed esaltarne il sapore.






Gli gnocchi sopravvissuti oggi sono una frazione di quelli registrati nei ricettari nel corso dei secoli di cui si è persa la memoria. Esistevano gli “gnocchi d’oro” a base di farina di granoturco, quelli “alla dama” impastati con tuorli d’uovo cotti, gli gnocchi di riso, di ceci, di piselli, alla panna e molti altri ancora. Tra ricette e varianti, solo il “Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza per l’uso di famiglia” di Giulia Lazzari Turco ne cita almeno 30 tipi da servire in brodo e 24 da servire asciutti: un patrimonio di specialità da cui attingere a piene mani per chi volesse sperimentare l’autentica, ma inusuale, cucina tradizionale italiana.


Tale confusione o sovrapposizione lessicale va sostanzialmente attribuita alla più antica origine e al più vasto e generico significato del vocabolo maccheroni rispetto a quello più ristretto che ha assunto progressivamente negli ultimi due secoli con l'avvento di una terminologia specifica per ogni tipo di pasta e la nascita di nomi come spaghetti o tagliatelle.




Le Penne Rigate si sposano alla perfezione con sughi di ogni tipo, da quelli della tradizione, a base di carne o pomodoro, a quelli più innovativi e originali, nati dall'unione tra verdure e formaggi. Con la loro linea snella, poi, sanno creare pasticci al forno dalla forma impeccabile, pronti per trionfare al centro di un pranzo di festa. La forma slanciata delle Penne Rigate si sposa bene anche con preparazioni più ricche, come la classica "boscaiola".
