giovedì 13 febbraio 2025

Corso di cucina: 45 CONOSCERE GLI ORTAGGI DA TUBERO


Ortaggi da tubero:
i tesori segreti della terra

Gli ortaggi da tubero sono i “magazzinieri” del regno vegetale: nascosti sotto la superficie, lontani dagli sguardi indiscreti, immagazzinano energia sotto forma di amidi e zuccheri per garantire la sopravvivenza della pianta.
Non hanno i colori sgargianti dei pomodori, né il profumo delicato dei fiori, eppure sono protagonisti indiscussi delle tavole di tutto il mondo. Senza di loro, niente purè, niente gnocchi, niente chips croccanti o zuppe corpose.

Pensiamoci un attimo: mentre i frutti si pavoneggiano al sole e le foglie fanno ginnastica fotosintetica, i tuberi si fanno piccoli piccoli, lavorando nell’ombra come instancabili accumulatori di nutrimento. Sono i bunker sotterranei del gusto, pronti a entrare in scena nei momenti di bisogno.

E poi… che personalità! Alcuni sono rotondi e rassicuranti, altri lunghi e sottili, altri ancora bitorzoluti e un po’ eccentrici. Insomma: i tuberi non brillano per estetica, ma per sostanza.


🌍 Carrellata delle principali tipologie di ortaggi da tubero

🥔 Patata: la regina dei tuberi

  • Originaria delle Ande, è ormai un simbolo della cucina mondiale.

  • Può essere a pasta bianca (perfetta per purè e crocchette), a pasta gialla (ideale per fritture e cotture al forno), o novella (piccola e tenera).

  • Versatile come nessun’altra: dalla semplice patatina lessa alle chips, passando per gnocchi e gateau.


🍠 Patata dolce (o batata): la cugina esotica

  • Ricca di caroteni e con un sapore zuccherino.

  • Diffusissima in America e in Asia, oggi amatissima anche in Europa.

  • Perfetta al forno, in zuppe o trasformata in golose chips alternative.


🌱 Topinambur: il tubero elegante e un po’ misterioso

  • Soprannominato “carciofo di Gerusalemme” per il suo sapore delicato che ricorda quello del carciofo.

  • Ricco di inulina, utile per chi soffre di diabete.

  • Ottimo crudo in insalata o cotto in vellutate.


🥒 Manioca (o cassava): la sopravvivenza in tubero

  • Base alimentare in molte zone dell’Africa e dell’America Latina.

  • Da essa si ricava la farina di tapioca, ingrediente versatile per dolci e zuppe.

  • Attenzione: va sempre cotta, perché cruda può essere tossica.


🌾 Yam (igname): il gigante tropicale

  • Diffuso in Africa, Asia e Oceania, spesso confuso con la patata dolce.

  • Può raggiungere dimensioni impressionanti.

  • Nutriente e sostanzioso, viene usato in piatti tradizionali come pappine, stufati e fritture.


🟤 Oca del Perù: il tubero colorato e vivace

  • Antica coltura andina, oggi in via di riscoperta.

  • Ha forme irregolari e colori vivaci, che vanno dal giallo al rosso.

  • Sapore leggermente acidulo, ottima bollita o al forno.


🍃 Arracacha: il tubero dimenticato

  • Originario delle Ande, ricorda un po’ la pastinaca.

  • Dolce e profumato, viene usato in purè, zuppe o fritto.

  • Ancora poco diffuso in Europa, ma con potenzialità interessanti.


🍂 Mauka e altri tuberi andini “minori”

  • Antiche piante delle Ande, rivalutate per la loro resistenza e varietà nutrizionale.

  • Ogni tubero porta con sé storie, tradizioni e ricette popolari che meritano di essere riscoperte.


🎉 Conclusione: il lato nascosto della cucina

Gli ortaggi da tubero sono umili all’apparenza ma grandiosi nei fatti: senza di loro, intere culture alimentari non esisterebbero. Ci insegnano che non bisogna brillare in superficie per avere un ruolo importante: a volte è nel profondo della terra che si trovano i veri protagonisti.

Dalla patata che salva dalla fame, al topinambur che strizza l’occhio ai gourmet, fino allo yam che nutre milioni di persone, i tuberi ci ricordano che la vita, proprio come la cucina, ha bisogno di solide basi… anche se un po’ infangate. 

Gli ortaggi da tubero sono una categoria di ortaggi diffusi in tutto il mondo ma particolarmente importanti nei paesi in via di sviluppo in quanto si tratta degli ortaggi più energetici tra quelli presenti in natura, secondi solo ai cereali.
Pensando ai tuberi, la mente corre subito alle patate e alle molteplici varietà che le rappresentano, ma le patate non sono le uniche piante che formano un tubero e, soprattutto, non sono le uniche piante che formano un tubero commestibile.
La categoria degli “ortaggi da tubero” non è così definita, dal punto di vista alimentare, e non è semplice capire quali ortaggi siano effettivamente tuberi, quali gli somiglino solamente e quali non lo siano affatto: per questo si deve attingere alla classificazione botanica iniziando con descrivere la differenza tra due parti delle piante: il tubero e la radice.
• La radice, presente indistintamente in tutte le piante, ha la funzione di raccogliere acqua e sostanze nutritive (sali minerali) dal terreno e permettere la sopravvivenza della pianta.
• Il tubero presente solamente in alcune piante, è una porzione di fusto modificata che ha un aspetto globoso e nel quale vengono accumulate sostanze di riserva; è in grado di dare origine ad una nuova pianta, se nelle condizioni giuste, grazie a particolari strutture superficiali dette occhi (che sono gemme). In alcune piante tropicali sono organi aerei, simili a frutti, ma nelle piante a tubero presenti nelle nostre zone i tuberi sono sempre sotterranei.
Queste due strutture sono quindi completamente diverse tra loro, perché fanno parte di organi diversi della pianta, sennonché esiste una sorta di “via di mezzo” tra le due, che sono le radici tuberiformi. Per definizione si tratta di radici (e quindi non di tuberi!) ma il loro aspetto e la loro composizione interna le rende molto più simili a dei tuberi che non alle radici “classiche”, anche commestibili. Per questo motivo queste piante vengono inquadrate all’interno degli ortaggi da tubero piuttosto che negli ortaggi da radice. La differenza è che un tubero è una porzione modificata di fusto che è in grado di dare origine ad altre piante (infatti, come il fusto, ha delle gemme); la radice tuberosa invece ha funzione di riserva, è in grado di assorbire acqua e sostanze nutritive dal terreno ma, soprattutto, non è in grado di generare altre piante.
La radice tuberiforme si distingue dalle normali radici non tuberiformi per essere una radice laterale, mai centrale (come la carota) e per svolgere prevalentemente il ruolo di riserva e non di nutrizione diretta della pianta.
Vengono trattate qui, distinguendole tra loro, sia le piante che botanicamente formano dei tuberi, sia le piante che hanno delle radici tuberiformi, considerandoli nell’insieme ortaggi a tubero.
Tra gli ortaggi che hanno un tubero vero e proprio si annoverano la Patata, il Topinambur, la Mashua e l’Oca, mentre tra gli ortaggi dalle radici tuberiformi si hanno la Manioca (o Tapioca) e la Patata Dolce (o Batata).

Il Tubero
Il tubero è dunque una porzione modificata del fusto della pianta che si trova generalmente nella parte sotterranea del terreno. Non è una parte che si forma alla nascita della pianta, ma inizia a formarsi quando la pianta sta per morire: è infatti un organo di riserva che permette la sopravvivenza dell’ortaggio nel caso non sia stato impollinato.
Gli ortaggi a tubero hanno infatti due modi per riprodursi, per via sessuata o asessuata:
La prima via, quella sessuata, sono i fiori, in cui il polline maschile entra negli organi riproduttivi del fiore femminile e si forma un frutto, quindi un seme, che cadendo nel terreno da vita ad una nuova pianta.
Il secondo metodo, invece, sono proprio i tuberi: indipendentemente dal fatto che la pianta abbia fatto i frutti o meno, quando questa sta per morire gli zuccheri prodotti tramite la fotosintesi clorofilliana vengono immagazzinati nel tubero, che rimane quiescente fin quando non sarà nelle condizioni ottimali per poter generare una nuova pianta. A quel punto le gemme emergono dalla superficie formando nuove radici e nuove foglie, consumando il materiale di riserva accumulato e originando così la nuova pianta, che crescerà geneticamente identica alla pianta madre.
I tuberi si raccolgono quindi nel momento in cui la pianta sta per morire o è già morta, che è il momento in cui il nutrimento accumulato (e quindi le dimensioni del tubero) sono massime rispetto ai momenti precedenti e successivi. Se il tubero viene tagliato e reimmesso nel terreno si formano comunque delle nuove piante, per cui da un singolo tubero se ne possono far nascere diverse.


La radice tuberiforme
La radice tuberiforme è una radice laterale a forma di tubero, che assorbe sostanze nutritive dal terreno per immagazzinarle come riserva e fornirle alla pianta in caso di situazioni avverse; generalmente ci sono più radici tuberiformi per una stessa pianta, in quanto laterali, e non una sola (come avviene per ortaggi da radice come carota o ravanelli).
Le radici tuberiformi, come i tuberi, si formano quando la pianta è in difficoltà immagazzinando sostanze di riserva; la pianta, però, non deve morire, altrimenti anche il tubero verrebbe perso (perché non può generare nuove piante) ma può smettere di crescere e sopravvivere con le sostanze immagazzinate per alcuni mesi; questo di solito succede in inverno, quando le temperature sono troppo basse per garantire la sopravvivenza della pianta stessa, oppure nelle stagioni secche, per mancanza di umidità.
Nelle radici tuberiformi non ci sono nodi e internodi perché funzionano come una struttura unica, collegata solo per un’estremità alla radice principale; tuttavia, queste radici sono in grado di creare altre radici, piccole, che raccolgono le sostanze dal terreno, ed è per questo che appaiono ricoperte di radichette, al contrario di quanto accade con i tuberi veri e propri.
Caratteristiche nutrizionali degli ortaggi da tubero
La tabella sottoriportata mostra le caratteristiche nutrizionali sia dei tuberi che delle radici tuberose; le singole quantità sono da intendersi per 100 grammi di prodotto crudo, anche se la maggior parte di questi prodotti (per problemi di consistenza o di presenza di sostanze attive, come nel caso della patata) vengono consumati cotti. Si noti che gli ortaggi da tubero non sono particolarmente ricchi di acqua, mentre, in generale, sono ricchi di carboidrati ed è per questo che sono tra gli ortaggi più nutrienti al mondo e alimenti base per molte popolazioni.

Patata
Topinambur
Oca
Mashua
Manioca
Patata Dolce
Acqua
8,5
78,01
87
82,2
58,6
76
Proteine
2,1
2
0,8
2,2
1,4
1,2
Lipidi
0,1
0,01
Tracce
0,1
0,2
0,1
Carboidrati
17,9
17,44
10,4
14,8
38
20
Fibra
1,6
1,6
8
1,6
1,8
2,9
Energia (Kcal)
85
73
30
68,5
160
86
Sodio (mg)
7
4
N/A
N/A
14
55
Potassio (mg)
570
429
N/A
N/A
271
337
Ferro (mg)
0,6
3,4
12,5
N/A
0,3
0,6
Calcio (mg)
10
14
17,2
N/A
16
N/A
Fosforo (mg)
54
78
28,2
N/A
27
N/A
Vitamina A (um)
2
1
N/A
1
1
14
Vitamina C (mg)
19,5
4
39,7
48
20
2,4
L’acqua
La quantità di acqua è sempre limitata rispetto a tutti gli altri ortaggi, che ne contengono un quantitativo che generalmente va dal 90 al 95%. Ciò è dovuto al fatto di essere organi di riserva, che devono conservare le sostanze nutritive resistendo anche alle avversità esterne: avere meno acqua all’interno sfavorisce lo sviluppo batterico, e pertanto è più facile che la pianta sopravviva. La percentuale, in ogni caso, aumenta molto se gli ortaggi vengono bolliti, a causa dell’assorbimento dell’acqua.
Le proteine e i lipidi
Proteine e lipidi sono entrambi assenti negli ortaggi da tubero, e questo è particolarmente vero per i lipidi, che in alcuni casi sono così pochi che gli strumenti non riescono ad identificarne la quantità precisa. Si potrebbero considerare alimenti dietetici, se non fosse per il fatto che sono ricchissimi di carboidrati che vengono comunque immagazzinati anche sotto forma di grasso. 
Anche dal punto di vista proteico, non ci sono particolari picchi in nessun ortaggio in quanto le poche proteine presenti all’interno dell’ortaggio da tubero sono quelle necessarie alla formazione delle strutture che avvolgono l’amido, contenuto all’interno sotto forma di granuli. Questo significa che nessun ortaggio da tubero è adatto a chi cerca un’alimentazione proteica.
I carboidrati
I carboidrati sono in assoluto la sostanza nutritiva più presente. La variabilità è molto alta perché si va dai 10 grammi dell’Oca (che comunque non sono pochi, nemmeno se paragonati al grano o al mais perché i cereali sono secchi e qui si tratta invece di ortaggi freschi) ai 38 grammi della Manioca, che è quindi l’ortaggio più calorico della categoria, in quanto è molto concentrato ed ha poca acqua al suo interno. In tutti questi ortaggi la molecola in cui i singoli zuccheri vengono immagazzinati, sotto forma di catene, è l’amido, che viene scisso nell’intestino umano e le singole unità rapidamente assorbite, cosa che determina l’aumento della glicemia in modo piuttosto rapido. Fa eccezione solo l’inulina con cui il Topinambur immagazzina sostanze nutritive, perché non riuscendo il nostro enzima (l’amilasi) a romperla, il suo assorbimento è molto più lento, e infatti il suo comportamento è più simile a quello della fibra che non a quello dell’amido, anche se chimicamente somigliante.
Se si osserva la correlazione tra le chilocalorie contenute in ogni ortaggio e il quantitativo di carboidrati si nota che l’Oca, che è quello meno ricco in carboidrati, fornisce solamente 30 kcal per 100 grammi mentre la Manioca, il più ricco di carboidrati, ne fornisce ben 160: questo perché a fare le calorie sono, negli ortaggi da tubero, solamente i carboidrati (non avendo lipidi).
La fibra
La fibra contenuta negli ortaggi da tubero è sempre poca, ad eccezione dell’Oca per la particolare conformazione della sua radice. In ogni caso, nel materiale di riserva non ha senso la presenza di fibra, che non è per la pianta una sostanza nutritiva ma è solo strutturale; la fibra si trova solo in altre parti della pianta, ed è per questo che è così bassa, in questi ortaggi.
Vitamine e Minerali
In linea generale, gli ortaggi da tubero accumulano molti minerali, con differenze in base alle specie, perché sono il primo organo dal quale queste sostanze transitano (essendo assorbite dal terreno). Tutti gli ortaggi sono in generale poveri di sodio, perché questo elemento si trova soprattutto nella linfa della pianta, nel liquido extracellulare; situazione opposta per il potassio che, trovandosi all’interno delle cellule (ed essendo le cellule di riserva molto grandi), è sempre presente in grandi quantità.
Da notare poi l’altissimo contenuto di ferro presente nell’Oca, dovuto forse anche ai terreni in cui cresce, che ne sono particolarmente ricchi; il fosforo è particolarmente presente nelle patate e il calcio è presente in modo piuttosto stabile in tutti gli ortaggi.
Per le vitamine, c’è invece molta variabilità tra i vari tuberi. Per la vitamina A e i composti retinolo-equivalenti spicca la patata americana, che ne è uno degli ortaggi più ricchi in assoluto (anche se bisogna ricordare la presenza di Beta-carotene, che della vitamina A è precursore, anche nella Manioca) mentre gli altri si mantengono su livelli abbastanza stabili. Alcuni ortaggi, come l’Oca e la Mashua, sono infine ricchi di vitamina C, presente comunque anche in tantissimi altri ortaggi di tipologia diversa, quindi non difficile da reperire.
10 ORTAGGI (2^ Edizione)

 

Ortaggi. In queste 360 pagine ho raccolto oltre 250 schede di prodotti, metodi di lavorazione e tecniche di cucina pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO
(https://dallapartedelgusto.blogspot.com/).
Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Ortaggi, che spettacolo vedere i banchi dei prodotti dell'orto traboccare di colori in ogni stagione. Ed i sapori? In cucina lo spettacolo visivo si muta in spettacolo aromatico. Senza giungere agli eccessi di una dieta vegetariana sbilanciata, gli ortaggi sono salute... e risparmio. In ogni stagione la verdura sta sulla nostra tavola. Ma una conoscenza più approfondita ci fa scoprire che ogni tipo di ortaggio ha molte varianti. Si deve conoscerle e, se è il caso, acquistarle. Con questo semplice gesto avremo dato il nostro piccolo ma decisivo contributo alla pratica della biodiversità alimentare. Oggi la disponibilità di prodotti di qualità è enormemente cresciuta grazie a metodologie di trasporto veloci e conservazione sicure. Non limitiamoci a ciò che ci propone il nostro ortolano di fiducia. Se lo stimoliamo al meglio, lui ci darà il meglio.


mercoledì 12 febbraio 2025

Corso di cucina: 44 CONOSCERE GLI ORTAGGI A SEME

Ortaggi a seme
“Il giardino che pensa in piccolo (ma arriva lontano)”

Immagina una famiglia di ortaggi che, ogni volta che decide di fare festa, porta… dei pisellini! Gli ortaggi a seme sono quelle piante che ci regalano il gusto e l’energia racchiusi nei loro semi: piccoli, tondeggianti, nutrienti e spesso incredibilmente versatili. Sono i supereroi del giardino e della dispensa — discretamente modesti, ma capaci di trasformare un piatto triste in un banchetto nutritivo.

Sono i legumi del tuo sugo, i ceci delle zuppe, i fagioli della zuppa contadina, i piselli della minestra, il mais del popcorn e persino il burro di arachidi: tutti legati dal fatto che la parte che mangiamo — o che usiamo come ingrediente principale — è il seme (o l’infiorescenza che contiene semi). Hanno storie antiche, viaggi lunghi e una capacità unica: conservare energia per il germoglio… e per la nostra fame.

Pronti a partire per una carrellata semina-mentale? Andiamo!


🟢 1 — I Re del Baccello: Piselli (Pisum sativum)

  • Descrizione: semi rotondi contenuti in baccelli; vari tipi: pisello da giardino, pisello mangiatutto (sugar snap), pisellino da campo.

  • Cucina: freschi in primavera, ottimi nelle minestre, risotti, insalate; congelano bene.

  • Nutrizione: proteine moderate, fibre, vitamina C (se freschi), folati.

  • Consigli: scegliere baccelli turgidi; sgranare al momento per massima dolcezza; sbollentare 1–2 minuti se freschi.


🟤 2 — La Tribù dei Fagioli (Fabaceae: Phaseolus, Vicia, Vigna…)

★ Fagioli comuni (Phaseolus vulgaris)

  • Varietà famose: borlotti, cannellini, rossi, neri.

  • Usi: zuppe, chili, insalate, puree (hummus di fagioli), conserve.

  • Cottura: ammollo (8–12 h) riduce tempo e antinutrienti; bollire o pressure-cooker.

  • Nutrizione: ottima fonte di proteine vegetali, fibre, ferro e potassio.

★ Fagiolo dall’occhio / Black-eyed pea (Vigna unguiculata)

  • Legato a tradizioni folkloriche (capodanno in alcune culture). Sapore delicato, ottimo negli stufati.

★ Fagioli mung (Vigna radiata)

  • Usati germogliati (bean sprouts) e anche secchi come zuppe o purea.

  • Germogli: croccanti e ricchi d’acqua — ideale in stir-fry.


🟡 3 — I Giganti Cremosi: Ceci (Cicer arietinum)

  • Caratteristiche: seme rotondo, beige; esiste anche varietà scure e verdi.

  • Piatti iconici: hummus, falafel, zuppe, insalate, curry (India/Medio Oriente).

  • Valori: proteine elevate, fibre, ferro, magnesio.

  • Cottura: ammollo 8–12 h, bollitura 45–90 min o in pentola a pressione; ottimi anche in scatola (conserva).


🟣 4 — Le Piccole Lenticchie (Lens culinaris)

  • Tipi: verdi, marroni, rosse/decorticate, nere (beluga).

  • Peculiarità: non sempre richiedono ammollo (soprattutto rosse decorticate), cuociono velocemente.

  • Usi: zuppe, dhal, polpette vegetali, ragù vegetali.

  • Nutrizione: proteine, fibre, ferro, basso indice glicemico.


🟤 5 — Fave & Compagnia (Vicia faba – Fava / Broad bean)

  • Fave: grandi semi verdi, sapore deciso, spesso sbollentate e sbucciate.

  • Uso tradizionale: bruschette con fave e pecorino, minestra con fave secche.

  • Nota: alcune persone hanno favismo (G6PD deficiency) — attenzione.


🟠 6 — Soia & Derivati (Glycine max)

  • Forme: semi interi, tofu, tempeh, latte di soia, miso, edamame (semi freschi).

  • Nutrizione: proteine complete, isoflavoni (fitormoni).

  • Cucina: edamame come snack; tofu/tempeh come proteina vegetale; latte per bevande e dolci.


🟤 7 — Arachidi (Pisum hypogaea) — il legume che si crede noce

  • In realtà: legume (cresce sottoterra).

  • Usi: snack, burro di arachidi, olio, ingredienti per salse (satay), dolci.

  • Allerta: allergie molto diffuse e spesso gravi.


🔵 8 — Lupini (Lupinus spp.)

  • Semi grandi, bianchi/gialli/blu in alcune tradizioni mediterranee e nordafricane.

  • Uso: snack tradizionale (lupini sotto sale), farine ricche di proteine.

  • Nutrizione: proteine alte, ma richiedono ammollo e lavaggi per rimuovere alcaloidi amari.


🟢 9 — Mung, Adzuki, Urad (Vigna e Phaseolus asiatici)

  • Mung (Vigna radiata): germogli, zuppe; veloci da cuocere.

  • Adzuki (Vigna angularis): dolci giapponesi/asiatici (anko, pasta di fagioli rossi); anche zuppe.

  • Urad (Vigna mungo): dosa e idli nella cucina indiana.


🌻 10 — Semi oleosi commestibili e “da spizzicare”

Sebbene non legumi, molti semi compaiono nelle cotture come ortaggi a seme nella dispensa:

  • Semi di girasole: snack, pesto di semi, aggiunta a insalate.

  • Semi di zucca (pepitas): snack, tostati, ricchi di magnesio e zinco.

  • Semi di lino, chia: usati per gelificare, farine, topping; ricchi di omega-3 (ALA).

  • Noci, mandorle, nocciole (botanica diversa ma semanticamente “semi oleosi”): spesso usati come proteine grasse.


🌽 11 — Mais (Zea mays) — il seme che diventa cuore della festa

  • Forme: granella fresca (pannocchia), mais secco (per polenta, farina), popcorn, dolce (sweet corn).

  • Cucina: bollito, grigliato, farina di mais, polenta, tortillas, popcorn.

  • Note nutrizionali: amido come principale componente; vitamine B e fibre.


🥜 12 — Altri “semi da orto” talvolta consumati

  • Pisello di bambù? (no, non è un seme commestibile) — includo per precisione: attenzione alle categorizzazioni!

  • Quinoa e amaranto: semi/pseudo-cereali, spesso consumati come “cereali”, ricchi di proteine e aminoacidi. (Non sono ortaggi ma compaiono spesso in contesti simili.)


🧑‍🍳 Piccole guide pratiche:
cottura, conservazione e trucchi da chef

✅ Ammollo e tempi

  • Fagioli secchi: ammollo 8–12 h → riduce tempi e sostanze antinutrizionali.

  • Ceci: ammollo 8–12 h; cottura 45–90 min (o 20–30 in pentola a pressione).

  • Lenticchie rosse: senza ammollo, cuociono in 10–20 min.

  • Soia: lunga cottura e/o pretrattamento; edamame no ammollo se freschi.

✅ Germogliare (sprouting)

  • Mung, lenticchie, fagioli azuki: germogli crudi o saltati → aumento di vitamine e digeribilità.

  • Metodo: sciacquo, bacinella con scolarina, risciacqui mattina e sera, 2–5 giorni.

✅ Sapore e abbinamenti

  • Legumi a pasta più soda (fagioli borlotti) → zuppe e stufati.

  • Lenticchie → vellutate e polpette.

  • Ceci → crema (hummus), fritti (falafel), zuppe.

  • Arachidi → salse asiatiche (satay), dolci.

  • Mais → dolcezza e texture croccante/granulosa.

✅ Conservazione

  • Secco: in luogo fresco e asciutto, in contenitore ermetico (mesi/anni).

  • Fresco (piselli, edamame, fagiolini): consumare fresco o congelare dopo sbollentatura.

  • Cotti: in frigorifero 3–5 giorni, congelare per più tempo.


🧾 Valori nutrizionali riassuntivi 

  • Proteine: legumi > cereali/mais.

  • Fibre: legumi e semi oleosi eccellenti.

  • Grassi: semi oleosi e arachidi ricchi; fagioli e lenticchie poveri di lipidi.

  • Micronutrienti: ferro, magnesio, folati, potassio; soia ricca di isoflavoni.


🔬 Curiosità botaniche e storiche (per chi ama gli aneddoti)

  • I legumi (pulses) sono tra le prime colture addomesticate dall’uomo: fonte di proteine in molte cucine tradizionali.

  • Il mais proviene da una pianta selvaggia del Messico (teocintle) e ha una storia di domesticazione unica.

  • Le arachidi sono “legumi interrati”: i fiori si impollinano e l’ovario penetra nel terreno dove si sviluppa il frutto.


✅ Mini-ricettario istantaneo (idee veloci)

  • Insalata estiva di mais e ceci: mais alla griglia + ceci cotti + prezzemolo, limone, olio EVO.

  • Zuppa rustica di fagioli: borlotti, pomodoro, rosmarino.

  • Hummus classico: ceci + tahina + limone + aglio → frullare.

  • Edamame al sale: bollire 3–5 min e spolverare sale grosso.

  • Lenticchie stufate: lenticchie + cipolla + carota + sedano, cuocere con brodo fino a morbidezza.


🔚 Conclusione “chakra del seme”

Gli ortaggi a seme sono i piccoli depositari di energia della tavola. Portano in sé storia, cultura, valore nutrizionale e una versatilità in cucina che va dall’antico al contemporaneo. Se li tratterai con rispetto (ammollo, cottura giusta, spezie azzeccate), ti ricompenseranno con sapori, salute e – perché no – qualche sorpresa croccante in più.

martedì 11 febbraio 2025

Corso di cucina: 43 CONOSCERE GLI ORTAGGI A FUSTO

🌱 Introduzione agli ortaggi a fusto

Gli ortaggi a fusto sono un po’ come i tronchi comici del mondo vegetale: sempre dritti, slanciati, pronti a reggere il peso delle foglie e spesso capaci di rubare la scena alle radici e ai frutti. Pensateci: non hanno il fascino zuccherino dei frutti, né la robusta serietà delle radici… eppure senza di loro molte ricette sembrerebbero vuote. In cucina i fusti diventano protagonisti silenziosi ma indispensabili: danno croccantezza, freschezza, sapore deciso o delicato, e a volte persino un tocco “piccante” che fa girare la testa. Insomma, sono i bastoni da passeggio del buongustaio: si presentano semplici e diritti, ma se li tratti bene, ti portano lontano nel gusto.


🌿 Carrellata delle principali tipologie di ortaggi a fusto

1. Sedano – Il personal trainer delle insalate

Croccante, leggero e ricco d’acqua, il sedano è quel compagno che ti sprona a “mangiare sano”. Lo trovi nelle insalate, nei soffritti, negli estratti detox… ed è sempre in forma smagliante.

2. Finocchio – Il fusto profumato

Con il suo aroma inconfondibile di anice e la sua forma bombata che si apre in steli carnosi, il finocchio è fresco, digestivo e perfetto sia crudo che gratinato. È il poeta aromatico della tavola.

3. Asparago – Il gentiluomo elegante

Slanciato, sottile e sempre “in abito verde” (o bianco, se coltivato sottoterra), l’asparago è il fusto che conquista per delicatezza e sapore raffinato. Amato nei risotti, con le uova o semplicemente lessato.

4. Cardo – Il cugino spinoso del carciofo

Un fusto robusto, lungo e dalle coste croccanti. Ricorda il sedano, ma in versione “armata”: spinoso e più deciso nel gusto. Tipico delle cucine regionali, soprattutto piemontese, è il compagno ideale della bagna cauda.

5. Porro – Il fusto raffinato dal cuore tenero

Parente della cipolla, ma più dolce e delicato, il porro è un fusto che non fa mai piangere. Sta benissimo in vellutate, zuppe e torte salate, regalando un sapore morbido e gentile.

6. Rabarbaro – Il fusto che ama sorprendere

Non molto diffuso in Italia, ma amatissimo in Nord Europa, il rabarbaro ha fusti carnosi e dal gusto acidulo. Si usa per dolci, confetture e composte, dove spiazza con la sua nota aspra e originale.

7. Bambù – Il fusto esotico e croccante

Dalla cucina asiatica arriva lui, il bambù: teneri germogli che si trasformano in un ingrediente versatile, leggermente dolce e croccante, perfetto nei wok e nei piatti fusion.


👉 In sintesi, gli ortaggi a fusto sono come una compagnia teatrale di caratteristi: dal sedano rigoroso al rabarbaro eccentrico, dall’asparago elegante al cardo spigoloso, ognuno porta in tavola il suo ruolo e la sua personalità.

ORTAGGI DA FUSTO


Gli ortaggi da fusto sono una categoria di piante orticole molto diffuse in alimentazione dei quali, per le loro particolarità anatomiche, si consuma il fusto.
La classificazione di queste piante è tuttavia puramente culturale, non esistendo una categoria botanica ben precisa per identificarle e ciò per due motivazioni:
• La prima è che di alcune piante non si consuma solo il fusto, ma anche altre parti e vengono quindi classificate in modo diverso.
• La seconda è che per molte di queste piante, di fatto, non si consuma proprio il fusto, spesso perché non lo posseggono o meglio hanno un fusto piccolissimo, talvolta sotterraneo, per cui la parte che si consuma risulta essere il picciolo che sorregge le foglie e che sostituisce la funzione del fusto perché molto più grande (esempio tipico: il sedano).
Vengono dunque prese qui in considerazione solo gli ortaggi che appartengono “tradizionalmente” alla categoria degli ortaggi da fusto, ovvero il sedano, il prezzemolo, il finocchio e le varie tipologie di asparagi.
Il fusto
Capire a che cosa serve il fusto degli ortaggi permette di comprenderne anche le caratteristiche nutrizionali, di come siano ottimi per le diete, per il loro modesto apporto di calorie e per la loro ricchezza di vitamine e sali minerali.
Il fusto, detto anche gambo oppure tronco, è la struttura portante delle piante. Si tratta di un organo fondamentale per ciascuna tipologia, ed è sempre presente anche se può essere piuttosto piccolo quando si suddivide in rami. Esso ha la funzione fondamentale di trasportare acqua e sostanze nutritive tra le varie parti della pianta; precisamente, l’acqua e i sali minerali vanno dal terreno verso l’alto, verso le foglie, mentre le sostanze energetiche, ovvero i carboidrati che vengono creati per mezzo della fotosintesi clorofilliana dalle foglie, vengono distribuiti a tutto il resto della pianta tramite il liquido composto da acqua e sostanze nutritive, la linfa, di cui per questo il fusto è molto ricco.
Dal fusto si creano dei nodi, punti dai quali escono poi le foglie (o nel caso i fiori), mentre le parti composte dal solo tronco, che quindi è liscio, si chiamano internodi. I nodi sono particolarmente evidenti in ortaggi come l’asparago, mentre alcune piante (anche il cui fusto non è commestibile) caratterizzati da lunghi internodi possono essere i fiori da vaso, in cui il fusto è il “gambo” del fiore.
Il fusto è la prima parte che fuoriesce dal seme della pianta, quando è ancora sotto terra. Da esso si sviluppano le radici, da una parte, e le foglie dall’altra. È errato pensare al fusto come un organo dal portamento eretto e privo di altre funzioni; ci sono fusti che sono modificati per avere funzioni di riserva, che si chiamano tuberi, fusti allargati che si chiamano bulbi, e poi gli stoloni che sono fusti rampicanti che si portano in senso orizzontale sul terreno, strisciando; ogni pianta ha le sue particolarità da questo punto di vista. Ma la distinzione più importante in base al fusto dipende dalla sua struttura. Un fusto può, infatti, essere:
• Legnoso, solitamente più grande dell’erbaceo e costituito da un tessuto interno, il legno (o xilema), che ha funzione di sostegno per tutta la pianta ma non ha alcuna funzione nutritiva o di trasporto delle sostanze, che invece è relegata solamente alla parte esterna del fusto. Da notare che il legno utilizzato per i mobili è la parte interna dell’albero, non quella esterna; la parte dura e superficiale non si chiama legno ma corteccia, ed ha solo funzione di protezione degli strati sottostanti che veicolano le sostanze nutritive. Il fusto legnoso è duro, non può essere digerito dall’uomo e pertanto è una parte non commestibile della pianta.
• Erbaceo, un fusto più semplice rispetto a quello legnoso perché non ha modificazioni secondarie. La differenza è che tutti i fusti, anche quelli che diventeranno legnosi, inizialmente sono erbacei e hanno la capacità di fare la fotosintesi, prima di trasformarsi e prima che spuntino le foglie. Per le piante che, da adulte, hanno il fusto erbaceo questa situazione permane e il fusto, pur avendo comunque funzione portante, rimane in grado di fare la fotosintesi. In questo modo è pieno di linfa e risulta più morbido rispetto ai fusti legnosi (che sono idrofobi, si pensi al sughero) tanto da essere commestibile.
Il picciolo
Il picciolo è un organo che collega il fusto alla foglia, o ad altre strutture come il fiore e, di conseguenza, il frutto. Si può vedere come un fusto in miniatura, perché parte sempre dal fusto (o dalle sue ramificazioni, che comunque fanno sempre parte del fusto) e ha la funzione di sorreggere la foglia, o comunque la struttura che si trova su di essa.
Essendo simile al fusto, il picciolo ha le stesse sue funzioni e la sua stessa composizione; in alcuni casi, come in quello del sedano, i piccioli delle foglie sono più grandi del fusto della pianta stessa, ed è per questo che si possono mangiare. I piccioli, inoltre, a differenza del tronco non sono mai legnosi e sono quindi sempre come un “tronco primitivo”, in grado di fare la fotosintesi clorofilliana.
Per questo condividono gran parte delle caratteristiche, anche nutrizionali per le piante che si mangiano, con il fusto erbaceo delle piante.

Tabella nutrizionale
Di seguito si trova la tabella con i valori nutrizionali di ciascun ortaggio da fusto, seguita da considerazioni per chi li consuma frequentemente, in quanto almeno da punto di vista dietetico sono in assoluto tra i migliori alimenti da includere nell’alimentazione umana.
Acqua
I valori relativi all’acqua sono molto alti, come del resto succede anche con altri vegetali, e si può notare come l’ortaggio che ha i valori di acqua più alti in assoluto è il finocchio.
L’acqua, in ogni caso, non costituisce un nutriente, per cui più ce n’è, meno l’ortaggio è efficace dal punto di vista nutritivo ma più utile per chi deve seguire una dieta.

Sedano
(crudo)
Prezzemolo
(crudo)
Finocchio
(crudo)
Asparago
(crudo)
Acqua
88,3
87,2
93,2
91,4
Proteine
2,3
3,7
1,2
3,6
Lipidi
0,2
0,6
Tracce
0,2
Carboidrati
2,4
Tracce
1
3,3
Fibra
1,6
5
2,2
2
Energia (Kcal)
20
20
9
29
Sodio (mg)
140
20
4
2
Potassio (mg)
280
670
394
202
Ferro (mg)
0,5
4,2
0,4
2,1
Calcio (mg)
31
220
45
24
Vitamina A (ug)
207
943
2
82
Vitamina C (mg)
32
162
12
18
Carboidrati e lipidi
Il quantitativo di carboidrati e lipidi negli ortaggi da fusto è basso in tutti i casi e in alcuni, come il prezzemolo, addirittura mancante di un nutriente. Del resto, si tratta di piante che non hanno un tessuto di riserva (come accade invece con le patate, ad esempio) e quindi non immagazzinano i carboidrati; per i lipidi, invece, le piante in generale ne sono sempre povere.
La scarsità di sostanze caloriche e l’altissima quantità di acqua si ritrova nelle calorie contenute in questi alimenti, che sono quasi nulle; l’ortaggio tra quelli presi in considerazione più calorico è l’asparago, che ha solo 29 chilocalorie per 100 grammi. Dal punto di vista dell’energia rilasciata, mangiare questi ortaggi equivale a non mangiarli affatto, e questo li rende ottimi da consumare nelle diete, anche se necessariamente da integrare con altri alimenti.

Fibra

Tutti gli ortaggi da fusto sono ricchi di fibra vegetale con il picco del prezzemolo da cui però non si ricavano particolari benefici, a causa delle sue dimensioni.
Questi vegetali sono comunque ottimi, tutti, per regolarizzare l’intestino e per risolvere i problemi di costipazione e di meteorismo, grazie proprio al loro alto contenuto in fibre.
Sali minerali e vitamine
In linea di massima, i sali minerali sono molto variabili tra gli ortaggi da fusto. In generale, però, in tutti tranne che nel sedano, il quantitativo di sodio è davvero basso, e questo è un aiuto importante per tutte quelle persone che non devono assumerne troppo. Il potassio, invece, è alto come accade in tanti altri vegetali. Per chi avesse problemi con la carenza di ferro, da notare che alcuni vegetali da fusto ne contengono moltissimo: in prima posizione il prezzemolo, che può costituire quindi un condimento sano oltre che buono. Ma ne hanno un ottimo quantitativo anche gli asparagi. Da notare però che, come in altri vegetali, il ferro negli ortaggi da fusto si trova in una forma difficile da assorbire, per l’organismo. Per aiutarlo va abbinato l’acido citrico, che si trova in grandi quantità nel limone, e che permette di assorbire meglio il ferro contenuto in questi ortaggi. Il calcio, infine, è un elemento variabile in questi ortaggi e, come per il ferro, il più ricco è il prezzemolo, che costituisce un vero e proprio integratore di sali minerali. È vero che non si mangia mai da solo, ma condire altri cibi con il prezzemolo è sicuramente un’ottima abitudine.

Terminando con le vitamine, i picchi non sono altissimi se non, sia per la vitamina A che per la vitamina C, anche in questo caso il prezzemolo: 10 grammi di prezzemolo hanno un contenuto in vitamine e minerali che raggiunge addirittura quello contenuto in 100 grammi di qualsiasi altro ortaggio

ASPARAGO


Il termine asparago o asparagio (dal greco aspharagos, che è dal persiano asparag, ossia germoglio) può designare sia l'intera pianta che i germogli della pianta Asparagus officinalis L. Appartiene alla famiglia delle Liliaceae, un'angiosperma monocotiledone. L'asparago possiede particolari proprietà diuretiche, viene apprezzato dai buongustai e ha alle spalle una storia millenaria.
È una specie dioica che porta cioè fiori maschili e femminili su piante diverse: i frutti (prodotti dalle piante femminili) sono piccole bacche rosse contenenti semi neri. La pianta è dotata di rizomi fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo; da essi si dipartono i turioni ovvero la parte epigea e commestibile della pianta. Nel caso di coltura forzata il turione si presenta di colore bianco mentre in pieno campo a causa della fotosintesi clorofilliana assume una colorazione verde. Se non vengono raccolti per il consumo dai turioni si dipartono gambi di lunghezza variabile da 1 a 1,5 m; tali gambi vanno raccolti quando ancora essi non hanno raggiunto una dura consistenza. Le foglie (cladòdi) di questa pianta sono minute e riunite in fascetti di 3-6. Diversamente da molte verdure, dove i germogli più piccoli e fini sono anche più teneri, gli steli più grossi dell'asparago hanno una maggiore polpa rispetto allo spessore della pelle, risultando quindi più teneri.
Alcune cultivar di asparagi sono:
Asparago bianco di Cantello
Asparago bianco di Conche
Nobile asparago bianco di Verona
Asparago rosa di Mezzago
Asparago violetto di Albenga
Asparago bianco di Zambana De.Co.
Asparago bianco di Cimadolmo, IGP
Asparago verde di Altedo, IGP
Asparago di Badoere, IGP
Asparago di Cantello, IGP
Asparago Bianco di Bassano, DOP
Espárrago de Huétor-Tájar, IGP (Spagna)
Espárrago de Navarra, IGP (Spagna)
Asperge des sables des Landes, IGP (Francia)
Asperges du Blayais, IGP (Francia)
D'argenteuil
Brabantse Wal asperges, DOP (Paesi Bassi)
Grosso di Erfurt
Mary Washington
Si distinguono soprattutto per aspetto, sapore e tipologia di coltivazione; la composizione chimica, invece, risulta pressappoco la stessa. L'asparago bianco, ad esempio, è tale in quanto viene coltivato in assenza di luce,così facendo viene bloccata la fotosintesi naturale.
L'asparago può essere coltivato nei campi oppure in apposite serre dette asparagiaie; ciò può essere realizzato in due modi:
tramite la semina da marzo a giugno in una terra ricca e friabile intervallandole di 5–10 cm a seconda della tipologia utilizzata, trapiantandone successivamente i rizomi direttamente per trapianto, su un suolo molto drenante, senza umidità.
Una tale asparagiaia inizia a produrre già dopo 2-3 anni e continua la produzione per un'altra dozzina d'anni. La produzione ogni 100 m² è di 60–100 kg.
L'asparago in cucina
Il gusto dell'asparago evoca il sapore del carciofo; quando è fresco ha un sentore di spiga di grano matura, in particolare si distinguono:
L'asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.
L'asparago violetto, dal sapore molto fruttato, è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce,quindi a sua volta attuando la fotosintesi,acquista un colore lilla abbastanza uniforme. Ha un leggero gusto amaro.
L'asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato.
In cucina si utilizzano germogli verdi o bianchi: gli steli dovrebbero essere duri, flessibili, resistenti alla rottura, dello stesso spessore e con le punte ancora chiuse, la base deve essere mantenuta umida, per mantenere il prodotto fresco.
Per la preparazione, occorre tagliare le estremità legnose dell'asparago e, a seconda della tipologia, togliere eventualmente la pelle bianca fino a 4 cm sotto il germoglio od oltre nel caso di asparagi vecchi o particolarmente grandi. I cuochi più esigenti prima della cottura li immergono in acqua gelida e talvolta la pelle viene aggiunta all'acqua di cottura e rimossa solo alla fine poiché ciò, secondo alcuni, ne preserverebbe il gusto.
L'asparago per essere consumato viene prima lessato con acqua salata per breve tempo oppure cotto a vapore; il tempo di cottura tipico per gli asparagi è 12-18 min. a seconda dello spessore. Dato che il germoglio è più delicato della base dello stelo, i risultati migliori si ottengono legando insieme non troppo stretti gli steli in modo che solo la parte inferiore sia cotta in acqua bollente, mentre i germogli, fuoriuscendo dall'acqua, subiranno una cottura a vapore. A tal proposito esistono pentole speciali di forma cilindrica alta e stretta, dotate di un cestello a base perforata e con maniglie, che rendono il processo di legamento degli steli superfluo. Per preservarne il colore vivo gli asparagi verdi (così come per quasi tutte le verdure verdi) si possono raffreddare in acqua molto fredda immediatamente dopo la cottura.
L'asparago può essere servito in varie maniere e, a seconda delle tradizioni locali, esistono diverse preparazioni tipiche. Gli asparagi verdi in Italia sono spesso serviti facendoli saltare in padella previa lessatura, semplicemente con burro o burro e parmigiano ("asparagi alla parmigiana"). Inoltre possono venire accompagnati da uova al burro e formaggio grattugiato o sode. In Francia e in Germania è tipico servire gli asparagi bianchi con la salsa olandese. Alternativamente possono essere serviti con vinaigrette, salsa burro-bianco (FR) , con salsa maltese, salsa bolzanina, burro sciolto, o un filo di olio d'oliva e del Parmigiano reggiano. Preparazioni più elaborate sono: saltati in padella con funghi e serviti come accompagnamento della Faraona. Gli asparagi possono essere usati per preparare risotti, zuppe, mousse o in vellutate. Nei ristoranti cinesi è possibile assaporare l'asparago fritto accoppiato a pollo, gamberi o manzo.

FINOCCHIO

Il finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall'antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati "semi").
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60–80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall'insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno a un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno.
Il suo colore bianco è dato dalla tecnica dell'imbianchimento: si tratta di una rincalzatura e si effettua a cadenza regolare nel corso dello sviluppo del grumolo o almeno due settimane prima della raccolta.
La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo.
In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio. Il grumolo bianco (erroneamente ritenuto un bulbo) del finocchio coltivato si può mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può aggiungere agli stufati.
Il finocchio è uno degli ortaggi meno calorici essendo sprovvisto del tutto di lipidi e amido; è ricco di acqua e contiene oli essenziali che lo rendono molto diuretico e digestivo: oltre sali minerali e vitamine, l’ortaggio contiene un'essenza (anetolo) che si concentra in particolar modo nei semi e favorisce la digestione.
Contiene sostanze estrogeniche naturali chiamati anche "fitoestrogeni", che esercitano un effetto equilibrante sui livelli degli ormoni femminili. Grazie a questa azione riequilibrante si raccomandano le piante contenenti fitoestrogeni per condizioni legate all'eccesso di estrogeni (ad esempio la sindrome premestruale) così come per condizioni di carenza di estrogeni (come la menopausa e gli squilibri mestruali). Inoltre queste erbe con fitoestrogeni hanno anche un'azione sul sistema vascolare. Per questo sono molto utili per alleviare i sintomi della menopausa, poiché riducono sia l'intensità che la frequenza delle vampate di calore e dei sudori notturni
Cenni storici
Originario della pianura di Maratona, località della Grecia teatro della famosa battaglia che vide affrontarsi Ateniesi e Persiani, ove il finocchio cresceva spontaneo e proprio per questa ragione gli antichi lo chiamavano marathon. Il finocchio è una tipica pianta mediterranea, che già in Grecia apprezzavano e che dai Romani fu diffusa in tutta l'Europa continentale.
Plinio racconta che i serpenti si sfregano contro la pianta di finocchio, dopo aver cambiato la pelle, per riacquistare la vista, e in relazione a questa storia afferma che il finocchio è ottimo nella cura degli occhi. L'affinità con i serpenti, secondo le credenze popolari antiche, dava al finocchio anche la virtù di essere un forte antidoto contro la morsicatura dei rettili velenosi. Il posto che il finocchio occupa nelle manifestazioni religiose antiche ne riallaccia la simbologia a un'idea di rinascita, o meglio ancora, di rigenerazione spirituale.
Gli storici datano l’importazione del finocchio in Italia al XV secolo e furono monaci e crociati che lo portarono da Malta.
Con 17.000 ettari investiti a finocchio, da cui si ottiene una produzione pari a circa 370.000 tonnellate, l'Italia è il paese in cui questa coltura è maggiormente diffusa a livello mondiale. L'esportazione interessa, ogni anno, circa 25.000 tonnellate di finocchio, indirizzate principalmente verso Francia e Svizzera. Le regioni più importanti per questo ortaggio sono Puglia (da cui proviene circa il 30% del raccolto nazionale), Campania (18%), Lazio (11%), Sicilia (9%), Marche (9%), Abruzzo (5%), Calabria (4,5%) ed Emilia-Romagna (4%).
Per quanto riguarda il panorama varietale, la maggior parte della produzione di finocchio proviene da semi di popolazioni locali, come Grossissimo di Napoli, Tondo pugliese o di Barletta, Tondo di Sicilia, Romanesco, Parmigiano e Mantovano.
Varietà
Nel Foeniculum vulgare si identificano tre varietà: il Finocchio amaro o selvatico (varietà vulgare), il Finocchio dolce (varietà dulce) con essenza meno ricca in principi attivi, il Finocchio usato come ortaggio (varietà azoricum).
Fra le specie coltivate più diffuse: il Bianco Perfezione (varietà precoce, la raccolta avviene in luglio e agosto), il Gigante di Napoli, il finocchio di Sicilia e il finocchio di Parma (varietà invernale, raccolta da settembre a dicembre). Ricordiamo inoltre il Bianco dolce di Firenze, il Finocchio di fracchia, e il Tondo romano.

I venditori usano distinguere i finocchi in maschi e femmine: non c'è nulla di scientifico in questo, fanno semplicemente riferimento alla forma che, nel caso del maschio è tondeggiante, nella femmina più allungata.
I finocchi devono avere forma compatta, essere pesanti rispetto al loro volume, essere sodi al tatto, consistenti e carnosi. Se sono presenti le foglie verdi, queste devono essere di colore vivo e intenso. 
Eliminando le costole verdi più grosse e mettendolo in sacchetti a cui praticherete dei piccoli fori, si può conservare al fresco per una decina di giorni, senza che perda sapore. Può anche essere surgelato, dopo averlo ridotto a spicchi e sbollentato, lasciandolo coperto con l'acqua di cottura.
Il finocchio selvatico (Foeniculum sylvestre) fiorisce in luglio e agosto, si consuma sia crudo in insalata che cotto in stufati e come verdura di accompagnamento a secondi piatti. I germogli teneri si usano nelle minestre oppure si mangiano crudi in pinzimonio. Inoltre è possibile raccogliere i semi in tarda estate per farne liquori o tisane.

PREZZEMOLO


Il prezzemolo, o Petroselinum crispum, è una pianta erbacea strettamente correlata con il sedano, che fa parte della sua stessa famiglia, quella delle Apiacee. È una pianta semplice da trovare anche in natura, e tipica delle zone mediterranee.
È una pianta che, a differenza delle altre, non viene mai consumata da sola, principalmente per una questione di dimensioni, e viene quindi utilizzata come ingrediente in vari tipi di preparazioni in cucina, tritato. È per questo che viene tradizionalmente raggruppato tra le erbe aromatiche, quelle che non si consumano da sole ma che devono essere abbinate ad altri ingredienti e conferiscono un particolare sapore.
La parte che viene consumata, essendo una pianta particolarmente piccola, è tutta quella superiore che comprende il fusto della pianta, i piccioli delle foglie e le foglie stesse.
In Italia è coltivato maggiormente nelle regioni meridionali, perché la pianta teme il freddo intenso; se ne possono trovare due varietà diverse ma molto simili tra loro, che sono il prezzemolo liscio, caratterizzato da foglie distese e più conosciuto in Italia, ericcio, con le foglie che si arricciano su sé stesse, coltivato maggiormente per l’esportazione.
Una volta raccolto, e tradizionalmente venduto in mazzetti, si può conservare in frigo per diversi giorni (anche se meno rispetto al sedano) senza che perda le sue proprietà nutrizionali.
Proprietà del prezzemolo
Il prezzemolo è conosciuto da secoli come una pianta medicinale. Il principio attivo più famoso è l’apiolo, che è un irritante ad alte dosi. Veniva utilizzato in passato per indurre l’aborto, stimolando le contrazioni della muscolatura liscia dell’utero. Tuttavia a basse dosi è anche utile nell’organismo per lenire il dolore; uno degli utilizzi più conosciuti è quello che, per l’azione vagamente analgesica, viene usato per far passare il mal di denti.
Oltre a questo, il prezzemolo è una pianta ricchissima di sostanze nutritive di ogni tipo. Contiene infatti alti quantitativi di vitamina C, oltre alla vitamina A e alla vitamina B9. Inoltre è ricchissimo di calcio, perché ne accumula moltissimo nel fusto, che è la parte di riserva e quella che viene consumata.
Bisogna però fare attenzione al fatto che il prezzemolo deve essere quanto più possibile consumato crudo: infatti la cottura degrada sia l’apiolo che le vitamine, per cui se si vuole aggiungerlo ai pasti bisogna farlo alla fine (fuori cottura), per non disperdere le molecole benefiche della pianta.
Per il resto, come il sedano è un alimento ricchissimo di fibra, nonostante le esigue quantità che vengono assunte non permettano di apprezzarne il vantaggio dal punto di vista dietetico.

SEDANO


Il sedano, o Apium graveolens, è una specie erbacea che fa parte della famiglia delle Apiacee, tipica della zona mediterranea. Consumato come alimento, è conosciuto come tale ma fin dall’antichità è stato molto utilizzato sopratutto per le sue proprietà medicinali.
Di questa pianta si consuma il picciolo delle foglie. Il fusto, infatti, è molto piccolo, e fin dalla base si diramano i piccioli, che hanno la sua stessa composizione e terminano con le foglie. Il fusto, però, rimane tale nella parte centrale della pianta che, se non raccolta prima, arriverà a fioritura e porterà i semi per la nascita delle nuove piante.
Esistono molte varietà di sedano, ma quelle utilizzate in cucina sono solamente due, ovvero il Sedano da Costa, qui presente in quanto ortaggio da fusto, e il Sedano Rapa, di cui si consuma non la parte superiore ma quella inferiore, la radice. Queste due varietà (dulce, la prima, e rapaceum, la seconda) appartengono alla stessa specie botanica, per cui sono molto simili tra loro nonostante il differente sviluppo delle loro parti anatomiche.
Per quanto riguarda il sedano da coste, la parte che si mangia sono, appunto, le cosiddette “coste”. Queste sono state selezionate per essere quanto più possibile grandi, ma allo stesso tempo si è cercato di ridurre i piccoli filamenti fibrosi che si possono vedere quando si tagliano le coste, che sono le nervature del sedano e servono a far passare acqua dalla parte inferiore della pianta a quella superiore.
Si tratta di una pianta che, per la sua semplicità di coltivazione, si può coltivare anche direttamente in casa, ed è una delle colture più tipiche degli orti urbani. Una volta raccolto, si consuma praticamente sempre fresco, e si può conservare fino a sette settimane, ad una temperatura compresa tra 0 e 2 gradi, prima che la proliferazione batterica lo renda non commestibile.
Proprietà benefiche del sedano
Il benessere del sedano è legato in modo particolare alla presenza di una quantità di fibra superiore a quella di ogni altro nutriente. Infatti, per la bassa percentuale di zuccheri e grassi e considerando che la fibra non può essere digerita, viene definito un alimento a “calorie negative”, perché sono più le calorie che vengono impiegate masticandolo di quelle che si assumono mangiandolo.
Inoltre il sedano è un alimento molto ricco di vitamine che estrae dal terreno e e sali minerali, che si ritrovano nell’ortaggio proprio perché si tratta di un organo di transito delle sostanze nutritive, per la pianta.
Contiene anche un principio attivo, detto acido sedanonico, che è stato dimostrato in grado di ridurre la pressione sanguigna. Questo principio attivo però non si trova tanto nelle coste, quanto nei semi di sedano, che si ottengono lasciando crescere la pianta; in questo caso si può estrarre l’olio essenziale di sedano che contiene i principi attivi molto concentrati.

Da notare, infine, che il sedano è un allergene: contiene composti in grado di scatenare allergia, motivo per cui, prima di utilizzarlo in cucina, è sempre molto importante sapere se qualcuno dei commensali sia allergico.