Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 2 Vini lombardi altoatesini
BONARDA
https://youtu.be/AZiWxTNE-N8
L' Oltrepò Pavese Bonarda è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Pavia. Il vitigno utilizzato per la sua produzione è la Croatina detto tradizionalmente Bonarda nelle zone dell'Oltrepò e del Piacentino.
L’origine del nome Bonarda è incerta. Secondo alcuni autori, il nome deriverebbe dal patronimico longobardo Bono con l’aggiunta di “hard”, che in longobardo significava “coraggioso e forte”. La ricostruzione si basa sul fatto che i Longobardi ebbero come capitale Pavia, con estensione del loro dominio anche in Oltrepò. Il vino Oltrepò Bonarda si ottiene da uva Croatina, la cui etimologia deriverebbe da “croatta” – “cravatta” e starebbe a indicare che il vino ottenuto da Croatina si beveva nei giorni di festa, quando appunto veniva indossata la cravatta.
Di colore rosso rubino intenso; all'olfatto presenta un profumo intenso e gradevole, con delicato sentore di lieviti; al gusto si presenta secco o amabile, leggermente tannico, fresco e talvolta vivace o frizzante dotato di una mineralità che lo rende abbastanza sapido.
La versione più diffusa di questo tipico prodotto dell'Oltrepò si presenta vivace o frizzante e si abbina a piatti di salumi, bolliti, cotechino, zampone, cassoeula. Anche paste asciutte con sughi a base di pomodoro meglio se con carne, risotti con carne e/o legumi, ravioli di carne anche in brodo.
BOTTICINO
Il Botticino è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Brescia.
Caratteristiche organolettiche
colore: rubino carico con riflessi granati.
odore: vinoso e intenso
sapore: asciutto, armonico, giustamente tannico
FRANCIACORTA
https://youtu.be/28BcbQ34Yak
A identificare il Franciacorta è unicamente il nome della regione geografica, limitata e definita nei suoi confini, dove crescono le sue vigne e hanno sede i suoi produttori. Le etichette recano solo la dizione Franciacorta: un unico termine definisce il territorio, il metodo di produzione e il vino. Il Franciacorta è stato il primo vino ottenuto col metodo della rifermentazione in bottiglia ad aver ottenuto in Italia, nel 1995, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, massimo riconoscimento di qualità e tipicità di un vino. Il Franciacorta deriva da Uve Chardonnay e/o Pinot nero. E’ consentito anche l’utilizzo del Pinot bianco fino ad massimo del 50%. E’ rifermentato in bottiglia con un minimo di 18 mesi di affinamento sui lieviti; elaborazione e maturazione durano almeno 25 mesi dalla vendemmia. Per produrre il Franciacorta non millesimato sono necessari tempi molto lunghi: a 7 mesi circa dalla vendemmia il vino base viene aggiunto dei lieviti e imbottigliato. Dovranno passare minimo 18 mesi di lenta rifermentazione in bottiglia a contatto con i lieviti prima di poter essere sottoposto alla sboccatura, mentre per i Satén e i Rosé non millesimati i tempi si allungano fino a 24 mesi. Per i Franciacorta millesimati il periodo di affinamento sui lieviti minimo, come da Disciplinare, sale almeno a 30 mesi. Ci vorrà ancora più pazienza per chi vuole degustare un Franciacorta Riserva, che può essere immesso al consumo solo dopo 60 mesi di riposo a contatto coi lieviti per un tempo totale di 67 mesi dalla vandemmia. Sono ammesse le tipologie: Non dosato (Pas Dosé, Dosage Zèro, Nature), Extra Brut, Brut, Extra Dry, Sec, DemiSec. La pressione in bottiglia varia tra le 5 e le 6 atmosfere. Colore giallo paglierino con riflessi verdolini o dorati, perlage fine e persistente; bouquet con caratteristiche note della fermentazione in bottiglia, sentori di crosta di pane e di lievito arricchiti da delicate note di agrume e di frutta secca (mandorla, nocciola, fichi secchi), sapido, fresco, fine e armonico. Il Franciacorta è ideale a tutto pasto: con le sue diverse tipologie di sapore è abbinabile a una gamma estremamente ampia di piatti e prodotti. Ogni tipologia possiede una sua spiccata personalità. Va servito nei calici Franciacorta a una temperatura di 8-10 °C.
GUTTURNIO
Il Colli Piacentini Gutturnio è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Piacenza ottenuto da vitigni: Barbera e Croatina. È il capostipite dei vini rossi piacentini. Nel 1967 il Gutturnio è stato tra i primi dieci vini italiani (e il primo vino piacentino) a ricevere la denominazione d'origine controllata (DOC).
Esistono vari tipi di Gutturnio: Gutturnio Classico Gutturnio Classico Riserva Gutturnio Classico Superiore Gutturnio Frizzante Gutturnio Riserva Gutturnio Superiore Caratteristiche organolettiche colore: rosso rubino brillante di varia intensità. odore: vinoso e caratteristico. sapore: secco o abboccato, fresco, giovane, tranquillo o vivace
Cenni storici
Il Gutturnio nasce in epoca romana da una "ricetta" inventata da Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare, la cui madre aveva origini piacentine. Questo legame viene svelato anche da Cicerone che, con la volontà di accusarlo per alcune scelte politiche errate, all'interno dell'orazione "In Pisonem", lo ridicolizza sottolineando il suo eccessivo apprezzamento per questo vino. Il nome Gutturnio deriva da gutturnium, una grande coppa d'argento rinvenuta nel 1878 a Velleia. Si tratta di una coppa di circa due litri.
Il gutturnium veniva utilizzato al termine della cena. Riempito di vino, veniva passato di mano in mano tra i commensali per bervi a turno come simbolo di fraternità e amicizia.
Da un passato più recente deriva invece la tradizione che prevede che il Gutturnio non venga bevuto in bicchiere ma all'interno di ciotole bianche di ceramica.
Localmente la croatina è detta anche "bonarda" sebbene non abbia nulla a che fare con il vitigno piemontese bonarda. Invece, il sinonimo locale della croatina ha a che fare con il vicino vino DOC Bonarda dell'Oltrepò Pavese con base ampelografica simile al Gutturnio.
Abbinamenti consigliati
La versione frizzante si abbina ai taglieri di salumi piacentini D.O.P. (salame, coppa e pancetta) e formaggi, pistä 'd grass (lardo battuto a coltello con aglio e prezzemolo), primi piatti della cucina piacentina come i classici Pisarei e fasö (gnocchetti di acqua, farina e pan grattato fatti a rigorosamente mano conditi con un sugo di fagioli borlotti). Le versioni ferme sposano arrosti e bolliti, brasati e carni alla griglia. Eccellente l'abbinamento con la coppa piacentina arrosto.
LUGANA
Il Lugana è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Brescia e Verona. Il nome della denominazione deriva dalla frazione omonima sita nel comune di Sirmione in Provincia di Brescia.
Caratteristiche organolettiche
Lugana
colore: paglierino o verdolino con tendenza al giallo leggermente dorato con l'affinamento
odore: delicato, gradevole e caratteristico
sapore: fresco, morbido, armonico, con eventuale leggera percezione di legno
Lugana superiore
colore: paglierino o verdolino, con tendenza al giallo dorato con l'invecchiamento
odore: delicato, gradevole, caratteristico
sapore: morbido, da secco all'abboccato, armonico, corposo, con eventuale leggera percezione di legno
Lugana riserva
colore: paglierino, con tendenza al giallo dorato con l'invecchiamento
odore: delicato, gradevole, caratteristico
sapore: secco, morbido, da secco all'abboccato, armonico, corposo, con eventuale percezione di legno
Lugana Vendemmia Tardiva
colore: giallo dorato con tendenza all'ambrato all'invecchiamento
odore: intenso, gradevole, caratteristico
sapore: armonico, vellutato, dall'amabile al dolce, di corpo, con eventuale percezione di legno
Lugana spumante
spuma: fine e persistente;
colore: paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi dorati odore: fragrante con sentore di fruttato quando è spumantizzato con il metodo Charmat; bouquet fine composto proprio della fermentazione in bottiglia quando è spumantizzato con il metodo classico
sapore: fresco, sapido, fine ed armonico
Abbinamenti gastronomici
Il Lugana è indicato come aperitivo, con la pizza, il pesce di lago, trota, persico e lavarello. Ottimo con gli antipasti. Il Lugana superiore può essere abbinato a primi piatti di pasta con sughi elaborati (4 formaggi ad esempio), con la scaloppina di vitello, con formaggi tipo robiola. Il Lugana riserva è ottimo con il formaggio alla piastra, il manzo di Rovato. Il Lugana spumante charmat è indicato come aperitivo. Quello prodotto con il metodo classico si può degustare con i casoncelli bresciani. Il Lugana vendemmia tardiva è perfetto con il gorgonzola, ma anche con la bruschetta di alici nonché con i biscotti di farina gialla (poco dolci).
MOSCATO DI SCANZO
Il Moscato di Scanzo è un vino passito ottenuto esclusivamente dalla vinificazione delle uve provenienti da un vitigno autoctono selezionato negli anni ‘70 dall’allora Ispettorato Agrario. Storici locali fanno risalire la coltivazione della vite al periodo pre-romano, altri ritengono che furono proprio i romani ad introdurne la coltivazione nelle vocate zone collinari. Altri documenti storici ci confermano la particolare fortuna di questo vino passito nel ‘600 e nel ‘700. La Docg Moscato di Scanzo si caratterizza per essere la più piccola d' Italia: la zona di produzione è limitata a una porzione del Comune di Scanzorosciate (Bg) e i produttori sono 39, di cui 33 aderenti al Consorzio di Tutela. La superficie a vigneto non supera i 31 ettari, con una produzione vinicola di poco superiore alle 60.000 bottiglie. Il vino Moscato di Scanzo è vinificato in purezza (vitigno 100% Moscato di Scanzo). Il processo di lavorazione delle uve è lungo e laborioso. Dopo la raccolta, le uve subiscono un appassimento per un periodo non inferiore ai 21 giorni per raggiungere un idoneo grado zuccherino e successivamente il vino ottenuto dalle uve appassite deve essere sottoposto ad un invecchiamento minimo di due anni. Solitamente viene vendemmiato il mese di ottobre e i grappoli stesi su graticci in ambienti condizionati a temperatura inferiore ai quindici gradi e con umidità variabile. Per disciplinare dopo almeno venti giorni e comunque dopo un buon appassimento si procede alla sgranatura e pigiatura delle uve. Dopo un periodo di appassimento di almeno 20 giorni, si ottiene un passito con una gradazione naturale compresa tra 15 e 18 gradi. Il Moscato di Scanzo non tollera il legno, l'invecchiamento avviene in contenitori di vetro o di acciaio e può essere commercializzato dopo il 1 novembre dei due anni successivi alla vendemmia. Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è di 17,00% vol, di cui almeno il 14,00% svolto con contenuto di zuccheri residui compreso fra i 50 e i 100 g/l; l’acidità totale minima è di 4,5 g/l. E’ di colore rosso rubino, più o meno intenso, che può tendere al cerasuolo con riflessi granati; l’odore è delicato, intenso, persistente, caratteristico; il sapore dolce, gradevole, armonico, con leggero retrogusto di mandorla. Il Moscato di Scanzo va servito in piccoli calici per vini da dessert a una temperatura di 8-10°C. Va abbinato a dolci da forno, dolci a pasta lievitata poco consistenti, in particolare a base di frutta; indicati anche zabaione, panna cotta, dessert a base di panna, ecc.
OLTREPO’ PAVESE
La denominazione Oltrepò Pavese è riservata ai vini DOC la cui produzione è consentita nella zona chiamata Oltrepò Pavese compresa nella fascia collinare della provincia di Pavia a sud del Po. A partire dalla vendemmia 2007 è stata riconosciuta la DOCG al vino spumante Oltrepò Pavese metodo classico.
Il primo dato certo relativo alla produzione di spumante risale al 1870 quando l’ing. Domenico Mazza di Codevilla ha dato inizio alla produzione dello “Champagne” d’Oltrepò. La tradizione è continuata fino ad oggi con il riconoscimento, nazionale e internazionale, dell’Oltrepò quale territorio d’eccellenza per la produzione di spumante metodo classico da uve di Pino nero. Composto da Pinot nero, minimo 70%; Chardonnay, Pinot grigio e Pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino ad un massimo del 30%.
Titolo alcolometrico minimo: 11,50% vol.; acidità totale minima: 5,0 g/l.
Di spuma: fine e persistente; ha colore: paglierino più o meno intenso; con bouquet fine, gentile, ampio; sapore sapido, fresco e armonico.
Ottimo come aperitivo, si abbina agli antipasti di pesce e uova, ai primi speziati e profumati e alla frittura di pesce; temperatura di servizio 4-6°C.
SFORZATO DI VALTELLINA DOCG
Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è un vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Sondrio. Si pensa che furono i liguri i primi a cominciare l'imponente lavoro di terrazzamento che ha reso sfruttabili terreni ottimamente esposti. Storicamente erano coltivati vitigni autoctoni, ai quali, nel corso del Medioevo o in età napoleonica, si affiancò il nebbiolo, denominato localmente chiavennasca. Nelle zone più settentrionali della Lombardia i vigneti superano spesso gli 800 m di altitudine, ma la felice esposizione consente loro di godere di una temperatura paragonabile a quella di microclimi di zone poste ad altitudine più moderate e collocate più a sud. A influenzare il clima sono soprattutto i sistemi montuosi che proteggono la zona dai venti freddi del nord e da quelli umidi del sud; è anche importante l'azione svolta dalla Breva, un venticello che in primavera e in estate si leva dal Lago di Como e risale l'Adda facendo affluire aria tiepida che favorisce l'impollinazione primaverile e mantiene asciutti i grappoli e terreni. Il vitigno principale è il Nebbiolo (localmente Chiavennasca), completato per un massimo del 10% da vitigni autoctoni (pignola, tossola, prugnola), pinot nero, merlot. Lo Sforzato si produce da una parte delle uve destinate alla produzione dei Valtellina Superiore, selezionate nelle annate migliori, quando cioè dispongono di un elevato grado zuccherino. I grappoli, che devono avere una resa massima di 120 q/ha, a maturazione raggiunta, ma anche per prevenire grandinate estive o nevicate anticipate, vengono raccolti manualmente, dato che le ripide montagne spesso non consentono l'accesso dei mezzi agricoli e, posti in apposite gerle, vengono trasportati tramite piccole funivie o su trenini monorotaia o spesso a spalla verso i punti di raccolta per poi essere inviati alle cantine. Vengono, quindi, esposti su graticci e lasciati appassire in modo da concentrare gli zuccheri; segue la pigiatura e la macerazione del mosto sulle bucce. Il vino ottenuto è lasciato invecchiare un anno a partire dal 1° gennaio successivo alla vendemmia. Di colore rosso rubino con eventuali riflessi granato, ha odore intenso con sentori di frutti maturi, ampio e sapore di grande morbidezza, asciutto, strutturato e di carattere, con eventuale percezione di legno. Deve avere minimo 14,00% ed acidità minima: 5,0 g/l, con invecchiamento ed affinamento di almeno venti mesi, dei quali almeno 12 in botti di legno.Va servito alla temperatura di 18°C; accompagna bene portate a base di carni rosse o di selvaggina da pelo lungamente cotta in intingolo; le bottiglie più morbide e dotate di maggior residuo zuccherino possono essere servite con formaggi saporiti, intensi e lungamente stagionati.
VALTELLINA
https://youtu.be/kmA4UzaQRB8
Questo è un vino da grandi invecchiamenti con una gradazione alcolica minima di 12 gradi. L’area interessata da questa denominazione è la migliore esposta al sole e si estende dal comune di Berbenno in Valtellina a quella di Valgella, su una superficie di circa 200 ettari vitati. Su questo territorio sono state riconosciute 5 denominazioni di sottozona (Sassella, Grumello, Inferno, Maroggia e Valgella), a seconda della zona geografica in cui viene coltivata la vite, da ovest a est risalendo la valle. E’ un vino di uve Nebbiolo che segue un disciplinare rigoroso di produzione e che ne tutela l’elevata qualità: resa massima di 8 tonnellate/ettaro e un periodo minimo di affinamento di 24 mesi. Il risultato è un vino da grandi invecchiamenti con una gradazione alcoolica minima di 12 gradi. Nelle annate migliori, dopo un invecchiamento di almeno 3 anni, il Valtellina Superiore può dotarsi della specificazione aggiuntiva di “riserva”.
ALTO ADIGE
L'Alto Adige Metodo Classico Brut DOC presenta una vinificazione separata per i tre vitigni con pressatura soffice delle uve e fermentazione a temperatura controllata 14-16°C. L’affinamento avviene in acciaio inox fino in primavera sui lieviti della prima fermentazione. Al vino base viene aggiunto del liquer de tirage, posto in bottiglie chiuse con tappo corona e accatastate in cantina a 10-12°C, dove inizia la seconda fermentazione. Finita questa il prodotto rimane sui lieviti per almeno 24 mesi, prima di essere degorgée e messo in commercio. Colore giallo paglierino brillante, perlage finissimo e persistente, profumi fruttati con nota equilibrata di lievito. Il gusto è fresco, secco, di ottima persistenza, con un bel retrogusto di frutta secca.
CASTELLER
Il Casteller è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Trento.
Caratteristiche organolettiche
colore: rosso rubino più o meno intenso.
odore: vinoso con leggero profumo gradevole. sapore: asciutto o leggermente amabile o amabile, armonico, vellutato, gradevole.
COLLI DI BOLZANO
L'Alto Adige Colli di Bolzano (in tedesco Südtiroler Bozner Leiten) è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia autonoma di Bolzano.
Il Lago di Caldaro, o Caldaro o Kalterersee o Kalterer è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Bolzano e Trento.
Caratteristiche organolettiche
colore: da rosso rubino al granato.
odore: gradevole profumato e fruttato. sapore: morbido, armonico, leggermente di mandorla.
LAGREIN
https://youtu.be/YmM9VtYGJgA Il Lagrein è un vitigno rosso autoctono dell'Alto Adige. Viene vinificato come rosso o rosato (Kretzer). Il terreno prediletto dal vitigno è di tipo calcareo-argilloso con un sottosuolo ghiaioso; il grappolo ha una dimensione media con forma tendente al piramidale. Il Lagrein è molto sensibile all'attacco degli acari e a volte può essere infettato da peronospora ed oidio.
Descendenza: analisi genetiche dimostrano nell'Italia del Nord una stretta parentela con Teroldego e Marzemino. Inoltre esistono legami con Syrah.
Fino al XVIII secolo con "Lagrein" di solito si indicava il Lagrein bianco, che è stato probabilmente fin dal Medioevo la più importante varietà nei dintorni di Bolzano. Indicato come "Lagrinum bonum" in un atto di Termeno nel 1379, una fonte di Bolzano nel 1498 nota esplicitamente il buon Lagrein bianco ("gueten weissen Lagrein"), mentre una del 1420 cita il "lægrein wein", sempre a Bolzano. Il Lagrein Rosso ("rot lagrein") trova la prima nominazione nel programma tirolese di Michael Gaismair del 1525.
Di colore rubino vivace, ha profumo di lampone intenso, mirtillo, mora, viola con fondo di erbe aromatiche montane. In evoluzione ricorda i profumi della confettura di prugna, spezie, legno balsamico e a volte note di cioccolato. Il gusto è vellutatamente tannico, armonico, persistente sul palato. Dal carattere forte ed invitante Gradazione Minimo 11,5°.
Se invecchiato per almeno due anni, il Lagrein Dunkel può essere denominato "riserva". Temperatura di servizio sui 16°-18° in bicchiere a calice da vino rosso. Si abbina bene a piatti importanti. In cucina si può preparare col lagrein un ottimo brasato, secondo la ricetta tipica alto atesina.
MÜLLER-THURGAU
Il Müller-Thurgau è un vitigno originario del Geisenheim in Germania e utilizzato per produrre vino principalmente in Germania, Ungheria, Austria e Italia. Il vitigno fu creato alla fine del XIX sec. mediante incroci di Riesling renano X Madeleine Royale (prima delle ricerche sul DNA si pensava tra Riesling e Sylvaner), dall'enologo svizzero (turgoviese) Hermann Müller.
Genealogia e sviluppo della vite del Müller-Thurgau
1882 incrocio di vitigni in Geisenheim da parte di Hermann Müller
1890 affinamento e messa a punto delle viti
1891 spostamento di Hermann Müller a Wädenswil (Svizzera) 150 viti Geisenheimer inviate in Svizzera
1892-1893 impianto di nuove viti in Svizzera
1894 piantagione di 73 specie nel land Riesling e Sylvaner - la razza n° 58
1897 prima riproduzione di nuove viti da Schellenberg (Wädenswil) 1901 primo perfezionamento sulle radici americane
1903 prima produzione della nuova specie
1906-1907 gamma di prova
Superficie di produzione:183 ha
Zona di produzione: Valle Isarco, conca di Bolzano, Oltradige, Bassa Atesina, Val Venosta, Valle dell'Adige.
Caratteristiche:
Il Müller Thurgau è un vino bianco gustoso dal colore giallo verdognolo fino a giallo chiaro, con profumo delicato con note erbacee e di noce moscata, sapore fresco e aromatico.
colore: dal bianco carta al giallo paglierino tenue, con riflessi verdolini, brillante.
odore: profumo caratteristico delicato e gradevole.
sapore: secco, amabile, sapido, fresco, acidulo con leggero retrogusto amarognolo.
Abbinamenti consigliati:
È adatto come vino da aperitivo, ma anche con antipasti, pesce bollito o alla griglia.
Il Riesling Renano è un vitigno bianco dal quale si ottiene un vino fruttato e di carattere. Originario della Germania, si diffuse poi in Alsazia, Austria e Italia; oggi viene prodotto in molti luoghi del mondo, inclusa l'Australia.
Fra le regioni dove si producono i Riesling più rinomati si possono citare le vallate tedesche attraversate dai fiumi Reno, Nahe, Mosella, Saar e Ruwer. Per le caratteristiche morfologiche del territorio, i vigneti di questa regione hanno spesso forti pendenze che favoriscono l'esposizione delle piante ai raggi solari; questo dona al vino un’intensità e un bouquet molto apprezzati. Grazie alla latitudine settentrionale di questa zona e alle caratteristiche vulcaniche del territorio, il Riesling prodotto in Germania è caratterizzato dall'equilibrio tra acidità, dolcezza e contenuto alcolico.
Coltivato fuori zona tende a mantenere le sue caratteristiche originarie. Esiste anche un vitigno denominato "Riesling Italico".
Il vino si presenta di colore paglierino con riflessi verdastri. Il bouquet è fruttato, con sentori di pesca e di albicocca. Vino "per palati fini", secondo molti appassionati ed esperti divide, con lo Chardonnay, il gradino più alto della qualità dei vini bianchi. Si accompagna a pesce lesso o ai ferri, a minestre e a carni bianche e va servito a 8-10 C.
TEROLDEGO ROTALIANO
https://youtu.be/9jMwKgsiJYI
Il Teroldego Rotaliano è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata (DOC) prodotto con uve Teroldego in provincia di Trento. La denominazione è stata autorizzata con DPR 18 febbraio 1971 e successive modifiche. Non si conosce di preciso l’origine del nome, tuttavia esso potrebbe derivare da una sottozona chiamata “Le teroldeghe”, citata fin dall’antichità e corrispondente all’attuale centro del Campo Rotaliano, tra Mezzocorona e Mezzolombardo. Molto accreditata e decisamente più folcrolistica e storica è la declinazione fonetica del tedesco Tiroler gold ovvero "oro del Tirolo", da cui “Teroldego”, successivamente diventato “Teroldego Rotaliano” per tutelare le caratteristiche pedo-climatiche della zona d’origine. Meno riconosciuta la teoria per cui il toponimo “Teroldego” deriverebbe dall'uva "Teroldola" (citata in un documento del Concilio di Trento).
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