mercoledì 15 gennaio 2025

Corso di cucina: 15 I TAGLI DELLE CARNI DEGLI OVINI


🐑 I tagli della carne ovina spiegati come in una chiacchierata a tavola

Quando si parla di carne ovina – che sia agnello, pecora o castrato – entriamo in un mondo antico e saporito, fatto di tradizione, ricette popolari e piatti da festa. Ogni taglio ha la sua personalità, i suoi segreti e persino il suo carattere, come se la carne parlasse e dicesse: “Ehi, io rendo al meglio in forno!” oppure “No, no, io voglio solo la pentola con il fuoco lento e il vino rosso!”.

Vediamoli uno per uno, immaginandoli come protagonisti di una brigata di cucina.


🍖 La coscia: la regina elegante

È il taglio più scenografico. Intera, soprattutto quando parliamo di agnello giovane, è perfetta per gli arrosti domenicali, quelli che fanno riunire tutta la famiglia. Può essere anche tagliata a pezzi per brasati ricchi e profumati. E non dimentichiamo che da qui nascono salumi pregiati come il prosciutto d’agnello, raro ma delizioso.
👉 È la parte che si mette in tiro per le grandi occasioni.


🍴 Il carré: il principe mondano

Conosciuto anche come costolette, è il taglio che fa bella figura alla griglia o in padella. È tenero, raffinato, pregiato. Il carré intero è spettacolare, ma già dividerlo in costolette è una festa: croccanti fuori, succose dentro.
👉 È il taglio che ama i riflettori, sempre pronto per la brace.


🥩 La sella: il gentiluomo discreto

Parte posteriore, tenerissima, molto versatile. Va bene per arrosti, brasati, ma anche tagliata a fettine sottili come bistecche delicate. È meno appariscente della coscia, ma non meno preziosa.
👉 È il taglio che non fa rumore ma conquista.


🍲 La spalla: il lavoratore instancabile

Un taglio saporito, un po’ più fibroso, che dà il meglio di sé con cotture lente: spezzatini, stufati, arrosti succosi. Se fosse una persona, sarebbe quello che non si lamenta mai e porta avanti il lavoro con pazienza.
👉 È il taglio “comfort food”, che sa di casa e di tradizione.


🧅 Il collo: il filosofo grassottello

Un po’ più grasso degli altri tagli, ma proprio per questo è perfetto per spezzatini e ragù pieni di sapore. Se disossato, diventa un ottimo arrosto rustico.
👉 È il taglio che ama i tempi lunghi, come chi riflette davanti al camino.


🥘 Il petto: lo stratega delle lunghe attese

È un taglio che non ama la fretta: richiede cotture lente e umide. Può essere arrotolato, farcito e cotto al forno, oppure lasciato sobbollire a lungo in pentola.
👉 È il taglio che ti insegna la pazienza e poi ti ricompensa con bontà.


🫀 Il quinto quarto: il ribelle gourmet

Qui entrano in scena cuore, fegato, rognoni e altre parti meno “nobili”, ma in realtà amatissime da chi cerca i sapori autentici. Sono tagli che sanno di tradizione contadina, di cucina povera diventata ricca di gusto.
👉 È il taglio rock, quello che non segue le mode ma detta le regole del sapore.


🔍 I tagli anatomici “tecnici” della coscia

Dentro la coscia ci sono delle vere gemme:

  • Fesa interna: magra e versatile, perfetta per fettine e scaloppine.
  • Girello di coscia: taglio elegante, magro, ideale per roast-beef e arrosti.
  • Scamone: muscolo vicino all’anca, ottimo per involtini e persino tartare.
  • Noce: grande e compatta, perfetta per fettine o arrosti da manuale.

🔥 Consigli pratici per cucinare

  • I tagli pregiati (coscia, carré, sella) vogliono cotture veloci e intense: griglia, padella, forno. Sono come cavalli di razza: se li tieni troppo, perdono slancio.
  • I tagli più duri (spalla, collo, petto) hanno bisogno di tempo: brasati, stufati, umidi. Qui serve il calore lento che trasforma fibre tenaci in morbidezza irresistibile.
  • La carne ovina in generale ama il calore prolungato e la convivialità: non è mai una carne da “spuntino veloce”, ma da tavola piena e bicchieri alzati.

👉 In sintesi: la carne ovina è un grande racconto di pazienza e festa, di piatti antichi e moderni, di tagli che vanno conosciuti e rispettati. Perché in cucina, come nella vita, ogni parte – anche la più umile – può diventare protagonista.


ABBACCHIO

L'abbacchio è un agnello giovane, lattante o slattato da poco, destinato al macello.
Sull'origine del termine ci sono discordanze: quella puramente etimologica lo fa risalire ad abecula o avecula, a sua volta derivante da ovacula o ovecula, diminutivo del latino ovis (pecora); altra interpretazione fa derivare il termine da ad baculum, "vicino al bastone", ad indicare l'agnello da latte, non ancora svezzato e che, in quanto tale, si usa tutt'oggi legare ad un bastone conficcato nel terreno (ad baculum), al fine di costringere la madre a rimanere nei pressi senza allontanarsi; l'altra popolana dal termine abbacchiare, nel senso di abbattere, uccidere con il bastone (dal latino baculum, quindi un agnello che è prossimo all'abbattimento "ad baculum", "vicino al bastone").
In tutta la fascia centrale dell'Italia, Sardegna compresa, la pastorizia era la principale fonte di approvvigionamento di carne; nell'antichità si macellavano soprattutto montone e pecora adulta. La macellazione dell'agnello era vietata, tranne che nel periodo di Pasqua e fino a giugno.
Gli agnelli o abbacchi originariamente erano destinati alla mensa dei giudei e a quella dei meno abbienti, perché la loro carne era considerata di basso livello. Oggi la tradizione culinaria laziale, abruzzese e sarda della carne ovina è soprattutto rivolta all'agnello, che viene offerto non solo nel periodo pasquale (quando la macellazione di tali ovini è detta sbacchiatura), ma anche durante le festività natalizie.
La maggior parte dell'agnello è di produzione italiana, ma esiste una quota significativa (congelata) di importazione neozelandese.
Secondo la classificazione dell'Agnello di Sardegna IGP:
l'abbacchio è un agnello da latte che ha poco più di un mese di vita e fino a 7 chili di peso (media 4-6 kg), peso raggiunto spesso forzando lo sviluppo dell'animale;
agnello leggero, dai 7 ai 10 chili di peso;
agnello da taglio, dai 10 ai 13 chili.

CAPRA
La capra domestica (Capra hircus Linnaeus, 1758 o, per alcuni autori, Capra aegagrus hircus) è il discendente addomesticato dell'egagro (Capra aegagrus) dell'Asia Minore e dell'Est europeo. L'esemplare maschio è detto becco, capro, caprone o, più raramente, irco.
La carne di capra ha un sapore piuttosto simile alla carne d'agnello, al punto che alcuni paesi asiatici usano un'unica parola per descriverle entrambe; tuttavia, a seconda dell'età e delle condizioni dell'animale prima di morire, la carne può assumere tonalità simili alla selvaggina. Dal punto di vista nutrizionale, la carne di capra contiene meno grassi e colesterolo di quella di pecora; su questo piano è paragonabile alla carne di pollo, anche se in generale è meno grassa delle altre carni, poiché le capre non hanno depositi di grasso inframuscolari. Rispetto alle altre carni rosse, la carne di capra dev'essere cotta più a lungo e a temperature più basse; poco considerata nei paesi occidentali, è molto apprezzata invece in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa, Brasile nord-orientale e nell'area caraibica.
Oltre alla carne, altre parti della capra commestibili sono il cervello, il fegato e, nei capretti, alcuni tratti dell'intestino. La testa e le zampe, pulite ed affumicate, vengono usate per preparare zuppe.
In Lombardia tra i prodotti agroalimentari tradizionali è ricompreso il violino di capra, cosce e spalle conservate mediante salatura a umido, affumicatura ed essiccazione.
Il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezzati da persone con problemi di digestione del latte vaccino, in quanto è più facilmente digeribile, avendo composizione molto simile al latte umano; pur avendo un minore contenuto di lattosio, il suo consumo è però sconsigliabile a chi soffre di intolleranza verso questo zucchero.[4]Se il becco non viene separato per tempo dalle femmine, il latte risulterà avere un odore più forte e deciso, sgradevole per alcuni.
Il latte di capra può essere lavorato per ottenere burro, formaggi e ricotte: il burro caprino è sempre bianco, in quanto nelle capre il carotene (che dà il caratteristico colore giallo al burro vaccino) viene trasformato in un precursore della vitamina A.
I formaggi di capra annoverano, fra gli altri, il caprino e la feta.
Un detto popolare ritiene che la lana caprina non esista, dato che solitamente è la pecora ad essere tosata.
Con l'espressione "questioni di lana caprina" ci si riferisce al voler indagare se le capre abbiano il pelo o la lana: quando si vuol criticare qualcuno che discute di argomenti (apparentemente) futili, si dice che perde tempo intorno a "questioni di lana caprina".
In realtà, le capre diffuse in zone assai fredde spesso sono ricoperte da una soffice peluria isolante oltre ad un primo strato di lana più ruvida. Tale peluria viene utilizzata per produrre vari tipi di lana, di cui la più nota è il cashmere. Si ricorda anche il mohair.
L'animale non dev'essere ucciso per tagliare la lana, che può essere tosata o strappata.
La carne di capra è la carne della capra domestica o selvatica.
Rispetto alle altre carni rosse, la carne di capra dev'essere cotta più a lungo e a temperature più basse; poco considerata nei paesi occidentali, è molto apprezzata invece in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa, Brasile nord-orientale e nell'area caraibica.
In Calabria e in Basilicata, nel periodo natalizio e pasquale, è abitudine cucinare capretto e non agnello.
La carne di capra ha un sapore piuttosto simile alla carne d'agnello, al punto che alcuni paesi asiatici usano un'unica parola per descriverle entrambe; tuttavia, a seconda dell'età e delle condizioni dell'animale prima della macellazione, la carne può assumere tonalità simili alla selvaggina.
Dal punto di vista nutrizionale, la carne di capra è ricercata per il suo basso contenuto lipidico; in generale è meno grassa delle altre carni, poiché le capre non hanno depositi di grasso inframuscolari. Su questo piano è paragonabile alla carne di pollo.
Nelle carcasse infatti la percentuale di tessuto magro è pari al 60-65%, mentre quella di tessuto grasso si aggira attorno al 12-14%, inferiore a quella che si riscontra in altre carni rosse.
Oltre alla carne, altre parti della capra commestibili sono il cervello, il fegato e, nei capretti, alcuni tratti dell'intestino. La testa e le zampe, pulite ed affumicate, vengono usate per preparare zuppe.
In Lombardia tra i prodotti agroalimentari tradizionali è ricompreso il violino di capra: cosce e spalle conservate mediante salatura a umido, affumicatura ed essiccazione.
La capra e fagioli è un saporito stufato tipico della cucina dell'estremo ponente ligure.
Alcune ricette prevedono la possibilità di usare tanto la carne di pecora che quella di capra, per esempio l'aneloto, una preparazione abruzzese di interiora di agnello o capretto, o la mucisca molisana, carne di pecora o capra salata essiccata al sole e condita con erbe aglio e peperoncino.

CAPRIOLO
Il capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758) è un ungulato che vive in Europa e Asia. Ha palchi corti, in genere con tre punte per lato nei soggetti adulti. Il corpo è di un colore tra il rosso ed il marrone, il muso verso il grigio. E' molto veloce e vive su altopiani e montagne, sebbene originariamente fosse prevalentemente prevalentemente nelle pianure. 
La carne di capriolo è molto amata e non soltanto per il suo sapore. Questo tipo di selvaggina possiede un piacevole aroma selvatico, anche se meno accentuato rispetto alla carne di cervo. Inoltre è ricca di preziose sostanze nutritive: è sorprendente quanto la carne di capriolo sia povera di grassi e ricca di proteine, di vitamine del gruppo B e di ferro.
Il fatto che la carne di capriolo non provenga da allevamenti intensivi è per molti amanti della carne, un grande punto a favore sia per la qualità, sia per il suo gusto intenso e naturale.

PECORA
La pecora (Ovis aries Linnaeus, 1758) è un mammifero della famiglia dei Bovidae. Si tratta di un animale addomesticato in epoca antichissima, diffuso attualmente in ogni continente. Vive principalmente in greggi, per gestire i quali l'uomo si affida spesso a cani pastore. Il nome pecora (lat. pecus "bestiame di piccolo taglio" passato poi a identificare un singolo animale) è riservato all'adulto femmina, il maschio della specie è chiamato anche montone, mentre il piccolo è denominato agnello fino a un anno di età. L'età di una pecora si stabilisce dal grado di usura degli incisivi, che come in tutti i bovidi sono presenti esclusivamente nella mandibola, mentre la mascella presenta nella zona corrispondente una formazione ossea continua. Gli agnelli, alla nascita, hanno otto denti da latte provvisori. A un anno i due incisivi frontali sono sostituiti da quelli permanenti; all'età di due anni si aggiungono altri due incisivi permanenti e fra i 3-4 anni si completa la dentizione permanente per arrivare intorno al quarto anno d'età agli otto incisivi definitivi. La pecora è di carattere timido ma, al contrario di quanto si possa pensare, è molto intelligente, dotata di buona memoria e facilità di apprendimento. Generalmente il vello delle pecore è marcatamente folto e fitto, estremamente riscaldante e di rapida crescita; è solitamente di colore bianco, biancastro, bianco sporco, talvolta anche nocciola. Spesso nei piccoli agnelli il pelo, non ancora lanoso, può essere transitoriamente molto scuro, quasi nero. 
La carne ovina è la carne ricavata dalla macellazione della pecora domestica. È chiamata anche carne di pecora, ma tale espressione si riferisce in modo più specifico alla carne di femmina adulta a fine carriera, mentre la carne ovina comprende anche quella di agnello da latte (abbacchio), agnellone e montone.
Il nome pecora (dal latino pecus, "bestiame di piccolo taglio", passato poi ad identificare un singolo animale) è riservato in senso stretto all'adulto femmina.
Le principali denominazioni sono:
agnello, il piccolo fino a un anno di età. Solo una parte degli agnelli viene destinata alla riproduzione, e questi ultimi vengono allevati principalmente per la carne, di colore bianco-rosato e ritenuta più tenera di quella degli esemplari adulti; si definiscono in particolare agnelli da latte gli animali che hanno un peso alla macellazione inferiore ai 15 kg, agnelli leggeri quelli che hanno un peso compreso fra i 15 e i 25 kg e agnelloni quelli che superano i 25 kg. L'agnello bianco o maturo è quello che viene macellato fra i 2-3 e i 5-6 mesi di vita dopo essere stato nutrito solo di erba, fatto che fornisce alla sua carne un sapore forte e aromatico.
abbacchio è il nome dato in molte zone dell'Italia centrale all'agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita.
ariete o montone indica invece il maschio, macellato dopo almeno un anno di vita (solitamente intorno ai due e mezzo);
castrato indica invece il maschio castrato a un mese di età, macellato di solito alla stessa età del montone di cui comunque non raggiunge il peso, anche se può superare i 20 kg.
La carcassa dell'animale decapitato e privato degli zoccoli viene commercializzata come tale o svuotata del cuore e di organi molli quali polmoni, reni, fegato ed intestini.
Dal punto di vista merceologico, gli animali possono essere acquistato al dettaglio o con tagli di circa la metà dell'animale, che prendono il nome di mezzena, ovvero la parte che si ottiene da una sezione longitudinale all'altezza della colonna vertebrale, oppure sella e busto, ovvero i tagli posteriore e anteriore ottenuti per sezione trasversale a livello dell'ottavo spazio intercostale.
Le mezzene vengono eventualmente suddivise in quarti, da cui poi si ricavano i tagli più specifici, analoghi a quelli delle carni caprine, che sono:
collo, che insieme con la spalla costituisce il quarto anteriore;
petto, la parte più grassa dell'agnello;
spalla, la porzione superiore dell'arto anteriore (più soda e gelatinosa del cosciotto);
carré, il dorso o porzione anteriore dell'animale con le costole;
costole o costine;
filetto, ovvero la parte inferiore delle costole;
sella, ovvero la continuazione del carré, i fianchi dell'animale, che va costole ultime costolette del carrè fino alla coda o all'attaccatura del cosciotto;
cosciotto, ovvero agli arti posteriori, una dei tagli più magre;
barone, un taglio che comprende la metà posteriore dell'animale (cosciotti e sella);
La parte più pregiate sono considerate il carré (e quindi le costole), la sella, il cosciotto (e quindi il barone) e il filetto.
Sebbene ogni taglio abbia un metodo di cottura più adeguato, la cottura della carne ovina in generale richiede tempi medi o lunghi e viene usualmente servita calda.
Cottura a umido
La carne usata per stufati, lessi e brasati proviene generalmente dai tagli meno pregiati dell'animale, quali la pancia e il collo (talvolta la spalla), che contengono alte percentuali di tessuto adiposo e connettivo, sono duri e gelatinosi, e devono quindi sottostare a lunghe cotture.
Carré e Scottadito
Il carré, uno dei tagli più pregiati dell'agnello, viene spesso cotto arrosto intero o disossato, e servito a volte intero dato il suo effetto scenografico. Viene tuttavia spesso tagliato per ricavarne le costolette, che vengono passate a fuoco vivo sulla griglia e prendono il nome di "scottadito". Le costolette sono in genere tagliate abbastanza spesse per evitare che induriscano troppo durante la cottura.
Arrosto
Le carni di agnello come quelle di capretto, se cucinate arrosto, richiedono una temperatura di circa 200 °C e un tempo di cottura proporzionale al loro peso (circa 40-50 minuti per kg di carne). Le carni di montone necessitano di temperature anche più elevate.
Solitamente in arrosto vengono preparato il cosciotto, marinato con vino o erbe aromatiche, o il petto, disossato.
Prosciutto
Il prosciutto di pecora, ricavato dalle cosce, ha un peso variabile a fine stagionatura fra 1,5 e 2 kg ed un colore scuro. È tipico della Sardegna.
Carne di pecora affumicata
È tipica della conca lamonese-sovramontina, in Veneto. Viene preparata a partire dalle carcasse (del peso morto di 28–35 kg), in particolare di agnello, agnellone o di castrato della razza autoctona di Lamon o di agnelloni derivati da incroci di quest'ultima con arieti di razza Bergamasca o Biellese. Per prepararla, la carcassa dell'animale viene frollata per due settimane, poi macellata con l'aggiunta di sale e pepe e dopo due giorni di riposo affumicata per circa sei ore in apposite stufe dove bruciano trucioli di faggio e foglie di ginepro. Viene servita come carpaccio.
Ricette a base di carne di pecora o di capra
Alcune ricette prevedono la possibilità di usare tanto la carne di pecora che quella di capra, per esempio l'aneloto, una preparazione abruzzese di interiora di agnello o capretto, o la mucisca molisana, carne di pecora o capra salata essiccata al sole e condita con erbe aglio e peperoncino.


martedì 14 gennaio 2025

Corso di cucina: 14 I TAGLI DELLE CARNI DEI LEPORIDI

I Tagli delle Carni dei Leporidi
dal Bosco alla Tavola

Parliamo di lepri e conigli — no, non dei simpatici animaletti che saltellano nei cartoni animati, ma dei loro tagli di carne e di come esaltarne al meglio il sapore.
Questi animali, appartenenti alla famiglia dei leporidi, regalano carni delicate o selvatiche, a seconda della specie, e offrono una gamma di tagli con personalità e utilizzi diversi.
Che tu sia un cuoco esperto o un curioso ai fornelli, conoscere le caratteristiche di ogni parte ti farà cucinare con più consapevolezza… e con più gusto.


1. Coscia — la regina della sostanza

La coscia è il muscolo più sviluppato, frutto della vita attiva di questi animali.

  • Caratteristiche: carne compatta ma tenera, con buona presenza di fibre muscolari e poca infiltrazione di grasso.
  • Cotture ideali: arrosti al forno con aromi, brasati lenti in vino rosso, umidi ricchi di verdure.
  • Perché funziona: la fibra muscolare resiste alle cotture prolungate, mantenendo succosità se trattata con umidità (brodi, salse, vino).

Curiosità: nella lepre, la coscia è spesso la parte che concentra il sapore più selvatico, mentre nel coniglio mantiene una delicatezza che si presta bene anche a preparazioni in bianco.


2. Sella — il filetto aristocratico

La sella è la parte posteriore del dorso, spesso servita intera o a medaglioni.

  • Caratteristiche: carne magra, fine nella fibra, molto tenera.
  • Cotture ideali: cotture rapide e delicate — saltata in padella, alla griglia, al forno breve.
  • Perché funziona: la bassa presenza di tessuto connettivo permette cotture veloci che esaltano la morbidezza.

Trucco da chef: nella sella di lepre, una cottura rosata (al sangue) preserva succosità e aroma; nel coniglio, si può avvolgere in pancetta per aggiungere grassezza e profumo.


3. Spalla — la forza lenta

Parte anteriore e ricca di tessuto connettivo, con muscoli che lavorano di più.

  • Caratteristiche: sapore marcato, tessuto connettivo che, con la cottura lenta, si scioglie in gelatina naturale.
  • Cotture ideali: spezzatini, stufati, ragù intensi.
  • Perché funziona: il collagene presente nella spalla, se cotto a lungo, rende il piatto vellutato e saporito.

Consiglio rustico: ottima per fare un ragù di coniglio alla cacciatora, dove la carne si sfilaccia naturalmente.


4. Petto — il contributo discreto

Meno nobile ma utilissimo in cucina.

  • Caratteristiche: più tessuto connettivo che carne pura, ma con ossa che regalano un brodo aromatico.
  • Cotture ideali: zuppe, brodi, bolliti, preparazioni a lunga cottura con verdure.
  • Perché funziona: rilascia sostanza e sapore nei liquidi di cottura.

Extra: il petto di coniglio può essere disossato e farcito per ricette creative.


Note di sapore

  • Lepre: gusto intenso e “selvatico”, che ama spezie forti come ginepro, rosmarino, alloro e contrasti agrodolci (vino rosso, cioccolato amaro, frutta secca).
  • Coniglio: più delicato, versatile; si sposa con erbe fresche (timo, salvia, prezzemolo), agrumi e marinature leggere.

🎯 Suggerimento da maestro: in cucina con i leporidi, il segreto è capire il tempo. I tagli magri vanno cotti in fretta, quelli ricchi di tessuto connettivo con pazienza.
E ricordati: la carne di coniglio e di lepre non sono solo ingredienti… sono pagine di storia gastronomica che dal campo arrivano al piatto.


CONIGLIO
Con il termine coniglio si definisce un gruppo di animali appartenente alla famiglia dei leporidi, anche se il termine viene spesso usato per indicare la specie coniglio europeo (Oryctolagus cuniculus).
Si distinguono dalle lepri per varie caratteristiche: ad esempio, appena nati i piccoli conigli sono privi di pelo, hanno gli occhi chiusi e sostanzialmente dipendono in modo totale dai genitori.
I conigli, insieme a lepri e pica, costituiscono l'ordine dei Lagomorfi.
La maggior parte degli allevamenti sono oggi di tipo intensivo. I conigli vengono allevati in gabbie metalliche poste all'interno di ricoveri chiusi realizzati in cemento. Le gabbie possono essere sistemate in un'unica fila o in file sovrapposte. La fila più bassa è sollevata dal suolo di circa un metro e le gabbie hanno il fondo grigliato, in modo che le deiezioni cadano sul pavimento, da cui vengono rimosse; le file superiori hanno invece il pavimento dotato di nastro trasportatore per lo smaltimento delle deiezioni solide e di canalette di scolo per l'urina. Le gabbie sono dotate di abbeveratoi automatici e di tramogge per il cibo; l'alimentazione prevalente è basata su mangimi concentrati, confezionati in cubetti. Per la prevenzione delle malattie più pericolose, gli animali sono sottoposti a vaccinazione. Lo svezzamento dei coniglietti comincia a quattro settimane, ma può essere anticipato alla terza settimana (svezzamento precoce) o ritardato alla quinta o sesta settimana (svezzamento tardivo).
I conigli vengono allevati principalmente per la carne e la pelliccia. La macellazione dei conigli da carne avviene a 3-4 mesi. Le razze allevate si distinguono in leggere, medie, pesanti e speciali; queste ultime sono utilizzate per la pelliccia. Vi sono anche allevamenti per la produzione di conigli da laboratorio e di conigli da compagnia.
I maggiori Paesi produttori sono Cina, Italia, Spagna, Francia, Ucraina, Russia, Germania, Bielorussia; circa il 70% della produzione mondiale è concentrata in Europa occidentale ed orientale. In Italia le regioni con la maggiore produzione sono Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio e Marche.

LEPRE
La lepre comune o lepre europea (Lepus europaeus Pallas, 1778) è un mammifero lagomorfo appartenente alla famiglia dei Leporidi e originario dell'Europa e dell'Asia. È un animale cacciabile ai sensi della legge 157/92. Descrizione: lunghezza corpo ca. 40/70 cm; orecchie ca. 8/14 cm; piede posteriore ca. 9,5/15 cm; peso da 1,5/5 Kg. Il corpo è ricoperto di pelo color fulvo-grigiastro frammisto con nero sul dorso, più rossiccio sul collo, sulle spalle, sui fianchi. Le lunghe orecchie hanno la punta nera e sono fulvo pallide; nera è pure la parte superiore della coda, che inferiormente e ai lati è bianca; arti posteriori più lunghi degli anteriori.
L'areale naturale occupato dalla specie si estende su quasi tutta l'Europa (incluse Gran Bretagna e Irlanda, ma ad eccezione di alcune zone dell'Italia centro-meridionale e della Corsica, dove vivono Lepus corsicanus e Lepus capensis mediterraneus, quest'ultima nella sola Sardegna) fino al Medio Oriente e all'Asia centrale. Le lepri sono state tuttavia introdotte con successo dall'uomo in numerose parti del mondo, dove si sono naturalizzate: attualmente se ne possono trovare in America settentrionale (zona dei Grandi Laghi, New England), centrale (Messico) e meridionale (Argentina e Cile), oltre che in Australia e Nuova Zelanda.
Pur adattandosi ad una vasta gamma di habitat, questi animali prediligono le aree prative circondate da zone cespugliose dove nascondersi.

lunedì 13 gennaio 2025

Corso di cucina: 13 I TAGLI DELLE CARNI DEL POLLAME

I TAGLI DELLE CARNI DEL POLLAME

L’anatomia del pollo – viaggio gastronomico tra ali, petti e frattaglie

Il pollo non è solo “pollo arrosto della domenica”. È un piccolo scrigno di sorprese culinarie, dove ogni pezzo ha una personalità precisa, un carattere, e perfino una destinazione d’uso quasi scritta nel DNA… o meglio, nel collagene.
Immaginiamolo come una compagnia teatrale: ogni parte ha un ruolo, dal protagonista al comprimario, fino a quelle comparse silenziose che, senza farsi notare, reggono l’intera scena.


🎩 Il protagonista elegante: il petto

Il petto di pollo è il divo del gruppo: magro, tenero, dal sapore delicato. Sta bene in qualsiasi abito — arrosto, impanato, in fettine, a bocconcini — e piace a tutti, dai bambini ai salutisti.
C’è solo una condizione: non farlo annoiare in cottura. Un petto cotto troppo diventa stopposo e secco come una riunione aziendale il venerdì sera. Per evitarlo, coccolatelo: marinature, cotture brevi, o un po’ di umidità in pentola lo renderanno irresistibile.


🥘 I caratteristi saporiti: cosce e sovracosce

Se il petto è il galantuomo, le cosce e sovracosce sono i buongustai del gruppo. Più grasse, più saporite, più indulgenti: se vi scappa un minuto in più di cottura, non vi terranno il muso.
Perfette per brasati, arrosti, cotture in umido, e — se disossate — pronte a ospitare ripieni da manuale. Hanno quel fascino rustico che le rende protagoniste di cene lente e conviviali.


🪽 Le anime da festa: le ali

Le ali di pollo sono le rockstar: un po’ di spezie, forno o friggitrice, e il pubblico va in delirio. Possono essere servite intere o “monche” della punta (che finisce spesso nel brodo).
Piccole, succose, perfette da sgranocchiare con le mani: cibo democratico, senza etichetta, ma con tanto gusto.


🐾 Il segreto gelatinoso: le zampe

Le zampe sono il tesoro nascosto: ricchissime di collagene, trasformano un brodo in un concentrato setoso e vellutato.
Non tutti le usano, ma gli chef di mezzo mondo sanno che, per certe gelatine o consommé, sono insostituibili.


❤️ Le frattaglie: il cuore (e il fegato) del sapore

Cuore, fegato, durelli (ventriglio) — e altre interiora — sono il lato “gourmet” del pollo. Hanno un gusto intenso, deciso, e possono diventare protagonisti di sughi, ripieni o ricette della tradizione.
Un paté di fegatini ben fatto può far cambiare idea anche ai più scettici.


🦢 Il collo: il comprimario versatile

Il collo di pollo è un attore sottovalutato: perfetto per brodi e, se disossato, per essere riempito di ripieni succulenti e poi cotto al forno o in umido.


🎭 Altre comparse importanti

  • Testa, creste e bargigli: ingredienti meno comuni, ma presenti in alcune zuppe tradizionali.
  • Pelle: croccantezza allo stato puro, regina di snack e guarnizioni.
  • Ossa: la base di ogni brodo serio — senza di loro, il sapore resta in camerino.

💡 Consigli dello chef

  • Petto: proteggetelo dal calore eccessivo, magari con una marinatura o una cottura veloce.
  • Cosce e sovracosce: perfette per cotture lente, assorbono i sapori come spugne.
  • Frattaglie: usatele per dare profondità a sughi e ripieni.
  • Zampe: aggiungetele al brodo per un tocco setoso.

In sintesi, il pollo non è un singolo ingrediente, ma un intero repertorio di possibilità. Saper scegliere il taglio giusto significa avere in mano la chiave per aprire mondi di sapore, dal comfort food della domenica al piatto da chef stellato.

E ricordate: nel teatro del pollo, non esistono ruoli minori — solo piatti che non sono ancora stati provati. 

🦆 Volatili e pollame: un bestiario da cucina

Quando pensiamo alla carne bianca, spesso ci viene in mente il pollo. Ma il mondo dei volatili è molto più vario e affascinante. Ogni specie ha un sapore, una consistenza e una resa in cottura propri, e conoscere queste differenze è come avere un’intera tavolozza di colori a disposizione per dipingere i piatti.


🐔 Pollo – Il re democratico della tavola

  • Caratteristiche: Carne bianca, versatile, gusto delicato che si sposa con tutto.
  • Tagli migliori: Petto (magro e rapido da cuocere), cosce e sovracosce (più saporite), ali (perfette da condividere), frattaglie (per paté e sughi).
  • Conservazione: Fresco in frigorifero max 1-2 giorni, meglio in contenitore ermetico; congelato fino a 6-8 mesi.
  • Ricette consigliate:
    • Petto alla piastra marinato al limone e rosmarino.
    • Sovracosce al forno con patate e paprika affumicata.
    • Ali glassate con miele e salsa di soia.
    • Paté di fegatini con cipolla e marsala.

🦃 Tacchino – Il gigante gentile

  • Caratteristiche: Carne magra, adatta a grandi arrosti o tagli selezionati.
  • Tagli migliori: Fesa (molto magra), cosce (più succose), ali (spesso usate per brodi), collo (per farciture).
  • Conservazione: Fresco in frigo fino a 2 giorni; congelato 8-10 mesi.
  • Ricette consigliate:
    • Arrosto intero per cene festive con ripieno di pane e frutta secca.
    • Fesa a fettine per scaloppine al vino bianco.
    • Cosce brasate con verdure e birra.

🦆 Anatra – Il volo verso l’aroma intenso

  • Caratteristiche: Carne più scura e grassa del pollo, sapore ricco, pelle che diventa croccantissima.
  • Tagli migliori: Petto (magret), cosce (per confit), fegato (per foie gras).
  • Conservazione: Fresca max 2 giorni in frigo; grasso d’anatra si conserva anche mesi se ben filtrato.
  • Ricette consigliate:
    • Petto rosato con salsa all’arancia.
    • Confit de canard cotto lentamente nel proprio grasso.
    • Ramen con brodo di anatra e noodles.

🦢 Oca – La nobiltà del cortile

  • Caratteristiche: Carne ricca e grassa, adatta a cotture lunghe.
  • Tagli migliori: Cosce e petto; il grasso è un tesoro per cucinare.
  • Conservazione: Fresca max 2 giorni; grasso e confit fino a 6 mesi.
  • Ricette consigliate:
    • Arrosto d’oca con mele e castagne.
    • Cosce in confit con patate saltate nel grasso.
    • Fegato d’oca in terrina.

🕊 Piccione – Il piccolo principe

  • Caratteristiche: Carne scura, sapore elegante e selvatico.
  • Tagli migliori: Petto (rosato), cosce (brasate), interiora (per farciture).
  • Conservazione: In frigo fino a 2 giorni, meglio consumare fresco.
  • Ricette consigliate:
    • Piccione al forno ripieno di fegatini e pane aromatico.
    • Risotto al piccione con fondo bruno.

🦃 Faraona – La signora elegante

  • Caratteristiche: Carne più soda e saporita del pollo, con note selvatiche.
  • Tagli migliori: Intera per arrosti, cosce per cotture lente.
  • Conservazione: Frigo max 2 giorni; congelata fino a 8 mesi.
  • Ricette consigliate:
    • Faraona al forno con erbe e agrumi.
    • Cosce brasate al vino rosso.

🦚 Volatili da cortile minori – Cappone, gallina, quaglie

  • Cappone: Carne molto morbida e saporita, ideale per brodi natalizi.
  • Gallina: Perfetta per lessi e brodi.
  • Quaglie: Piccoli volatili per arrosti o griglia, ottimi ripieni.

🦢 Selvaggina da piuma – Fagiani, pernici, germani reali

  • Caratteristiche: Sapore deciso, carne più asciutta, spesso richiede marinature.
  • Conservazione: Fresca in frigo max 2 giorni; congelata 6-8 mesi.
  • Ricette consigliate:
    • Fagiano al forno con pancetta per mantenerlo umido.
    • Germano reale in salmì con vino rosso e bacche di ginepro.

📦 Consigli generali di conservazione

  1. Freschezza: acquistare da fornitori fidati; la carne deve avere odore neutro e pelle umida ma non viscida.
  2. Sottovuoto: prolunga la conservazione e mantiene intatto il sapore.
  3. Congelamento rapido: porzioni piccole per scongelare più facilmente.
  4. Etichettatura: sempre indicare la data di congelamento.

🍳 Suggerimento da chef

Quando scegli un volatile, pensa prima alla ricetta: un’anatra per una salsa all’arancia, una faraona per un pranzo elegante, una quaglia per una cena romantica, un cappone per il pranzo di Natale.
Ogni volatile ha la sua “voce” in cucina — il segreto è saperla far cantare. 🎶


domenica 12 gennaio 2025

Corso di cucina: 12 I TAGLI DELLE CARNI DEI BOVINI

TAGLI BOVINI

I Bovini (Bovinae Gray, 1821) sono una sottofamiglia appartenente alla famiglia Bovidae. 
Fra i bovini si contano specie familiari a tutti come le vacche, lo yak o il bufalo cafro, spesso fondamentali per le economie dei paesi dove vivono, ma anche le antilopi dalle corna a spirale e la rara antilope quadricorne, molto simile agli antenati degli attuali Bovini. I Bovini sono diffusi in tutto il mondo, sia come areale originario, sia importati dall'uomo per fini commerciali. Sono tutti caratterizzati dalla presenza di corna permanenti in uno o entrambi i sessi.

Quali sono le carni rosse

Le carni definite "rosse" sono quelle di bovino, divise in base alla sua età: la carne di manzo, la carne di vitello e vitellone la carne di scottona
Per cucinare in modo corretto la carne rossa è importante conoscerne i tagli.
Cosa sono i "tagli" di carne rossa
A seconda dell'età a cui avviene la macellazione, del sesso dell'animale, dell'alimentazione e dei tagli si ottengono carni diverse per gusto, proprietà nutritive, grassi e per diversi usi in cucina.
Alcuni tagli sono comuni al bovino adulto e al vitello o vitellone. La scelta tra un taglio di manzo e quello di vitellone comporta sapore più marcato e grasso il primo, più delicato  e leggero il secondo.
L'età dei bovini e i tagli
I bovini, per la carne, vengono classificati in base all'età:
Vitello
Bovino macellato tra i 5 e i 7 mesi
Carne tenera
Alimentato solo con latte fin dalla nascita
La carne è poco grassa, e contiene molta acqua e ha colore rosa chiaro
Vitellone
Bovino di età fra gli 8 e i 12 mesi
La sua carne contiene più proteine di quella di vitello
È una carne pregiata

Manza
Femmina fino ai 14-16 mesi allevata per latte, razza da latte e riproduzione, razza da carne
Sostanzialmente analoga al vitellone, è macellata a pesi inferiori di questo (5 quintali) in quanto con l'età tende ad avere una carne troppo infiltrata di grasso, specie se di razza da latte; per contro, ciò la rende particolarmente pregiata per cotture alla brace Il termine è usato talvolta come sinonimo di scottona
Scottona
È una femmina di età maggiore ai 16 e inferiore ai 22 mesi che non ha ancora partorito
Ha carni molto tenere e apprezzate grazie alla quantità di grasso di infiltrazione Termini analoghi sono manza, giovenca e manzarda.
Manzo
Maschio castrato o femmina che non ha mai partorito
Età da 1 a 4 anni
Ha carni abbastanza grasse, saporite e nutrienti, più o meno tenere in base all’età e all’alimentazione dell’animale
Bue
Bovino castrato di oltre 4 anni e mezzo
Sta scomparendo dal mercato perché ormai inutile per il lavoro nei campi e viene macellato prima di questa età
Vacca
Bovino femmina macellata di solito alla fine della produzione di vitelli e latte (6-8 anni di età)
Danno carni magre non pregiate
È scomparsa dal mercato da anni
Viene utilizzata per la produzione industriale di preparati a base di carne
Quarti e i tagli di bue
Dal macellaio la carne bovina giunge in "quarti", anteriori e posteriori, che vengono a loro volta divisi dal macellaio in "tagli" che in base alle caratteristiche organolettiche, aspetto e sapore, hanno un diverso valore commerciale.
Prima scelta:
filetto, roast-beef, fesa, noce, scamone, magatello, cosciotto, arrosto
Seconda scelta:
coppa, punta, reale, spalla, fiocco, carré
Terza scelta:
collo, biancostato, muscolo, garetto, ossibuchi, testina
Tagli della carne rossa
Non tutti i tagli si prestano infatti a tutte le preparazioni, o perché troppo magre o al contrario troppo grasse. La scelta del taglio sbagliato può comportare la cattiva riuscita di una ricetta e il risultato potrebbe essere una carne immangiabile.
1 - COSCIA  
Codone manzo, vitello, vitellone
Noce manzo, vitello, vitellone
Sottofesa o fetta di mezzo manzo, vitellone
Rosa, fesa interna, punta d'anca manzo, vitello, vitellone
Magatello o girello manzo, vitello, vitellone
Spinacino o tasca manzo, vitello, vitellone
2 - LOMBATA  
Filetto manzo, vitello, vitellone
Controfiletto o roast beef manzo, vitellone
Carré di vitello   - Costolette o cotolette   -
Nodini vitello vitello vitello
Scamone o pezza manzo, vitello, vitellone
3 - SCHIENA   
Costata manzo, vitellone
Coste della croce manzo
4 - COLLO  
Collo manzo, vitellone
5 - TESTA  
6 - SPALLA  
Fesone di spalla manzo, vitellone
Fusello manzo, vitello, vitellone
Brione o polpa di spalla manzo, vitello, vitellone
Cappello del prete o spalla manzo, vitello, vitellone
7 - GARRETTI  
Ossibuchi anteriori e posteriori manzo, vitello, vitellone
Pesce, piccione, campanello, muscolo, gamba manzo, vitello, vitellone
8 - PETTO  
Punta di petto manzo, vitello, vitellone
9 - BIANCO COSTATO  
Biancostato di reale manzo, vitellone
Reale manzo, vitello, vitellone
10 - PANCIA  
Biancostato di pancia manzo, vitellone
Fiocco manzo, vitello, vitellone
Scalfo manzo, vitellone
Pancia manzo, vitellone
QUINTO QUARTO  
Lingua manzo, vitello 

Come scegliere la carne rossa "buona"
La qualità della carne bovina dipende da molti fattori, si può riconoscere dal grasso presente insieme alla carne: in un taglio di prima qualità il grasso è abbondante, bianco-rosato, e si intravede anche tra le fibre muscolari, a cui dona un aspetto quasi marmorizzato, si chiama "marezzatura". In un taglio di cattiva qualità, la carne è compatta e scura, quasi priva di grasso, e quel poco che c'è è di color bianco-giallastro. Le razze da latte hanno percentuali di carne inferiori e a maggior contenuto di grasso. Quale taglio di carne scegliere
La scelta della carne, del taglio giusto è la cosa più importante per un piatto di successo. Alle volte capita di impegnare tempo e soldi per cucinare un brasato, un arrosto, un lesso, uno spezzatino, o per un barbeque o altre ricette e il risultato? La carne è dura e asciutta...insomma si è scelto il pezzo sbagliato e magari senza risparmiare. È molto importante quindi conoscere e riconoscere i tagli della carne e non sbagliare la scelta al supermercato, per avere carne tenera e saporita. La carne che costa di più non è sempre quella giusta per qualsiasi preparazione. Quindi per alcune ricette si può risparmiare scegliendo pezzi più economici e che renderanno onore alla preparazione. Sulle etichette delle confezioni spesso viene indicato l'utilizzo ideale, ma non sempre anche questi consigli sono attendibili.
Di seguito una tabella utile per la scelta della carne.
PER L'ARROSTO Fesa, noce, girello, scamone, muscolo posteriore, fesone di spalla, girello di spalla. 

PER IL BOLLITO E IL BRODO Muscolo posteriore, sottospalla, polpa di spalla, petto, collo, muscolo anteriore. 

PER CARNE AI FERRI E ALLA GRIGLIA Costata, scamone, fesa, noce, filetto, roastbeef. 

PER LA FRITTURA Costoletta, fesa, sottofesa, noce del quarto posteriore, girello di spalla. 

PER FARE LA BISTECCA Filetto, controfiletto, noce, fesa. 

PER IL BRASATO Campanello o pesce, taglio reale, geretto. 

PER LO SPEZZATINO Polpa di spalla, girello di spalla, collo, taglio reale del quarto anteriore, pesce o campanello, pancia. 

PER LO STUFATO Spalla, taglio reale del quarto anteriore, sottosfera, campanello.

IN UMIDO Campanello, polpa di spalla, girello di spalla, collo, taglio reale del quarto anteriore, pancia. 

PER PIZZAIOLA O SCALOPPINE Sottofesa, fesone di spalla. 

PER BOURGUIGNONNE, PEPE VERDE E PEPE ROSA  Filetto, scamone. 

PER FARE IL LESSO Punta di petto, pesce o campanello, biancostato, geretto. 

PER IL VITELLO TONNATO Girello (magatello). 

PER GLI OSSIBUCHI Ossibuchi di vitello posteriori 

PER LA TAGLIATA Noce, fesa. 

PER MACINATO HAMBURGER E TARTARA Fesone di spalla. 

PER IL MACINATO DA SUGO Polpa di coscia, piccoli pezzi di altri tagli. 

Come conservare la carne rossa 

La carne è altamente deperibile e per questo necessita di una conservazione adatta. Il consumo ideale dovrebbe avvenire nel giro di pochi giorni per mantenerne intatte le qualità organolettiche e il gusto. Porre il prima possibile la carne acquistata al fresco. Anche in frigorifero, tuttavia, la carne andrebbe consumata in tempi brevi. Per conservare la carne per lunghi periodi è necessaria la surgelazione. Quando si surgela è necessario impacchettare bene la carne con pellicola, plastica o alluminio. Meglio non congelare la carne in grandi pezzi ma in singole porzioni, dopo aver tolto le parti grasse interne e dopo aver frollato la carne. Lo scongelamento deve avvenire in modo lento e graduale, evitando per esempio l’acqua corrente o il calore eccessivo. Pulire spesso i comparti di frigorifero e freeze. L’utilizzo  di vaschette, buste e recipienti per alimenti contribuisce ulteriormente alla corretta conservazione. Ricette con la carne rossa Le ricette sono davvero numerosissime. Vedi la sezione Ricette con carne. Suggerimenti per la carne rossa Per avere una carne tenera dopo la cottura è consigliabile farla riposare avvolta nella carta stagnola. In tal modo le fibre che hanno subito uno shock termico potranno rilassarsi e riassorbire i succhi persi. Quando si deve battere la carne con il pestacarne per ridurne lo spessore, è preferibile farlo coprendola con un foglio di carta da forno o pellicola.

La costata di manzo è un tipo di bistecca, solitamente cotto sulla griglia, la cui carne proviene dal taglio del costato del bovino.
A differenza della bistecca alla fiorentina e più in generale della lombata, la costata di manzo contiene anche parte del muscolo, generalmente il muscolo lunghissimo del dorso, ma anche parte del muscolo spinale o semispinale. Per tale motivo, solitamente, appena cotta la carne tende a diventare piuttosto dura.

Tipico di questo taglio è il nucleo di massa grassa (da cui il termine eye, "occhio" nel nome inglese). Il taglio proviene generalmente dalla sesta alla dodicesima costola, prendendo invece il nome di "prime rib eye steak" in lingua inglese se proveniente dalle prime costole dell'animale. La cottura della carne avviene solitamente tramite brace sulla griglia, ma la costata di manzo può essere cotta anche su piastre preriscaldate oppure al forno.