4 CONTORNI (2^ Edizione)
giovedì 8 giugno 2023
INSALATA COL GRANO
4 CONTORNI (2^ Edizione)
DENTICE AL FORNO
In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.
CONSOMMÉ
BUZZONAGLIA
1 ANTIPASTI (2^ Edizione)
mercoledì 7 giugno 2023
RISOTTO AGLI AGRUMI
Stoccafisso in tutti i modi
18 PAT LIGURI (2^ Edizione)In queste 448 pagine sono raccolte oltre 500 schede di prodotti e ricette. PAT, prodotti agroalimentarei tradizionali. E' questo il marchio con cui l'Italia tutela e valorizza i prodotti tipici. Regione per regione viene stilato un elenco di prodotti e preparazioni da salvaguardare. Si tratta di migliaia di elementi che fanno del nostro paese quello con la più alta biodiversità alimentare del mondo. In questo volume si analizzano i PAT liguri.
3 SECONDI PIATTI (2^ Edizione)
In queste 200 pagine ho raccolto oltre 150 ricette di secondi piatti pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Amo stare ai fornelli. Amo scovare nei mercatini prodotti deliziosi. Li assemblo in ricette che i miei commensali trovano squisite. Se anche voi condividete la mia passione ecco che vi rivelo i miei piccoli segreti. Anche voi avrete il successo che meritate. Secondi piatti succulenti, raffinati, delicati, gustosi, intriganti. Provate a cucinarli. A migliorali. Se ci riuscite fatemelo sapere. La cucina è un'arte che si pratica anche condividendola.
CAPONATA
Capperi dissalati 3 pugni
Cipolle 2 grosse
Melanzane 1 kg
Olio extravergine d'oliva q.b.
Pinoli 60 gr
Pomodori da salsa 500 gr
Sale grosso q.b.
Sedano gambi 600 gr
Zucchero 50 gr
Lavate, mondate e tagliate a cubetti, di circa 1,5 cm di lato, le melanzane (del tipo allungato) e disponetele a strati in un colapasta o setaccio, spolverizzandole con del sale grosso, affinché perdano l’amaro. Lasciatele riposare così per almeno un'ora.
Intanto, tagliate i gambi di sedano a listerelle e sbollentateli dentro ad una pentola con dell’acqua salata, poi scolateli, asciugateli con della carta da cucina e soffriggeteli in olio d’oliva a fuoco basso.
In un'altra padella, fate soffriggere in olio d’oliva le cipolle affettate, e unite, quando saranno appassite, i capperi dissalati, i pinoli e le olive denocciolate, facendo soffriggere il tutto per altri 10 minuti.
A questo punto aggiungete i pomodori spezzettati o tagliati a cubetti e fate cuocere per circa 20 minuti a fuoco vivace. Intanto scolate e sciacquate le melanzane, asciugatele con la carta da cucina e friggetele in olio di oliva dentro ad una capiente padella, nella quale dovrete unire tutti gli ingredienti da voi precedentemente preparati.
Quando le melanzane saranno ben rosolate, unite i gambi di sedano, il composto con i pomodori e amalgamate bene il tutto a fuoco basso. Cospargete poi gli ingredienti in padella con lo zucchero e aggiungete il mezzo bicchiere d'aceto, cuocendo ancora a fuoco moderato fino a che l’odore dell’aceto sarà sfumato. A questo punto la vostra caponata è pronta: lasciatela raffreddare e servitela con delle foglie di basilico intere e spezzettate.
4 CONTORNI (2^ Edizione)
ZUPPA INGLESE
La zuppa inglese è senz'altro un dolce italiano, ma l'origine e l'etimologia del nome sono estremamente dubbie e non esiste documentazione in merito. Ciononostante sono sorte diverse leggende relative alla sua nascita, in cui se ne attribuisce l'invenzione a varie regioni d'Italia oppure ad alcune nazioni europee.
In mancanza di
documenti esistono diverse tesi sull'origine della preparazione. Alcune delle
leggende sul nome dichiarano che essa in realtà sia stata inventata in terra
francese durante la Guerra dei cent'anni e proprio per schernire il rivale
inglese fu nominata "zuppa inglese"; queste fonti non trovano
riscontro provato ma alcuni accenni su questa leggenda sono presenti in scritti
dell'epoca. Rimane il fatto che questa ricetta non trova riscontri nella
culinaria francese dell'epoca ed è quindi da ritenere una leggenda.
L'ipotesi dell'origine
inglese
Sebbene la sua origine
non sia certa, secondo alcuni la sua denominazione tradirebbe la derivazione
dalla ricca e creativa cucina inglese del periodo elisabettiano. In questo caso
la zuppa inglese sarebbe il corrispettivo del trifle, originalmente composto di
una base di pasta morbida lievitata, intriso di vino dolce (infusi, poi
madeira, porto o simile) arricchito di pezzetti di frutta, o frutti di bosco, e
coperto da crema pasticcera (custard) e panna o crema di latte (double cream).
Il trifle sembra fosse un modo di recuperare gli avanzi dei ricchi pasti
dell'epoca. Il termine trifle è ancora sinonimo in Inghilterra di qualcosa di
minore. La versione odierna del trifle, tradizionalmente compromessa dal rigore
del puritanesimo e gli stenti della rivoluzione industriale, è a volte
preparata con una sorta di crema senza uova (bird's Custard) al posto della
crema pasticcera, e gelatina di frutta (fruit jelly), con tono alcolico
generalmente basso.
L'ipotesi dell'origine
emiliana e rinascimentale dal trifle inglese
Le origini del dolce
italiano si collocano secondo questa ipotesi nel 1500, presso la corte dei
duchi d'Este quale rielaborazione di un dolce rinascimentale anglosassone, il
trifle, considerato un po’ la madre di tutti i dolci, fatto con crema e pan di
Spagna, il tutto innaffiato da bevande alcoliche (per esempio lo Sherry di
Cadice). I contatti commerciali e diplomatici con la casa reale britannica
erano frequenti, ed l'ipotesi sostiene che sia stato proprio un diplomatico di
ritorno da Londra a richiedere ai cuochi di corte di riassaggiare il trifle. Lo
stesso sarebbe accaduto anche in Toscana. Nei vari tentativi la ricetta sarebbe
stata rielaborata dapprima sostituendo la pasta lievitata all'inglese con una
ciambella di uso comune nella zona emiliana: la bracciatella. La bracciatella
veniva cotta in forma di ciambella e consumata con accompagnamento di vino
dolce, così come era in uso frequente anche per altri dolci, come i cantucci.
Seguendo la tesi rinascimentale, si può supporre che la preparazione sia
divenuta comune e che, nell'intento di portarla al rango di dolce gentilizio e
non popolare come il suo cugino inglese, si sia provveduto a ingentilirlo
ulteriormente sostituendo la bracciatella con il Pan di spagna e la panna con
la crema pasticcera. Col tempo questo trifle modificato avrebbe preso poi il
nome di "zuppa inglese". La presenza dei due liquori quali
l'Alchermes e il Rosolio supporta la tesi rinascimentale, dato che sono
entrambi di origine medioevale. Gli infusi di fiori erano già di gran moda nel
basso medioevo; l'Alchermes, invece, è probabilmente successivo alla riapertura
delle vie commerciali con gli arabi, da cui si importava l'ingrediente che lo
rende rosso: la cocciniglia. Il nome, infatti, deriva da al quermez che,
appunto, significa cocciniglia. Nel Rinascimento entrambi furono noti e molto
usati, ma mantennero la loro importanza sino all'Ottocento.
L'ipotesi dell'origine
toscana ed ottocentesca
La preparazione, così
come oggi è conosciuta, fa forse la sua comparsa nel modenese verso la prima
metà dell'Ottocento.
Leo Codacci, in Civiltà della tavola contadina, afferma che la
zuppa inglese sarebbe stata "inventata" da una donna di servizio di
una famiglia inglese residente sulle colline di Fiesole. Quella contadina
toscana, avvezza da generazioni a non gettare niente di quanto restava sulla
tavola, non riusciva a buttare via il pasto consumato, a base di biscotti
soprattutto, come se fosse una piccola merenda. Volendo fare economia anche in
casa di chi non ne aveva bisogno, la domestica pensò di utilizzare quella
grazia di Dio e di mescolare gli "avanzi" dei biscotti, della crema
pasticceria (la crema inglese è fatta senza farina, mentre la crema pasticcera
ha indispensabilità di farina) e del budino di cioccolato. Poiché i biscotti
del giorno prima erano divenuti secchi, per ammorbidirli li inzuppò con il vino
dolce. L'unico elemento che risulterebbe a favore di questa tesi è la presenza
del cacao, che divenne di uso comune durante il Seicento.
Le ipotesi dell'origine
napoletana, romana o senese
Non manca neanche
un'ipotesi sull'origine napoletana della zuppa inglese. A Napoli, durante la
Repubblica Partenopea, l'ammiraglio Francesco Caracciolo venne sconfitto da
Nelson. Re Ferdinando I°, al quale gli inglesi avevano restituito il trono,
volle onorarli dando una festa in onore dell'ammiraglio inglese. Al momento di
servire il dessert, che il cuoco che avrebbe preparato con avanzi di dolci
secchi, rum e crema pasticcera, il maggiordomo avrebbe detto al cameriere:
"Porta questa zuppa all'inglese!". Una variante dice che il dolce
sarebbe stato preparato all'ultimo momento per sostituire quello fatto cadere
maldestramente in terra da un cameriere. Altri autori, invece propendono per
un'origine romana, oppure senese.
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.