Ma la zona di maggiore produzione in Liguria è la piana di Albenga.
Come già detto deriva dal carduccio selvatico, pianta erbacea diffusa
nel bacino Mediterraneo e consumata sin dalle epoche più antiche.
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Oltre al colore, il carciofo di Albenga è
caratteristico per la consistenza delle
foglie interne che sono eccezionalmente
tenere, croccanti e dolci, adattissime ad
essere apprezzate crude, intinte in olio,
naturalmente extra vergine
preferibilmente ligure. Un'altra
caratteristica di questo prodotto è che, a
differenza delle produzioni di altre zone,
si trova in commercio con il gambo
lungo e almeno due foglie complete.
Il carciofo spinoso di Albenga è una
varietà di Cynara scolymus coltivato e condizionato ad Albenga ed in
alcuni comuni della piana di Albenga. È conosciuto anche con il nome
di violetto di Albenga, violetto spinoso di Albenga, violetto spinoso della Liguria o
zuccherino di Genova, spinoso violetto grosso di Albenga o in dialetto ligure
articiocche. La calatide, allungata e conica,
si presenta di colore verde, con
sfumature violette. Le brattee sono
spinose e il carciofo è precocissimo
nella produzione.
La piantagione è autunno-vernina. Si
parte da carducci che si piantano in
estate in terreno ben lavorato, in
solchetti profondi 10-15 cm. Le
sarchiature si alternano alle irrigazioni
fino all'autunno. Viene inoltre praticata
una leggera rincalzatura. In Liguria la
raccolta avviene nel primo anno in
febbraio-marzo e solo nel secondo anno
si raccoglierà ai primi di dicembre.
Nel secondo anno, la carciofaia si mette
in coltura nei mesi di luglio-agosto;
perciò si zappa il terreno, si scalzano le
piante togliendo i fusti secchi e le foglie
e si procede a un'irrigazione piuttosto
abbondante che rimetta in vegetazione
la carciofaia. Si provvede allora alla
scardacciatura, conservando 1 o 2
carducci al massimo. Tipo di impianto:
m 0,8 x m 1,50, piantagione a
quinconce.
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Ma da dove arriva il carciofo? La specie del carciofo è natia del bacino
Mediterraneo, e si è poi espansa in tutto il mondo. Le superfici nel
mondo coltivate con questo tipo di coltura sono stimate in 60.000
ettari, con oltre 1 milioni di tonnellate l'anno, di cui la maggior parte in
Europa. L'Italia è il maggior produttore.
Di questa coltura si hanno testimonianze anche importanti, come
l'incaricato da parte del governo francese, il conte Gilbert Chabrol de
Volvic che inviava a Napoleone Bonaparte relazioni nelle quali parlava
delle cultura nel savonese citando anche il carciofo tra le principali
produzioni.
Sul finire del XIX secolo, Stefano Jacini famoso perché dal 1881 al
1886 fu presidente della commissione d'inchiesta sulle condizioni
dell'agricoltura in Italia, che prese il nome di Inchiesta Jacini,
resocontava: «...i carciofi ed i cavoli-fiore primaticci sono oggetto di esportazione,
ma in quantità non considerevole. Fra i preferiti sono i carciofi di San Remo, Ripa
Ligure, Albenga, Savona, Varazze, Pietra Ligure, del Chiavarese, di Spotorno,
Arenzano, Prà, di dove se ne esportano vagoni interi.»
Assieme alla zucchina trombetta, al pomodoro cuore di bue e
all'asparago violetto, il carciofo spinoso è diventata una delle
produzioni tipiche della zona, conosciuto come i 4 di Albenga.
Il carciofo viene coltivato in carciofaie, cioè terreni destinati interamente
alla piantumazione delle singole piante. Il carciofo è storicamente una
pianta poliennale che può rimanere piantata per 3, dopodiché diventa
poco produttiva. Anche se può rimanere diversi anni, è diffuso nella
piana il rinnovamento della carciofaia tutti gli anni, diventando
un'ottima produzione per la rotazione delle colture su un terreno,
diventando ottimale per i terreni troppo compatti o mal strutturati,
oppure mal usati agronomicamente precedente, oppure semplicemente
per contenere la piante infestanti troppo invasive. Sui terreni dove è
piantato si sconsiglia di piantare lattuga, cicoria, o cardo, mentre ortive
come pomodoro, zucchine o melanzane, rimangano ottimale. Questo
perché il carciofo lascia sul terreno una grande quantità di residui
organici, che vengono utilizzati per il compostaggio naturale. Il
periodo di piantumazione va da luglio ad agosto, prima questo si
semina, prima si raccoglie, diventando una primizia e quindi più
reddittiva, tuttavia si fa anche più elevato il rischio gelata, per questo è
diffusa l'impiantazione per fine agosto.
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