Panna fresca 250 ml
Latte 250 ml
Uova 125 gr di tuorli
Zucchero 125
g
Vaniglia mezza bacca
Maizena 20 g
Farina 20 g
Cioccolato fondente 100 gr
dosi per 8 coppette
Latte 500 ml
Uova 6 tuorli
Maizena 40 g
Zucchero 150 g
Vaniglia 1 baccello
per la bagna
Acqua 200 ml
Zucchero 100
g
Alchermes 100 ml
Savoiardi 40 g
Preparate una crema pasticcera, e una
crema pasticcera al cioccolato quindi lasciatela raffreddare. Prendete 8
coppette della capienza di circa 200 ml e tagliate i savoiardi della dimensione
delle coppette scelte. In un pentolino fate uno sciroppo facendo disciogliere
lo zucchero nell'acqua e aggiungete poi l'alchermes rosso e lasciate
raffreddare. Una volta freddo inzuppate i savoiardi nella bagna ottenuta e
disponete sul fondo di ognuna di esse i savoiardi spezzettati e intrisi di
Alchermes; servendovi di un cucchiaio o di una sacca da pasticcere,disponete un
primo strato di crema al cacao, poi spezzettate un altro savoiardo, intingetelo
nel liquore e adagiatelo sopra la crema al cacao. Distribuite un secondo strato
di crema pasticcera chiara e, infine, con la tasca da pasticcere, formate un
grande ciuffo di crema al cacao sulla superficie di ogni coppa. Utilizzate i
restanti savoiardi per decorare le coppe di zuppa inglese, spezzandoli,
intingendoli nell’Alchermes e disponendoli aggraziatamente.
Aspetto e varianti
Il dolce si prepara sovrapponendo strati
di pan di Spagna o savoiardi inzuppati in diversi liquori (spesso l'Alchermes)
e usando la crema pasticcera. A volte si prepara in una teglia trasparente, di
modo da far risaltare la colorazione a strati rosati e gialli che assume. Il
dolce viene quindi tenuto in frigo, affinché assuma compattezza e per
preservare la freschezza degli ingredienti. È un dolce che presenta alcune
varianti; oltre alla crema pasticcera, a volte si usa anche quella al
cioccolato, contribuendo così non solo al gusto, ma anche alla presentazione
molto colorata di questo dolce casalingo. In alcune ricette compare la
marmellata di albicocche, molto amata dai pasticceri ottocenteschi, e in altre
le composte di frutta. Altre ricette ancora integrano la preparazione con il
caffè, avvicinandola per qualche verso al tiramisù. Alcuni, infine, aggiungono
una nota di cannella. A Ferrara, al posto del pan di Spagna, è più comune
l'utilizzo della brazadela, il tipico e semplice biscotto fatto in casa.
Storia
La zuppa inglese è senz'altro un dolce italiano, ma l'origine e l'etimologia del nome sono estremamente dubbie e non esiste documentazione in merito. Ciononostante sono sorte diverse leggende relative alla sua nascita, in cui se ne attribuisce l'invenzione a varie regioni d'Italia oppure ad alcune nazioni europee.
La zuppa inglese è senz'altro un dolce italiano, ma l'origine e l'etimologia del nome sono estremamente dubbie e non esiste documentazione in merito. Ciononostante sono sorte diverse leggende relative alla sua nascita, in cui se ne attribuisce l'invenzione a varie regioni d'Italia oppure ad alcune nazioni europee.
Il nome compare già alla fine
dell'Ottocento nella "bibbia" della cucina italiana scritta da
Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene.
La ricetta è la n. 675.
Il dolce è diffuso almeno fin
dall'Ottocento nella cucina emiliana e romagnola (zone di Bologna, Parma,
Modena, Forlì, Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia).
Anche in Toscana la zuppa inglese è
diffusa almeno dal XIX secolo, anche se l'Artusi sente l'esigenza di informare
i toscani della differenza esistente tra la crema da essi preparata
abitualmente e la crema pasticcera necessaria per la preparazione della zuppa
inglese.
Nelle Marche, e in particolare in Ancona,
l'uso di questo dolce è parimenti documentato sin dalla metà dell'Ottocento; i
viaggiatori inglesi nelle Marche si stupivano molto del nome, non avendo mai
visto in patria questo dolce. Interessante è la spiegazione che ricevevano
dagli italiani, ossia che il termine inglese era inteso come sinonimo di amante
dell'alcol, come si riteneva fossero gli inglesi, in quanto la ricetta prevede
obbligatoriamente l'uso di liquori.
L'ipotesi dell'origine francese
In mancanza di
documenti esistono diverse tesi sull'origine della preparazione. Alcune delle
leggende sul nome dichiarano che essa in realtà sia stata inventata in terra
francese durante la Guerra dei cent'anni e proprio per schernire il rivale
inglese fu nominata "zuppa inglese"; queste fonti non trovano
riscontro provato ma alcuni accenni su questa leggenda sono presenti in scritti
dell'epoca. Rimane il fatto che questa ricetta non trova riscontri nella
culinaria francese dell'epoca ed è quindi da ritenere una leggenda.
L'ipotesi dell'origine
inglese
Sebbene la sua origine
non sia certa, secondo alcuni la sua denominazione tradirebbe la derivazione
dalla ricca e creativa cucina inglese del periodo elisabettiano. In questo caso
la zuppa inglese sarebbe il corrispettivo del trifle, originalmente composto di
una base di pasta morbida lievitata, intriso di vino dolce (infusi, poi
madeira, porto o simile) arricchito di pezzetti di frutta, o frutti di bosco, e
coperto da crema pasticcera (custard) e panna o crema di latte (double cream).
Il trifle sembra fosse un modo di recuperare gli avanzi dei ricchi pasti
dell'epoca. Il termine trifle è ancora sinonimo in Inghilterra di qualcosa di
minore. La versione odierna del trifle, tradizionalmente compromessa dal rigore
del puritanesimo e gli stenti della rivoluzione industriale, è a volte
preparata con una sorta di crema senza uova (bird's Custard) al posto della
crema pasticcera, e gelatina di frutta (fruit jelly), con tono alcolico
generalmente basso.
L'ipotesi dell'origine
emiliana e rinascimentale dal trifle inglese
Le origini del dolce
italiano si collocano secondo questa ipotesi nel 1500, presso la corte dei
duchi d'Este quale rielaborazione di un dolce rinascimentale anglosassone, il
trifle, considerato un po’ la madre di tutti i dolci, fatto con crema e pan di
Spagna, il tutto innaffiato da bevande alcoliche (per esempio lo Sherry di
Cadice). I contatti commerciali e diplomatici con la casa reale britannica
erano frequenti, ed l'ipotesi sostiene che sia stato proprio un diplomatico di
ritorno da Londra a richiedere ai cuochi di corte di riassaggiare il trifle. Lo
stesso sarebbe accaduto anche in Toscana. Nei vari tentativi la ricetta sarebbe
stata rielaborata dapprima sostituendo la pasta lievitata all'inglese con una
ciambella di uso comune nella zona emiliana: la bracciatella. La bracciatella
veniva cotta in forma di ciambella e consumata con accompagnamento di vino
dolce, così come era in uso frequente anche per altri dolci, come i cantucci.
Seguendo la tesi rinascimentale, si può supporre che la preparazione sia
divenuta comune e che, nell'intento di portarla al rango di dolce gentilizio e
non popolare come il suo cugino inglese, si sia provveduto a ingentilirlo
ulteriormente sostituendo la bracciatella con il Pan di spagna e la panna con
la crema pasticcera. Col tempo questo trifle modificato avrebbe preso poi il
nome di "zuppa inglese". La presenza dei due liquori quali
l'Alchermes e il Rosolio supporta la tesi rinascimentale, dato che sono
entrambi di origine medioevale. Gli infusi di fiori erano già di gran moda nel
basso medioevo; l'Alchermes, invece, è probabilmente successivo alla riapertura
delle vie commerciali con gli arabi, da cui si importava l'ingrediente che lo
rende rosso: la cocciniglia. Il nome, infatti, deriva da al quermez che,
appunto, significa cocciniglia. Nel Rinascimento entrambi furono noti e molto
usati, ma mantennero la loro importanza sino all'Ottocento.
L'ipotesi dell'origine
toscana ed ottocentesca
La preparazione, così
come oggi è conosciuta, fa forse la sua comparsa nel modenese verso la prima
metà dell'Ottocento.
Leo Codacci, in Civiltà della tavola contadina, afferma che la
zuppa inglese sarebbe stata "inventata" da una donna di servizio di
una famiglia inglese residente sulle colline di Fiesole. Quella contadina
toscana, avvezza da generazioni a non gettare niente di quanto restava sulla
tavola, non riusciva a buttare via il pasto consumato, a base di biscotti
soprattutto, come se fosse una piccola merenda. Volendo fare economia anche in
casa di chi non ne aveva bisogno, la domestica pensò di utilizzare quella
grazia di Dio e di mescolare gli "avanzi" dei biscotti, della crema
pasticceria (la crema inglese è fatta senza farina, mentre la crema pasticcera
ha indispensabilità di farina) e del budino di cioccolato. Poiché i biscotti
del giorno prima erano divenuti secchi, per ammorbidirli li inzuppò con il vino
dolce. L'unico elemento che risulterebbe a favore di questa tesi è la presenza
del cacao, che divenne di uso comune durante il Seicento.
Le ipotesi dell'origine
napoletana, romana o senese
Non manca neanche
un'ipotesi sull'origine napoletana della zuppa inglese. A Napoli, durante la
Repubblica Partenopea, l'ammiraglio Francesco Caracciolo venne sconfitto da
Nelson. Re Ferdinando I°, al quale gli inglesi avevano restituito il trono,
volle onorarli dando una festa in onore dell'ammiraglio inglese. Al momento di
servire il dessert, che il cuoco che avrebbe preparato con avanzi di dolci
secchi, rum e crema pasticcera, il maggiordomo avrebbe detto al cameriere:
"Porta questa zuppa all'inglese!". Una variante dice che il dolce
sarebbe stato preparato all'ultimo momento per sostituire quello fatto cadere
maldestramente in terra da un cameriere. Altri autori, invece propendono per
un'origine romana, oppure senese.
5 DESSERT (2^ Edizione)
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.
In queste 400 pagine sono raccolte oltre 250 ricette di dessert pubblicate nel corso degli anni sul blog DALLA PARTE DEL GUSTO (https://dallapartedelgusto.blogspot.com/). Desidero infatti condividere con voi la mia passione per la cucina. Dessert. Che delizia. Buoni da gustare, belli da ammirare. Ne ho una passione sfrenata. Questo volume è dedicato a chi come me condivide l'amore per il dolce. Tantissime preparazioni di base, paste, creme, semilavorati, piccola, media e grande pasticceria. Semplicissimo e complesso.
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