Vino di mele Vin de meie
Il sidro locale che prende il nome dal francese cidre e dal latino tardo
sicera, bevanda inebriante. Molto diffuso all'estero, non mancava
comunque anche nelle nostre campagne dove le mele non
scarseggiavano di certo e la vite, a causa delle caratteristiche
pedoclimatiche sfavorevoli, non raggiungeva la giusta maturazione. La
fermentazione dei frutti dà origine a questo surrogato del vino, dal
gusto gradevole e dal basso contenuto alcolico. La produzione di mele
era quindi indirizzata sia al consumo fresco, raggiungendo il mercato di
Genova e del vicino Piemonte, sia alla trasformazione.
Le mele da sacco quelle cioè di seconda scelta, si vendevano infatti a una
ditta piemontese, nei pressi di Tortona, per essere trasformate in alcool.
Comunque, anche gli stessi agricoltori erano soliti preparare surrogati
del vino, quello che localmente definiscono il vin de meia (sidro) e la
vinetta (con mele e raspi di uva).
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Alcuni nella preparazione usavano anche le pere ed in particolare le
negre così chiamate in quanto, quando mature, diventano nere nella
polpa.
Bevanda a bassa gradazione alcolica ottenuta dalla fermentazione di
varietà locali di mele. La tradizionalità del prodotto è legata, oltre che
alle tecniche del processo produttivo, soprattutto alla rigorosa
provenienza locale della materia prima.
La zona di produzione è l’Alta valle Scrivia.
La prima fase di lavorazione consiste nella frantumazione delle mele
che, introdotte in un contenitore in legno di forma cilindrica, vengono
battute ripetutamente con un pestello di legno fino a ridurle in
poltiglia. A questo punto si passa alla torchiatura dalla quale si ottiene
il primo succo. Dopo essere stato filtrato, il succo è riposto in un
recipiente in vetro e subisce una prima fermentazione di circa 3-4
giorni. Il liquido viene quindi nuovamente travasato e lasciato a
fermentare, procedendo successivamente all'ultimo travaso.
L'imbottigliamento si esegue in bottiglie da spumante, con tappo a
gabbia poiché il prodotto è leggermente frizzante.
Il sidro da pomi
della valle
Scrivia deriva
dalla
lavorazione di
varietà locali
quali la Selvatica
di Casella, mela
abbastanza
grossa, la
Gianchetta,
bianca, rotonda, non tanto grossa ma gustosa e la Garbuinn-a, mela
rossa di medio-piccole dimensioni, presente in Valbrevenna.
La tradizione è iniziata con la mela di Milan, di dimensioni medio
grosse, dolce e succosa, che il mercato fresco non assorbiva e veniva
quindi destinata in parte alla trasformazione.
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