Viene prodotta esclusivamente con latte intero crudo di bovine di razza valdostana (razze valdostana pezzata rossa e valdostana pezzata nera), alimentate prevalentemente con foraggio verde nel periodo estivo e con fieno locale nel resto dell'anno. L'aspetto al taglio, può variare leggermente nel colore e nella leggera occhiatura, in base al produttore nonché alla stagione in cui è stato fabbricato; anche la salatura, poco accentuata, varia leggermente a seconda del produttore. Le forme che non superano il controllo di idoneità al marchio fontina, sono immesse al commercio come "formaggio valdostano".
A stagionatura ultimata, dopo una serie di severi controlli, il Consorzio produttori e tutela della DOP fontina procede alla marchiatura: le forme contrassegnate con il marchio sono garantite per autenticità e qualità.
GORGONZOLA
Il gorgonzola o anche più in breve "zola" è un formaggio erborinato, prodotto in Italia dal latte intero di vacca. Si tratta di un formaggio DOP originario della provincia di Milano e le sue zone di produzioni storiche sono le province di Milano, Como, Pavia e Novara. Quest'ultima ne è diventata nell'ultimo secolo la principale produttrice. Il gorgonzola prende il nome dalla omonima cittadina lombarda che gli ha dato i natali. Non si conosce con esattezza il periodo della nascita di questo formaggio. Tracce storiche se ne hanno a partire del XV secolo, nella cittadina di Gorgonzola, nei pressi di Milano. Nell'Ottocento la produzione di questo formaggio crebbe sensibilmente e venne esportato, oltre che in altri territori italiani, anche in Inghilterra. Nel 1996, il formaggio gorgonzola è stato riconosciuto dalla Comunità Europea e registrato nella lista dei prodotti DOP con Reg. Cee n° 1107/96. La forma, del peso di 12 kg circa, riporta su entrambe le facce il marchio di origine e viene avvolta in fogli di alluminio riportanti il contrassegno caratteristico della denominazione protetta "gorgonzola".
Esiste anche il gorgonzola DeCo, (Denominazione comunale d'origine), che dà la possibilità ai comuni, come quello che ha dato il nome al formaggio, di produrlo e rivenderlo al di fuori dei consorzi DOP.
Il gorgonzola è prodotto in Italia in Lombardia e Piemonte, precisamente nelle province di Bergamo, Brescia, Biella, Como, Cremona, Cuneo, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Pavia, Varese, Verbania, Vercelli ed alcuni comuni dell'Alessandrino. È un formaggio a pasta cruda, a latte pastorizzato, grasso, di colore bianco paglierino, le cui screziature verdi sono dovute al processo di erborinatura, cioè alla formazione di muffe (Penicillium glaucum).
Nella provincia di Milano, nella Città di Gorgonzola è oggi ancora attiva la produzione del formaggio erborinato, anche se di tipo "piccola azienda agricola" e venduto al pubblico con la salvaguardia della Denominazione Comunale DeCo, attiva dal 2009. Nella stessa città è presente anche la piccola produzione normata DeCo del gorgonzola di pecora. Queste varietà sono offerte al pubblico durante la Sagra nazionale del gorgonzola, che si tiene dal 1999 a fine settembre.
Il formaggio gorgonzola DOP per essere definito come tale, deve rispettare il disciplinare di produzione; lo stesso prevede che per la sua produzione si utilizzi unicamente latte vaccino, quindi l'utilizzo di latte di pecora non è consentito. Non può nemmeno fregiarsi del nome di gorgonzola un formaggio erborinato che abbia ingredienti non previsti dal disciplinare: il più classico è il peperoncino, che aggiunge piccantezza a quella intrinseca del formaggio. I produttori si sbizzarriscono così a dare nomi generalmente "infernali" e "diabolici" per sottolinearne la particolare, intensa sapidità.
Inoltre l'attribuzione della De.Co al prodotto formaggio Gorgonzola è tuttora controversa e il Consorzio ha promosso un giudizio atto a farne accertare e dichiarare la violazione di legge. Questo perché non può essere utilizzato il termine "gorgonzola" per designare un formaggio erborinato qualsiasi così come non si può utilizzare la parola Champagne per identificare uno spumante metodo classico che non sia uno champagne AOC.
Ne esistono due principali tipi, sebbene da disciplinare chiamati allo stesso modo, essenzialmente diversi:
dolce, che si presenta cremoso a pasta molle con sapore particolare e caratteristico leggermente piccante;
piccante, con un sapore più deciso e forte e la pasta dura, più consistente e friabile e simile agli erborinati di origine francese.
Esistono comunque dei gorgonzola formalmente (come da disciplinare) definiti "dolci" che sono, per lavorazione, stagionatura o qualità delle muffe, in realtà assai piccanti.
Valori nutrizionali per 100 g
Energia 330 kcal (1 380 kJ)
Proteine 19 g
Carboidrati
Totali 0,1 g
Grassi
Totali 26 g
Minerali
Calcio 420 mg
Fosforo 360 mg
Oltre che essere mangiato "liscio" o spalmato su una fetta di pane, il gorgonzola è ingrediente di molti piatti della cucina padana, dal risotto alla pasta alle scaloppine, spesso abbinato con altri formaggi meno piccanti ma più consistenti. È ingrediente praticamente fondamentale della "pasta ai quattro formaggi", sia nella versione "alla bava" sia quella gratinata (compresa quella fatta con il riso). Gli altri tre formaggi (o più, in realtà) variano molto da ricetta a ricetta: uno di essi è necessariamente il parmigiano, grana o lodigiano grattugiati. Gli altri due sono generalmente formaggi dolci e fondenti, come la fontina o il valtellina, ma anche non italiani come l'emmentaler. Ancora, due classici abbinamenti del gorgonzola crudo, spesso combinati, sono con il mascarpone e le noci.
Il gorgonzola richiede un vino rosso robusto e corposo, ma è stato abbinato anche con morbidi vini bianchi o rosati e, per il tipo piccante, anche con vini da dessert o liquorosi tipo Marsala vergine o Porto. Una classica associazione culinaria, soprattutto in uso nella provincia di Bergamo e nella Provincia di Brescia, è rappresentata da polenta e gorgonzola, da abbinarsi al Moscato di Scanzo (vino rosso moscato prodotto nell'omonimo comune di Scanzorosciate nella provincia di Bergamo). Per l'ottimale conservazione del gorgonzola è sufficiente asportare la crosta ed avvolgere la fetta in foglio di alluminio, riponendola in una confezione salvafreschezza. Per grosse quantità invece, tagliato a fette sottili e avvolto sempre in fogli di alluminio, lo si ripone nel congelatore scongelando, volta per volta, la fetta da consumare entro breve tempo.
ZONA DI PRODUZIONE
Lombardia
Piemonte
TERRITORIO DI PRODUZIONE
Lombardia: province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco Lodi, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese. Piemonte: province di Biella, Cuneo, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e parte di Alessandria.
ORIGINE
Latte di Vacca
FORMA E DIMENSIONE
Forma cilindrica a facce piane del diametro di 20-32 cm, scalzo alto minimo 13 cm. Il peso può variare da 10 a 13 kg per la forma grande del Dolce; 9-12 kg per la forma media del Piccante e 6-8 kg la forma piccola.
STORIA
E’ uno dei formaggi più antichi e fra i primi ad aver ottenuto il riconoscimento D.O.P. Si racconta che il Gorgonzola sia stato prodotto per la prima volta nell’anno di grazia ‘870 alle porte di Milano, nell’omonima città, al tempo riconosciuta come importante centro di scambi commerciali. Si dice anche che sia stato prodotto per sbaglio da un giovanotto distratto che, per correre dall’amata, lasciò la cagliata fresca appesa a un gancio in una cantina umida. Il giorno seguente, per riparare all’errore, aggiunse la cagliata fresca del mattino. Assaggiandolo il formaggio ottenuto, lo trovò ottimo, tanto da ripetere ancora “l’errore”. Da sempre è chiamato “stracchino verde” e, per la necessità di distinguerlo e valorizzarne l'origine, porta il nome della città di Gorgonzola, tutt’oggi l’epicentro produttivo.
TIPOLOGIA DI FORMAGGIO
Pasta molle, Pasta semidura
TECNOLOGIA DI LAVORAZIONE
Al latte pastorizzato vengono aggiunte spore di penicillium e fermenti lattici. La cagliata, presamica, ottenuta con caglio liquido di vitello, viene prima rotta a cubetti, quindi, dopo una sosta sottosiero, nuovamente tagliata alle dimensioni di una noce. Dopo l’estrazione con teli, la pasta trova posto in fascere per sgrondare su tavoli spersori. Un'altra tipologia produttiva è quella a due paste, dove la cagliata della sera viene miscelata, a strati, con quella del mattino. La salatura è a secco o in salamoia.
MATURAZIONE/STAGIONATURA
Per la tipologia dolce si prevedono almeno 50 giorni, per la versione piccante non meno di 80 giorni. Le forme vengono forate, permettendo all'aria di entrare in contatto con la pasta, favorendo così la crescita delle tipiche muffe.
CARATTERISTICHE DEL FORMAGGIO
La crosta è rugosa, umida, con presenza di muffe dal colore paglierino carico tendente al rosso-arancio. Nella tipologia Dolce la pasta è cremosa, di colore bianco o avorio con le classiche striature verdi-blu del penicillium. Nella tipologia Piccante, la pasta è friabile, a volte gessata, di colore avorio con fitte striature blu-verdi. TIPOLOGIA DI FORMAGGIO AL CONSUMO
Formaggio grasso, a breve e media stagionatura, a pasta molle o semidura.
INTENSITÀ AROMATICA E SENSAZIONI
Media, medio elevata, elevata, piccante.
ABBINAMENTI
L'accostamento perfetto è con la polenta. Adatto anche come ingrediente delle paste ripiene. Richiede vini corposi rossi, passiti o marsalati, oppure birre d’abbazia.
VALORI NUTRIZIONALI PER 100 GR
Valore energetico
330 Kcalrassi
26 groteine
19 g
NOTE
Dalla Valsassina il Gorgonzola giunse alla pianura, dove la produzione aumentò. La maturazione in ambienti naturali come le grotte è rara, ma dà vita a un’erborinatura intensa. È quasi scomparso quello a “due paste”.
GRANA PADANO
Il Grana Padano DOP è un formaggio a pasta dura, cotta ed a lenta maturazione. Si produce in trentadue province dell'Emilia-Romagna, della Lombardia, del Piemonte, del Trentino - Alto Adige e del Veneto. È un formaggio italiano a Denominazione di origine protetta (DOP). Ciò significa che tutte le tre fondamentali fasi della filiera produttiva: (allevamento e mungitura delle bovine, raccolta e trasformazione del latte in formaggio, stagionatura, eventuale grattatura) devono obbligatoriamente avvenire nella zona di origine. La storia narra che il formaggio grana della pianura padana nacque nel 1135 nell'abbazia di Chiaravalle, pochi chilometri a sud di Piacenza. Veniva prodotto in apposite caldaie all'interno dei monasteri che possono essere considerati i primi caseifici. I monaci lo chiamarono caseus vetus, formaggio vecchio. Il popolo che non aveva dimestichezza con il latino, gli diede un altro nome, derivato dalla particolarità della pasta, compatta ma granulosa. Così nacque il nome di formaggio di grana o più semplicemente grana. I grana più citati sono il lodesano o lodigiano, considerato da molti il più antico, il milanese, il parmigiano, il piacentino ed il mantovano. Il momento della svolta nella produzione dei formaggi è datato 1951. A Stresa, nel giugno di quell'anno, tecnici e operatori caseari europei siglarono una "Convenzione", nella quale fissarono norme precise in tema di denominazioni dei formaggi e indicazioni sulle loro caratteristiche. In quella occasione vennero distinti il formaggio "di Grana Lodigiano" che poi è divenuto "Grana Padano" e il "Parmigiano Reggiano". Si dovette però attendere il 10 aprile 1954, perché l'Italia stabilisse alcune norme sulla "Tutela delle Denominazioni di origine e tipiche dei formaggi". Il 30 ottobre 1955 fu emanato il Decreto del Presidente della Repubblica n. 1269 sul "Riconoscimento delle denominazioni circa i metodi di lavorazione, caratteristiche merceologiche e zone di produzione dei formaggi", compreso il Grana Padano. Nel 1996 il Grana Padano ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta da parte dell'Unione Europea. A seguito del mutato regime conseguenza di detto riconoscimento, le funzioni di controllo - che consistono nella verifica della sussistenza delle condizioni stabilite dal Disciplinare di produzione affinché il prodotto abbia diritto all'apposizione del marchio a fuoco romboidale, distintivo della Denominazione di Origine Protetta Grana Padano - sono oggi esercitate, su designazione del Consorzio e autorizzazione del Ministero per le Politiche Agricole, dalla CSQA Certificazioni Srl, con sede a Thiene (VI). La denominazione di origine protetta Grana Padano si riferisce al formaggio prodotto durante tutto l'anno con latte crudo di vacca proveniente dalla zona di produzione definita dal Disciplinare. È sempre il disciplinare di produzione a regolamentare l'alimentazione delle vacche da latte che si basa sull'utilizzo di alimenti ottenuti dalle coltivazioni aziendali o nell'ambito del territorio di produzione del latte. Nella razione giornaliera non meno del 50% della sostanza secca deve essere apportata da foraggi con un rapporto foraggi/mangimi, riferito alla sostanza secca, non inferiore a 1. Almeno il 75% della sostanza secca dei foraggi della razione giornaliera deve provenire da alimenti prodotti nel territorio di produzione del latte. Tra i foraggi ammessi più rappresentativi troviamo i foraggi freschi o affienati da prati stabili o artificiali o sfalciati, che fin dal Medioevo costituivano la base dell'alimentazione. A questi si sono aggiunti gli insilati di trinciato di mais o di altre foraggere, i fieni silo. Tra i mangimi ammessi spiccano i cereali e la soia. Non è ammesso l'impiego della colza. Il Grana Padano DOP si produce esclusivamente con latte crudo, proveniente dalla zona di produzione, parzialmente decremato mediante affioramento naturale, munto non più di due volte al giorno da bovine alimentate secondo regole precise e lavorato esclusivamente in caldaie in rame o con rivestimento interno in rame a forma di campana rovesciata, da ognuna delle quali si ricavano due forme. Al latte in caldaia viene aggiunto il siero innesto naturale, viene poi riscaldato a una temperatura di 31-33 C° e addizionato di caglio di vitello per la coagulazione. Si procede con la rottura della cagliata con lo spino e alla successiva cottura sotto agitazione fino ad una temperatura di 53 -56 C°. La massa caseosa si deposita sul fondo della caldaia ed è lasciata riposare fino ad un massimo di 70 minuti, perché rassodi e spurghi il siero. Infine gli operatori, con una pala in legno ed un telo "schiavino", la sollevano all'interno della caldaia e la tagliano in due parti uguali, le "forme gemelle". Ognuna di esse è avvolta in un telo di lino, estratta dalla caldaia e posta sullo spersore. A questo punto ogni nuova forma è racchiusa in una "fascera", un tempo di legno ed oggi di idoneo materiale plastico, tenuta ben stretta e leggermente pressata da un disco dello stesso materiale. Dopo circa 12 ore dalla "messa in forma", tra la "fascera" e la parte laterale della forma (lo scalzo), è inserita un'altra fascia di plastica, la fascera marchiante, con in rilievo i marchi di origine: il quadrifoglio con impresso il numero di matricola del caseificio, la sigla della provincia e il mese e l'anno di produzione, e le piccole losanghe romboidali tratteggiate che riportano al loro interno alternativamente le parole "GRANA" e "PADANO". Inoltre a ogni forma è applicata una placca di caseina, che diventerà parte della crosta, con un codice identificativo che ne permette la rintracciabilità. Dopo 24 ore si sostituisce la fascera con una di acciaio, costellata da piccoli fori e leggermente bombata, che in un giorno circa dà al formaggio la definitiva forma caratteristica: scalzo convesso e piatti piani. A quel punto, è pronto per la salatura, immerso in una soluzione di acqua e sale per un periodo che varia dai 14 ai 30 giorni. Dopo l'asciugatura in un locale adatto detto camera calda o locale di stufatura, inizia la stagionatura, da un minimo di 9 a oltre 20 mesi, in ambienti ben coibentati, con moderni sistemi di controllo della temperatura, dell'umidità e dell'aerazione. Durante il lungo periodo della stagionatura, il Grana Padano subisce una serie di mutamenti chimico-fisici, e microbiologici che si riflettono sulle caratteristiche organolettiche. In questi mesi le forme vengono curate, pulite e girate ogni 15 giorni circa. Queste operazioni un tempo completamente manuali, oggi sono assicurate da macchine spazzolatrici e rivoltatrici robotizzate. Al nono mese le forme di Grana Padano sono esaminate da esperti del Consorzio di Tutela con i tradizionali strumenti di controllo - il martelletto, l'ago e la sonda. Se superano tutte le prove, ricevono il marchio a fuoco, che garantisce la qualità "sana, leale e mercantile" del Grana Padano DOP; ad apporlo sulle forme sono i tecnici dei caseifici, sotto l'occhio dei funzionari del Consorzio di Tutela e su disposizione dell'ente certificatore (CSQA). La riproduzione del marchio deve comparire su tutte le confezioni di grattugiato e di porzionato, garantendo così il consumatore che il formaggio contenuto può legittimamente fregiarsi della DOP "Grana Padano". Senza questo marchio, il formaggio non può essere denominato né commercializzato come Grana Padano DOP. Le forme che recano i marchi di origine "Grana Padano", ma al controllo finale non risultano conformi ai requisiti necessari, vengono sottoposte alla cancellazione dei suddetti marchi mediante "retinatura", cioè ricoperte da segni che mascherano rombi e quadrifoglio che identificano come Grana Padano un formaggio che non lo è diventato. Una forma di Grana Padano DOP deve obbligatoriamente avere un peso variabile compreso tra 24 kg e 40 kg: per ottenere un chilo di formaggio Grana Padano occorrono circa 15 litri di latte! In passato il grana poteva distinguersi in tre cicli stagionali:
"vernengo": quando è prodotto da dicembre a marzo
"di testa": quando è prodotto da aprile a giugno (è considerato il migliore)
"tardivo o terzolo": quando è prodotto da ottobre a novembre
Questo dipendeva dai foraggi freschi con cui erano alimentate le vacche nei vari periodi stagionali, che conferivano colore e aromi differenti al latte e conseguentemente al formaggio. Oggi questa distinzione è superata in quanto l'alimentazione delle bovine sostanzialmente la stessa durante tutto l'anno. I foraggi infatti molto raramente vengono utilizzati freschi, ma per lo più conservati. In questo modo si ottengono produzioni più costanti ed omogenee.
VALORI NUTRIZIONALI
Il Grana Padano è un'importante fonte di vitamine e sostanze minerali: sono presenti le vitamine A, B 1, B2, B6, B12, D, PP e E. Il calcio è l'elemento minerale più rappresentato (50 g di formaggio, infatti, apportano il 60% dei fabbisogno giornaliero di un adulto). Da segnalare anche il contenuto di fosfato, di iodio, e di selenio. Da rilevare anche la presenza di magnesio, che partecipa alla costituzione dello scheletro e interviene in numerosi processi metabolici come gruppo proteico indispensabile per l'attività di specifici enzimi, di rame e zinco, entrambi utili per contrastare l'invecchiamento cellulare.
CENNI STORICI
Il Grana Padano è nato all'inizio dell'anno Mille nel cuore della bassa Lombardia: i monaci cistercensi dell'abbazia di Chiaravalle ne misero a punto la ricetta come espediente per la conservazione del latte in eccedenza. Fonti del XII secolo documentano la nascita dei primi caseifici per la produzione di un formaggio a pasta dura e granulosa, cui venne attribuito il nome di 'grana' proprio a causa dell'originale struttura. Il successo incontrato presso la popolazione lombarda portò al rapido sviluppo della sua produzione, mentre l'ottima capacità di conservazione ne favorì il commercio sui mercati delle zone limitrofe. La storia del Grana continua attraverso i secoli: lo si trova sulle tavole dei favolosi banchetti delle corti rinascimentali, ma anche negli anni delle carestie, durante i quali contribuisce al sostentamento delle popolazioni delle campagne. Le tecniche produttive del Grana Padano si sono tramandate inalterate da allora e, ancora oggi, assicurano a questo formaggio quelle caratteristiche organolettiche e nutrizionali che lo hanno reso uno dei prodotti più amati e imitati nel mondo.
COME SCEGLIERE
Il prodotto originale si può riconoscere grazie al marchio di qualità che compare su tutte le confezioni di grattugiato e di porzionato, garantendo il consumatore che il formaggio contenuto nelle confezioni ha ottenuto la marchiatura a fuoco e può quindi legittimamente fregiarsi della DOP "Grana Padano". Sempre alla nascita della forma, vengono impresse sullo scalzo delle losanghe tratteggiate, che riportano alternativamente i termini "Grana" e "Padano". Questo contrassegno, ripetuto in continuo su tutto il giro della forma, permette di identificare il Grana Padano anche quando viene venduto in pezzi
COME CONSERVARE
Dopo il taglio si consiglia di conservare il formaggio in frigorifero, avvolgendolo in un canovaccio inumidito per impedire che si asciughi troppo.
PRODOTTI A MARCHIO
Grana Padano DOP: il Grana Padano è un formaggio semigrasso a pasta dura, prodotto con latte di vacca, a lenta stagionatura. Ha forma cilindrica, una crosta dura e spessa, liscia e cerosa, di colore giallo scuro ed una pasta finemente franaulosa, di colore bianco o paglierino. Se tagliato, si divide in scaglie. Il gusto è fragrante e delicato.
Il Grana Padano può essere prodotto nel territorio delle province di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova a sinistra del Po, Milano, Pavia, Sondrio, Varese, Trento, Padova, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Bologna a destra del Reno, Ferrara, Forlì, Piacenza e Ravenna, nonché nell'intero territorio amministrativo dei comuni di Anterivio, Lauregno, Proves, Senale-S.Felice e Trodena, nella provincia autonoma di Bolzano.
I valori nutrizionali del Parmigiano Reggiano sono importanti per l’apporto di proteine di elevata qualità biologica, ben il 33,5%, calcio altamente assimilabile e vitamine B1, B2, B6, B12, PP ed A. Contiene inoltre buone quantità di sodio, potassio, magnesio e fosforo.
La quantità di lipidi presente è del 28% circa; non contiene zuccheri, se non in tracce. È molto digeribile.
387 Kcal per 100 g di prodotto.
VARIETA'
Il Parmigiano Reggiano è un formaggio italiano D.O.P. di latte vaccino, a pasta dura, cotto e stagionato. A seconda del periodo di stagionatura abbiamo tre tipi di Parmigiano:
Maturo: 12-18 mesi
Vecchio: 18-24 mesi
Stravecchio: 24-36 mesi
Ha sapore caratteristico, più intenso all’avanzare della stagionatura. Ha crosta color oro, molto spessa e dura. La pasta è color paglierino uniforme ed ha una struttura a scaglie, con granulosità minuta ed occhiatura appena percettibile. Le forme sono cilindriche, piuttosto grosse e dallo scalzo bombato.
COME SCEGLIERE
Accertarsi che lo scalzo della crosta sia contrassegnata dall’apposita marchiatura PARMIGIANO-REGGIANO e dal logo D.O.P.
COME CONSERVARE
Per la conservazione del Parmigiano Reggiano è bene riporlo frigorifero in una formaggiera, preferibilmente con il piatto in legno. Per mantenerlo morbido più a lungo avvolgerlo in carta stagnola.
GRUVIERA
Il gruviera (gruyère in francese; questo il termine corrente anche in italiano svizzero) o groviera è un formaggio svizzero, che deve il suo nome al Distretto della Gruyère, del Canton Friburgo, dove viene prodotto. In Italia il termine gruviera viene impropriamente usato per indicare il formaggio Emmental. Fuori dal paese elvetico, per molto tempo il termine gruyère non indicava solamente il celebre formaggio svizzero, bensì un tipo di formaggio francese. Oggi si parla di formaggi della famiglia del groviera al quale sono apparentati il comté, il beaufort e il jura. Beneficia dell'AOC svizzera (marchio d'origine equivalente dell'italiano Denominazione di origine protetta) dal 26 luglio 2001[3]. La zona di produzione si estende ai cantoni di Friburgo, Vaud, Neuchâtel, Giura, ai distretti di Courtelary, Neuveville e Moutier, fino ai comuni di Ferenbalm, Guggisberg, Mühleberg, Münchenwiler, Rüschegg e Wahlern nel canton Berna. È in corso il progetto di attribuire l'AOC anche al groviera francese, che si differenzia da quello elvetico per il suo maggior spessore, per forme più grandi e l'occhiatura (presenza di buchi). La prima menzione del termine gruière risale al XVII secolo, ma dopo l'antichità esso non designa più solo la regione svizzera, ma anche il formaggio tipico che vi si produce. Durante il XVIII secolo, alcuni friburghesi si stabilirono nel canton Vaud, e nelle regioni francesi della Franca Contea, nel dipartimento del Giura e in Savoia, portando con sé le loro conoscenze tecniche. Nel 1762 l'Académie française aggiunge il termine "Gruyère" nel suo dizionario specificando che si tratta di un formaggio originario del distretto della Gruyère. È un formaggio di vacca intero, a pasta pressata cotta, prodotto con latte crudo (solo la pasta, la cagliata, viene in seguito cotta). La forma è tondeggiante e presenta un crosta granulosa, uniformemente brunastra e sana. La forma deve essere normale e ben proporzionata, con un'inclinatura leggermente convessa. Le dimensioni di ogni prodotto sono molto rigide per potersi fregiare della denominazione AOC: altezza dai 9,5 ai 12 cm, diametro da 55 a 65 cm e peso da 25 a 40 kg. Ci vogliono circa 400 litri di latte per avere una forma di 35 kg. Il formaggio è stagionato per un periodo da 5 a 12 mesi. In seguito alla stagionatura le forme vengono poste in acqua salata e spazzolate. Come già detto non è caratterizzato da alcuna occhiatura (presenza di buchi), contrariamente a quanto si crede. In Svizzera, viene utilizzato per la preparazione di alcune tipologie di fonduta: Fondue suisse (fonduta svizzera) o Fondue moitié-moitié (fonduta mezzo e mezzo): con il vacherin fribourgeois;
Fondue vaudoise;
Fondue de Suisse centrale: con emmentaler e sbrinz;
Fondue neuchâteloise (fonduta di Neuchâtel): con emmentaler;
Fondue épicée (fonduta speziata): peperoni e peperoncino;
Fondue aux champignons: con vacherin fribourgeois e funghi;
Fondue à la tomate : con emmentaler e pomodoro
MASCARPA
La Mascarpa (o Mascherpa) è un prodotto caseario, più precisamente un latticino. Si ottiene con il siero di vacca e di capra e, a volte, una piccola quantità di latte (vaccino o caprino) nella ragione massima del 5-10%. Il peso delle forme è compreso fra 0,5 kg e 1,5 kg. La pasta è di colore bianco o biancastro è pastosa, con tessitura grumosa e grassa, friabile, cedevole e deformabile. Rispetto alla ricotta è caratterizzata da profumi e sapori leggermente più marcati.
MASCARPONE
Il mascarpone è un formaggio ricavato dalla lavorazione di panna e acido citrico o acido acetico. È tipico di alcune zone della Lombardia (in particolare Lodi e Abbiategrasso) ed è riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano. Il nome deriva dal termine lombardo mascherpa o mascarpia, che indica la ricotta o la panna. Le origini precise di questo derivato del latte non sono note, ma la sua produzione ed il suo consumo risalgono sicuramente a diversi secoli fa. Secondo il giornalista Gianni Brera il nome esatto del prodotto, dovrebbe piuttosto essere mascherpone, derivando da Cascina Mascherpa, una cascina non meglio individuata che si trova, o si trovava, nella bassa al confine tra le province di Milano e Pavia. Tradizionalmente il mascarpone veniva prodotto solo durante la stagione fredda, mentre oggi è un prodotto reperibile tutto l'anno. Ha l'aspetto di una crema morbida, consistente, di colore bianco-giallo chiaro, con sapore molto dolce, altamente calorica. Si tratta di un prodotto da consumare fresco, visto che tende ad irrancidire rapidamente. A differenza della maggior parte dei formaggi italiani, che vengono realizzati tramite coagulazione presamica, ovvero attraverso l'aggiunta di caglio al latte, il mascarpone viene prodotto tramite la coagulazione acido-termica della panna: attraverso cioè l'aggiunta di acido acetico o citrico e lavorazione per 5 o 10 minuti ad alta temperatura, anche fino a 90-95 °C. Tale differente coagulazione è la causa della consistenza cremosa del mascarpone. Perché avviene la coagulazione della caseina presente, il mascarpone è comunque classificabile come formaggio, non come semplice latticino. Alla coagulazione segue la sgocciolatura del siero con filtraggio del mascarpone. Viene generalmente utilizzato il latte della mungitura del mattino che, appena giunto in caseificio, viene sottoposto a centrifugazione per ottenere la panna con un percentuale di grasso intorno al 35%. Non essendo prodotto con caglio, è utilizzato nella cucina vegetariana.
PARMIGIANO REGGIANO
Il Parmigiano-Reggiano è un formaggio DOP, a pasta dura, prodotto con latte crudo, parzialmente scremato per affioramento, senza l'aggiunta di additivi o conservanti. La zona di produzione del Parmigiano-Reggiano comprende le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna a sinistra del fiume Reno e Mantova a sud del fiume Po. Le origini di questo formaggio risalgono al Medioevo e vengono generalmente collocate attorno al XII secolo. Boccaccio nel Decamerone dimostra che già nel 1200-1300 il Parmigiano-Reggiano aveva raggiunto la tipizzazione odierna, il che spinge a supporre che le sue origini risalgano a diversi secoli prima. Non è escluso che la ricetta sia analoga a quella di un formaggio piacentino appunto chiamato "il Piacentino" e ad uno lodigiano (il Granone Lodigiano) a pasta dura che talvolta troviamo citato di sfuggita nelle fonti romane. Storicamente la culla del Parmigiano-Reggiano fu nel XII secolo, accanto ai grandi monasteri e possenti castelli in cui comparvero i primi caselli: piccoli edifici a pianta quadrata o poligonale dove avveniva la lavorazione del latte. I principali monasteri presenti tra Parma e Reggio erano quattro: due benedettini (San Giovanni a Parma e San Prospero a Reggio) e due cistercensi (San Martino di Valserena e Fontevivo, entrambi nel parmense). Per avere dei prati con buone produzioni da destinare all'allevamento di bestiame di grossa taglia, sia quale forza motrice, sia quale fonte di fertilizzante, era necessario avere terreni con abbondanza d'acqua e non è un caso che le maggiori praterie si formassero là dove c'era abbondanza di acqua sorgiva: a Parma nell'area a nord della città e in quella di Fontanellato-Fontevivo; mentre a Reggio il territorio più ricco d'acqua era tra Montecchio Emilia e Campegine (quest'ultima zona era allora soggetta a Parma). Nel parmense poi, grazie alle saline di Salsomaggiore, era presente, a differenza di altre città, il sale necessario per la trasformazione casearia. Il Parmigiano-Reggiano si è rapidamente diffuso nell'attuale comprensorio situato a sud del Po, nelle province di Parma, Reggio nell'Emilia e Modena, toccando anche parte delle province di Bologna e Mantova. Si tratta di un prodotto a Denominazione di origine protetta (D.O.P.), secondo la norma europea del Reg. CEE 2081/92 e il riconoscimento del Reg. (CE) N. 1107/96. Solo il formaggio prodotto secondo le regole raccolte nel Disciplinare di produzione può fregiarsi del marchio Parmigiano-Reggiano. Il Parmigiano-Reggiano deve riportare sulla parte esterna della forma i contrassegni nella loro integrità atti a identificare e distinguere il prodotto. Connubio necessario alla produzione di questo formaggio sono i prati stabili e l'allevamento bovino.
I marchi d'origine, apposti alla nascita del formaggio, sono: i segni impressi con la fascera marchiante lungo tutto lo scalzo della forma, che riportano i puntini con la scritta "PARMIGIANO-REGGIANO", il numero di matricola del caseificio, il mese e l'anno di produzione, la scritta "D.O.P.", la scritta "CONSORZIO TUTELA";
la placca di caseina, applicata sulla superficie, che riporta l'anno di produzione, la scritta "C.F.P.R.", e un codice alfanumerico che identifica in modo univoco ogni singola forma.
Produzione
Attualmente gran parte della produzione del Parmigiano-Reggiano avviene con latte prodotto da vacche Frisone, introdotte nel territorio nel corso del Novecento, ma la razza tradizionalmente sfruttata per la produzione del formaggio è la Reggiana rossa, a triplice attitudine (latte, lavoro e carne), introdotta probabilmente dai Longobardi.
Purtroppo la sua produzione di latte è poco più della metà di quello della Frisona, sebbene di qualità assai superiore, e questo ne spiega l'abbandono, unito anche al fatto che la sua forza e l'attitudine al lavoro sono divenute inutili con l'avvento dei trattori.
Alcuni piccoli caseifici ne usano ancora il latte per produrre un formaggio di qualità superiore. Per conoscere la storia e la qualità del parmigiano reggiano prodotto con latte di razza rossa reggiana, si può consultare il sito dell'Associazione Nazionale Allevatori Bovine di Razza Reggiana (ANABoRaRe)
Una forma di formaggio Parmigiano-Reggiano deve obbligatoriamente avere un peso variabile compreso tra 24 kg e oltre 40 kg, anche se mediamente s'aggira sui 38,5 kg. Per produrre una forma di Parmigiano-Reggiano servono circa 550 litri di latte con una media di 16 litri per ogni chilogrammo di formaggio prodotto.
Cucina
Il formaggio può essere mangiato a scaglie o grattugiato. La stagionatura migliore non deve essere inferiore ai 24 mesi, potendo arrivare anche a 36 e a 40 mesi e per le stagionature più lunghe perfino a 90.
Contraffazione
Il Parmigiano-Reggiano è il formaggio italiano più imitato nel mondo. L'abuso della denominazione, frequentemente col nome di parmesan, porta un danno di rilevante dimensione ai produttori. La denominazione è protetta in tutta la UE, mentre all'estero non è efficacemente tutelata, così da portare a gravi danni commerciali per la contraffazione e l'abuso del nome. Il fenomeno è rilevante negli USA, primo mercato extra-UE per questo celebre prodotto italiano, con un export di ben 150 milioni di dollari/anno.
PECORINO
Con il termine pecorino si indica un formaggio prodotto con latte di pecora. Il formaggio pecorino è storicamente di origine mediterranea ma è prodotto e diffuso anche altrove. In Italia il pecorino ha raggiunto una produzione di tale qualità che la Comunità Europea ha riconosciuto ben sette denominazioni d'origine protetta (DOP). Si tratta del pecorino romano, pecorino toscano, pecorino sardo, pecorino di Filiano, pecorino crotonese, pecorino di Picinisco[ e del pecorino siciliano. Diversi altri formaggi pecorini italiani inoltre rientrano nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).
In Italia i formaggi pecorini sono prodotti in diverse regioni, soprattutto quelle centrali, meridionali e nelle isole. Due denominazioni sono prodotte in più regioni e sono: il pecorino romano, che nonostante il nome, è prodotto in Toscana, Lazio e Sardegna; e il pecorino toscano che è prodotto sia in Toscana che in Lazio. Gli altri pecorini sono prodotti a livello regionale e spesso provinciale, assumendo una forte tipicizzazione geografica.
Toscana
Pecorino di Pienza (PAT)
Pecorino stagionato in foglie di noce (PAT)
Pecorino toscano (DOP)
Pecorino romano (DOP)
Pecorino delle balze volterrane (DOP)
Abruzzo
Pecorino d'Abruzzo (PAT)
Pecorino di Farindola (PAT)
Pecorino di Atri (PAT)
Emilia Romagna
Pecorino di fossa di Sogliano (DOP)
Pecorino dolce dei colli bolognesi
Umbria
Pecorino di fossa (PAT)
Marche
Pecorino di fossa (PAT)
Lazio
Pecorino romano (DOP)
Pecorino toscano (DOP)
Pecorino di Picinisco (DOP)
Campania
Pecorino bagnolese (PAT)
Puglia
Pecorino foggiano
Pecorino dauno
Canestrato pugliese (DOC)
Basilicata
Pecorino di Moliterno (IGP)
Pecorino di Filiano (DOP)
Sardegna
Pecorino sardo (DOP)
Pecorino romano (DOP)
Casu marzu (PAT)
Fiore sardo (DOP)
Calabria
Pecorino crotonese (DOP)
Sicilia
Belicino (PAT)
Caciotta degli Elimi (PAT)
Canestrato (PAT)
Formaggio di Santo Stefano di Quisquina (PAT)
Maiorchino (PAT)
Pecorino rosso (PAT)
Pecorino siciliano (DOP)
Piacentino ennese (DOP)
Piddiato (PAT)
Primosale (PAT)
Secondo sale (PAT)
Tuma (PAT)
Vastedda della Valle del Belice (DOP)
Stagionatura
Può essere classificato in base alla stagionatura:
fresco
Primosale
Secondosale o semi-stagionato
stagionato
ROBIOLA
La robiola è un formaggio italiano a pasta molle che prende il nome da Robbio, comune italiano in provincia di Pavia. Esistono numerose varietà di robiola, prodotte in Italia settentrionale, ad esempio nelle Langhe, in Valsassina e altre zone ancora; solitamente sono a breve stagionatura.
Le robiole possono essere sia a latte vaccino che a latte caprino che a latte ovino sia misto. Un'altra etimologia vorrebbe che robiola derivi da rubrum per via della colorazione rossastra che assume spesso la crosta delle robiole. Le Langhe e il bresciano sono due zone di antica tradizione in fatto di robiole.
ZONA DI PRODUZIONE
Piemonte
TERRITORIO DI PRODUZIONE
Piemonte. Parte delle province di Asti e di Alessandria.
ORIGINE
Latte di Capra Latte di Vacca
FORMA E DIMENSIONE
Cilindrica, con diametro di 9-14 cm, scalzo leggermente convesso, alto 2,5 -4 cm. Il peso varia dai 0,25 ai 0,40 kg.
STORIA
Nel 1899 il sacerdote Pistone scrisse i primi documenti storici di questo formaggio nelle cronache della parrocchia di Roccaverano, in relazione al periodo compreso tra il 960 e il 1860. La Robiola era commercializzata in particolare per essere esportata in Francia.
TIPOLOGIA DI FORMAGGIO
Pasta molle
TECNOLOGIA DI LAVORAZIONE
Il latte crudo, addizionato con innesto naturale, viene lasciato acidificare. Durante l'operazione si aggiunge una piccolissima dose di caglio di vitello, dopo di che la miscela sosta fino a coagulazione acida (lattica) raggiunta. La cagliata è pronta allo spurgo in 24-36 ore, dopo le quali viene posta, senza alcuna rottura, in fuscelle, che favoriscono lo spurgo e la formatura. La salatura è a secco.
MATURAZIONE/STAGIONATURA
4-10 giorni.
CARATTERISTICHE DEL FORMAGGIO
Nei primi giorni di maturazione la crosta è inesistente o con inizio di fioritura, il colore è bianco. Nella versione Affinato la pelle presenta fioritura ed è rugosa, il colore è paglierino chiaro o paglierino o rosso-chiaro rosso. La pasta è a microstruttura fine e presenta cremosità nel formaggio fresco, mentre nell’Affinato può presentare cremosità nel sottocrosta. Il colore della pasta è sempre bianco. TIPOLOGIA DI FORMAGGIO AL CONSUMO
Formaggio grasso, fresco o a breve stagionatura, a pasta molle.
INTENSITÀ AROMATICA E SENSAZIONI
Media se fresco, medio elevata, elevata se Affinato.
ABBINAMENTI
Per apprezzare le caratteristiche sensoriali è consigliabile assaggiare sia il prodotto fresco, sia l’Affinato. Si possono accostare vini rossi come il Barbaresco.
VALORI NUTRIZIONALI PER 100 GR
Valore energetico
338 Kcal Grassi
27.7 g Proteine
20 g
NOTE
Le lattifere vivono allo stato brado cibandosi di erbe e sterpaglie delle colline piemontesi. Pertanto le differenze tra una Robiola e l’altra sono rilevanti: i fiori, le erbe e la flora batterica dei pascoli si trasferiscono nel formaggio. E’ Presidio Slow Food in quanto “..nel 1990 rimanevano soltanto 200 capi di capre di Roccaverano, ma ora proprio il rilancio del formaggio fatto con il loro latte ha dato l’avvio a importanti iniziative per la loro salvaguardia”.
ROQUEFORT
Il Roquefort è un formaggio francese, erborinato, prodotto con latte di pecora, originario di Roquefort-sur-Soulzon (Francia del sud). La caratteristica principale del Roquefort è la presenza di venature blu-verdi (simili a quelle dell'italiano gorgonzola), dovute allo sviluppo di una muffa, il Penicillium roqueforti (o Penicillium glaucum). Il formaggio viene fatto maturare in un sistema di grotte in cui temperatura e umidità rimangono costanti nel tempo. Il gusto varia a seconda del tempo di maturazione, che può andare dai tre ai nove mesi.
Dal 1979 è certificato con l'Appellation d'origine contrôlée (AOC), analogo alla certificazione italiana DOC, e dal 1996 con l'Appellation d'origine protégée (AOP) equivalente francese dell'italiana Denominazione di origine protetta.
SCAMORZA
La scamorza è un formaggio a pasta filata prodotto con latte vaccino. Alcuni caseifici campani producono anche scamorza con latte bufalino. È riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale delle regioni Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia. In genere ha la forma di una sfera schiacciata, dal peso di 0,15-0,25 kg. Viene prodotta anche in versione affumicata o farcita. L'origine del termine scamorza potrebbe provenire da "capa mozza", ossia "testa mozzata". Questo spiegherebbe anche l'uso dispregiativo di questa parola verso persone dotate di scarse capacità.
ZONA DI PRODUZIONE
Campania
TERRITORIO DI PRODUZIONE
Campania: tutta la regione, prevalentemente nella Penisola Sorrentina e in provincia di Caserta.
ORIGINE
Latte di Vacca
FORMA E DIMENSIONE
Forma a globo con testina legata, appena pronunciata o molto accentuata, peso di 0,15-0,25 kg.
STORIA
Viene chiamata anche “mozzarella passita”. La forma ne determina il nome, scamorza, ovvero “cappa testa”, testa mozzata.
TIPOLOGIA DI FORMAGGIO
Pasta filata, Pasta semidura
TECNOLOGIA DI LAVORAZIONE
Il latte, crudo o pastorizzato, alla temperatura di 30-35° viene inoculato con fermenti lattice e sieroinnesto e addizionato con caglio di vitello. La cagliata, presamica, viene rotta alle dimensione di una nocciola e lasciata maturare, tagliata a listarelle, e infine immersa in acqua bollente per la filatura e la formatura. Dopodiché, i formaggi vengono legati. La salatura è in salamoia. Dopo che le forme si sono asciugate, vengono poste a stagionare per breve tempo.
MATURAZIONE/STAGIONATURA
Si consuma dopo 15 giorni di stagionatura.
CARATTERISTICHE DEL FORMAGGIO
La struttura esterna è una pelle sottile di colore bianco o paglierino, la pasta è compatta, elastica, di colore bianco o paglierino chiaro.
TIPOLOGIA DI FORMAGGIO AL CONSUMO
Formaggio grasso, fresco o di breve stagionatura, a pasta semidura, filata.
INTENSITÀ AROMATICA E SENSAZIONI
Media.
ABBINAMENTI
Si degusta in purezza o cotto alla brace, magari accostato a pane casereccio e verdure. Può essere utilizzato come condimento di focacce, pizze e Parmigiane.
VALORI NUTRIZIONALI PER 100 GR
Valore energetico
334 Kcal Grassi
26 g Proteine
25 g
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