ALEATICO DI GRADOLI
L'Aleatico di Gradoli è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Viterbo.
colore: rosso granato con tonalità violacee.
odore: finemente aromatico, caratteristico.
sapore: di frutto fresco, morbido, vellutato, dolce.
L'Aleatico di Gradoli è stato introdotto nei Monti Volsini dagli Etruschi, che lo avrebbero acquisito dai Greci. Leggenda vuole che in una grotta poco fuori il paese di Gradoli (chiamata ancora oggi Poggio del Diavolo) vivesse un demonio; questo era solito terrorizzare con brutti scherzi gli abitanti di Gradoli. Molti giovani valorosi avevano tentato di ucciderlo ma erano stati tutti sconfitti. Un giorno il demonio, tornando a casa, trovò un leone che dormiva nella sua grotta. Tentò di svegliarlo e di cacciarlo, ma il leone riuscì a sconfiggerlo e il povero demonio dovette sprofondare nell'Inferno. Il suo bastone però rimase conficcato nel terreno. Il leone casualmente vi dormì sopra e l'indomani sul bastone era cresciuta una vite: la vite dell'Aleatico. Per riconoscenza gli abitanti di Gradoli misero nel loro stemma proprio il leone e il bastone con la vite.
BOLGHERI SASSICAIA
Il Bolgheri Sassicaia è un vino DOC la cui produzione è consentita in una specifica zona del comune di Castagneto Carducci, prodotto con almeno l'80% di Cabernet Sauvignon. Il Bolgheri Sassicaia è uno dei vini italiani più pregiati e costosi ed è prodotto esclusivamente dall'azienda Tenuta San Guido, che possiede tutti i vigneti all'interno dell'area delimitata dalla DOC.
Caratteristiche organolettiche
colore: rosso rubino intenso, tendente al granato con il lento invecchiamento
odore: ricco, elegante, maestoso
sapore: asciutto, pieno, robusto e armonico, con buona elegante struttura.
Cenni storici
Intorno agli anni quaranta il marchese Mario Incisa della Rocchetta, grande esperto di cavalli e grande appassionato di vini francesi, importò dalla tenuta dei Duchi Salviati a Migliarino alcune barbatelle di cabernet sauvignon e di cabernet franc. La decisione di piantare questi vitigni fu in parte dovuta alla somiglianza morfologica che egli aveva notato tra la zona di provenienza denominata Graves, a Bordeaux, e quella dove avrebbe poi fatto crescere i vitigni. E fu così che il marchese piantò i vitigni all'interno della tenuta San Guido, nella Maremma livornese, ne ebbe grande cura e nel 1944 ottenne le prime bottiglie di Sassicaia. Il vino venne prodotto, inizialmente ad esclusivo uso familiare, in controtendenza con gli standard produttivi dei tempi che tendevano a privilegiare la quantità alla qualità. La prima annata commercializzata fu il 1968.
Alla fine del 2013, con la pubblicazione del relativo decreto da parte del Mipaaf, il Sassicaia si è staccato dalla DOC Bolgheri (di cui era sottozona sino dal 1994, anno di nascita della DOC) ed è diventato una DOC autonoma. Questo ultimo passo completa il percorso cominciato come semplice vino da tavola, successivamente vino IGT, sottozona DOC e, finalmente, DOC a sé stante,
Il Sassicaia detiene un primato: è il primo (e per ora unico) vino italiano di una specifica cantina, che, come succede in Francia per altri pochissimi vini celeberrimi, ha una DOC riservata appositamente. Infatti, la denominazione Bolgheri Sassicaia la può utilizzare esclusivamente la Tenuta San Guido (di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta) per il suo vino corrispondente (questo perché Sassicaia è un cru in Bolgheri interamente posseduto da Tenuta San Guido).
Abbinamenti consigliati
Particolarmente indicato per i cibi dal sapore intenso e prodotti da caccia, in particolar modo il piccione arrosto, i filetti alla bordolese, i formaggi dal sapore deciso. Consigliato anche il semplice abbinamento con qualche gheriglio di noce e fungo porcino a crudo, condito solo con poche gocce di olio di oliva e qualche intensa erba aromatica dal profumo mediterraneo.
BRUNELLO
Zona di produzione: tutto il territorio del comune di Montalcino (Siena).
Il territorio del Comune di Montalcino, borgo senese la cui Rocca svetta a 564 m di quota sulla valle dell'Orcia, è costituito da un insieme di dolci colline. Fin dal Medioevo questo borgo svolse un ruolo di primo piano nelle vicende politiche della Toscana.
Fra i tanti motivi che lo resero un'interessante terra di conquista bisogna proprio ricordare la vocazione enologica: i vini locali, sia rossi che bianchi, erano apprezzati già nel lontano Medioevo. Il Brunello di Montalcino è discendente diretto del "vermiglio", largamente prodotto nei vigneti terrazzati delle colline di Montalcino. Ancora ai primi dell'Ottocento il termine "brunello" non era usato per indicare un vino, ma un'uva rossa, "sangiovese grosso", diffusa sul colle di Montalcino.
Nella seconda metà dell'Ottocento ebbe luogo un'importante svolta enologica a opera di Clemente Santi ed, in seguito, del nipote Ferruccio Biondi (che aggiunse al proprio cognome quello del nonno materno, diventando Biondi-Santi). Questi, operando una selezione clonale di uve sangiovese, realizzarono un vino ottenuto dalla vinificazione di un solo vitigno: nel 1865 ebbe luogo la prima vinificazione in purezza di cui si ha notizia. Invecchiato per un certo periodo in botti di legno ne scaturì un vino corposo, caldo, armonico, vellutato, nettamente superiore alla media: il vino fu battezzato con lo stesso nome dell'uva utilizzata per produrlo, Brunello. Il Brunello riscosse successo in tutte le mostre a cui partecipò, e fu apprezzato anche per la sua longevità. La bottiglia più antica giunta a noi è datata 1888, ed è naturalmente conservata dalla famiglia Biondi-Santi.
La consacrazione definitiva del Brunello a vino di livello internazionale è avvenuta negli ultimi decenni del Novecento, sia per il miglioramento generalizzato dello standard qualitativo, sia per l'immagine derivatagli dai sempre più frequenti contatti, anche a livello promozionale, con gli operatori di tutto il mondo. Nel 1980 il Brunello di Montalcino ha ottenuto il riconoscimento della DOCG.
Il vitigno è esclusivamente Sangiovese Grosso (Brunello di Montalcino). Con titolo alcolometrico di minimo: 12,5%. Acidità totale minima: 5,0 g/l. Deve invecchiare cinque anni obbligatori, di cui due anni di affinamento in botti di rovere e quattro mesi di affinamento in bottiglia.
Di colore rosso rubino intenso tendente al granato, con l'invecchiamento assume sfumature bordeaux con unghia aranciata. Ha odore ampio, elegante e di grande armonia, con profumi nitidi, eterei, profondi e potenti per il supporto del grado alcolico. Il sapore è asciutto, caldo, robusto, carnoso, con perfetto equilibrio delle componenti e persistente sentore di vaniglia e di spezie.
Il Brunello di Montalcino in bottiglia può durare, se di buona annata, anche un secolo, migliorando continuamente le sue qualità. E' un grande vino per arrosti di carni rosse, cacciagione e carne alla griglia. Va servito a 20° - 22° di temperatura, sturando la bottiglia almeno 24 ore prima di mescere.
CHIANTI
Il Chianti è un vino DOCG che si produce nelle sottozone: Colli Fiorentini, Montalbano, Rufina, Montespertoli, Colli Aretini, Colline Pisane e Colli Senesi.
Il primo documento risale al 1398 da cui risulta che il Chianti è bianco. Nel 1427 si era affermato come vino rosso e viene consumato anche dai Papi, ad esempio papa Paolo III attorno al 1536 su consiglio del proprio bottigliere Sante Lancerio.
Nel 1713 furono emanati due bandi da parte di Cosimo III Granduca di Toscana; il primo fissava, in modo preciso, i confini delle zone vitivinicole più pregiate nelle quali si produceva il vino Chianti, mentre il secondo abbozzava una sorta di disciplinare. Il bando determinò un primato assoluto, perché fino ad allora in nessuna altra parte del mondo si era deciso di individuare legalmente l'area di produzione di un vino pregiato e dovevano passare due secoli perché altri lo facessero.
Dopo la metà dell'Ottocento apparvero le prime vere opere specifiche di enologia e viticoltura toscana da parte di vari autori: Blasiis (1860), Lawle (1865), Pollacci (1871) e Bizzarri (1888), ma la figura più importante fu Bettino Ricasoli, intelligente ed appassionato agricoltore e valido enologo.
Egli produsse nel Castello di Brolio un vino rosso capace di tenere testa ai famosi vini rossi superiori italiani e francesi e, come uomo politico di stato, aprì la via del mondo al vino Chianti, che da allora iniziò ad essere esportato in vari paesi del mondo. Il Ricasoli, dopo numerosi esperimenti condotti tra il 1834 e 1837 nei vigneti di Brolio, riuscì ad individuare quello che lui riteneva essere l'uvaggio adatto per produrre vino Chianti. Ecco, quindi, l'originale composizione del Chianti: due varietà di uve rosse, il Canaiolo (5 - 10%) ed il Sangiovese, vera anima di questo vino (75 - 90%); poi due varietà di uve bianche, Malvasia e Trebbiano (2 - 5%), quest'ultima non era però presente nell'uvaggio definito da Ricasoli. Il Chianti prodotto con tali criteri, non tardò ad imporsi sui mercati: nel 1860 - 1870, con Firenze capitale d'Italia, il Chianti venne commercializzato in Italia ed in Europa (soprattutto in Inghilterra). Nel 1967 il Chianti Classico fu uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata; nel 1984, è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita e risale al 2003 l'ultimo decreto ministeriale che apporta modificazioni al disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata e garantita "Chianti". La storia del vino Chianti è legata in modo indissolubile al suo più famoso contenitore: il fiasco.Composto di Sangiovese minimo 75%; Canaiolo nero fino al 10%; Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti singolarmente o congiuntamente fino al 10%. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura debbono essere tali da non modificare le caratteristiche peculiari dell’uva e del vino. In particolare è vietata ogni forma di allevamento su tetto orizzontale tipo tendone.
Titolo alcolometrico minimo 11,50% Acidità totale minima 4,5 g/l.
Il colore è rubino vivace tendente al granato con l’invecchiamento; l’odore intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento; il sapore risulta armonico, asciutto (con un massimo di 4 g/l di zuccheri riduttori), sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato.
I Chianti dotati di corpo sottile, fruttati, di contenuta alcolicità, sono da gustare giovani, serviti a 16° C di temperatura. Gradevole vino da tutto pasto; accompagna bene zuppe saporite, pesce in umido, carni alla brace, reale di manzo bollito. Il Chianti leggero, dal sapore immediato da servire con zuppe, pesce in umido, carni arrosto. Il Chianti moderatamente invecchiato, va servito alla temperatura di 16-18° C, accompagna bene pollo in umido e carni alla griglia. Il Chianti mediamente corposo si presta ad accompagnare carni bianche saporite sottoposta a cottura prolungata in intingolo; ma, ancor meglio, si accosta a carni rosse cucinate alla griglia, arrostite, petto di fagiano in salsa al vino rosso, bistecche di capriolo ai funghi. Il Chianti Rufina è particolarmente pregiato ed è da degustare a fine pasto come vino da "meditazione". A tavola si serve con brasati di manzo, lepre in salmì ed in genere con i piatti di carne più ricchi e saporiti.
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