

La bresaola della Valtellina, prodotta a partire dalla carne di manzo (essenzialmente punta d'anca, ma vengono utilizzati anche i tagli anatomici della sottofesa e del magatello), è tutelata dall'Indicazione geografica protetta. Dagli scarti di produzione della bresaola di manzo, ovvero le carni più vicine all'osso, viene prodotta la Slinzega. Esiste un consorzio di tutte le azienda che si fregiano del bollino igp e che è attivo nel proteggere l'indicazione di tipicitá e diffondere il consumo della bresaola.
Bresaola di cavallo
In provincia di Asti ed in Veneto (in particolare in provincia di Padova) è tipicamente prodotta una bresaola di cavallo. Viene utilizzata la carne della coscia del cavallo, priva di nervi e grasso. La procedura di produzione prevede la salmistrazione, la speziatura e l'asciugatura in locali riscaldati, infine la stagionatura.
Bresaola di cervo
In provincia di Novara viene prodotta una bresaola utilizzando i tagli più pregiati della coscia e della spalla del cervo. La carne viene lasciata macerare in una salamoia a base di vino rosso. Una volta insaccata, l'asciugatura e la stagionatura concludono la produzione della bresaola di cervo.
Bresaola della val d'Ossola
Nella Val d'Ossola in Piemonte è prodotta una bresaola di manzo, conosciuta anche come "carne salata". Per la sua produzione viene utilizzata la punta dell'anca e il magatello del bovino. La carne salata è conciata con spezie ed aromi naturali: cannella, chiodi di garofano, aglio, rosmarino, alloro, facoltativamente ginepro. La pezzatura è variabile in dipendenza dei tagli di carne che sono lavorati. Si presenta compatta, consistente e di colore rosso intenso, con scarsissima infiltrazione di grasso.
Bresaola affumicata
È una variante della bresaola di manzo prodotta in Valchiavenna, provincia di Sondrio. Dopo l'insaccatura in budello naturale e la stagionatura, avviene l'affumicatura con legno di pino.
Capocollo di Calabria
Coppa Piacentina
Coppa di Corsica/Coppa de Corse
I.G.P.
Coppa di Parma
Regione Puglia capocollo di Martina Franca
Regione Basilicata capocollo
Regione Campania capicollo
Regione Lazio lonza
Regione Lombardia Coppa Maccarana (finocchiella)
Regione Toscana capocollo tipico senese (finocchiata)
Regione Umbria capocollo
Regione Marche e Abruzzo coppa, lonza, lonzino
Regione Molise capocollo

carne, solitamente non tagli pregiati;
condito con sale e spezie, nella produzione industriale vengono aggiunti per la conservazione nitriti e nitrati. Simile al cotechino, in Friuli esiste il musetto, esso è fatto principalmente con carni derivanti dal muso del maiale.

Il culatello di Zibello è un salume a denominazione di origine protetta tipico della provincia di Parma. È inoltre catalogato tra i Presidi di Slow Food dell'Emilia-Romagna.
Il Culatello, citato con certezza per la prima volta in un documento del 1735, è prodotto a partire dalla coscia di maiale. Il Consorzio del Culatello di Zibello ha stabilito che la lavorazione può avvenire solo in una determinata e circoscritta zona ed esclusivamente nel periodo tra ottobre e febbraio, quando la Bassa è avvolta dalla nebbia e dal freddo. È in quel periodo che la parte di carne ricavata dalla coscia dei suini adulti, allevati secondo metodi tradizionali, viene decotennata, sgrassata, disossata, separata dal fiocchetto e rifilata a mano, così da conferirle la caratteristica forma "a pera". A queste operazioni seguiranno poi, dopo circa una decina di giorni, la salatura e la cosiddetta investitura, cioè l'insaccamento del salume nella vescica del suino e la legatura con lo spago che, dopo la stagionatura, dovrà risultare a maglie larghe e irregolari. La stagionatura in cantina accompagna il Culatello dalle nebbie invernali all'afa estiva, per arrivare sulle nostre tavole l'inverno successivo nel pieno delle sue più originali qualità di sapore. Il periodo di stagionatura è da un minimo di 10 mesi per le pezzature inferiori (almeno
LARDO
Il lardo è il prodotto della salagione, aromatizzazione e stagionatura dello strato di grasso che si trova appena sotto la cute del maiale. Questo taglio grasso del maiale si preleva dal collo, dal dorso e dalla parte alta dei fianchi dell'animale. Il nome lardo sarebbe da attribuire propriamente al prodotto stagionato, mentre il taglio di carne grassa da cui il lardo si produce, ordinariamente sarebbe corretto chiamarlo "grasso fresco", per distinguerlo dal prodotto stagionato. Tale distinzione linguistica non sempre è osservata nel linguaggio corrente. La parola lardo deriva dal latino làrdum o làrinum e dal greco larinòs, λαρινός, ossia "ingrassato" (da la - in - e rinòs - cuoio, scuso - quindi "ben coperto" o "pingue").
Il più conosciuto è probabilmente il lardo di Colonnata che, per il suo gusto unico e la sua delicatezza, ha reso famosa la località toscana da cui prende nome.
La qualità del lardo dipende della scelta delle materie prime (dalla qualità del "grasso fresco" che deve essere di suino pesante, agli aromi con i quali viene strofinato) e della sapiente arte della stagionatura che ancora oggi viene fatta nelle vasche di marmo (conche) in cui il prodotto rimane per circa 6 mesi.
Un altro tipo è il lardo di Arnad che, a differenza del precedente, viene stagionato in vasche di legno e insaporito con aromi come ginepro, alloro, noce moscata, salvia e rosmarino. Lardo di Arnad è una Denominazione di origine protetta. Il lardo è stato riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotto tradizionale su proposta della Regione Basilicata.


Pancetta Piacentina
Pancetta di Calabria
La pancetta di maiale è tanto diffusa in Italia da essere inoltre inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali di 12 Regioni:
Basilicata
Calabria
Campania: Pancetta arrotolata e pancetta tesa
Emilia-Romagna: Pancetta canusina, pancetta piacentina
Friuli e Venezia Giulia: pancetta arrotolata dolce e affumicata, pancetta arrotolata manicata, pancetta con lonza, pancetta stesa
Liguria
Lombardia: pancetta con filetto, con pisteum, alla bergamasca, pavese
Marche: pancetta arrotolata
Piemonte
Toscana: pancetta apuana, pancetta e rigatino, pancetta stesa vergazzata
Trentino- Alto Adige, pancetta affumicata, panceta ligada all'ai della Val Rendena e pancetta nostrana all'aglio di Caderzone
Umbria: Ventresca di maiale
Veneto: pancetta col tocco (filetto) del basso vicentino e pancetta con l'ossocollo del basso vicentino
Il prosciutto cotto è un salume tipico italiano ottenuto dalla salatura e cottura della coscia del maiale. Si definisce prosciutto cotto unicamente il salume derivato dal taglio anatomico di riferimento, che si chiama infatti "prosciutto". Un salume simile, ricavato invece dalla spalla del maiale (meno pregiato, ma simile a livello nutrizionale) viene denominato spalla cotta. Si tratta di un salume cotto, non insaccato e parzialmente ricoperto da cotenna. Il Ministero dello sviluppo economico diversifica il prosciutto cotto in tre tipologie distinte:
prosciutto cotto di alta qualità - devono essere identificabili almeno 3 dei 4 muscoli principali della coscia intera del suino. Il tasso di umidità deve essere compreso tra il 75,5 ed il 76,5%;
prosciutto cotto scelto - devono essere identificabili almeno 3 dei 4 muscoli principali della coscia intera del suino. Il tasso di umidità deve essere compreso tra il 78,5 ed il 79,5%;
prosciutto cotto ottenuto dalla coscia del suino (eventualmente disossata, sgrassata, sezionata e privata dei tendini e della cotenna) Il tasso di umidità deve essere compreso tra l’81 e l’82%
Tali denominazioni disciplinano la produzione e la vendita del prosciutto cotto su tutto il territorio italiano.
Lavorazione

prosciutto Veneto Berico-Euganeo
prosciuttino crudo d'oca del Friuli
prosciutto crudo Praga del Friuli-Venezia Giulia
prosciutto di Carpegna
prosciutto di Cormons
prosciutto di Cuneo
prosciutto di Modena
prosciutto di Norcia
prosciutto di maiale brado di Norcia
prosciutto di Parma
prosciutto di San Daniele
prosciutto di cinta senese
jambon de Bosses
prosciutta di Castelnuovo
prosciutto dei Nebrodi
prosciutto del Carso o carsolino
prosciutto Toscano
prosciutto di Faleria
Speck dell'Alto Adige
prosciutto dolce o affumicato del Friuli-Venezia Giulia
speck friulano di Sauris
prosciutto sardo
prosciutto di Sauris
prosciutto di Casaletto
prosciutto di monte
prosciutto di Pietraroja
prosciutto di Venticano
Riconoscimenti
I prosciutti possono fregiarsi del marchio D.O.P.:
prosciutto di Carpegna DOP (Marche)
prosciutto di Cuneo DOP (Piemonte)
prosciutto di Modena DOP (Emilia-Romagna)
prosciutto di Parma DOP (Emilia-Romagna)
prosciutto di San Daniele DOP (Friuli-Venezia Giulia)
prosciutto toscano DOP (Toscana)
prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP (Veneto)
Vallée d'Aoste jambon de Bosses DOP (Valle d'Aosta)
Ha ottenuto il marchio IGP:
prosciutto di Norcia I.G.P. (Umbria)
speck dell'Alto Adige IGP (Alto Adige)
prosciutto di Sauris (Friuli-Venezia Giulia)
Il prosciutto è stato riconosciuto prodotto tradizionale su proposta delle seguenti regioni:
Basilicata
prosciutto crudo
Calabria
prosciutto crudo di San Lorenzo Bellizzi
Campania
fiocco di prosciutto
prosciutto di Casaletto
prosciutto di monte
prosciutto di Pietraroja
prosciutto di Venticano
Friuli-Venezia Giulia
prosciuttino crudo d'oca
prosciutto cotto Praga
prosciutto di Cormons
prosciutto del Carso o carsolino
prosciutto dolce o affumicato
Lazio
prosciutto (di Guarcino, di Bassiano)
prosciutto dei monti Lepini al maiale nero
prosciutto di montagna della Tuscia
Liguria
prosciutto cotto di Castiglione Chiavarese
prosciutta di Castelnuovo (La Spezia)
Lombardia
prosciuttini (della Valtellina, della Valtellina al pepe)
prosciuttino d'oca stagionato
prosciutto cotto
prosciutto mantovano
Marche
prosciutto aromatizzato del Montefeltro
prosciutto delle Marche
Molise
prosciutto
prosciutto di spalla
Piemonte
prosciutto cotto
prosciutto crudo della Valle Gesso
prosciuttello dell'Alta Val Susa
prosciutto montano della Val Vigezzo
paletta di Coggiola
Puglia
prosciutto di Faeto
Sardegna
prosciutto di pecora - presuttu de berveghe
prosciutto di suino - presuttu
Sicilia
prosciutto di suino nero dei Nebrodi
Toscana
prosciutto bazzone della Garfagnana e della Valle del Serchio
prosciutto del casentino
prosciutto di Cinta Senese (prosciutto chiantigiano)
prosciutto di Sorano
Provincia autonoma di Bolzano
Bauernschinken (prosciutto contadino)
Umbria
prosciutto nostrano
Valle d'Aosta
Prosciutto alla brace di Saint-Oyen (jambon à la braise Saint-Oyen)
Veneto
prosciutto crudo dolce di Este e Montagnana
Varianti europee
Aree geografiche europee con certificazioni di produzione, sebbene non denominati "prosciutti" hanno un processo di produzione simile ai prosciutti italiani:
Beher Bernando Hernandez (Guijuelo), un "prosciutto" spagnolo
Ammerländer Dielenrauchenschinken (Germania)
Dehesa de Extremadura (Spagna)
Gailtaler Speck (Austria)
Guijuelo (Spagna)
Holsteiner Katenschinken (Germania)
Jamón ibérico [Spagna)
Jamón serrano (Spagna)
Jamón de Huelva (Spagna)
Jamón de Teruel (Spagna)
Jamón de Trevélez (Spagna)
Jambon de Luxeuil (Francia)
Jambon de Bayonne (Francia)
Jambon de l'Ardèche (Francia)
Jambon d'Ardennes (Belgio), solitamente affumicato
Jambon sec des Ardennes (Francia)
Kraški Pršut o Prosciutto del Carso (Slovenia)
Lacón Gallego (Spagna)
Los Pedroches (Spagna)
Njeguški pršut o Prosciutto di Njeguši (Montenegro)
Presunto de Barrancos (Portogallo)
Presunto de Barroso (Portogallo)
Presunto de Vinhais (Portogallo)
Presunto o Paleta de Campo Maior e Elvas (Portogallo)
Presunto o Paleta de Santana da Serra (Portogallo)
Presunto o Paleta do Alantejo (Portogallo)
Prosciutto dalmata o Dalmatinski pršut (Croazia)
Prosciutto istriano o Istarski pršut (Croazia e Slovenia)
Schwarzwälder Schinken (Germania)
Le seguenti denominazioni di prosciutto sono regolate dal decreto ministeriale del 21 settembre 2005:
- Prosciutto crudo. Questa denominazione identifica il prodotto meno qualitativo che non ha i requisiti del precedente, quindi il periodo di stagionatura è discrezionale e può essere usata la stufatura.
Prosciutto di Modena DOP: il Prosciutto di Modena si caratterizza per una forma tipicamente a pera ed un peso mai inferiore a 7kg. Si presenta al taglio di colore rosso vivo; con un profumo estremamente gradevole. Il sapore è dolce ma intenso, non salato.
Prosciutto di Norcia IGP: il Proscitto di Norcia è un proscitto delle aree montagnose della zona omonima, dalla caratteristica forma a pera. La fetta tagliata risulta rossa, il sapore è intenso ma non salato, il profumo è delicatamente speziato.
Prosciutto di Parma DOP: il Prosciutto di Parma ha forma tondeggiante, la parte del taglio, effettuato per separare la coscia dalla mezzena, viene protetta da un sottile strato di sugna costituito da un impasto di grasso animale e sale e, eventualmente, pepe e farina di riso. Tutto il resto è ricoperto dalla cotenna. Una volta affettato, il prosciutto presenta un bel colore rosa intenso e un bordo di grasso bianco. Il gusto è dolce e delicato, poco salato e con aroma fragrante e caratteristico. Prosciutto di San Daniele DOP: il Prosciutto di San Daniele ha una forma distintiva “a chitarra” caratterizzata dal mantenimento della parte terminale, detta zampino. Al taglio ha un colore uniforme rosso-rosato, con striature di grasso bianco. Il profumo è intenso, il gusto è dolce e delicato con retrogusto più marcato. Talvolta nel magro è possibile trovare dei microscopici granuli di una certa consistenza, che non sono granelli di sale, ma semplici ed innocui cristalli di tirosina, una sostanza naturale che deriva dall’invecchiamento delle proteine.
Prosciutto Toscano DOP: il prodotto finito ha forma tondeggiante, ad arco alla sommità, di peso variabile intorno agli 8-9 kg: al taglio, la fetta si presenta di colore dal rosso vivo al rosso chiaro, con scarsa presenza di grasso intramuscolare. Il sapore è delicato, con equilibrata sapidità ed un aroma caratteristico derivante dall’elaborata stagionatura.

Il salame è un salume insaccato e stagionato ottenuto a partire da una miscela di macinato di carne e grasso. Il nome deriva dall'operazione di salatura che si rende necessaria per assicurarne la conservazione. Alla carne e al grasso vengono aggiunti sale e spezie che variano localmente (tra le quali: aglio, pepe nero o bianco, macinato o in grani, finocchio, macis). La carne maggiormente usata è tradizionalmente quella di maiale, considerata per quest'uso di maggior pregio, tanto che la normativa italiana vigente, impone al produttore di dichiarare sull'etichetta che accompagna il prodotto, la tipologia di carne impiegata, se solo suino o misto suino, infatti, in molti prodotti tradizionali è specificato puro suino. Prodotti tipici vengono preparati con carne di: capra, pecora, cavallo, asino, oca, selvaggina come il cinghiale o frattaglie. Altri ingredienti, a secondo delle tradizioni locali, possono essere le rape o il sangue. Il grasso è sempre suino, per motivi organolettici e di conservazione. Il processo di stagionatura può essere favorito dall'introduzione di alcuni ingredienti quali latte, vino, destrosio, nitriti e nitrati. L'insieme delle spezie e degli aromi aggiunti alla carne prende il nome di concia. L'impasto può essere insaccato in un involucro di budello animale (solitamente suino, ma anche ovino, bovino o equino), o artificiale (cellulosa o collagene quelli più utilizzati). La lunghezza varia dai 10 ai

La salsiccia è un insaccato di carne, tipico di molte regioni italiane e diffuso in tutto il mondo. In Italia, secondo gli ingredienti e le zone dove viene prodotta, assume varie denominazioni come luganega, salamella, salamina, salamino o salametto.
salsiccia di fegato
salsiccia di fegato con miele
salsiccia di maiale sott'olio
salsiccia di cotica
salsicciotto frentano
Regione Basilicata
salsiccia dolce, con finocchietto (o semi di coriandolo) e con peperoncino rosso di Senise in polvere.
salsiccia piccante, con finocchietto e peperoncino piccante.
salsiccia pezzente, così chiamata per l'impiego di parti meno pregiate e più grasse.
salsiccia sotto sugna
Regione Calabria
salsiccia con finocchietto selvatico, satizza
salsiccia piccante, con finocchietto e peperoncino piccante.
salsiccia di coretto
salsiccia pezzente
salsiccia sott'olio (d'oliva)
salsiccia sotto sugna
Regione Campania
salsiccia
salsiccia affumicata
salsiccia di polmone
salsiccia sotto sugna
salsiccia sotto sugna di Casale di Carinola
salsiccia sotto sugna di Vairano Patenora
salsiccia Rossa di Castelpoto
salsiccione nocerino, salame da cuocere
cervellatine
Regione Emilia-Romagna
salsiccia fina o grosso
salsiccia matta (fatta con tagli meno pregiati, soprattutto della gola vicino al taglio per il dissanguamento dell'animale in fase di macellazione)
salsicciotto alla piacentina, salame da cuocere
Regione Lazio
salsiccia al coriandolo di Monte San Biagio (LT) (fresca, conservata e secca)
salsicce (corallina romana, susianella, al coriandolo, paesana)
salsicce secche aromatiche
salsicce secche di suino della Ciociaria e dei monti Lepini
salsiccia dei monti Lepini al maiale nero
salsiccia di fegato (mazzafegato di Viterbo, paesana da sugo)
salsiccia di fegato dei monti Lepini al maiale nero
salsiccia di fegato di suino (tipica dell'Alta Valle del Velino)
salsiccia sott'olio (allo strutto)
Regione Liguria
salsiccia
salsiccia di ceriana, slasiccia
salsiccia di pignone
Regione Marche
salsiccia
salsiccia di fegato
salsiccia di cinghiale
Regione Molise
salsiccia di fegato di maiale
salsiccia di maiale
salsiccia di maiale di Pietracatella
Regione Piemonte
salsiccia al formentino
salsiccia di Bra
salsiccia di cavolo o sautissa ëd coi
salsiccia di riso
Regione Puglia
salsiccia a punta di coltello dell'Alta murgia a Spinazzola [Gravina in Puglia]
salsiccia alla salentina, sardizza, sarsizza, satizza
salsiccia dell'appennino dauno
salsicciotti di Laterza
Zampina, prodotto tipico di Sammichele di Bari
salsiccia suino a punta di coltello, di Altamura
Cervellata, prodotto tipico di Toritto, inserito nella lista dei (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).[5]
Regione Sardegna
salsiccia di Siligo, di suino, affumicata, con pepe nero, chiodi di garofano e finocchietto selvatico
salsiccia di suino fresca
salsiccia di suino secca di Irgoli detta comunemente "Sartizzu"
Regione Siciliana
salsiccia di maiale fresca, secca e affumicata, "a sasizza"
salsiccia pasqualora
salsiccia ravanusana, "sasizza" mista di carne vaccina e suina
salsiccione grasso
Regione Toscana
salsiccia con patate
salsiccia con fagioli
salsiccia di cinghiale
salsiccia di cinghiale sott'olio
salsiccia di montignoso
salsiccia toscana (sarciccia)
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia autonoma di Bolzano:
Hirschwurst (salsiccia di cervo)
Leberwurst (salsiccia di fegato)
salsiccia fresca o luganegheta fresca o salziza fresca (Provincia di Trento)
Regione Umbria
salsicce
Regione Veneto
salsiccia con le rape
salsiccia equina
salsiccia tipica polesana
VARIETA'
Le razze suine attualmente allevate sono derivate dalla selezione e spesso dall'incrocio di suini di ceppo europeo e di ceppo orientale. I primi sono caratterizzati da profilo fronto-nasale rettilineo, orecchie portate in avanti orizzontalmente, taglia piuttosto ridotta e forniscono carne magra e di qualità pregiata. i secondi hanno come caratteri peculiari un profilo fronto-nasale nettamente concavo, il muso e le zampe corti e un'accentuata precocità con la tendenza a produrre carne grassa e lardo. Le antiche razze europee possono essere ulteriormente suddivise nel ceppo celtico (presente nell'Europa centro-settentrionale) e in quello iberico, predominante nei Paesi mediterranei. Dalle razze celtiche, di buona mole, con cute rosea e orecchie pendule, derivano le principali razze suine migliorate.

La carne utilizzata è di puro suino macellata fresca, mediante la tecnica definita "punta di coltello", un taglio grossolano che consente alla carne di rimanere molto compatta e mantenere così una peculiare integrità organolettica. La soppressata è preparata con una selezione di tagli nobili di prosciutti, spalle e rifili di pancetta e lardo tenero (questi ultimi, in particolare, vengono utilizzati allo scopo di "ammorbidire" la carne utilizzata, normalmente troppo magra per poter essere utilizzata da sola), anche se esistono delle varianti fatte con carne bovina.
Sono diffusi vari tipi di soppressata, soprattutto nell'Italia meridionale:
Soppressata di Ricigliano (SA)
Soppressata di Basilicata: è riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale. I comuni di Castelluccio, Rivello, Lauria, Viggianello, Rotonda, Latronico, Lagonegro, Vietri di Potenza, Cancellara e Vaglio ne sono tra i maggiori produttori.[senza fonte]
Soppressata di Puglia: di cui è molto nota quella della Murgia e nello specifico delle città di Gravina e di Martina Franca.
Soppressata di Napoli: spesso prodotta in ambito casalingo e senza obiettivi commerciali.
Soppressata di Calabria a marchio DOP.
Soppressata del Molise: prodotta prevalentemente per consumo casalingo, caratteristiche le produzioni di Rionero Sannitico, Macchiagòdena, Montenero di Bisaccia e Castel del Giudice.
La soprassata toscana (detta anche capofreddo o capaccia), che è composta da parti di suino "di scarto"; come i tendini, le cotenne, la testa (esclusi occhi e cervello) e parti del collo. La soprassata viene insaporita con varie spezie, prezzemolo e buccia di limone.
Un'altra variante (del Cilento) è la soppressata di Gioi, caratterizzata dalla carne magrissima, attraversata in tutta la lunghezza da un unico cilindro di grasso.
La soppressata bresciana è riconosciuta come Prodotto agroalimentare di tradizione.

