giovedì 20 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 16/16 Distillati

ARMAGNAC
L'Armagnac è un'acquavite di vino francese a denominazione di origine controllata prodotta nella regione storica della Guascogna, suddivisa tra i dipartimenti delle Landes, del Gers, e di Lot-et-Garonne nel Sud-Ovest della Francia. Prende il nome dall'antica contea di Armagnac, il cui territorio storico corrisponde all'attuale zona di produzione.
L'armagnac è a buon diritto la più antica acquavite di Francia. La sua prima menzione a stampa è del 1531, ma il manoscritto da cui deriva il libro, custodito nella Biblioteca Vaticana, è del 1310, ad opera di Vital du Four, abate del monastero di Eauze nel cuore della contea di Armagnac, che ne elencava quaranta virtù "medicinali".
Le prime tracce dell' Armagnac risalgono al Medioevo quando veniva indicato come aygue ardente (aqua vitae), distillata ed usata come medicinale nelle antiche università e nei monasteri. La produzione per uso voluttuario inizia attorno alla metà del Quattrocento e circa mezzo secolo più tardi se ne sviluppa il commercio in botte.
Il distillato, caricato a bordo di carri fino a Mont de Marsan oppure Auch veniva poi trasportato a Bayonne oppure a Bordeaux per via fluviale e da qui esportato dai mercanti olandesi in Olanda, Inghilterra e perfino nei Paesi Baltici.
La diffusione dell'armagnac è quindi anteriore di almeno un secolo a quella del cognac, il cui commercio tuttavia poté svilupparsi maggiormente grazie alla vicinanza e alle più facili comunicazioni fluviali con La Rochelle, importante porto ed emporio commerciale della Francia sudoccidentale. La regione dell'Armagnac è infatti più interna e non ha fiumi navigabili con imbarcazioni importanti, a differenza della Charente.
I vini dai quali viene ricavato l'armagnac derivano da quattro vitigni principali: l'Ugni blanc (con tale nome è conosciuto in Francia il Trebbiano, introdotto in età basso-medievale), il Colombard, la Folle blanche (detto anche Piquepoult) e il Baco blanc. Altri vitigni, meno diffusi nella zona di produzione del celebre distillato, sono il Jurançon blanc, la Clairette de Gascogne, il Mauzac, la Plainte de Graisse e il Meslier Saint-François. Il vitigno della Folle Blanche, per migliorarne la resistenza alla fillossera, è stato incrociato con l'americano Noah creando l'ibrido Baco blanc: questo è l'unico esempio di vitigno ibrido ammesso in una AOC francese.
Il mosto si ottiene per pressatura soffice, senza aggiunta di solfiti o lieviti: la fermentazione crea un vino di bassa gradazione e parecchio acido. Appena terminata la fermentazione si passa alla distillazione per mantenere intatti gli aromi del vino.
Il territorio dell'Armagnac si divide in tre zone di produzione in base alle caratteristiche dei terreni:
Bas-Armagnac, a sua volta suddiviso per tradizione antica e non ufficialmente in: Grand Bas-Armagnac, Fins Bas-Armagnac, Petits Bas-Armagnac '.
Il Bas-Armagnac è considerato come la migliore delle tre zone di produzione, in virtù del terreno sabbioso, povero di calcare, e ricco di sedimenti marini. La micro-zona del Grand Bas-Armagnac corre a cavallo del confine tra i dipartimenti del Gers e delle Landes, ed è ritenuto produrre le acquaviti in assoluto più fini ed armoniche. L'area è intensamente coltivata a vite.
Ténarèze. La zona intermedia possiede ancora qualche terreno sabbioso, ma contiene in prevalenza suoli argillo-calcarei ed argillo-sabbiosi. Le acquaviti sono affini a quelle del Bas-Armagnac in funzione dei terreni più o meno sabbiosi. È zona mista di viti e cereali; si produce circa la metà dell'armagnac rispetto al Bas.
Haut-Armagnac: questa zona è sfavorita per possedere terreni calcarei ed argillo-calcarei; le uniche zone adatte sono le cime delle colline, in cui c'è qualche deposito argillo-sabbioso. L'area produce pochissimo armagnac.
L'armagnac viene distillato in continuo con un alambicco a colonna e piatti, chiamato alembique armagnaçais (alambicco armagnacchese), a volte montato su un rimorchio ed alimentato a legna, in cui il vino scende dall'alto attraverso i piatti, viene riscaldato nella caldaia sul fondo, e risale come vapore passando attraverso i ripiani dal basso verso l'alto, dove esce distillato e viene condensato da una serpentina raffreddata.
La distillazione avviene entro l'inverno. L'acquavite ricavata viene riposta in botti di quercia guascone con capacità da 400 a 420 litri, o di altre zone francesi, e fatta invecchiare in depositi fuori terra detti chai; ad ogni anno di invecchiamento evapora una quantità di prodotto tra il 3 ed il 5%, la parte degli angeli. L'invecchiamento è variabile secondo il prodotto che si vuole ottenere, fino ad un massimo di 50 anni circa. L'armagnac viene quindi miscelato con altri armagnac, secondo il giudizio del maître de chai (cantiniere), per ottenere un prodotto armonico. infine la miscela si lascia riposare ancora qualche mese.
Terminato il periodo di invecchiamento, il prodotto viene confezionato in bottiglie scure schiacciate dette basquaise da 75 cl, o trasparenti come quelle del cognac, oppure nei tipici bottiglioni chiamati pot gascon, da 250 cl.
Dal 2010 a seconda dell'età dei distillati, le etichette riportano le seguenti sigle, o direttamente gli anni di invecchiamento:
VS oppure XXX- da uno a tre anni di invecchiamento
VSOP - da quattro a nove anni di invecchiamento
Napoléon - da sei a nove anni di invecchiamento
Hors d'âge, XO - da dieci a diciannove anni, o il millesimo di distillazione
XO Premium - da vent'anni in poi, od il millesimo di distillazione
Gli armagnac di oltre dieci anni recano l'anno di distillazione sull'etichetta se millesimati, e di solito sulla controetichetta si trova anche l'anno della messa in bottiglia, rendendo facile il calcolo del periodo trascorso in botte; oppure se sono assemblati, dichiarano l'età del distillato più giovane che si trova nella bottiglia (es. 15 Ans) .
L'armagnac è un distillato da fine pasto o da meditazione; si beve in piccoli bicchieri a ballon, o meglio a tulipano, lentamente. Entra raramente nei cocktail; è parte di un noto aperitivo guascone, la pousse-rapière; si usa per conservare frutta al liquore; infine si usa nel floc de gascogne, un mosto fortificato con armagnac, analogo al pineau des Charentes, come aperitivo.

BACARDI

Bacardi è un'azienda di produzione e distribuzione di alcolici, nota in particolare per il rum. La sua sede è ad Hamilton, nelle Bermuda. La storica azienda produttrice di rum, di origine cubana, fu fondata nel 1862 da Don Facundo Bacardí Massó. A causa degli espropri a danno di imprese private dovuti alla rivoluzione castrista, Bacardi fu costretta all'esilio da Cuba e trasferì la propria produzione a Porto Rico. Nel 1993, grazie all'acquisizione dell'italiana Martini & Rossi, storica casa torinese, Bacardi è diventata una tra le più grandi aziende mondiali per produzione e distribuzione di bevande alcoliche.

BIRNENBRAND

Sin dai tempi più remoti grappe e distillati erano prodotti dai contadini che vivevano ai piedi delle magnifiche montagne dell'Alto Adige. Il Birnenbrandt è un distillato di frutta che si ottiene dalle sole pere. Il più pregiato è il William-Christbirnen-Brand, distillato di pere Williams per cui si usano alambicchi in rame. Viene venduto in scenografiche bottiglie che racchiudono una pera intera: secondo la tradizione, il frutto veniva fatto crescere all'interno della bottiglia infilata sul ramo. Il Birnenbrand arriva ad una gradazione di 35-40 gradi.
Le pere appena raggiunta la maturazione commerciale, vengono portate in distilleria, macinate e con una macchina particolare vengono separate le parti solide (semi, picciolo e torsolo) per ottenere una purea di alta qualità. A questa purea vengono aggiunti lieviti specifici per farla fermentare in piccoli recipienti di acciaio inox a temperatura controllata poichè la finezza, la fragranza, il fruttato e le componenti aromatiche, sono elementi molto labili e facilmente degradabili con temperature di distillazione elevate.
COLORE: brillante, trasparente
PROFUMO: caratteristico di Pere Williams
GUSTO: aromatico, morbido e fruttato
TEMPERATURA DI SERVIZIO: Il Birnenbrand si presta ad essere consumato ad una temperatura molto fresca di 6-8 gradi. Ottimo anche consumato ghiacciato.

BOURBON
Il bourbon è un whiskey che prende il nome da una contea dello Stato del Kentucky.
Si dice che il reverendo Elijah Craig, nel 1789, sia stato il primo a dare il nome bourbon al proprio whiskey. Può essere distillato in tutti gli Stati Uniti, tuttavia la sua produzione ha luogo in sei Stati e più precisamente: Kentucky, California, Illinois, Pennsylvania, Indiana e Georgia. Ad ogni modo è nel Kentucky che storicamente si concentra la maggior produzione del bourbon.Nel 1964 il Congresso ha infatti riconosciuto il Bourbon Whiskey come prodotto caratteristico degli Stati Uniti, creando le Federal Standard of Identity for Bourbon le quali prevedono che:
deve essere ottenuto da una miscela costituita da mais per almeno il 51%;
deve essere distillato non oltre l’80% di alcol in volume;
deve essere naturale al 100%, alla miscela può essere aggiunta solo acqua;
deve essere invecchiato in botti di rovere americano, nuove e bruciate internamente per facilitare la penetrazione del distillato nel legno;
deve essere messo in botte con non più del 62,5% di alcol in volume;
il bourbon che rispetta tali regole, ed è invecchiato per un minimo di due anni, può essere denominato Straight Bourbon;
il bourbon invecchiato per un periodo inferiore ai quattro anni deve portare in etichetta la durata dell’invecchiamento;
la dicitura Kentucky bourbon si riferisce a un whiskey distillato ed invecchiato per almeno un anno nel Kentucky.
Produzione
La tipica miscela di cereali per il bourbon è generalmente composta dal 70% di mais ed il rimanente è dato da grano e/o segale, e orzo maltato. Questa miscela viene detta mash, è fatta fermentare attraverso un processo denominato sour mash fermentation, nel quale alla miscela viene aggiunta acqua purissima demineralizzata e un'infusione acida ricca di lieviti attivi, proveniente da precedenti fermentazioni. Dal 2005 il suddetto procedimento è utilizzato per l’elaborazione di tutti gli Straight Bourbon whiskey. Terminata la fermentazione si procede alla distillazione, solitamente a ciclo continuo con alambicco a colonna, dando vita ad un distillato incolore che con la permanenza in botti acquisterà un colore naturale più intenso.

CALVADOS
Il Calvados è un'acquavite di sidro di mela, o mela e pera, a denominazione di origine controllata prodotta nell'omonimo dipartimento francese della Bassa Normandia, nella Francia del Nord. Distillatori di mele sono citati fin dall'VIII secolo da Carlo Magno. La prima distillazione normanna nota fu compiuta dal gentiluomo Gilles de Gouberville nel 1554, e la corporazione della distillazione del sidro fu creata circa 50 anni dopo, nel 1606.
Nel XVII secolo le tradizionali distillerie di sidro si espansero, ma tasse e divieti sui brandy di sidro furono imposti ovunque, al di fuori di Bretagna, Maine e Normandia. La zona chiamata ‘Calvados’ fu creata dopo la Rivoluzione francese, ma l'Eau de vie de cidre (acquavite di sidro) era già comunemente chiamata calvados.
Nel XIX secolo la produzione aumentò grazie alla distillazione industriale e alla moda diffusa tra gli operai del Café-calva. Quando una epidemia di fillossera devastò i vigneti, per il calvados fu l'età dell'oro. Durante la Seconda guerra mondiale l'acquavite di sidro era fornita ai soldati.
Le disposizioni in materia di appellation contrôlée (denominazione controllata) diedero ufficialmente al calvados lo status di distillato protetto nel 1942. Dopo la guerra molte distillerie di sidro si ricostituirono, soprattutto nel Pays d'Auge. Molte delle strutture più simili a una tradizionale fattoria furono sostituite dalla moderna agricoltura, aumentando la produzione.
Lo schema dei nomi del calvados è stato rivisto nel 1984 e poi nel 1996. Il Pommeau, una mistella composta da succo di mela e calvados, fu riconosciuto nel 1991; si usa come aperitivo, analogamente ai prodotti simili Pineau des Charentes e Floc de Gascogne; nel 1997 è stata creata una denominazione per il Calvados Domfrontais, varietà ottenuta con il 30% di pere.
Produzione
Il frutto è colto e spremuto per produrre un succo che fermentando diventa un sidro secco. Viene dunque distillato e diviene acquavite. Dopo almeno due anni di invecchiamento in barili di quercia, può essere venduto come Calvados. Più tempo invecchia, più diventa gradevole. Solitamente la maturazione dura diversi anni. Mezza bottiglia di Calvados invecchiato vent'anni può facilmente avere lo stesso prezzo di una bottiglia intera di Calvados di 10 anni.
Doppia e singola distillazione
L'AOC calvados autorizza una doppia distillazione per tutto il calvados, ma è richiesta per l'AOC calvados Pays d'Auge.
La doppia distillazione viene effettuata in alambicchi tradizionali (‘l'alambic à repasse’ o ‘charentais’) e conferisce al prodotto aromi fruttati ricchi, complessi e delicati con un potenziale di lungo invecchiamento. La distillazione singola continua viene effettuata in un alambicco a colonna e conferisce al calvados un sapore di mela fresco e pulito, tuttavia troppo poco complesso per evolvere con un successivo invecchiamento.
Regioni di produzione e definizioni legali
Come molti vini, il Calvados è qualificato da un'AOC (DOC). Esistono tre denominazioni per il calvados:
L'area dell'AOC calvados include tutto il Calvados, la Manica e l'Orne e parti di Eure, Mayenne, Sarthe e Eure-et-Loir.
L'AOC calvados comprende circa il 70% della produzione totale.
Almeno due anni di invecchiamento in barili di quercia.
Il territorio di produzione è definito.
Le mele e le pere usate devono essere delle varietà definite per il sidro.
Le procedure nella produzione come la pressatura, la fermentazione, la distillazione e l'invecchiamento sono regolate.
Di solito la distillazione avviene in una singola colonna.
L'area più restrittiva AOC calvados Pays d'Auge è limitata a poche aree dell'est del Calvados.
Un severo controllo di qualità - uguali regole basi del calvados AOC insieme ad alcuni altri requisiti.
Invecchiamento di almeno due anni in barili di quercia.
Doppia distillazione in un alambicco (pot still).
Area di produzione definita nel Pays d'Auge.
Almeno sei settimane di fermentazione del sidro.
Controllo degli aromi aggiunti.
L'AOC calvados Domfrontais riflette la lunga tradizione delle coltivazioni di pere dell'area, producendo un unico calvados fruttato. 
Almeno il 30 per cento è di pere provenienti dalle zone previste.
Almeno tre anni di invecchiamento in barili di quercia.
I frutteti di meli devono contenere almeno il 15 per cento di alberi di pere (25 per cento dopo la sedicesima raccolta).
Calvados fermier - alcuni produttori sia all'interno che fuori dell'area del Pays d'Auge producono questo ‘calvados di fattoria', che indica un processo di produzione tradizionale di alta qualità.
Invecchiamento
L'età è solitamente menzionata con una certa scelta di parole e si riferisce alla parte più giovane della miscela. Altri scelgono di indicare l'età minima in anni. Una miscela contiene parti di calvados più vecchio. Tra i prodotti di maggiore qualità la parte più vecchia ha un'età molto maggiore di quelle sotto menzionate.
 ‘Fine’, ‘Trois étoiles *** ‘Trois pommes’ - 2 anni.
 ‘Vieux’ - ‘Réserve’ - 3 anni.
 ‘V.O.’ ‘VO’, ‘Vieille Réserve’, ‘V.S.O.P.’ ‘VSOP’ - 4 anni. Spesso venduto più invecchiato.
 ‘Extra’, ‘X.O.’ ‘XO’, ‘Napoléon', ‘Hors d'Age’ ‘Age Inconnu’ - 6 anni. Spesso venduto più invecchiato.
 ‘1973’ (millesime) - Annata (anno di distillazione).
Degustazione
Il Calvados è la base del tradizionale trou Normand, cioè "il buco normanno". Questo è costituito da un sorso di Calvados preso tra le varie portate di un lungo pasto, a volte con un sorbetto di mela, che si pensa risvegli l'appetito. Il Calvados può essere servito come aperitivo, in cocktail, tra i pasti, come digestivo o con il caffè. Un buon calvados dovrebbe naturalmente mantenere il gusto delle mele e delle pere, bilanciato dagli aromi e dall'invecchiamento. Si nota facilmente che il calvados più giovane ha un più forte gusto di mela e di pera. Più a lungo il calvados è rimasto a contatto con il legno di quercia, più il suo gusto somiglia a quello di ogni altro brandy invecchiato. Il calvados più vecchio assume un colore dorato, marrone con riflessi arancioni e rosso mogano.

FILU FERRU
Il nome preso da questo distillato sardo, deriva probabilmente dal periodo del proibizionismo, infatti la produzione di questo distillato non si fermò in questo periodo, ma continuò clandestinamente. Per non farsi scoprire, le bottiglie venivano legate dal fil di ferro e nascoste in profondità negli orti dei contadini, o nei giardini delle famiglie. Facendo fuoriuscire solo il fil di ferro per poter rintracciare la bottiglia sotterrata.
Distillato dall'alta gradazione alcolica, i cui profumi ricordano i profumi dei vini e delle vinacce di origine con cui viene prodotto. Al distillato base vengono prodotti anche acquaviti aromatizzate con le erbe spontanee di Sardegna, quale il corbezzolo e i semi di finocchietto selvatico.  La doppia distillazione viene fatta con vino e/o vinacce a temperature controllate. Come avviene per la distillazione, viene posta la cura di tagliare sempre e di conseguenza scartare la testa e la coda. Le vinacce che vengono scartate provenienti dalla produzione del vino, vengono trasportate con i tir alle distillerie preposte e autorizzate dallo Stato. Qua subiscono la doppia distillazione in appositi alambicchi. Il corpo del distillato, viene conservato in botti di rovere dove vengono affinati per circa un anno.

GRAPPA ALLE ERBE ED AI PICCOLI FRUTTI
Nel territorio montano del Friuli Venezia Giulia l’aromatizzazione della grappa con diverse piante officinali e con i piccoli frutti è radicata nella cultura popolare, da tempo immemorabile. Le piante officinali, raccolte al “momento balsamico” e dopo attenta pulitura, vengono messe in infusione nella grappa di vinaccia ed eventualmente edulcorate con zucchero, per un tempo variabile dai 15 ai 30 giorni in ambiente caldo; per alcuni preparati i recipienti vengono esposti al sole. Trascorso questo periodo, si passa alla successiva fase di conservazione durante la quale il prodotto è mantenuto per altri 15/30 giorni in ambiente fresco e buio. Trascorso questo periodo, il prodotto ottenuto viene filtrato ed imbottigliato.
Piante officinali: Salvia, Camomilla, Erba gatta, Genziana, Piantaggine, Assenzio, Timo serpillo, Pino mugo, Radicchio di monte, Achillea, Ruta.
Piccoli frutti: Ribes nero, Mirtillo, Lampone.

GRAPPA ALLE OLIVE

Il lago di Garda è famoso per l'eccellente olio extravergine di oliva ricavato da piante anche ultracentenarie che ne costellano il paesaggio e che hanno ritrovato in questo microclima un ambiente favorevole per ben svilupparsi e donare raccolti generosi.
L'abbinamento della grappa con le olive nasce da una consolidata pratica contadina tramandatasi di generazione in generazione. Anche se considerata illegale, la produzione di grappa casalinga è sempre stata quasi un fiore all'occhiello per ogni famiglia di coltivatori in tutto il Veneto, quando in tempo di vendemmia non si buttava nulla e si riciclavano così le vinacce scartate dalla lavorazione dell'uva. Non si conosce con precisione chi per primo intuì il felice abbinamento con l'oliva, peraltro adottato con successo lungo quasi tutta la sponda veronese del lago, da Lazise fino a Malcesine, ultimo baluardo in terra veneta.
Liquore di colore ramato, dal sapore morbido ed intenso, ottimo digestivo, da consumare preferibilmente fresco.

GRAPPA DEL PIEMONTE
1. Denominazione della bevanda spiritosa con indicazione geografica: "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" Categoria della bevanda spiritosa con indicazione geografica: Acquavite di vinaccia
La denominazione "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' riservata esclusivamente all'acquavite di vinaccia ottenuta dalla distillazione diretta di materie prime in ottimo stato di
conservazione ricavate da uve prodotte e vinificate nel territorioregionale, distillata e imbottigliata in impianti situati nel Piemonte.
2. Descrizione della bevanda spiritosa:
a) Caratteristiche fisiche, chimiche e/o organolettiche della categoria
- e' ottenuta esclusivamente da vinacce, ricavate da uve prodotte e vinificate nel territorio regionale, fermentate e distillate direttamente mediante vapore acqueo oppure dopo l'aggiunta di acqua;
- alle vinacce puo' essere aggiunta una quantita' di fecce non superiore a 25 kg di fecce per 100 kg di vinacce utilizzate;
- la quantita' di alcole proveniente dalle fecce non puo' superare il 35 % della quantita' totale di alcole nel prodotto finito;
- la distillazione e' effettuata a meno di 86 % vol.;
- e' autorizzata la ridistillazione alla stessa gradazione alcolica;
- ha un tenore di sostanze volatili pari o superiore a 140 g/hl di alcole a 100 % vol. e un tenore massimo di metanolo di 1 000 g/hl di alcole a 100 % vol.;
- non deve essere addizionata di alcole etilico, diluito o non diluito;
- non e' aromatizzata; cio' non esclude i metodi di produzione tradizionali individuati alla successiva lettera d);
- puo' contenere caramello aggiunto come colorante per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" sottoposta ad invecchiamento per almeno 12 mesi, secondo le disposizioni comunitarie e nazionali vigenti.
b) Caratteristiche specifiche della bevanda spiritosa rispetto alla categoria cui appartiene
- ha un tenore di sostanze volatili diverse dagli alcoli etilico e metilico non inferiore a 140 g/hl di alcole a 100 per cento in volume;
- ha un titolo alcolometrico volumico di 40 % vol..
c) Zona geografica interessata
Intero territorio della Regione Piemonte.
d) Metodo di produzione della bevanda interessata
La "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' ottenuta per distillazione, direttamente mediante vapore acqueo oppure con l'aggiunta di acqua nell'alambicco, di vinacce fermentate o semifermentate prodotte e vinificate nella regione. Nella produzione della grappa e' consentito l'impiego di fecce liquide naturali di vino nella misura massima di 25 kg per 100 kg di vinacce utilizzate. La quantita' di alcol proveniente dalle fecce non puo' superare il 35 per cento della quantita' totale di alcole nel prodotto finito. L'impiego delle fecce liquide naturali di vino puo' avvenire mediante l'aggiunta delle fecce alle vinacce prima del passaggio in distillazione, o mediante disalcolazione in parallelo della vinaccia e delle fecce e invio alla distillazione della miscela delle due flemme o dei vapori alcolici, o mediante disalcolazione separata delle vinacce e delle fecce e successivo invio diretto alla distillazione. Dette operazioni devono essere effettuate nella medesima distilleria di produzione. La distillazione delle vinacce fermentate o semifermentate, in impianto continuo o discontinuo, deve essere effettuata a meno di 86 per cento in volume. Entro tale limite e' consentita la ridistillazione del prodotto. L'osservanza dei limiti previsti deve risultare dalla tenuta di registri vidimati in cui sono riportati giornalmente i quantitativi e il tenore alcolico delle vinacce, delle fecce liquide naturali di vino avviate alla distillazione, nonche' delle flemme, nel caso in cui l'avvio di queste ultime alla distillazione sia effettuato successivamente alla loro produzione. Nella preparazione della "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" e' consentita l'aggiunta di:
- piante aromatiche o loro parti, nonche' frutta o loro parti che rappresentano i metodi di produzione tradizionali. Le indicazioni devono essere riportate nella denominazione di vendita della "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte"; - zuccheri, nel limite massimo di 20 grammi per litro, espresso in zucchero invertito in conformita' alle definizioni di cui al punto 3, lettere da a) a c) dell'Allegato I del Regolamento CE n. 110/2008; - caramello, solo per la grappa sottoposta ad invecchiamento almeno dodici mesi, secondo le disposizioni comunitarie e nazionali vigenti. Nella presentazione e nella promozione e' consentito l'uso dei termini "vecchia" o "invecchiata" per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte"sottoposta ad invecchiamento in botti, tini ed altri recipienti di legno non verniciati ne' rivestiti, per un periodo non inferiore a dodici mesi, in regime di sorveglianza fiscale, in impianti ubicati nel territorio della Regione Piemonte.
Sono consentiti i normali trattamenti di conservazione del legno dei recipienti. E' consentito altresi' l'uso dei termini "riserva" o "stravecchia" per la "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" invecchiata almeno 18 mesi. Puo' essere specificata la durata dell'invecchiamento, espressa in mesi e in anni, o soltanto in mesi.
e) Elementi che dimostrano il legame con l'ambiente geografico o con l'origine geografica
La storia della regione Piemonte e' disseminata di elementi che dimostrano il legame tra questa terra e la produzione della grappa. L'acquavite compare nei tariffari doganali di alcuni Comuni piemontesi a partire dalla meta' del 1400, successivamente (nel 1583), un provvedimento legislativo di Carlo Emanuele I di Savoia, relativo al privilegio straordinario di utilizzare un modo particolare "di far bollire ogni sorta di liquori", indica che nello Stato Sabaudo si producevano liquori e acquaviti. Le cronache di quei tempi indicano l'attenzione e l'apprezzamento della Casa Reale per tali bevande. Nel 1739 viene creata la Corporazione dei Confettieri e Distillatori di Acquavite (o Universita' degli Acquavitai) di Torino che adottava norme e regolamentazioni specifiche rivolte a coloro che praticavano l'arte della distillazione, i quali dovevano sostenere un lungo apprendistato per superare l'esame e diventare bravi mastri distillatori. Questo evento rappresenta la consacrazione di un'arte che doveva essere eseguita con perizia e maestria. Ulteriori testimonianze narrano che nel XIX secolo Camillo Benso Conte di Cavour controllava le produzione di grappa distillata con le vinacce del territorio accertandone personalmente la qualita'. In tale periodo storico la grappa -chiamata da tutti ancora Branda- aveva ormai assunto il carattere di prodotto tradizionale con vocazione territoriale e presenza di alambicchi su tutto il territorio piemontese, in particolare nei castelli, nelle case aristocratiche e nelle grandi tenute agricole. A partire dalla seconda meta' del XX secolo si da' inizio alla valorizzazione della "Grappa Piemonte" con la costituzione di un Consorzio che raggruppa i distillatori e ne stabilisce regole di attivita'. Con il Regolamento (CEE) n. 1576/89 del Consiglio del 29 maggio 1989 la "Grappa di Piemonte" e' stata iscritta per la prima volta nell'allegato II delle denominazioni geografiche comunitarie delle bevande spiritose. La disponibilita' e l'abbondanza di vinacce fresche e fermentate hanno rappresentato lo stimolo per sviluppare in distilleria nuovi sistemi e metodologie di lavorazione. Le diverse tipologie di alambicco si sono avvicendate nel corso degli anni; l'alambicco piu' antico e' quello a fuoco diretto, seguito poi dal sistema a caldaiette, dall'alambicco a bagnomaria piemontese e infine dall'apparecchio continuo. Di questi apparecchi il sistema a bagnomaria e' forse il piu' rappresentativo della attivita' distillatoria regionale, l'alambicco continuo ha invece un utilizzo piu' recente anche se una nota storica ricorda l'apparecchio dei fratelli Stemmer di Torino che consentiva la distillazione in continuo delle vinacce gia' alla fine del XIX secolo. Questi apparecchi tradizionali nella regione Piemonte oggi coesistono spesso con i piu' veloci impianti a ciclo continuo e testimoniano la volontà' di conservare la tradizionale artigianalità' di questo mestiere, oltre alla ricerca e alla continua sfida per valorizzare i grandi aromi e sapori che nascono nei vigneti del Piemonte. L'attività' distillatoria ha seguito inoltre la progressiva modernizzazione delle tecniche colturali ed enologiche che si sono sviluppate in Piemonte. In particolare i vitigni d'origine e i sistemi di produzione interagiscono fortemente con la qualità' del distillato cosi' che i tratti sensoriali della grappa piemontese rispecchiano opposti caratteri di gentilezza e severità'. La produzione piemontese vanta grandi grappe da monovitigno, tra le quali quella ottenuta dalle vinacce aromatiche di Moscato, oppure dalle vinacce di uve a bacca nera come il Nebbiolo che garantiscono prodotti particolarmente strutturati. Ma l'enorme patrimonio dei vigneti piemontesi offre anche pregiate vinacce di uva Dolcetto, Arneis, Erbaluce, Grignolino, Freisa, Malvasia, Brachetto, Ruche', Cortese ed altri preziosi vitigni. Le distillerie del Piemonte hanno quindi a disposizione della materia prima dalle caratteristiche uniche: nelle vinacce lavorate c'e' l'odore e il sapore dei grappoli delle tante e diverse uve che vengono in ultimo conservati ed evidenziati nel passaggio attraverso l'alambicco. La tradizione, l'artigianalita' e il "lambiccare" piemontese difende e tutela ancora oggi le proprie origini e i propri confini cosi' come faceva quella Corporazione nata a Torino nel '700. In particolare l'Istituto Grappa Piemonte ne ha raccolto l'eredita' e accoglie la maggior parte delle distillerie piemontesi, riunisce i mastri distillatori e allestisce numerosi appuntamenti ogni anno per promuovere la grappa regionale e l'antico fascino di ogni vitigno coltivato su questa terra.
f) Disposizioni da rispettare in forza di disposizioni comunitarie e/o nazionali e/o regionali D.P.R. 16 luglio 1997, n. 297.
g) Termini aggiuntivi all'indicazione geografica e norme specifiche in materia di etichettatura
La "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte", deve essere etichettata in conformita' al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, e successive modifiche e nel rispetto dei seguenti principi. Il termine "Grappa piemontese" o "Grappa del Piemonte" puo' essere completato dal riferimento:
a) al nome di un vitigno qualora sia stata ottenuta dalla distillazione di materie prime provenienti per almeno l'85 per cento in peso dalla vinificazione di uve ottenute dalla coltivazione di tale vitigno;
b) a non piu' di due vitigni, qualora siano state ottenute dalla distillazione di materie prime interamente provenienti dalla vinificazione di uve ottenute dalla coltivazione di tali vitigni, che devono essere menzionati in etichetta in ordine ponderale decrescente. Non e' consentita l'indicazione di vitigni utilizzati in misura inferiore al 15 per cento in peso;
c) al nome di un vino DOC, DOCG e IGT, qualora le materie prime provengono da uve utilizzate nella produzione di detto vino; in tal caso e' vietato utilizzare i simboli e le diciture (DOC, DOCG e IGT) (DOP, IGP) sia in sigla che per esteso. Non e' consentito l'impiego del nome "Barolo" proprio della IG "Grappa di Barolo";
d) al metodo di distillazione, continuo o discontinuo, e al tipo di alambicco. L'alambicco a bagnomaria puo' essere specificato come "Bagnomaria Piemontese". Per le grappe che rispondono contemporaneamente a piu' riferimenti di cui ai precedenti punti a), b) e c) deve comunque essere utilizzata una sola denominazione di vendita.
h) Nome e indirizzo del richiedente
Istituto Grappa Piemonte - Piazza Medici, 8 - 14100 Asti

GRAPPA DEL VENETO
L'area interessata alla produzione della Grappa Veneta è la fascia collinare delle provincie di Verona, Vicenza, Treviso
Si dice che la distillazione delle vinacce sia incominciata nel Veneto tra il 1200 e il 1300, quando Venezia era un importante mercato di acquavite di vino e di vinaccia che esportava in Germania e Oriente, come rimedio contro la peste e la gotta. Già all’inizio del 1400 l’opera “De arte confetionis acquae vitae”, del medico padovano Michele Savonarola, era considerata un importante punto di riferimento per i distillatori che volevano perfezionare la loro tecnica. L’uso della grappa era essenzialmente terapeutico, per casi di soffocamento ed intossicazione, per sfregamenti contro il congelamento o come aiuto per un’azione più efficace di altri medicamenti da ingerire. Proprio perché doveva servire esclusivamente a scopi terapeutici, la produzione della grappa era riservata ai farmacisti e ai medici: per questo, nel 1601, sempre a Venezia, nacque la “Congrega dell’Università degli Acquavitai”.
Nel 1876, a Conegliano, nasce la “Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia” dove lavorò il ricercatore enologico Emilio Comboni, che tanto contribuì al miglioramento qualitativo di questo distillato (l’alambicco a fuoco diretto che lui perfezionò e divulgò è diventato il simbolo della grappa veneta). Nel secondo dopoguerra il prodotto fece un balzo sostanziale e di immagine che gli consentì di emanciparsi definitivamente da un retaggio di “rusticità”, per puntare verso il perfezionamento qualitativo all’insegna della leggerezza.
Il termine “grappa” viene comunemente usato per l’acquavite ottenuta attraverso la distillazione delle vinacce, ricca di profumi e di sapori. I vitigni da cui più comunemente derivano le vinacce da sottoporre a distillazione sono i Pinot, lo Chardonnay, il Prosecco, il Verduzzo, il Tocai, il Merlot, il Cabernet, il Raboso, il Friularo, il Moscato, il Cruvajo, il Tocai rosso, il Vespaiolo, il Sauvignon e il Riesling.
L’apparecchio tuttora utilizzato per produrre la grappa “artigianale” è un alambicco (o “lambicco”), ovvero una caldaia in cui si pongono le vinacce da distillare: il vapore che se ne sprigiona viene raccolto e portato allo stato liquido in una tubatura dove si condensa. Questo procedimento, apparentemente semplice, richiede molta attenzione (perché non si brucino le vinacce). Attualmente la grappa è stata rinnovata nel suo gusto attraverso tecnologie che consentono alle vinacce una fermentazione “controllata”, così come avviene per l’uva. Con questi procedimenti è nata una nuova generazione di grappe leggere e fruttate, in grado di soddisfare i gusti più moderni che cercano naturalità e finezza.
Liquore tradizionale del Veneto, la Grappa Veneta è reperibile presso i rivenditori specializzati nelle province venete. La grappa è un ottimo distillato per concludere un pasto, ma viene anche utilizzata per le preparazioni di pasticceria.

GRAPPA DEL VESUVIO

La vera Grappa del Vesuvio ottenuta dalle vinacce che vengono trattate con estrema cura durante la vendemmia ed immediatamente lavorate per poterne mantenere intatte le caratteristiche organolettiche che daranno corpo alla grappa.
I vitigni di provenienza sono quelli autoctoni del Vesuvio: Coda di Volpe-Piedirosso-Aglianico-Falanghina.
Il metodo di distillazione è a a bagnomaria a vapore indiretto ed ha una gradazione alcolica di 40°.
L'affinamento avviene per tre mesi in botti di rovere che regalano alla grappa il suo caratteristico e caldo colore ambrato, e per i successivi tre mesi in bottiglia.

GRAPPA DELL`ALTO ADIGE
Limpida come l`aria di montagna, calda come il sole che matura le uve selezionate. La grappa è un`acquavite nobile, ottenuta esclusivamente mediante la distillazione diretta delle vinacce - l´insieme di bucce, vinaccioli e lievitiche residuano dalle torchiatura dell`uva. La Grappa dell`Alto Adige è tutelata dal marchio di qualità che garantisce l`utilizzo rigoroso di vinacce derivate dalla produzione di vini dell`Alto Adige e da distillazione locale. La Grappa dell`Alto Adige non contiene né additivi né bonificanti ed è sottoposta a ripetuti controlli da parte di istituti indipendenti e accreditati.
La Grappa dell`Alto Adige è unica per sapore, aroma e purezza. È eccezionale, come l`uva dalle quale è prodotta e che qui cresce in condizioni climatiche ottimali. La vocazione vitivinicola dei contadini, la tradizione e la competenza dei distillatori dell`Alto Adige ne fanno un prodotto unico. Nei giorni che precedono la vendemmia la concentrazione degli zuccheri nell`uva aumenta progressivamente. Nella buccia degli acini si depositano preziose sostanze aromatiche, diverse a seconda del vitigno e delle condizioni climatiche, e che danno alla grappa il suo inconfondibile carattere.
La Grappa dell`Alto Adige è ottima come digestivo, nel caffè corretto, nei cocktail e nei long drink (Grappa Sour e Grappa Highball) e dà un tocco raffinato a molte ricette.
Già nel XIII secolo i monaci conoscevano le proprietà curative dell`acquavite alle erbe aromatiche.
È provato che la grappa stimola le funzioni digestive.
La grappa frizionata sulla pelle è un ottimo trattamento per lenire i crampi muscolari o attenuare le punture d`insetto.
La grappa deve essere protetta dalla luce solare e tenuta in luogo fresco per non danneggiare le sostanze aromatiche che altrimenti si volatilizzerebbero per effetto del calore.
Le bottiglie devono essere tenute sempre erette per impedire che il tappo di sughero si sbricioli e contamini la purezza della grappa.
Da 100 kg di vinacce umide e appena torchiate si ottengono circa 9-10 litri di grappa.
La grappa rappresenta solamente un millesimo di tutti i superalcolici bevuti nel mondo.
La Grappa dell`Alto Adige è priva di additivi e di bonificanti e deve ottenere almeno 75 dei 100 punti previsti dal sistema di valutazione ANAG (Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa) che tiene conto di aspetto, sapore, caratteristiche particolari ed impressione generale del prodotto.

GRAPPA DI ALBICOCCHE DEL VESUVIO
Dalle dolcissime 'crisommole', nome dialettale delle albicocche vesuviane, che pare derivi dal greco, un distillato unico per aroma e sapore, risultato, questo, ottenuto grazie alla peculiarità dei frutti utilizzati, di esclusiva provenienza di due paesi: Trecase e Boscotrecase, poichè solo in questi territori le 'crisommole' assumono il loro particolare colore e sapore.
Il distillato è ottenuto dalla varietà 'Pellecchiella', una delle 18 differenti in cui si declina l'albicocca Vesuviana e che erano in passato destinate all'industria conserviera per farne marmellate. Il distillato viene lavorato con il metodo a bagnomaria a vapore indiretto con un affinamento di sei mesi in acciaio e due mesi in bottiglia, con una gradazione alcolica di 42°.

GRAPPA DI BAROLO
VITIGNO: Nebbiolo da Barolo.
TENORE ALCOLICO: 50% in volume.
AFFINAMENTO: fusti di rovere.
DEGUSTAZIONE: ottenuta da vinacce di Nebbiolo da Barolo. E' di colore ambrato carico. Rimane a riposare per almeno quattro anni in piccoli fusti. E' di profumo ampio, ricco e pronunciato e ha sentore di vaniglia tostata. Calda, di notevole corpo, di pieno carattere.

GRAPPA DI MARSALA
La Grappa di Marsala si presenta come un distillato intensamente aromatico dovuto ai sentori di uva passa a cui si uniscono note intense di agrumi e frutta a polpa bianca.
Prodotta con uve grillo e catarratto, varietà tipiche della zona di Marsala, la sua conservazione avviene attraverso l'innovativa ed esclusiva tecnologia chiamata "grappa system" il cui fine è quello di preservare il patrimonio di aromi fino al momento della distribuzione.
ABBINAMENTI: Cioccolato fondente, sigari di media robustezza e fine pasto in genere.

GRAPPA LOMBARDA
La distillazione lombarda affonda le sue radici in un passato ricco di tradizione e figure che a buon diritto hanno conquistato la fama nell’arte dell’alambicco. Il padre gesuita Francesco Terzi Lana (Brescia, 1631 - 1681) applicò le proprie conoscenze di fisico alla distillazione, dedicandovi il terzo volume della sua opera più nota, il Magisterium Naturae. Secondo tesi non confermate egli guidò la sua ricerca in collaborazione con un altro padre gesuita, il tedesco Athanasius Kircher (Geisa, 1602 - Roma 1680), autore del soprendente Mundus Subterraneus.
La Lombardia presenta una grande varietà di vitigni coltivati, affiancati dalle tipiche uve regionali quali Bonarda, Croatina e Groppello gentile. L’Oltrepò pavese detiene il primato nella produzione di Pinot nero in Italia. Le zone di Brescia, con la Franciacorta, e di Bergamo offrono una interessantissima varietà di vinacce fresche per la distillazione. E come non citare la Valtellina, dove il vitigno piemontese per eccellenza, il Nebbiolo, ha trovato espressione in eroici vini quali lo Sfursat.
Bisogna tuttavia riconoscere che questa regione ha subito più di altre il calo del numero di distillerie negli ultimi 50 anni. Accanto a blasonatissimi marchi di vino che producono la propria Grappa o la imbottigliano, molti alambicchi sono rimasti d’impronta nettamente artigianale, operanti con caldaiette a vapore fluente. Va tuttavia sottolineato che gli alambicchi a ciclo continuo fecero, come in altre parti d’Italia, la loro comparsa negli anni ‘60 causando la chiusura di molti impianti artigianali.

GRAPPA SICILIANA

Le materie prime distillate provengono solo dalle migliori cantine del panorama vitivinicolo siciliano; la frutta viene reperita dalle coltivazioni che si trovano sulle pendici dell'Etna, le vinacce provengono da Pantelleria, dalle Isole Eolie, dalla provincia di Marsala, da Noto e da altre zone siciliane famose per la viticoltura.
I distillati riproducono integralmente ed armonicamente le caratteristiche della materia prima utilizzata, esaltandone al massimo i profumi e la gradevolezza aromatica.

GRAPPA TRENTINA
La grappa si ottiene per distillazione di vinacce fermentate, tramite vapore acqueo o dopo l’aggiunta di acqua; possono fregiarsi del nome Grappa, solo le acqueviti di questa tipologia prodotte in Italia. A loro volta, le vinacce - le bucce degli acini d’uva separate dal mosto o dal vino – devono provenire esclusivamente da uve prodotte e vinificate in Italia.
La leggenda più famosa sulla nascita della grappa narra di un legionario romano, che nel I secolo A.C. ricevette come compenso un piccolo vitigno in Friuli. Questo soldato, un po’ pirata e un po’ signore, avrebbe sottratto in Egitto un esemplare della già citata Crisopea di Cleopatra, producendo con essa la prima acquavite. Altre storie fanno derivare il nome del liquore dalla città di Bassano del Grappa.
Il nome grappa deriva dai termini dialettali usati per indicare la materia prima, le vinacce, denominate grapa ograspa nel Nord, è trapa in Istria, traspa, brasca o brusca nel Nordest.
Leggenda vuole che la prime acquavite fosse prodotta da un legionario romano a cui fu donato un piccolo vitigno in Friuli. Reduce dalla campagna d’Egitto, portò con se un esemplare di Crisopea di Cleopatra – scienziato Egiziano omonimo della regina - uno dei primi alambicchi. Come tutti i distillati, fu codificato dalla Scuola Salernitana nell’anno 1000 ed esistono documenti del 1400 che testimoniano l’esportazione di questo prodotto dal Veneto e dal Friuli verso il nord Europa.
La grappa si ottiene per distillazioni successive delle vinacce, alle quali è stata aggiunta acqua o vapore acqueo. I metodi di distillazione più comuni sono quello discontinuo a vapore e quello a bagnomaria. Nelle diverse fasi della distillazione sarà necessario eliminare la testa e la coda della produzione, contenenti rispettivamente metanolo ed alcaloidi pesanti. Il cuore della produzione sarà pari a circa l’8% del liquido di partenza.
La grappa appena distillata è denominata grappa giovane. Affinata in botte, può denominarsi invecchiata solo dopo 12 mesi d’invecchiamento, o stravecchia dopo 18 mesi. Le grappe aromatizzate, si ottengono per infusioni di grappa ed essenze naturali, quali frutti, piante, bacche.
Nel 1838 fu rinvenuta, in val di Cembra, la Situla di Cembra, un contenitore in bronzo risalente al VI secoloa.c. con un’iscrizione che inneggiava alla qualità del vino, da sempre prodottoin questa valle.
Il distillato delle vinacce veniva anticamente utilizzato come medicinale e come riserva energetica, come conforto per boscaioli, alpini o minatori impegnati al freddo nelle loro fatiche.
La tradizione trentina vuole che la grappa si ottenga da un alambicco "discontinuo a bagnomaria", detto metodo "Tullio Zadra" in onore del primo sperimentatore di questo particolare sistema, tanto da acquisirne la denominazione di prodotto tipico: Grappa giovane trentina - metodo Tullio Zadra.

PISCO
Il pisco è un'acquavite sudamericana tutelata da due denominazioni di origine, ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato, aromatico e non. È bevanda nazionale sia in Perù sia in Cile, Paesi che se ne contendono l'origine. Pur essendo un distillato di vino, non appartiene alla famiglia dei brandy perché non subisce invecchiamento.
L'Italia non riconosce tutela a questa denominazione per ragioni di commercio internazionale.
Vicino a Lima si trova il porto peruviano di El Callao, del quale si narra che nell'Ottocento le navi mercantili non ripartissero senza aver fatto un buon carico di un'ottima acquavite della città di Pisco, che ha dato il nome a questo distillato.
Si vuole che l'uva dalla quale deriva fosse già coltivata al tempo degli Inca, ma l'ipotesi più credibile è quella avanzata nel 1595 dal mercante fiorentino Francesco Carletti, il quale sosteneva che l'uva fosse stata portata in Perù dagli spagnoli, dato che il loro vino non avrebbe resistito alla traversata dell'Atlantico per giungere in Sud America, o comunque i costi di trasporto sarebbero stati proibitivi.
Perù e Cile disputano sulla denominazione di origine, poiché i due paesi sudamericani sono entrambi produttori di pisco. Il Perù afferma che il distillato dev'essere considerato esclusivamente peruviano, essendo originario di Pisco (città che esiste ancora prima della scoperta dell'America); il Cile non si oppone a questo argomento visto che tra i suoi confini esiste dal 1936 una città con il nome di "Pisco Elqui", ma pretende che il termine pisco sia riferito unicamente alla bevanda da lungo tempo prodotta anche nel loro paese.
Il pisco si distilla con alambicco continuo o discontinuo da vino di uva moscata chiamata anche Italia, e da altre uve, coltivate sia nella regione di Ica che in altre aride valli costiere del Perù meridionale. La gradazione alcolica va dal 40 al 50 percento.
In Cile il pisco viene prodotto nella zona centro-settentrionale del paese ed è leggermente diverso da quello peruviano. Le zone di produzione si trovano lungo la costa oceanica.
Le qualità prodotte si distinguono in quattro categorie:
Pisco Puro (da uve non aromatiche)
Pisco Aromatico (da uve aromatiche)
Pisco Acholado (mescolanza dei due precedenti)
Pisco Mosto Verde (da mosto a fermentazione incompleta)
Pisco cileno[modifica | modifica wikitesto]
In Cile le varietà prodotte si distinguono secondo gradazione alcolica:
Pisco Tradicional o Corriente - 30°
Pisco Especial - 35°
Pisco Reservado - 40°
Gran Pisco - 43°

La degustazione liscia del pisco viene detta trago corto, e consiste nel sorseggiarlo e trattenerlo in bocca qualche secondo prima della deglutizione, in modo da apprezzarne il bouquet. Il pisco viene utilizzato anche nella preparazione di cocktail tra i quali il chalaquito ed il più noto pisco sour; quest'ultimo prevede l'aggiunta di succo di lime, ghiaccio, sciroppo di zucchero e albume d'uovo. Si usa anche mischiato alle bevande come la Coca-Cola col nome di piscola, diffusa in Cile soprattutto tra i ragazzi, e talvolta con la Sprite, che rendono il pisco più leggero e meno amaro. Fra i consumatori noti di pisco vi erano Orson Welles e John Wayne. 

RÉMY MARTIN
Rémy Martin è una delle grandi case produttrici di cognac, con sede nella città di Cognac in Francia. Nel 1990 Rémy Martin e Cointreau fanno una fusione e creano l'azienda Rémy Cointreau.
Il suo prodotto più prestigioso è il cognac Louis XIII.
Marche prodotte di cognac
Rémy Martin Grand Cru
Rémy Martin VSOP
Rémy Martin Club
Rémy Martin 1738 Accord Royal
Rémy Martin XO Spécial
Rémy Martin XO Excellence
Rémy Martin Extra
Louis XIII de Rémy Martin
L'Age D'Or de Rémy Martin

SLIWOVITZ
Lo Sliwovitz (anche slivoviz o slivovica) è un'acquavite priva di colore, ricavata principalmente dalla fermentazione di prugne. È spesso distillata in casa da una moltitudine variegata di prodotti naturali.
Ricavata da prugne selvatiche o coltivate, si presenta incolore o color giallo chiaro. Nei balcani è conosciuta come rakija. Il contenuto di alcol varia tra il 25 e il 70%, mentre la slivovica commercializzata ne contiene tra il 40 e il 45%.
È il distillato nazionale di Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Serbia e Slovacchia ed è prodotta in Slovenia e in diversi Stati dell'est Europa. In Italia è prodotta principalmente a Trieste ma anche nel resto del Friuli e nel Veneto. Nei Balcani il 70% della produzione di prugne viene impiegato nella distillazione della sljivovica (circa 424.300 tonnellate all'anno - FAO 1991–2001 -).
Lo Sliwovitz si presta particolarmente ad essere consumata liscia in piccoli bicchierini mentre è poco adatta all'uso nei cocktail dato che tende a coprire gli altri sapori.
Si presenta con un leggero gusto di mandorle amare.
Lo Sliwovitz è esportata nei paesi anglosassoni con il nome Old Plum Brandy.

STOCK 84
La Stock srl è una azienda per la produzione di liquori e distillati, il cui nome è particolarmente legato al fondatore dell’azienda, Lionello Stock, che nel 1884 a Trieste fondò l’azienda.
L'obbiettivo di Lionello Stock era quello di distillare in loco i vini delle zone vicine, ricercatissimi dai francesi per produrre il loro cognac quando la peronospora distrusse i raccolti nella regione dello Charent.
Nacque il "Cognac Stock Medicinal" cui si affiancherà, nel 1935, il "1884 Cognac Fine Champagne" che, attraverso piccole modifiche in etichetta divenne, nel 1955, il "Brandy Stock 84", il prodotto leader di Casa Stock.
Al termine della Prima Guerra Mondiale la Stock, nata nella Trieste austro-ungarica, diventa a tutti gli effetti italiana e riesce in pochi anni a conquistare anche il mercato della Penisola. Nuovi stabilimenti vengono costruiti in Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Jugoslavia.
Altri sbocchi commerciali vengono individuati al di fuori dell'Europa: importanti distillerie sono realizzate in Egitto, Palestina, Stati Uniti e Brasile.
Il centro degli affari rimane però il vecchio continente: il successo si basa soprattutto sulla qualità dei prodotti, ma anche sul ricorso sistematico al marketing e alla pubblicità.
La seconda guerra mondiale assesta un duro colpo allo sviluppo dell'azienda. Alcuni dei più importanti stabilimenti italiani vengono distrutti, altri invece situati nell'Est europeo nazionalizzati.
Nel 1948 scompare il fondatore, Lionello Stock, ma l'azienda ha ormai tutti i mezzi necessari per superare le difficoltà del dopoguerra.
Sul brandy la Stock costruisce il proprio rilancio: tra gli anni cinquanta e sessanta l'azienda diventa una realtà produttiva internazionale, i cui prodotti sono distribuiti in 125 paesi in tutti i continenti. La gamma di mercato si allarga fino a comprendere a poco a poco vodka, whisky, grappa, amari, gin, liquori dolci.
Nel maggio del 1995 la Stock Italia venne acquisita dalla Eckes A.G., società leader in Germania nella produzione e distribuzione di alcolici e succhi di frutta, e successivamente nel 2007 diventa proprietà del fondo americano "Oaktree Capital Management".
Nei primi mesi del 2009 la società ha dato inizio ad un importante piano di riorganizzazione industriale terminato con il trasferimento dell’azienda nei nuovi uffici di Milano.
Nel novembre 2013 l’azienda viene quotata nella borsa londinese London Stock Exchange.

mercoledì 19 giugno 2024

Corso di materie prime tipiche del beverage: Lezione 15 Liquori

ALKERMES
L'Alkermes sembra risalire al XV secolo ed il suo nome deriva dalla parola araba qirmiz che vuol dire rosso, dato il suo colore rosso vivo. L'aspetto è inconfondibile: rosso rubino acceso con aromi molti complessi è un liquore caldo e persistente. Corroborante e rigenerante, nell'antichità veniva somministrato alle donne dopo il parto o a chi era appena uscito da una malattia. Per il suo gusto intenso e piacevole divenne molto gradito ai viandanti e ai signori ospitati nel Convento di Santa Maria Novella, suo luogo di produzione. A Firenze l'Alkermes era già molto conosciuto ai tempi dei Medici e venne fatto conoscere anche in Francia da Caterina de' Medici, quando andò in sposa ad Enrico D'Orleans.
Nello storico convento l'Alkermes viene imbottigliato a mano e viene riprodotto con la stessa preziosa ricetta risalente al 1743. Tale ricetta è stata tramandata dal direttore dell'officina dell'epoca, fra' Cosimo Becelli. La preparazione parte dalla "tintura" che si ottiene dalla macerazione con le spezie e dal passaggio in uno strumento detto percolatore. Nel percolatore, che lavora in continuo per 4 giorni, avviene l'estrazione da parte dell'alcol delle sostanze contenute nelle spezie (il tutto avviene alla temperatura di 20°). Dopo la percolatura si passa all'aromatizzazione (acqua di rosa, di fior d'aranci e cocciniglia) e poi il liquore viene affinato 6 mesi in botti di rovere.
L'Alkermes delle Officine dal 2003 è stato riconosciuto come "prodotto agroalimentare tradizionale". E' molto adatto ad accompagnare dolci complessi, come le pesche di Prato, la zuppa inglese, la focaccia briaca dell'Elba, la pasta di mandorle e la crema pasticcera. Ha un profumo pastoso, è avvolgente, con un bouquet riccamente speziato e un gusto molto persistente.

AMARETTO DI SARONNO

Il termine liquore Amaretto indica un liquore italiano aromatico a base di erbe e mandorle amare. Non si deve confondere con l'amaro.Come molte ricette a base di mandorle, è di antica tradizione e affonda le sue origini nel 1500. Nella città di Saronno venne commissionato al pittore Bernardino Luini un affresco che ritrae la Madonna e l'Adorazione dei magi. L'affresco è tutt'oggi visibile nel Santuario della Beata Vergine dei Miracoli. La leggenda narra che nel periodo in cui il pittore soggiornò a Saronno alloggiasse presso una locandiera di particolare bellezza, di cui si innamorò al punto da usarla come modella per la sua Madonna. Per ringraziarlo, lei gli offrì un elisir di erbe, zucchero tostato, mandorle amare e brandy che venne immediatamente apprezzato e si diffuse in pochissimo tempo. Il liquore mantenne quindi un significato di affezione e amicizia ed è oggi uno dei prodotti italiani più diffusi all'estero. Non viene tradotto e il nome resta invariato in tutte le lingue. Nella città di Saronno ha sede lo storico stabilimento dell'azienda Illva Saronno S.p.a., produttrice del liquore con il marchio "Disaronno".Il liquore Amaretto non è un liquore distillato, ma un preparato per infusione in base alcolica, come il Nocino o il Limoncello, per tale motivo è molto diffusa anche la preparazione casalinga che ha diverse varianti, la più diffusa è quella di utilizzare anche albicocche oltre le mandorle amare. Il sapore del liquore ricorda lontanamente il marzapane e ha una gradazione alcolica di 28% vol. Viene bevuto liscio, con o senza ghiaccio e talvolta usato per preparare cocktail, come per esempio il Messicano o il Godfather, ma è prevalentemente indicato a essere miscelato in bevande a base di caffè.

AMARO 18 ISOLABELLA
L'Amaro 18 Isolabella è un amaro italiano prodotto dalla Illva di Saronno dal 1871. La Casa Isolabella venne fondata da Egidio Isolabella come azienda produttrice di vermut e liquori tra i quali il Mandarinetto Isolabella. L'amaro si presenta di colore scuro e con gradazione alcolica del 30%, è ricavato dall'infusione di 18 tipi di erbe. Si può consumare sia come digestivo sia come dissetante con l'aggiunta di seltz ed una scorza di limone. È inoltre utilizzabile nella preparazione di cocktail quali il Baby darling. Il numero 18 ricorre spesso nella storia Isolabella: la licenza ottenuta per la produzione di vermut era la numero 18, 18 è la prima parte di 1870, anno in cui la casa si affermò con il Mandarinetto, l’amaro 18 Isolabella è composto da 18 erbe.

AMARO AVERNA
L'Averna è un liquore amaro prodotto a Milano dal Gruppo Campari. La società è stata acquisita nel 2014 dal Gruppo Averna. Nel 1802, da un'agiata famiglia di commercianti di tessuti, nasceva Salvatore Averna. Cresciuto a Caltanissetta divenne uno dei membri più attivi della comunità, giudice di pace e benefattore del convento dell'Abbazia di Santo Spirito. Qui, secondo una tradizione antichissima nata nelle abbazie fortificate benedettine e diffusa in Europa attraverso i conventi cistercensi e cluniacensi, i frati producevano, con una loro ricetta, un elisir di erbe che, pur essendo "amaro", era gradevole e possedeva, nelle credenze popolari, doti toniche e terapeutiche. Nel 1859, in segno di riconoscenza, i frati decisero di consegnare a Salvatore la ricetta dell'infuso e nel 1868 iniziò la produzione per gli ospiti di casa Averna. Fu Francesco Averna, figlio di Salvatore, che prese l'iniziativa di promuovere l'amaro, partecipando a diverse fiere, in Italia e all'estero. Durante una visita privata del re Umberto I, nel 1895, l'amaro siciliano era già molto conosciuto, e Francesco ricevette una spilla d'oro con le insegne di casa Savoia. Dopo altri successi, nel 1912 Vittorio Emanuele III concesse alla Società Averna di apporre lo stemma reale con la scritta "Brevetto della Real Casa" sulla etichetta del proprio liquore. La Società Averna divenne così Fornitrice della Real Casa. Tutti questi riconoscimenti, nel corso degli anni, portarono Francesco a ridisegnare l'etichetta iniziale dell'Amaro arricchendola di tutti questi attestati e riconoscimenti. Alla morte prematura di Francesco, la moglie, Anna Maria, prese le redini dell'azienda. Anche se presto fu aiutata dai giovani figli, lei rappresentò un esempio più unico che raro di imprenditrice, donna, nel cuore della Sicilia di inizio novecento. La terza generazione, cioè i figli di Francesco (Salvatore, Paolo, Emilio e Michele) consolidarono il successo dell'amaro e contribuirono all'evoluzione aziendale anche attraverso le difficoltà dei due conflitti mondiali, tant'è che l'azienda continuò la produzione senza mai fermarsi, trovando anzi il modo di avviare l'attività di esportazione in America. Nel 1958 l'Azienda Averna divenne una società per azioni (la Fratelli Averna S.p.a) e qualche anno dopo fu anche costruito un nuovo stabilimento. Il 1978 è stato un anno molto significativo nella storia dell'azienda perché dopo 110 anni e tre generazioni si riuscì a trasformare quello che era nato come un prodotto artigianale di famiglia in una azienda importante del mercato italiano. Dal 1978, la quarta generazione degli Averna, ha mantenuto tale posizione sul mercato, consolidandola ulteriormente attraverso una gestione basata anche sulla diversificazione dei prodotti. Il "Gruppo Averna" comprende infatti anche l'azienda vinicola Villa Frattina (vini e spumanti). Nell'ultimo decennio, al consolidamento sul mercato nazionale si è affiancato un intenso lavoro di internazionalizzazione che ha visto un crescente sviluppo anche sui mercati esteri. Nel 2014 il Gruppo Campari acquisisce il 100% di Fratelli Averna. Il controvalore dell’operazione è di 103,75 milioni di euro, composto da un prezzo di 98 milioni e da un debito finanziario netto di 5,75 milioni di euro.
Caratteristiche e degustazioneSi presenta di colore scuro (caramello scuro), con un sapore non eccessivamente amaro e una gradazione alcolica pari a 29°, la ricetta originale prevedeva una gradazione alcolica pari a 34° diventati, negli anni 2000, 32°. Il liquore si beve liscio o con ghiaccio, come digestivo o bevanda estiva (con molto ghiaccio) o a temperatura di frigorifero.

AMARO MONTENEGRO
L'Amaro Montenegro è un amaro italiano prodotto per la prima volta nel 1885. Il creatore dell’amaro fu Stanislao Cobianchi, un nobile bolognese predestinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica. Per sottrarsi al suo destino Stanislao fuggì da Bologna girando per il mondo. Durante il suo soggiorno nel principato del Montenegro venne colpito dalle strepitose proprietà digestive di una bevanda detta Karik. Ritornato in Italia si impiegò in una liquoreria piemontese dove, imparato il mestiere, riuscì a riprodurre la ricetta della bevanda montenegrina. Tornato a Bologna aprì prima un piccola bottega di liquoreria e successivamente una distilleria per la produzione dell'Amaro Montenegro. La bevanda fu molto apprezzata, al punto che Gabriele d'Annunzio la definì liquore delle Virtudi.

AMARO RAMAZZOTTI
L'Amaro Ramazzotti è un amaro italiano. Il marchio appartiene alla Pernod Ricard Italia, filiale italiana del gruppo multinazionale francese Pernod Ricard. Apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, ha conquistato la leadership del mercato tedesco, diventando il primo brand della categoria amari importato in Germania.
Amaro Ramazzotti viene prodotto per la prima volta a Milano nel 1815. Nasce come "Amaro Felsina Ramazzotti" da una ricetta segreta di Ausano Ramazzotti un farmacista bolognese trasferitosi a Milano. Fu il primo aperitivo a non avere il vino come base. Nel 1848 Ramazzotti aprì un bar in Via Canonica, 86 vicino al Teatro alla Scala, dove si iniziò a servire l’Amaro Ramazzotti. Nel 1994 chiude lo stabilimento di Lainate e sposta la produzione negli stabilimenti di Canelli, in provincia di Asti. L'amaro viene ricavato dalla macerazione di almeno 33 varietà tra erbe, spezie e radici. Il metodo di preparazione rispetta con costanza la ricetta originale del 1815, tuttora segreta. Tra gli ingredienti principali le scorze di arance di Sicilia, l'anice stellato, il cardamomo e i chiodi di garofano, che vengono ridotti in polvere e miscelati con zucchero caramellato e alcool. Presenta una gradazione alcolica del 30% nella versione classica e del 32% nella variante Ramazzotti Menta. Nel 2010 Amaro Ramazzotti ha avviato un progetto equo-solidale in Kerala per l'acquisto di erbe e spezie al fine di sostenere i piccoli produttori locali e promuovere un modello alimentare rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali. L'acquisto delle materie prime avviene attraverso la PDS Organic Spices – unità di produzione organica della ONG Peermade Development Society - garantendo loro, al contempo, un programma di formazione agraria, commerciale e finanziaria. Un progetto sviluppato insieme a due organizzazioni riconosciute a livello internazionale: l'ONG Planet Finance, attiva in 80 paesi con progetti di micro-finanza e l'impresa federale tedesca GIZ. Nel 2012 è stato dichiarato kosher. L'amaro è principalmente consumato liscio o con ghiaccio, come digestivo dopo pasto. Può essere degustato anche come aperitivo, con acqua gassata ed una fetta limone.Inoltre, alcuni cocktail utilizzano il prodotto come base: il RamaTonic, è un long drink con amaro Ramazzotti e acqua tonicail 1815, in onore dell'anno di nascita dell'azienda, miscelato con ginger ale e servito con una fetta di limone e una di aranciol'High Tea in Milan prevede l'uso dell'amaro, insieme a Lucano, Cynar, succo di limone e acqua tonica
il Friar Minor lo vede mescolato con bourbon, succo d'arancia e club sodaTra i valori veicolati dal brand, è molto forte il legame con la città di Milano, elemento presente in tutte le campagne pubblicitarie. Tra queste, sicuramente la più famosa è quella che riprende il celebre slogan "Milano da Bere", coniato da Marco Mignani, utilizzato per lo spot tv del 1987. Nel 2013 il sito viene aggiornato, in preparazione al prossimo 200esimo anniversario. Tra il 1920 e il 1950, la comunicazione è avvenuta attraverso locandine. A partire dal 1972, la comunicazione si è trasferita anche in televisione con i primi caroselli. Nel 1995, Amaro Ramazzotti insieme alle distillerie Branca e Montenegro, chiede ed ottiene una censura sullo spot tv delle Ferrovie dello Stato con testimonial Adriano Celentano. Motivo della disputa: un comportamento lesivo nei confronti dei produttori di amaro, dovuto ad un capostazione-figurante che sputa un amaro "perché è amaro". Riconoscimenti Negli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti: 2009 entra a far parte della "Top 10 Best Growing Brands", 2013 ottiene l'ISW Spirit Brand e la medaglia Gran Oro nella categoria herbal liquors, 2014 ha ricevuto il marchio "Sapore dell'anno".

ANISETTA MELETTI
L’Anisetta nasce ad Ascoli Piceno nel 1870 grazie a Silvio Meletti, allora proprietario dello storico Caffè Meletti, che ideò un originale sistema di distillazione perfezionando la ricetta del liquore di sua madre a base di anice. Per iniziare a far conoscere il proprio prodotto, Silvio Meletti partecipò alle fiere internazionali dell’epoca e ricevette una menzione onorevole all’esposizione internazionale di Parigi del 1878. 
L’anisetta è un prodotto fortemente legato al territorio in quanto le piante di anice dalle quali si ottengono i semi utilizzati nella distillazione, sono coltivate nei terreni argillosi delle colline adiacenti la città di Ascoli Piceno e riescono ad essere fino a due, tre volte più profumate di quelle che crescono nelle altre zone del Mediterraneo.
Il sapore di questa varietà d'anice è simile a quello del finocchio con un retrogusto di menta. La pimpinella anisum è una pianta alta 60-70 cm, originaria del Mediterraneo orientale e dell'Asia, e le sue foglie sono ovali e di colore verde brillante. Durante l'estate fiorisce e produce piccoli frutti verdi, ovali, ruvidi, che vengono raccolti per essere essiccati e poi utilizzati in cucina. Il sapore di questo liquore può essere assimilato alla sambuca, al mistrà, all’ouzo greco e al raki turco.
Il punto centrale della produzione è la distillazione di alcool in presenza di semi di anice, mediante l'uso di un alambicco a bagno maria con evaporazione molto lenta per estrarre tutto il sapore dai semi e rendere più profumato possibile il liquore. L'anisetta viene bevuta liscia come liquore di fine pasto oppure viene servita “con la mosca”, cioè con un chicco di caffé tostato dentro il bicchiere. Può essere anche diluita con ghiaccio o acqua per renderla più dissetante, oppure aggiunta in piccole dosi come correzione aromatica per il caffé. Viene anche utilizzata per la realizzazione di dolci e cocktail. 

APEROL

L'Aperol è un aperitivo alcolico italiano con una gradazione di 11°, dal colore rosso e dal sapore dolce amaro. Creato nel 1919 dai fratelli Barbieri, dal 2003 è di proprietà del Gruppo Campari.
L'Aperol è un aperitivo alcolico, dal colore rosso e dal sapore dolce amaro, ottenuto per infusione in alcol di arancia, erbe (tra cui il rabarbaro) e radici. La ricetta, segreta, è rimasta invariata dalla nascita. La gradazione alcolica standard dell'Aperol è di 11°, mentre in Germania viene venduto in una versione a 15°. L'Aperol viene spesso abbinato ad altre bevande per formare cocktail, il più noto dei quali è lo spritz.
L'Aperol viene creato dai fratelli Barbieri di Bassano del Grappa e presentato ufficialmente in occasione della prima Fiera Campionaria di Padova nel 1919. Sin dalla sua nascita l’Aperol si presenta con un distintivo colore arancione. Dato il successo del prodotto, i produttori Barbieri decidono di investire in pubblicità: negli anni venti l'arancione diventa la firma cromatica di Aperol e nei bar spuntano i primi poster pubblicitari che invitano a consumare un Aperol.
Negli anni trenta Aperol realizza una campagna dedicata alle donne sui principali quotidiani in cui si vede una sarta che misura il girovita di una cliente ed esclama: "Signora! L’Aperol mantiene la linea". Alle signore era consentito un Aperol in quanto aperitivo leggero.
Negli anni cinquanta, dal tradizionale spritz veneto (vino bianco con seltz) nasce la nuova ricetta con Aperol: 4 cl di Aperol, 6 cl di Prosecco e uno spruzzo di seltz o soda. Da allora l’Aperol si lega allo spritz.
Dal secondo dopoguerra l’Aperol conosce un grande sviluppo e una rapida diffusione grazie anche al carosello in cui Tino Buazzelli, portandosi la mano alla fronte, pronuncia le parole "Ah, Aperol!".
Negli anni ottanta viene creata la pubblicità in cui Holly Higgins si tira su la minigonna per raggiungere in moto gli amici in un bar di Miami mentre dice "Non so voi, ma io bevo Aperol".
Nel 1991 la F.lli Barbieri è stata acquisita dalla Barbero 1891 che, a sua volta, nel dicembre 2003, diventa di proprietà del Gruppo Campari.
A partire dai primi anni 2000, anche grazie al successo dell'happy hour e del fenomeno spritz, Aperol incrementa la sua produzione espandendosi anche in Germania, Austria e altri Paesi. Nel 2008 il marchio si impone ulteriormente sul mercato grazie a una riuscita campagna pubblicitaria ispirata al rito tutto veneto dello spritz e lancia l'Aperol Spritz portandolo così a conoscenza del grande pubblico. L'Aperol Spritz si ottiene miscelando in un bicchiere con ghiaccio tre parti di prosecco, due di Aperol e una di seltz aggiungendo alla fine una fetta di arancia. Aperol Spritz è anche un brand del gruppo Campari.

AURUM

L’Aurum è un liquore con una gradazione di 40°, a base di brandy ed infuso di arance. È una specialità di Pescara. Si abbina molto bene ai dolci, specialmente con il parrozzo, altra specialità di Pescara. Oltre che come bevanda, viene utilizzato anche come ingrediente per i dolci e per bagnare le fette di pan di spagna da usare per fare le torte, o per affogare vari tipi di gelato. Il nome del liquore venne scelto dal fondatore della fabbrica Amedeo Pomilio, su suggerimento dell'amico poeta Gabriele D'Annunzio ai primi del Novecento, in riferimento alle origini romane attribuite alla ricetta. La parola deriva dal gioco delle parole latine aurum, che significa oro, ed aurantium, l'arancio. La produzione industriale del liquore è iniziata nel 1925. Negli anni trenta, venne costruito il liquorificio, con una struttura a ferro di cavallo disegnata dall'architetto Giovanni Michelucci, esempio di architettura industriale. Agli inizi degli anni settanta, lo stabilimento produttivo è stato trasferito nel territorio del comune di Città Sant'Angelo.

BAILEYS IRISH CREAM
liquori
Baileys Irish Cream (il marchio depositato omette l'apostrofo) è un liquore a base di whiskey irlandese e crema di latte, fabbricato dalla R. A. Bailey & C. di Dublino, società del gruppo britannico Diageo. Il suo tasso d'alcool è pari al 17%. Baileys è la creazione di IDV (International Distillers and Vintners) e di I&M, una società di sviluppo di nuovi prodotti. Jago e David Gluckman, i protagonisti dietro questo liquore, da allora hanno creato molte altre bevande e prodotti, in particolare il liquore di crema Jago's, lanciata nel 2004.
Baileys Irish Cream, lanciato in commercio il 26 novembre 1974, è stato messo a punto per soddisfare tutti i consumatori americani.
Il Baileys è una crema di whiskey densa e corposa dal color Fallow brillante; il profumo è di crema e di toffee, con aromi di mandorla e di nocciola; il gusto è morbido e zuccherato.
Oltre l'80% degli ingredienti è di origine irlandese: la crema di latte, fornita da due aziende, è prodotta con latte di circa 40.000 vacche allevate in 1500 fattorie della costa orientale irlandese; il whiskey, fornito da "The Old Midleton Distillery" della Contea di Cork, è una miscela di tre whiskey. Entro 36 ore dalla mungitura, la crema di latte viene mescolata al whiskey, dopodiché vengono aggiunti gli aromi: cacao, vaniglia, caramello e zucchero. Secondo il fornitore, il Baileys ha una durata di imbottigliamento di 24-30 mesi, conservata a una temperatura variabile fra i 0° e i 25° (32-77 °F), lontana da fonti di luce.
Varietà
Baileys Original, Chocolat Mint, Crem Caramel e Coffee
Oltre all'originale, il marchio propone alcune varianti:
Baileys Glide (2003-2006): lanciata sul mercato nel 2003, la bevanda meno gustosa e più lunga con 4.0% ABV (Volume di alcool, una misura del contenuto di alcool delle bevande alcoliche), per puntare sul mercato dell'alcolpop, bevande a bassa gradazione alcolica. La vendita del prodotto è stata interrotta nel 2006.
Baileys Mint Chocholate (2005): durante il periodo pre-natalizio del 2005, la Baileys propone nei duty free degli aeroporti britannici la variante con menta e cioccolato; la distribuzione di massa ebbe inizio nei primi mesi del 2006. In questa variante, alla ricetta originale, vengono aggiunti cioccolato fondente e menta.
Baileys Crème Caramel (2005): durante il periodo pre-natalizio del 2005, la Baileys propone nei duty free degli aeroporti britannici la variante con crème caramel; la distribuzione di massa ebbe inizio nei primi mesi del 2006. In questa variante, alla ricetta originale, è aggiunto il crème caramel.
Baileys Coffee (2008): ripetendo la campagna di marketing precedenti, questa variante venne presentata prima negli aeroporti inglesi, per poi sbarcare sul mercato mondiale dal 28 febbraio; alla ricetta originale viene aggiunto il caffè.

BARATHIER
Fin dalla fine del 1800, un elisir d'erbe è prodotto a Pomaretto (To), con il nome di Amaro Cozie (dalle Alpi Cozie). Il nome cambia in Barathier nel 1905. Nasce solo per consumo famigliare e solo in seguito commercializzato.
Con un grado alcolico di 20% in vol. viene prodotto solo con la macerazione in acqua di sette qualità di erbe e fiori spontanei, provenienti dalla Val Germanasca (To), dalla Val Chisone (To), dalla Valle di Susa (To) e dalla Val Pellice (To).
La lavorazione tradizionale e invariata nel tempo, Vengono raccolte le erbe manualmente, selezionate e messe ad essiccare al sole. Le erbe essiccate vengono messe a bagno in un composto di acqua di sorgente, zucchero cristallino e alcol, in contenitori non porosi, come il vetro e l'acciaio.
Il suo colore varia a seconda dell'aggiunta di caramello di zucchero o meno: marrone scuro o giallo chiaro.
E' un Elisir dal gusto fine e gradevolmente amaro, con un principio amarognolo, che diventa sempre più caldo (tipico della pianta Angelica), concludendo con un misto di liquerizia e noci mature.

BIANCOSARTI
Il Biancosarti è un liquore dolce prodotto tramite distillazione di erbe, spezie e fiori, con un sapore caratterizzato dalla forte presenza di cortecce e radici. È prodotto e distribuito dal Gruppo Campari dal 1995, dopo l'acquisizione del marchio dal gruppo olandese Bols Wessanen. Il Biancosarti è di colore chiaro e brillante e ha un sapore dolce. La sua gradazione alcolica è del 28%, da cui il famoso slogan "Biancosarti: l'aperitivo vigoroso" che lo ha reso celebre in numerose pubblicità che hanno visto tra i testimonial personaggi come il tenente Sheridan nel dopoguerra, e successivamente il tenente Kojak negli anni settanta. Anche Giorgio Gaber ha interpretato vari caroselli per il Biancosarti, nel 1967 e nel 1968, infine anche il compositore di ballo liscio Raoul Casadei è stato testimonial del liquore Biancosarti.
Il Biancosarti può essere bevuto come aperitivo, liscio, con ghiaccio, con selz, oppure in cocktail e long drink.

BITTER CAMPARI
Campari è un bitter prodotto come bevanda di punta dall'azienda italiana Gruppo Campari. Si tratta di un bitter alcolico ottenuto dall'infusione di erbe amaricanti, piante aromatiche e frutta in una miscela di alcool e acqua, dall'aroma intenso e dal colore rosso rubino.
Campari è distribuito in oltre 190 paesi ed è tra i marchi più famosi al mondo.
L'azienda inizia in un piccolo bar di Novara: il Caffè dell'Amicizia, acquistato da Gaspare Campari nel 1860 e dove, in quegli anni, nascerà e si perfezionerà la ricetta di Campari, rimasta invariata da allora.
Le sue origini risalgono all’arrivo di Gaspare Campari a Milano nel 1862. Dopo anni di alterne vicende economiche tra Torino e Novara, apre il "Caffè Campari", prima sotto il "Coperto dei Figini" (oggi lato destro della piazza del Duomo,) poi all’angolo tra piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II. Nel retro bottega Gaspare allestisce un laboratorio in cui crea gli elisir che lo avrebbero reso famoso, primo fra tutti il Bitter all'uso d'Hollanda e successivamente il Cordiale.
La moglie di Gaspare Campari, Letizia Galli, alla morte del marito, nel 1882 prende le redini dell’attività di famiglia, per consegnarla in seguito al figlio.
Davide Campari, figlio di Letizia e Gaspare, nel 1915 apre il Camparino, sull'angolo opposto rispetto al Caffè Campari. Nel 1919 cede il Campari e il Camparino. L’azienda si concentra sulla produzione di Campari e Cordial, i prodotti con la maggior penetrazione di mercato. Campari entra in borsa nel 2001 al prezzo di 31 euro per azione. Il 3 settembre 2012 Campari acquista l'81,4% di Lascelles de Mercado, un'azienda giamaicana produttrice di rum.
Il 15 aprile 2014 Gruppo Campari acquista per la cifra di 103,75 milioni di € la Fratelli Averna S.p.A.

CHINA MARTINI
China Martini deriva dalla corteccia del “China Calissaia”, un albero che cresce sulle Ande di Bolivia e Perù. Furono i cinesi a scoprire le qualità di questa corteccia e, unendola a un distillato di riso, riuscirono a produrre un liquore digestivo. In Europa è arrivato solo nel XIX secolo e si è diffuso col nome di “Elisir della Cina”. Oggi questo infuso è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

CYNAR
Il Cynar è un liquore a base di foglie di carciofo e infuso di 13 erbe e piante, ha un sapore dolce-amaro e un colore ambrato scuro. La sua gradazione alcolica è di 16,5°. Nasce come digestivo, dal momento che contiene cinarina, estratta dal carciofo che favorisce la digestione. Il Cynar può essere bevuto anche come aperitivo, generalmente con ghiaccio, o come cocktail, mescolato con seltz e una fetta di limone o d'arancia, oppure con cola, acqua tonica o soda amara al limone. In alcune zone d'Italia viene utilizzato per arricchire il vino bianco o come ingrediente aggiuntivo per lo spritz. Creato nel 1952 da Angelo Dalle Molle, dal 1995 Cynar è entrato a far parte del Gruppo Campari.

DOPPIO KÜMMEL

Il Kümmel, anche denominato kummel o kimmel, è un liquore aromatizzato con il seme di cumino dei prati, cumino e finocchio, dolce e incolore.
Originariamente, le parole kümmel, kummel e kimmel sono rispettivamente i termini in qualche modo generici nelle lingue tedesca, olandese e Yiddish, ed indicano sia il cumino dei prati che il cumino. Per esempio, il cumino dei prati tedesco è denominato Echter Kümmel mentre il cumino è denominato Kreuzkümmel, ma il termine Kümmel è usato anche per il liquore aromatizzato con queste spezie.
Secondo la tradizione, il liquore del kummel in origine sarebbe stato distillato in Paesi Bassi, durante il tardo sedicesimo secolo, da Erven Lucas Bols. Da allora è stato ripreso in Germania e poi in Russia, il principale produttore e consumatore di kümmel. Il Gilka Kümmel o Kaiser-Kümmel, prodotto a Berlino, è ottenuto da un processo di distillazione più lungo ed ha un gusto più morbido rispetto ai kümmel russi.

DRAMBUIE
Drambuie è un liquore scozzese all'aroma di miele ed erbe ricavato da whisky, miele di brugo e una miscela segreta di erbe e spezie. Il sapore rimanda a zafferano, miele, anice, noce moscata ed erbe. È prodotto in Broxburn, nel Lothian dell'ovest, in Scozia e può essere servito "puro" (a temperatura ambiente senza ghiaccio), on the rocks (con ghiaccio), o usata come ingrediente in un cocktail. La gradazione alcolica del Drambuie è del 40%.
Il nome Drambuie proviene dalla frase in gaelico scozzese An Dram Buidheach, che significa "la bevanda che soddisfa". Fu coniata nel 1893 alla locanda di Broadford, sull'isola di Skye. Dopo la battaglia di Culloden (1746), il principe Charles Edward Stuart fuggì sull'isola di Skye. Qui fu accolto dal capitano John MacKinnon del clan MacKinnon. Secondo la leggenda, il principe lo ricompensò con la preziosa ricetta della bevanda, inventata anni prima dal suo farmacista personale. Alcuni storici considerano la storia solo una trovata pubblicitaria. Un'altra leggenda sostiene che la ricetta fu tramandata nella seconda metà del XIX secolo dal clan MacKinnon a James Ross, il gestore del Broadford Hotel sull'isola di Skye. Ross sviluppò e migliorò la ricetta, inizialmente per una ristretta cerchia di amici, uno dei quali avrebbe poi battezzato il liquore. Ross si espanse, esportando il liquore in Francia e negli Stati Uniti e brevettò la ricetta a Londra. Ross morì giovane; per provvedere all'istruzione dei figli la vedova vendette la ricetta a un differente MacKinnon, nella prima metà del XX secolo e da allora la ditta MacKinnon ha prodotto la bevanda. La prima distribuzione commerciale di Drambuie si ebbe ad Edimburgo nel 1910. Ne furono vendute solo dodici casse. Nel 1916 il Drambuie fu il primo liquore ammesso nelle cantine della Camera dei Lords e fu spedito in tutto il mondo alle guarnigioni dell'Esercito di Sua Maestà. Negli anni 1980 i produttori cominciarono a pubblicizzare il liquore, e recentemente si è cercato di rafforzare il marchio dopo un calo di popolarità e di vendite.

FERNET BRANCA

Il Fernet Branca è un liquore di sapore amaro composto da erbe e spezie provenienti da 4 continenti, tra le quali agarico, china, genziana, zedonia, galanga, brionia, arancia amara, curacao, poi zafferano, mirra, in una base di alcool di vite. Tutte le componenti delle erbe entrano a far parte della formula di Fernet-Branca: fiori, erbe, radici e piante con cui si producono infusi alcolici, estratti e decotti che, opportunamente miscelati, conservano le benefiche proprietà che si trovano nel prodotto. Successivamente viene maturato con un invecchiamento di almeno un anno in botti di rovere.
La gradazione alcolica è di 39°. La ricetta è segreta e fu creata a Milano dal dott. Fernet e Bernardino Branca, e risultò efficace contro un'epidemia di colera, nella drogheria speziale fondata da Bernardino Branca e Maria Scala nel 1845, sita in Porta Nuova a Milano, vicino alla vecchia stazione. Fernet Branca è ancora oggi prodotto a Milano dalla Distillerie fratelli Branca.
Fernet Branca è servito di solito come digestivo dopo un pasto, ma può essere anche gustato liscio a temperatura ambiente, con ghiaccio, con il caffè o in aggiunta alla Coca-Cola.
Branca Menta è una versione aromatizzata con menta del Fernet-Branca, nato nel 1965.

GALLIANO

Il Galliano è un liquore prodotto per la prima volta nel 1896 dalla Distilleria Arturo Vaccari di Livorno ed oggi prodotto nei Paesi Bassi dalla Lucas Bols, azienda controllata dalla ABN AMRO Capital. Il Liquore Galliano è un'infusione idroalcolica dolcificata di diverse erbe e spezie tra cui anice, liquirizia e vaniglia. Il processo di produzione del Galliano è molto laborioso perché sono richieste sette infusioni e sei distillazioni. La fase finale è data dalla miscela di tutti gli ingredienti con i distillati aromatici e l'estratto di vaniglia. Si presenta di colore giallo con gradazione alcolica del 42.3%. Il liquore si beve liscio o con ghiaccio e viene usato in diversi cocktail, come per esempio il Messicano. Il suo creatore, Arturo Vaccari, titolare della distilleria, volendo ricordare, in occasione della morte, le eroiche gesta del capitano Giuseppe Galliano in Etiopia, diede alla sua creazione il nome del militare. Nel 1989 il liquore viene acquisito dalla società francese Rémy Cointreau e nel marzo 2006 rivenduto al fondo di investimenti europeo ABN AMRO Capital. È venduto nelle caratteristiche altissime bottiglie di forma piramidale che ricordano una mazza da baseball ed è stato citato dagli scrittori: Emilio Salgari nel racconto “Lo Schiavo della Somalia” e da John Fante in "Full of Life". Il Liquore Galliano è anche stato posto in commercio in bottiglie da collezione a forma di Carabiniere in alta uniforme, con feluca e pennacchio posto quale tappo di chiusura e in bottiglie mignon, sempre da collezione dette Gallianino.

GENZIANELLA TRENTINA
La genzianella ha proprietà medicamentose e digestive, viene prodotta dalla tipica pianta della genziana, che cresce nei pascoli. 20 -30 grammi di radici di genziana, vengono fatte bollire in un litro e mezzo d'acqua, portate ad ebollizione e ridotte in liquido fino a mezzo litro, filtrato ed imbottigliato la bevanda e' pronta per il consumo.

GRAND MARNIER
Grand Marnier è un marchio di liquore creato nel 1880 a Neauphle-le-Château (dipartimento dello Yvelines in Francia) da Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle. Il Grand Marnier è una miscela composta da vari cognac, essenze d'arancia ed altri ingredienti. Contiene il 40% di alcool (vol.), è prodotto in molte varietà, che possono essere consumate senza ghiaccio, senza acqua o in cocktail.
Marche prodotte
Cordon Rouge
Il Grand Marnier Cordon Rouge o Nastro rosso, è un liquore originale creato nel 1880 da Alexandre Marnier-Lapostolle. Viene usato in vari cocktail. Questo liquore ha ottenuto vari riconoscimenti come la Medaglia d'oro al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001.
Cordon Jaune
Il Grand Marnier Cordon Jaune o Nastro giallo, venduto in alcuni paesi europei ed in alcuni principali aeroporti internazionali, ma poco diffuso in America Settentrionale. Il Grand Marnier Cordon Jaune è un triple-sec, e quindi non ha cognac al suo interno e viene utilizzato soprattutto nella creazione di bevande miscelate.
Navan
Il Grand Marnier Navan è stato prodotto dal 2004 al 2010. È composto da cognac fini invecchiati 10 anni con l'aggiunta di vaniglia naturale al 100%. Il nome deriva dalla città di Navana in Madagascar, dove si coltiva la vaniglia.
Cuvée du Centenaire
Il Cuvée du Centenaire è stato commercializzato per la prima volta in quantità limitate nel 1927 per commemorare il centenario della distilleria. È composto da cognac fini invecchiati 25 anni e viene esposto nella vendita al prezzo di circa 120 $ alla bottiglia. Questo liquore ha vinto una doppia Medaglia d'oro al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001
Cuvée Spéciale Cent Cinquantenaire
Il Grand Marnier 150, chiamato Cuvée Spéciale Cent Cinquantenaire è stato creato nel 1977[6], ed è il liquore più fine della marca. È prodotto con cognac invecchiati 50 anni, venduti in una bottiglia lucidata, dipinta e decorata a mano e viene venduto al prezzo di circa 225 $ alla bottiglia. Nel 1983 ha vinto la medaglia d'oro al Salone des Arts Ménager di Bruxelles ed ha ottenuto il massimo punteggio al Beverage Tasting Institute. Ha inoltre ottenuto il riconoscimento di Migliore liquore al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001
Cuvée Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle
Il Cuvée Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle è un miscuglio speciale di cognac che provengono dalle migliori annate di questa regione, (Grande Champagne, Petite Champagne, Borderies, Fins Bois e Bons Bois), invecchiati in barili di quercia. È venduto soltanto in Francia, in Canada e nei Paesi Bassi.

LIMONCELLO DI SORRENTO
limoncello della costa di Sorrento
Il limoncello è un liquore dolce ottenuto dalla macerazione in alcol etilico delle scorze del limone ed eventualmente di altri agrumi, miscelata in seguito con uno sciroppo di acqua e zucchero. Generalmente, si utilizza per l'infusione alcol etilico a gradazione di almeno 90%, in cui vengono macerate le scorze (solo la parte gialla) di dieci grossi limoni per ogni litro di alcol. Il periodo di macerazione varia a seconda delle ricette ma mediamente si aggira sui venti giorni, dopodiché viene aggiunto lo sciroppo, in cui le porzioni sono sommariamente di 600-700 grammi di zucchero per litro d'acqua. Il liquore viene quindi filtrato e imbottigliato. Mediamente dopo almeno un mese di maturazione (ma per certe ricette la durata è molto minore) in bottiglia, diviene il classico liquore giallo da gustare sia come aperitivo che come digestivo dopo i pasti.
La buccia di colore giallo citrino, ottenuta dai migliori limoni di forma ellittica, simmetrica e di dimensioni medio-grandi, è l'ingrediente principale del limoncello contenente oli essenziali che conferiscono al liquore un aroma molto deciso nonché un gusto molto forte.
Secondo la tradizione il limoncello nasce agli inizi del Novecento e la sua paternità viene contesa tra sorrentini, amalfitani e capresi: molto rinomato infatti è quello prodotto in Campania utilizzando il limone di Sorrento (il "femminello") o lo sfusato amalfitano IGP.

MIDORI


Midori è un liquore prodotto col melone, prodotto dall'azienda giapponese Suntory. Il Midori è un liquore verde limpido, con un grado alcolico pari al 20-21%. L'ingrediente di base è il melone Yūbari, località nota per la produzione di meloni di ottima qualità. I siti di produzione sono in Giappone, Messico e Francia, nonostante fino al 1987 venisse prodotto solo in Giappone. Ha un sapore decisamente dolce, viene usato per produrre cocktail o long drink a base di limonata, succo di limone, lime, ananas o arancia e altre bevande acide utilizzate per bilanciare la sua dolcezza. Il nome deriva dal termine giapponese midoriiro, che significa "verde", ovvio richiamo al colore della bevanda. Il verde è stato scelto per richiamare il colore della natura giapponese. Nel 1971 la Suntory presentò al campionato Internazionale di Bartending di Tokio un liquore al melone, che ebbe immediato successo fra i giudici. Sulla spinta dell'entusiasmo, l'azienda giapponese dedicò sette anni allo sviluppo del prodotto e del marketing per il mercato internazionale. Per la presentazione venne scelto lo Studio 54, noto locale di New York, ad una festa con il cast del film La febbre del sabato sera. Il liquore venne presentato sotto forma di cocktail, sotto il nome di "Japanese Gin Tonic". Il prodotto venne immesso sul mercato statunitense a partire dal maggio del 1978. Nel 1981 le vendite raggiunsero le 100.000 casse, per poi essere triplicate nel 2007. Nel 1978 fu aperta la prima sede di produzione estera, in Messico. La seconda venne aperta in Francia nel 2003. Il primo cocktail premiscelato, il Midori lemon, venne commercializzato in Australia nel 1993.

MISTRÀ
Il mistrà è un liquore tipico marchigiano e laziale ottenuto per distillazione di alcol di vino e aromatizzato tramite l'infusione di anice (gradazione alcolica attorno al 40%-45%).
Trae le sue origini dalla conquista dell'omonima città (situata a circa 8 km dall'antica Sparta) da parte della Repubblica di Venezia, avvenuta nel 1687 e terminata nel 1715. I veneziani scoprirono l'ouzo e lo portarono in patria, battezzandolo con il nome della città conquistata. Da quel momento il mistrà divenne il liquore per eccellenza della Serenissima. Le dominazioni austriaca e francese segnarono il declino della sua popolarità in Veneto.
Il mistrà, a differenza dell'anisetta e della sambuca, entrambi dal sapore dolce, ha un gusto molto secco, che lo rende ideale per correggere il caffè ma può essere bevuto anche liscio. A Venezia era anche bevuto alla maniera dell'ouzo e del pastis francese, mischiato con acqua. Alla fine dell'Ottocento il mistrà venne riscoperto da Girolamo Varnelli, che ne interpretò e perfezionò la ricetta, partendo dall'intenzione di creare un decotto contro la malaria per i pastori transumanti in Maremma, creando il Varnelli, l'Anice Secco Speciale, tipico prodotto marchigiano.
Essendo un prodotto di tradizione contadina, normalmente viene prodotto e consumato in casa, il Varnelli invece è commercializzato su vasta scala.

PERNOD
Pernod è una bevanda liquorosa francese all'anice da consumarsi come aperitivo, che appartiene alla società Pernod, del gruppo Pernod Ricard.
Il Pernod non è tecnicamente un pastis, anche se è spesso designato come tale, poiché contiene soltanto poca liquirizia.
Il liquore deve il suo gusto alla distillazione di piante e non alla macerazione, utilizzata per la produzione di pastis. Il prodotto è elaborato con essenze d'anice stellato, chiamato anche con il nome Badiane chinoise (spezia vicina all'anice). Quando si estrae in seguito viene mescolato e distillato con essenze di piante aromatiche, in una quantità uguale di menta e coriandolo.
Il liquore è l'eredità del Pernod 45, commercializzato per la prima volta nel 1938, che coincide con l'emissione della legislazione francese che permette nuovamente la vendita di liquori e bevande alcoliche che hanno 45°.
Dal 1951 al 1954, Pernod commercializza un liquore etichettato Pernod 51, in riferimento al suo anno di nascita (gli aperitivi a base di alcool e anice, erano proibiti sul mercato francese, furono nuovamente autorizzati nel 1951). Nel 1954, Pernod 51 ribattezzato pastis 51, quindi semplicemente 51.
Dal 2005 Pernod commercializza Pernod agli estratti di piante di assenzio romano. L'alcool all'anice fece fare un grosso successo alla casa Pernod alla fine del XIX secolo, approfittando della fine del divieto della vendita dell'assenzio romano in Francia. Questo liquore senza zucchero a 68°, ha una parte di tujone (è un chetone e un terpene, presente nell'assenzio romano inferiore a 10mg/l, che risponde alle costrizioni legislative francesi in vigore.
Pernod si consuma tradizionalmente diluito nell'acqua naturale con ghiaccio, ma può fungere da ingrediente in vari cocktail, ad esempio mescolato a vodka, limonata e sciroppo di ribes nero, o diluito con succo di mirtillo, una bevanda molto diffusa in America Settentrionale.

RATAFIA' ALLE AMARENE
Il termine ratafià, denominato localmente anche ratafia o rataffia, indica qualsiasi tipo di liquore composto da un infuso a base di succhi di frutta e alcool. Il ratafià piemontese è ottenuto dallo sciroppo di amarene. Il ratafià abruzzese è ottenuto dalle amarene e dal Montepulciano d'Abruzzo.
Il ratafià Piemontese viene prodotto su tutto l'arco alpino dove è bevanda tradizionale (conosciuta e prodotta anche sul versante francese delle Alpi). Storica è la produzione ad Andorno Micca, paese della provincia di Biella, dove già nel 1600 il ratafià veniva prodotto nel monastero di Santa Maria della Sala. Successivamente la lavorazione divenne caratteristica di alcune famiglie del paese, che dal 1880 è sede della storica fabbrica "Cav. Giovanni Rapa". Storica è anche la produzione del Ratafia prodotto nella Antica Distilleria Alpina Bordiga in Cuneo dal 1888.
In Abruzzo e Molise, la ratafià è un liquore diffuso in tutta la regione a base di amarene e di vino rosso ottenuto da uve del vitigno Montepulciano. È tradizionalmente prodotta ponendo, in proporzioni variabili secondo la ricetta locale, amarene mature intere o snocciolate e zucchero dentro recipienti di vetro esposti al sole per circa 30 giorni, al fine di favorire la fermentazione. Al prodotto così ottenuto si aggiunge poi il vino rosso, lasciando macerare e agitando periodicamente il tutto per almeno altri 30 giorni, ma si può arrivare anche a 5-6 mesi. Il prodotto è poi filtrato e imbottigliato. In alcuni casi dopo la filtrazione si aggiunge dell’alcool per aumentarne la gradazione. In Ciociaria, nella zona vicina alla dorsale appenninica, e quindi all'Abruzzo, viene aggiunta anche qualche goccia di caffè insieme alla cannella ed alla vaniglia. È un liquore dal gusto dolce e piacevole, con una gradazione alcolica variabile secondo la tecnica di produzione: da 7-14% vol. a 20-22% vol. con l’aggiunta di alcool. Il colore è rosso più o meno intenso e ha l’odore caratteristico di amarene e frutti di bosco. È normalmente consumato giovane, per apprezzarne la maggiore freschezza degli aromi. La preparazione e l’uso della Ratafia rientrano nella secolare tradizione contadina tramandata di generazione in generazione. Come riferisce Alessio de Berardinis in "Ricordi sulla maniera di manifatturare vini e liquori" (Teramo 1868) "il nome... gli fu dato da quell'uso che anticamente avevano gli ambasciatori delle potenze belligeranti quando trattavano della pace ad una lieta mensa, di bere questo liquore e di pronunciare quelle semplici parole latine Pax rata fiat!" A parte queste ipotesi, forse pittoresche e fantasiose, il liquore era usato, più prosaicamente, per sancire gli accordi commerciali o la stipula di atti notarili e legali al termine delle trattative.
Il ratafià è stato uno dei liquori principi del Settecento e dell'Ottocento. Inoltre nel Lazio a Nettuno la rattafia è una vera e propria tradizione quanto il Cacchione DOC tipico vino nettunese.
Ratafia dels Raiers (Catalogna)
Si producono bevande simili in altri paesi europei, in particolare in Spagna, Francia e la Svizzera. Il ratafià catalano è quasi la bevanda nazionale al nord della Catalogna.
Etimologia
Da alcuni il termine è fatto risalire a tafià, un'acquavite delle Antille ricavata dalla canna da zucchero, ma è più verosimile la spiegazione popolare paretimologica che fa lo derivare dal latino rata fiat (da cui i termini italiano "ratificato" e francese "ractifié"), col significato approssimativo di "si decida", evidentemente allusivo alla bevuta di questo liquore come suggello di un contratto verbale, atto sostitutivo della più comune stretta di mano.
In piemontese "rata fià" significa "gratta fiato".
Riconoscimenti
La regione Piemonte ha ottenuto dal ministero il riconoscimento del ratafià tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Il medesimo riconoscimento è stato ottenuto dal prodotto denominato ratafia o rataffia (regione Abruzzo) e dal ratafià prodotto in Valle d'Aosta.

ROSSO ANTICO
Il Rosso Antico è un famoso vino aromatizzato prodotto dal 1962 dall'antica fabbrica di liquori Buton, di San Lazzaro di Savena. Il Rosso Antico, di color rubino vivo, presenta un sapore dolce-amaro con retrogusto di agrumi e vaniglia.La sua gradazione alcolica è del 15% e ne viene consigliato il consumo come aperitivo, servito liscio con una fettina d'arancia.Oggi Rosso Antico è distribuito da Montenegro Srl 

SOUTHERN COMFORT
Southern Comfort è un famoso liquore statunitense creato nel 1874 e attualmente prodotto dalla Brown-Forman Corporation. La ricetta originale consiste in un mix di whiskey, arancia, vaniglia e derivati di cannella; a differenza di questa, l'attuale formulazione contiene solo aromi piuttosto che vero whiskey ad eccezione della versione "Special Reserve".
Negli Stati Uniti il Southern Comfort è disponibile in versione 100 US proof (gradazione alcolica 50%), 70 US proof (gradazione alcolica 35%) e 42 US proof (gradazione alcolica 21%). La versione Special Reserve, venduta solo nei duty-free, è un mescola di Southern Comfort e bourbon (80 US proof).
È da molti considerato come il parente più dolce dei liquori che hanno come base lo Scotch.
Pare che l'ideatore di questo liquore sia Martin Wilkes Heron (1850 - 1920), barman irlandese di New Orleans, Louisiana, che lo produsse nel 1874. Trasferitosi a Memphis, Tennessee nel 1889, cominciò a vendere il suo prodotto sotto l'etichetta "Non genuino, ma prodotto da me".
Il marchio Southern Comfort nasce ufficialmente nei primi anni '30 del '900 e da allora la sua produzione avviene all'interno della piantagione di Woodland, a West Point a la Hache, Louisiana.

VERMUT CINZANO
Il nome Cinzano ha origine antichissime, una delle prime registrazioni ufficiali risale al 1568 e si trova negli archivi parrocchiali del piccolo borgo di Pecetto Torinese, ancora sul finire del XIX secolo un territorio tra la strada tra Pecetto e Chieri si chiamava Cinzano. I Cinzano erano specializzati in colture di alberi da frutto e vite e producevano rosolio, un liquore derivato dal petalo della rosa, usato spesso come base per altri liquori, vini ed elisir, con proprietà benefiche.
Già nel 1707 la fama dei rosoli e degli elisir Cinzano varcano i confini del piccolo villaggio, tanto che il Maestro Acquavitaio Giovanni Battista Cinzano ottiene la licenza governativa per distillare e vendere elisir e rosoli fino a Torino. Il 6 gennaio 1757 i Cinzano sono investiti del titolo di maestri acquavitai.
Dopo questo riconoscimento gli eredi di Giovanni Battista Cinzano, Giovanni Giacomo e Carlo Stefano Cinzano, ottengono un’ulteriore licenza dalla corte Sabauda e aprono la bottega laboratorio di Via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, nel centro di Torino.
La famiglia Cinzano diviene molto presto una produttrice eccellente di vermouth, tanto che nel 1786 viene insignita dai reali di Casa Savoia quale miglior produttore di una specialità torinese di Vermouth (il Vermouth Rosso).
Nel 1786 i Cinzano vengono incaricati dal Re di Piemonte e Sardegna di emulare i metodi francesi di produzione dello Champagne, nei domini reali di Santo Stefano Belbo e Santa Vittoria d'Alba. La ricerca e la sperimentazione porta alla produzione del primo spumante italiano e pone le basi per la rinomata tradizione nazionale di spumanti.
I Savoia continuano a incentivare le sperimentazioni dei fratelli Cinzano offrendo loro le tenute di Santa Vittoria D’Alba come base per le loro ricerche. Dagli anni Sessanta i Cinzano iniziano a produrre su scala industriale i loro prodotti, soprattutto i vermouth; negli stessi anni viene inaugurato il primo stabilimento a Santo Stefano Belbo che con Santa Vittoria d’Alba e Chambery diviene la base del successo di Cinzano nel mondo. In Europa, poi in Sud America e in Africa. In tutto il mondo, dalle origini fino ad oggi, Cinzano afferma la maestria nel “saper fare” e il carattere sempre fedele a se stesso.
Nel settembre 1999 il marchio Cinzano viene acquisito dal gruppo Campari.
Cinzano Bianco è l’aperitivo a base vino prodotto dalla omonima casa Cinzano, marchio del gruppo Campari. Di colore giallo pallido ha gradazione alcolica pari al 14,4% vol. Può essere servito sia liscio che con ghiaccio.
Cinzano rosso è l’aperitivo a base vino prodotto dalla omonima casa Cinzano, marchio del gruppo Campari. Ha un colore ambrato e deve il suo pieno bouquet all’infusione di erbe e spezie. Viene principalmente usato come ingrediente nei cocktail (miscelato). Insieme a Campari è uno degli ingredienti dei famosi cocktail Americano e Negroni. La sua gradazione alcolica è di 14,4% vol.
Cinzano Extra Dry è l’aperitivo a base vino prodotto dalla omonima casa Cinzano, marchio del gruppo Campari. E’ secco e aromatizzato. Si può bere liscio o con ghiaccio, ma soprattutto è una base perfetta per i cocktail secchi. La sua gradazione alcolica è di 15% vol.

VERMUT MARTINI
Martini
Martini è un marchio di bevande, principalmente alcoliche, che fa capo alla multinazionale di origini italiane, Martini & Rossi, nata il 1º luglio 1863 a Torino. Dal 1993 fa parte del Gruppo Bacardi-Martini, al terzo posto nel mondo nella graduatoria dei produttori di bevande alcoliche, con il quale forma un'unica entità internazionale di produzione, commercio e distribuzione. Con il marchio Martini vengono commercializzati principalmente aperitivi, bitter, amari e spumanti. Il marchio è uno dei principali simboli del made in Italy ed è celebre anche per le sponsorizzazioni sportive (Martini Racing) e culturali.
Un tempo denominati "Vermut", oggi la dicitura non compare più in quanto la gradazione alcolica per quasi tutti è di 14,4°,quindi inferiore ai 16 stabiliti legalmente per determinarne la definizione merceologica.
Martini Bianco: deriva il suo nome dai fiori bianchi di vaniglia. Fu lanciato nel 1910 e si guadagnò l'appellativo di ‘Bianchissimo’. È basato su una miscela di erbe aromatiche, spezie dolci e floreali. Il colore è giallo pallido, paglia chiara colorata. L'aroma è intenso e dolce, con profumo di vaniglia.
Martini Rosso: deve il suo inequivocabile colore scuro al caramello aggiunto durante la miscelazione degli ingredienti. Ha un gusto persistente che stimola i sensi ed un aroma intenso. Il gusto è piacevolmente amaro. La gradazione è di 14,4°.
Martini Rosato: è una combinazione di sapori speziati e fruttati equilibrati con abilità. Chiodi di garofano, cannella e noce moscata si sposano con la freschezza di lamponi e limone. Martini Rosato è caratterizzato da un aroma elegante e pieno: in perfetto equilibrio tra l’amaro del Rosso e la delicatezza del Bianco. La gradazione è 14,4°
Martini Extra Dry: il gusto secco e delicato l’ha reso celebre sin dalla nascita, agli inizi del Novecento. È caratterizzato dal colore pallido paglia verde e da aromi freschi e fruttati, con un profumo intenso e dolce al palato. L'aroma è definito intenso, con aromi delicati di lampone e limone su uno sfondo di iris, con note di legno e sherry. Il gusto è fruttato e fiorato seguito da un palato dolce e rotondo. Ha una gradazione di 18°.
Martini Bitter: è la base ideale per i cocktail più conosciuti a livello internazionale. Creato da Luigi Rossi nel 1863, Martini Bitter è ancora oggi prodotto utilizzando la ricetta originale. I suoi ingredienti naturali, si fondono per creare un gusto vivacizzato da intensi aromi di arancia e note erbose, dolci e amare, finemente bilanciate. Il cardamomo e la cannella sono esaltati da fragranze più morbide, come la rosa e lo zafferano. È definibile come un aperitivo amaricante, dal colore rosso brillante. Ha un gusto dolce ed agrumario, decisamente amaro e persistente. La gradazione è di 25°.
China Martini: prodotto storico di Casa Martini, è il risultato di un armonico complesso di erbe ed essenze aromatiche che si fondono per dare una sensazione dolce-amara. È caratterizzata da un colore bruno ambrato intenso. Per quanto riguarda il profumo, sono inizialmente presenti note agrumarie (arancio), seguite da sensazioni floreali e balsamiche dovute a essenze e legni aromatici (rabarbaro, china). La gradazione raggiunge i 25°.

VOV
Vov è il nome commerciale di un liquore a base di uova avente gradazione alcolica di 17,8%. Per antonomasia il medesimo sostantivo è comunemente impiegato anche per indicare preparati casalinghi di zabajone liquoroso ed anche gli analoghi prodotti della concorrenza.
Il liquore poi denominato Vov fu ideato nel 1845 da Gian Battista Pezziol, pasticcere di Padova specializzato nella produzione del torrone, alimento per la cui confezione s'impiega il solo albume delle uova. Pezziol decise d'usare i restanti tuorli, in unione a vino marsala, alcol e zucchero, per avviare la produzione d'un tipo di zabajone liquoroso, bevanda energetica assai in voga a quel tempo anche come ricostituente. Il termine veneto vovi, indicante le uova, venne contratto nel celebre palindromo monosillabo Vov tuttora impiegato per designare il prodotto.
Nel 1856 il successo commerciale del nuovo liquore è già notevole e Pezziol riceve una medaglia d'argento per la qualità della sua bevanda. Lo stesso anno Vov viene presentato alla corte di Vienna ove gli arciduchi d'Austria, apprezzatone il buon gusto, rilasciano un solenne brevetto con aquila a due teste. Nel corso della seconda guerra mondiale, per le sue riconosciute proprietà energizzanti, Vov viene fornito alle truppe impegnate in combattimento col nome di VAV2, acronimo di Vino Alimento Vigoroso.
La bevanda raggiunse la sua massima diffusione a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del 1900, anni in cui ebbe numerose imitazioni e concorrenti, di cui oggi sopravvive a livello industriale solo lo Zabov della Distillerie Moccia. Mentre, paradossalmente, il Vov veniva distribuito ed apprezzato all`estero, negli anni Ottanta e Novanta, soprattutto a causa dell'esasperata attenzione alle mode ed alla spiccata esterofilia anche nelle abitudini alimentari da parte dei consumatori giovani del periodo, unite alla comparsa delle prime bevande energetiche gassate straniere, Vov conobbe un periodo di declino, sopravvivendo però grazie alla sempre consistente richiesta nelle località di montagna, in particolare nei bar delle stazioni di sport invernali.
Le radici padovane del prodotto si sono andate via via perdendo: la produzione è stata dapprima spostata a Pozzilli dalla Società Italiana Liquori, e nel 2012, dopo l'acquisizione del marchio e della ricetta da parte della Molinari S.p.A., presso la Torino Distillati di Moncalieri. Negli anni recenti Vov ha conosciuto una nuova fortuna grazie soprattutto al cocktail bombardino, di cui è il componente fondamentale, tornato di moda soprattutto sulle piste da sci. Vov si giova inoltre di una generale tendenza a rivalutare i prodotti eno-gastronomici storici della tradizione italiana. L'attuale proprietà ha espresso l'intenzione di voler sfruttare il momento positivo per un rilancio commerciale del prodotto.
La bottiglia cilindrica in vetro bianco di Vov, presente fin dagli esordi commerciali, è progressivamente divenuta un'icona della liquoristica italiana. Durante il secondo conflitto mondiale, periodo in cui la produzione di Vov fu destinata quasi esclusivamente all'esercito come VAV2, per praticità di trasporto il liquore venne confezionato in contenitori di cartone impermeabilizzato. Negli anni Sessanta fu proposta la confezione in flacone di vetro ambrato zigrinato, che non ebbe particolare fortuna e che restituì in seguito il testimone alla classica bottiglia in vetro bianco.
Attualmente il prodotto è confezionato in una bottiglia di comune vetro trasparente ricoperto da un foglio di plastica bianca, la quale imita la tradizionale bottiglia in vetro bianco ma oltre ad essere di minor pregio rispetto a questa pone problemi al consumatore circa il corretto smaltimento e riciclo dei materiali componenti. In etichetta, di stampo molto tradizionale ed immutata da decenni, troneggia l'altrettanto iconica scritta tridimensionale Vov gialla su sfondo blu, sovrapposta ad una stilizzazione della Basilica di Sant'Antonio di Padova. Il prodotto è descritto come zabajone confortante.
In etichetta e nelle reclames è consigliato il consumo di Vov sia come cordiale liscio, sia caldo come corroborante, sia refrigerato o addirittura congelato come granita (frozen Vov). Il suo sapore sostanzialmente assimilabile allo zabajone, di cui è però più liquido e con una percentuale alcolica più alta, lo rende adatto ad accompagnare molte tipologie di dessert, eventualmente anche come topping. Compare spesso nelle ricette del gelato affogato allo zabajone.